Alluvione in Romagna | La testimonianza dalla tempesta di Francesco Bordini

Alluvione in Romagna | La testimonianza dalla tempesta di Francesco Bordini

di Redazione

Francesco Bordini di Villa Papiano è agronomo e consulente enologico la cui fama travalica i confini regionali. Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo un lungo report su quello che è successo nella “sua” Modigliana, comune una ventina di chilometri sopra Faenza, tra il 16 e il 17 maggio. Perché se è vero che la prima fase dell’emergenza, quella che occupava le aperture di tutti i telegiornali e le prime pagine dei quotidiani, richiedeva la massima attenzione possibile è altrettanto vero che anche adesso, a oltre tre di settimane di distanza, non dobbiamo allontanare lo sguardo dalla Romagna e dal disastro naturale che l’ha colpita, in pianura quanto in collina. [j.c.]


Come noto, nella notte tra il 16 ed il 17 maggio 2023 la Romagna è stata colpita da una “tempesta perfetta”, impressionante per estensione e gravità dei danni. Epicentro delle frane il comune di Modigliana e delle alluvioni Faenza e Sant’Agata sul Santerno.

Segue un piccolo diario, di chi – come me – ha vissuto entrambe le calamità quale residente alluvionato di Sant’Agata e viticoltore tra le frane a Modigliana. Mentre meditavo sull’accaduto ho impropriamente pensato ai sei uomini giapponesi che miracolosamente scampati all’esplosione nucleare di Hiroshima si rifugiarono in cerca di serenità a Nagasaki, subendo per la seconda volta l’amara sorte nucleare.

A noi il compito di testimoniare queste esperienze con l’ambizione di poterne trarre insegnamenti per un futuro migliore da condividere.

PREMESSE

A noi vignaioli di Modigliana piace descrivere questo terroir come figlio delle arenarie, del bosco e dell’altitudine. Qui l’eleganza, il sale, la mineralità, le note agrumate e di melograno sono la firma stilistica dei vini. Modigliana è anche uno dei pochi comuni appenninici che ha conservato una viticoltura fatta di terrazze e altipiani: vigne piene di fascino e che da sempre mi piace descrivere come “castelli di sabbia” per rendere l’idea di come questa incredibile bellezza sia figlia della fragilità di queste terre sabbiose generate dalla disgregazione delle arenarie. Le piccole terrazze – i nostri castelli di sabbia – sono sostenute da tre cementi straordinari: le radici, la sostanza organica e l’affetto dell’uomo.

Tutte le acque piovane dell’Appennino confluiscono nella Pianura Padana, l’uomo le ha governate con le grandi bonifiche di inizio ‘900 tramite la costruzione dei “fiumi pensili”: corsi d’acqua con le rive fuori terra in grado di portare le “acque alte” provenienti dalla montagna direttamente al mare senza che esse possano disperdersi nelle pianure. La cura di questi argini e degli alvei dei fiumi è sempre stata considerata vitale per la pianura. Il profondo rispetto per i grandi fiumi è intimamente legato alla storia di chi vive queste terre, basta leggere i racconti della fragilità della vita prima delle opere di bonifica e dei sacrifici di chi quella bonifica fisicamente l’ha fatta per capirne importanza e precarietà.

Francesco Bordini

CRONACA DI UNA TEMPESTA PERFETTA

È stata una tempesta perfetta generata da piogge fortissime, venti contrari al senso di deflusso dei fiumi, alta marea, suoli bagnatisi troppo in fretta, argini dei fiumi fragili e messi già a dura prova dalle precedenti piogge – con conseguenti piene fluviali – di inizio maggio.

L’antefatto alla tempesta furono le forti piogge del 2 maggio: 15 giorni prima della grande alluvione, la Romagna è stata colpita da piogge molto intense che hanno rovesciato in 30 ore tra i 150 e i 200 mm di pioggia sui comuni dell’Appennino. Le terre sono repentinamente passate da uno stato di estrema siccità a una di fortissima umidità generando le prime frane (tra i comuni di Modigliana, Brisighella e Riolo Terme) e una prima feroce ondata di piena nei fiumi di pianura.

