Alta Langa, bassi istinti? (Cinque quesiti sul nuovo disciplinare)

Alta Langa, bassi istinti? (Cinque quesiti sul nuovo disciplinare)

di Michele Antonio Fino

L’Alta Langa DOCG si avvia alla prima revisione sistematica del disciplinare di produzione: un traguardo importante per uno spumante metodo classico che in meno di due decenni ha saputo guadagnarsi una nicchia nella considerazione degli appassionati, soprattutto da quando nomi illustri della produzione di grandi vini di Langa hanno deciso di avere le proprie bollicine di prestigio all’interno della gamma aziendale.

Il testo del nuovo disciplinare andrà in approvazione consortile a breve e non sembra che ci saranno sorprese, dal momento che la concentrazione di voti in mano a poche grandi aziende spumantistiche non rende la vicenda incerta. Tuttavia, proprio forse la grande concentrazione di voti nelle mani di poche grandi aziende spumantistiche illumina alcuni dettagli interessanti su cui sarebbe proprio utile poter approfondire e che poniamo qui in forma di quesito, certi che la presidente Maria Cristina Castelletta (Tosti 1820, succeduta a Giulio Bava) e il suo CDA vorranno illuminarci.

1) Come mai, con un areale produttivo su tre province ormai enorme, si continua a mantenere nel nome l’aggettivo ALTA quando l’altitudine minima rimane, anche nella proposta di disciplinare, quella dei 250 m slm e come mai si richiede la “spiccata vocazione viticola delle particelle”, quando i nuovi impianti che davvero sono ad una altitudine considerevole insistono su aree dove prima NON si coltivava affatto la vite?

2) Come mai si prevede la raccolta manuale delle uve, con prescrizione del grappolo rigorosamente intero, ma si ammette l’uso dei bins, cassoni che contengono fino a 400 kg di uva che significano necessariamente lo schiacciamento dei grappoli alla base del contenitore? Ricordiamo che in Franciacorta il limite per contenitore è di 200 kg e l’altezza massima fissata in 40 cm, proprio per limitare i danni durante il trasporto.

3) Come mai il limite della resa in pressatura è fissato ad un generoso 65%, per di più senza distinzione fra la tipologia “base” e la tipologia “riserva”, mentre analogo limite, in Franciacorta è fissato al 55%? Considerando che la resa uva/vino di un qualsiasi vino rosso è scolasticamente calcolata sul 70%, non si tratta di limiti molto generosi, nell’interesse di una produzione attenta alla qualità, specie se si considerano i 60 mesi di durata della elaborazione dell’Alta Langa DOCG Riserva?

4) Come mai l’acidità totale minima di uno spumante metodo classico con affinamento minimo previsto in 30 mesi viene prevista in 5 g/l, che significa appena mezzo grammo per litro in più rispetto a un Dolcetto d’Alba DOC?

Ma la madre di tutte le domande, rispetto a questo curioso nuovo disciplinare in cui sembra davvero che si ondeggi fortemente tra affermazioni in favore di un innalzamento della qualità, a fronte di una sostanza non del tutto corrispondente, riguarda il nuovo capoverso dell’art. 7:

6.1 Nei casi in cui il produttore fa effettuare la sboccatura presso terzi per proprio conto, è obbligatoria l’indicazione del soggetto che svolge detta operazione (ragione sociale completa) seguita dall’indirizzo dove questa è avvenuta. Nel caso specifico detta indicazione deve essere riportata in etichetta con caratteri di almeno 2 mm di altezza nell’ambito dello stesso campo visivo in cui figurano tutte le indicazioni obbligatorie.

Per capire di cosa si tratti dovete sapere che la sboccatura (ovvero l’operazione con cui le bottiglie, al termine del remouage vengono congelate per un paio di centimetri del collo, di modo da far saltare il tappo a corona con il deposito dei lieviti, rabboccare con eventuale dosage e liqueur de spédition e richiudere con tappo a fungo , gabbietta e capsulone) è l’ultimo atto di un processo che dura molti anni: un’operazione che occupa, più o meno, un quarto d’ora a bottiglia (congelamento del collo compreso). Allora perché richiedere di indicare l’indirizzo del contoterzista che svolga questa operazione presso la propria sede (perché, nota bene, se il contoterzista viene nella mia azienda a fare questa operazione, sulla bottiglia non comparirà niente)?

Ebbene, uno potrebbe pensare per un grande, definitivo afflato di trasparenza: se qualcuno fa svolgere da altri delle operazioni deve dichiararlo in etichetta! Peccato che questo disciplinare NON preveda che nessuno debba dichiarare se l’Alta Langa DOCG lo fa con uve proprie o acquistate, con vino base proprio o acquistato o con una miscela di vini propri o acquistati e peccato soprattutto che se il contoterzista fa il lavoro per me nel mio cortile, non devo dichiarare niente: solo se porto le bottiglie da lui e le ritiro, magari il giorno stesso, devo dichiarare una informazione che avrà un solo effetto. Vale a die quello di creare grande confusione nel consumatore: quest’ultimo, infatti, si troverà un indirizzo della sboccatura diverso da quello dell’azienda che ha fatto il vino, ciò che lo indurrà a dubitare chi sia a produrre il vino, in maniera del tutto infondata.