Purtroppo le nostre terre non erano pronte ad affrontare grandi piogge: le persone e le istituzioni pubbliche ragionavano di siccità trascurando il rischio delle piogge intense. Queste prime piogge, oltre alle prime devastanti frane in collina, hanno bagnato gli argini dei fiumi creando le prime esondazioni e soprattutto riducendo la portanza degli argini che -cosa poco nota- richiedono molte settimane per riasciugarsi e recuperare la resistenza per prepararsi ad altre piene.

Le forti piogge del 16 maggio erano state annunciate come molto intense e pericolose, ma i fatti hanno superato le aspettative con piogge prossime ai 300mm caduti in meno di 30 ore su superfici veramente grandi, di fatto sull’intera Romagna.
Gli accumuli di pioggia del mese di maggio sono stati enormi in tutta la regione: 597 mm a Modigliana, 530 mm a Riolo Terme, 513 mm a Brisighella, 501 mm a Monzuno, 499 mm a Casola Valsenio, 481 mm a Tredozio, 480 mm Dozza, 383 mm a Predappio, 365 mm a Santa Sofia, 349 mm a Bertinoro.

In molte di queste località, le piogge hanno superato gli accumuli del 1939. Modigliana è stata il centro di queste enormi precipitazioni, evento rarissimo per intensità e violenza: ci sono targhe di marmo, in alto sui muri delle case che testimoniano una inondazione terribile nel 1634 (hinc unda pervenit, 1634), probabilmente simile per intensità a quanto accaduto nel mese di maggio 2023.

Modigliana e Brisighella sono diventate in poche ore l’epicentro delle frane e degli smottamenti con l’apertura di enormi fratture e la comparsa di veri e propri canyon. La viabilità stradale è stata ampiamente compromessa così come le strutture produttive, le campagne e le infrastrutture.

Le poderose piogge della montagna sono state raccolte dai fiumi pensili e portate in poche ore in pianura: purtroppo il vento contrario, soffiando da sud verso nord, ha rallentato il normale deflusso dei fiumi nel mare creando un altro tassello importante di questa tempesta perfetta accentuando le piene dei fiumi. A completare il quadro anche l’alta marea che rallenta il deflusso delle acque provenienti dai canali di bonifica sino al mare.

Durante la notte del 16 maggio i fiumi erano colmi d’acqua, molti hanno tracimato, purtroppo in 25 località della Romagna gli argini si sono rotti creando inondazioni tra cui quelle impressionanti di Faenza e Sant’Agata sul Santerno. A corollario di esse, altre impressionanti reazioni a catena quali la propagazione delle inondazioni provocate dalle acque inevitabilmente incanalatesi nei canali irrigui trasformati in “autostrade delle acque” e il riempimento delle antiche “valli” (aree con terreni molto bassi sul livello del mare ritrasformatisi in enormi specchi d’acqua, purtroppo negli ultimi anni irresponsabilmente e spesso maldestramente edificati invece che rispettare la loro naturale vocazione agricola estensiva).

Strade

LE CONSEGUENZE DELLA TEMPESTA

In queste occasioni ci si rende conto del valore dei beni essenziali: un po’ come l’aria che si apprezza quando scarseggia, lo stesso abbiamo provato in relazione alla bonifica, alla viabilità, ai servizi essenziali, alle rete idrica ed elettrica. Tutti beni di vitale importanza ma troppo spesso trascurati dai singoli individui e dai governanti. L’alluvione in pianura ha seminato una democratica devastazione in ogni singola casa, evidenziando il dramma dei deboli e dei più soli trovatisi a dovere affrontare questi momenti senza il conforto dei propri cari che chiunque meriterebbe in questi momenti. Tutti abbiamo pianto vedendo i propri vicini e amici evacuati in elicottero o raccolti dai mezzi di soccorso e dai trattori degli agricoltori. Ci siamo scoperti molto fragili e solidali gli uni con gli altri ed impressionati dall’enorme affetto dei numerosissimi volontari accorsi per aiutarci.

Le frane in collina hanno danneggiato le infrastrutture e in primis la viabilità facendo passare in secondo piano la perdita di vigneti. A Modigliana abbiamo stimato che circa il 10% dei vigneti saranno persi e da ricostruire eppure la principale preoccupazione dei vignaioli è ripristinare quanto prima la viabilità per potere riprendere le normali attività: logistica, vendite, ricezione turistica, attività agronomiche. A distanza di 3 settimane dagli eventi calamitosi ancora moltissime strade non sono percorribili e per molte di esse i tempi di ripristino saranno lunghissimi, con lo spettro che alcune strade siano definitivamente perse.

Vigna

PENSARE AL FUTURO OSSERVANDO IL PAESAGGIO

Le infrastrutture non sono un tema interessante per i governanti: costruirle e manutenzionarle costa molto e porta poco consenso elettorale, eppure sui grandi temi per la crescita della Nazione occorre con urgenza superare lo spirito da perenne campagna elettorale: abbiamo urgente bisogno di buon senso e statisti.

La bonifica italiana è stata concepita cento anni fa quando pioveva diversamente: le piogge erano più abbondanti ma meglio distribuite, ora i fenomeni sono più rari ma più intensi, siccità e tempeste sono fenomeni interconnessi e sempre meno rari a cui occorre reagire affiancando ai fiumi pensili ed canali di bonifica le casse di espansione, i laghi di laminazione e ripensare il ruolo delle valli di cui oggi – in destra Reno – resta solo la straordinaria Valle di Campotto (nata per regolare le tumultuose piene del Sillaro e che invito a visitare chi non la conoscesse per immergersi in una oasi naturalistica di straordinaria bellezza e intensità emotiva).

A fianco delle grandi infrastrutture della pianura è urgentissimo restituire alla collina ed alla montagna il ruolo centrale che essa ha nel prevenire le ondate di piena e ridurre il rischio frane: l’attività sempre più essenziale è la militanza sul territorio. La montagna abbandonata o mal gestita frana e non trattiene le acque che arrivano velocemente e violentemente in pianura.

I gesti di buona agricoltura e attività forestale sono quasi impercettibili per quanto essenziali: manutenzionare i fossi, ripulire dai rami e dalle foglie secche i passaggi dell’acqua, tagliare gli alberi troppo alti che appesantiscono le rive, indossare l’impermeabile e controllare il deflusso dell’acqua quando inizia a piovere (soprattutto quando non piove da molto tempo).

Tra gli insegnamenti purtroppo persi dei nostri avi dobbiamo recuperare il profondo rispetto e timore per i grandi fiumi che vanno rispettati, puliti dagli alberi e difesi dai roditori: le regole di gestione di un bosco non possono valere per l’alveo di un fiume che semplicemente – e senza compromessi – deve essere mantenuto pulito.

Un capitolo a parte e straordinario è quello dei vigneti di collina e montagna: come noto, la vite spesso occupa zone impervie e fragili e questi eventi calamitosi hanno dimostrato come esistano buone pratiche agronomiche in grado di ridurre il rischio delle frane e certamente in grado di rallentare le acque: i terrazzamenti, l’inerbimento, l’utilizzo dell’arieggiatore sono gesti di buonsenso e di straordinaria efficacia in contrapposizione con i lunghi filari a rittochino, alle ruspature e ai grandi dislivelli associati alle profonde rive.

Ormai da molti anni le Regioni hanno istituito i registri delle vigne eroiche e mai come ora appare essenziale la tutela di queste unità di paesaggio e di chi le coltiva. Le vigne eroiche e montane devono essere riconosciute come strategiche per le istituzioni e per la collettività.