A noi pare evidente che questa misura avvantaggerà le aziende abbastanza grandi da fare tutto presso la propria sede (vale a dire, in primis, i grandi gruppi spumantistici che detengono anche la maggioranza dei voti): esse continueranno a non dover dire nulla sulla provenienza aziendale o meno dei mosti e dei vini base, mentre obbligheranno i loro competitor “lillipuziani” a dichiarare dove eventualmente svolgono una operazione che al confronto è del tutto ininfluente sul prodotto finale e nulla aggiunge alla sicurezza e alla trasparenza, visto che, come detto, se il contoterzista viene a fare la sboccatura in azienda, non si deve dichiarare in etichetta alcunché in proposito.

Insomma, nel placido Piemonte all’insegna del “noi da sì bogioma nen” si svolgono grandi manovre per obbiettivi piuttosto limitati o addirittura di concorrenza irrituale: non sembra davvero venuta l’ora di dedicare i disciplinari al perseguimento della qualità senza compromessi e alla trasparenza vera nei confronti dei consumatori.

17 Commenti

avatar

M/M

circa 1 anno fa - Link

Non c'è dubbio che il disciplinare possa essere migliorato, senza inventarsi nulla basta dare un'occhiata a quello del Franciacorta per vedere alcune lacune evidenti. Condivido i dubbi per l'obbligo di indicare chi effettua la sboccatura presso altra sede (anche perchè, chi è della zona lo sa bene, l'azienda che effettua questo lavoro contoterzi in langa è solo una). Credo l'idea sia di mettere un pò di ordine fra le aziende che controllano direttamente l'intero processo (sboccatura e dosaggio finale compreso) e chi fa effettuare tutte le operazioni "post vino base" fuori azienda. Personalmente non condivido invece il fatto che sboccatura e dosaggio siano lavorazioni così marginali, in qualunque metodo classico del mondo. Stesso discorso, ma qui la questione è molto ampia e complessa, sulla vocazione delle zone indicate per i vigneti. Proprio in questi giorni sto iniziando il recupero di un paio di piccoli vigneti in alta langa "vera" (600 mt. slm), piccoli appezzamenti destinati un tempo a dolcetto e barbera per uso famiglia dei vecchi proprietari. A memoria d'uomo lì c'è sempre stata la vigna, ma da ormai quasi trent'anni la vigna era stata abbandonata per vari motivi (principalmente insostenibilità economica in relazione alla qualità/quantità di uva prodotta): si può definire zona vocata questa? In base a quali criteri una zona può definirsi vocata o meno, anche alla luce dei cambiamenti climatici?

Rispondi
avatar

Michele Antonio Fino

circa 1 anno fa - Link

Mi spiace non si sia capito. Il punto che quelle paricelle a 600 e oltre sono VOCATISSIME e vanno benissimo. Solo che nel NUOVO disciplinare si richiede smpre la dimostrata vcazione enologica delle particelle stese: ocme la si dimostra se da 30 anni non c'è vigna? Meglio sarebbe evitare formule generiche e usare dati oggettivi, che esistono da anni ormai. Quanto alla centralità della sboccatura: è pressoché nulla per ogni Pas dosé. Mentre certamente pe ogni vino le basi contano: su queste ultime per nessuna trasparenza circa l'origine aziendale o meno; sulle sboccature fatte da ENOSOL presso il cliente, nessuna trasparenza; per le sboccature fatte da ENOSOL presso la propria sede, invece... ADDIRITTURA in etichetta. Se non si vuole vedere, ok. Ma è tutto molto molto chiaro...

Rispondi
avatar

M/M

circa 1 anno fa - Link

Infatti sono d'accordo con lei che dover indicare il luogo della sboccatura sia abbastanza inutile, ipotizzavo solamente quale possa essere il senso della norma. Quali dati oggettivi utilizzerebbe per definire la vocazione (non è una critica ma solo una domanda) ? Partiamo da trent'anni fa e lasciamo le vigne solo dove si produceva già vino allora?

Rispondi
avatar

Michele Antonio Fino

circa 1 anno fa - Link

Io avrei tolto ogni riferimento generico e previsto semplicemente una pendenza minima e un range di esposizione. E poi che il viticulture rischiasse se riteneva andare laddove la vite non c'era mai stata

Rispondi
avatar

GiovanniP

circa 1 anno fa - Link

Egr. prof. Fino per quanto riguarda il punto 3 mi risulta che anche qui in Franciacorta il limite di resa max in pressatura è 65% (v. art. 5.3 discipl.), solo nel caso di produzioni oltre i 100 q.li di uva ad ha. è necessario ridurla per non superare il massimo di 65 ettolitri ha. di vino, e non vi è differenza tra versione base, millesimata o riserva. Per quando riguarda il punto 4 l'acidità di 5,0 g/l è identica a quella del Franciacorta docg, del Trento doc e dell' O.P. metodo Classico, forse solo la versione del P. Nero in purezza di quest`ultimo ha un valore di 5,5 g/l.

Rispondi
avatar

Michele Antonio Fino

circa 1 anno fa - Link

Caro Giovanni P., Come può evincere dagli articoli 4.5.1 e 4.5.4 del Franciacorta DOCG, se la resa massima in uva è 12 tons e la resa in vino è 65 hl (salvo richiesta di aumento in annate favorevoli) la resa ORDINARIA Franciacorta DOCG è del 55%, arrotondata per eccesso. Sulle acidità minime di altri spumanti a denominazione poco mi cale, altrimenti le avrei menzionate. Ribadisco il quesito: ha senso un limite di mezzo grammo superiore al dolcetto d'alba? Grazie per il suo prezioso contributo

Rispondi
avatar

marcow

circa 1 anno fa - Link

Dall'articolo: "Peccato che questo disciplinare NON preveda che nessuno debba dichiarare se l’Alta Langa DOCG lo fa con uve proprie o acquistate, con vino base proprio o acquistato o con una miscela di vini propri o acquistati e peccato soprattutto che se il contoterzista fa il lavoro per me nel mio cortile, non devo dichiarare niente: solo se porto le bottiglie da lui e le ritiro..." (Dall'articolo) Ma ci rendiamo conto di cosa sono diventati i Disciplinari? E non si dica che sono stati inventati per tutelare, garantire il Consumatore. Signori, questo discorso vale, per me, per tutti i disciplinari, dalla MOZZARELLA di BUFALA alla Bresaola della Valtellina. ---- Dall'articolo: "... non sembra davvero venuta l’ora di dedicare i disciplinari al perseguimento della qualità senza compromessi e alla TRASPARENZA VERA nei confronti dei CONSUMATORI" ---- E non cambierà nulla perché non esiste, in Italia, una Vera Critica Eno-Gastronomica al servizio del consumatore che sappia pungolare e spingere al cambiamento un Sistema che persegue soltanto la difesa di precisi interessi e nel quale è... definitivamente invischiato.

Rispondi
avatar

weareblind

circa 1 anno fa - Link

Veramente complimenti all'autore.

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 1 anno fa - Link

...chapeau per l'articolo ... non ho commenti perchè è una situazione giuridica incommentabile ...

Rispondi
avatar

M/M

circa 1 anno fa - Link

Esiste un disciplinare che obbliga ad indicare se le uve, il mosto o il vino finito sono comprate o meno, al di là della differenza tra aziende agricole e "altre tipologie" di cantina?

Rispondi
avatar

Michele Antonio Fino

circa 1 anno fa - Link

No, non c'è. Però se uno modifica il disciplinare per aumentare la trasparenza ma lo fa in modo tanto contraddittorio, qualcosa sembra strano.

Rispondi
avatar

Barbabietola

circa 1 anno fa - Link

Buono a sapersi, starò lontano dagli alta langa. Tanto c’è di meglio in giro.

Rispondi
avatar

Hamlet

circa 1 anno fa - Link

LOL! Starai lontano dall'Alta Langa perché bisogna indicare dove è stat fatta la sboccatura??? Una denominazione che ha il minimo più alto del mondo (30 mesi sui lieviti), che obbliga a fare solo millesimati, viene "bocciato" per dei dettagli?????

Rispondi
avatar

Roberto

circa 1 anno fa - Link

Secondo me proprio in queste due caratteristiche che hai citato, cioè la permanenza non breve sui lieviti e la mancanza dell’etichetta base, sta il rischio maggiore per questa denominazione, cioè la collocazione del suo prezzo nel giusto segmento del mercato. Ormai ci sono Alta Langa sopra i 40 € e la sfida, specialmente dalle parti di Reims, è difficilissima.

Rispondi
avatar

Marco

circa 1 anno fa - Link

É possibile avere un link alla bozza di disciplinare?

Rispondi
avatar

Giacomo

circa 1 anno fa - Link

A parte qualche eccezione, e pur vivendoci, anche io sto generalmente alla larga da alta, bassa e media langa, per tutto quanto riguarda quanto possa ficcarmi in bocca. Ma fin che la barca va.... che discipliniino...

Rispondi
avatar

gates Of Olympus Hilesi

circa 1 anno fa - Link

gates Of Olympus Hilesi Of Olympus çarpan kazancı sunan casino slot oyunları arasında yer almaktadır.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.