L’auspicio è che finita l’attenzione mediatica sulle grandi frane e le alluvioni i cittadini non si dimentichino della montagna e ricordino quanto nel prezzo di una bottiglia di vino o di un formaggio e di ogni altro prodotto agricolo dell’Appennino vi sia anche il costo della tutela del paesaggio e del governo delle acque.

Francesco Bordini

8 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 11 mesi fa - Link

Un abbraccio enorme a tutti i colleghi e agli abitanti delle zone devastate, ma certo c'è di che pensare: hinc unda pervenit, 1634. È già accaduto e accadrà ancora, ma non si può provvedere prima? A Firenze dopo l'alluvio del 1966 è stata fatta la diga del Bilancino, e non ci sono state più alluvioni. Poi tutto è diventato difficile, e ho seri dubbi che un'opera del genere oggi si potrebbe autorizzare. Qui intorno a me i fossi sono tutti intasati perché non è più lecito pulirli, e se arriva una pioggia eccessiva sarà un casino: la vegetazione mai tagliata sarà portata via, e al primo ponte che trova farà tappo. Sarà un disastro.

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marcow

circa 11 mesi fa - Link

L'articolo è interessante ed esprimo qualche considerazione. 1 È stato dedicato, giustamente, molto spazio alla cause naturali (precipitazioni eccezionali ecc...) che, attenzione, da alcuni potrebbero essere interpretato in modo errato: è colpa, in massima parte, della NATURA che ha fatto piovere molto. 2 L'articolo non nasconde, invece, anche le responsabilità dovute alle attività umane. Però, su questi argomenti, secondo me, bisognerebbe essere un po' più duri. Per esempio indicando meglio, con più precisione, le mancanze della politica, le responsabilità di chi ha avuto nel passato il potere di prendere o non prendere le DECISIONI che, poi, in casi di fenomeni eccezionali, si sono dimostrate criminalmente responsabili delle "conseguenze" dei fenomeni naturali. 3 Su cosa fare. Mi sembra che siano state scritte, nell'artico, parole chiare. Il problema è che quello che bisognerebbe fare ha dei costi elevati. E qui il discorso ridiventa politico. Non so se lo sapete: con l'ultima manovra economica sono stati TAGLIATI 12 MILIARDI di Spesa Sanitaria. Tagli che incideranno sulla Qualità dell'Assistenza Sanitaria di milioni di italiani, specialmente delle fasce più deboli economicamente della società che non potranno accedere privatamente(e a pagamento) alle cure sanitarie. E voi pensate che ci sia spazio per ripulire i fossi e per tutti gli altri interventi indicati nell'articolo? PS Ma la cosa più assurda è che, mentre si taglia la spesa sanitaria, e si fa poco per la salvaguardia dell'ambiente, del territorio italiano... si continua a CEMENTIFICARE(l'articolo parla di questo e di come aggrava i fenomeni naturali) e .... si trovano molti miliardi.... per sostenere gli ucraini nella guerra contro la russia. Anche se ... i sondaggi... dicono da mesi ... che agli italiani questa guerra non interessa molto. E ne vedono, invece, le conseguenze catastrofiche sugli aumenti. Si tratta, quindi, di fare delle SCELTE. Di stabilire le Priorità.

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a.b.

circa 10 mesi fa - Link

...suggerirei a marcow di riflettere, prima di scrivere "...sostenere gli ucraini nella guerra *contro* la russia." Qualche volta, anche per eccesso di maiuscole (...non MAIUSCOLE...), sembra delirare, ma in questo caso ("ucraini in guerra *contro* la russia"), non sembra, è proprio così!

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Viva Roddolo

circa 11 mesi fa - Link

Ciao Francesco, grazie per la solita lucidissima analisi e per l'imprescindibile contributo che dai alla tua regione, sotto molteplici punti di vista! Quanto al buon senso e agli statisti di cui avremmo bisogno, mi sa che sono finiti da un pezzo... Un saluto e un caro abbraccio!

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Deleuze

circa 11 mesi fa - Link

Nonostante legga questo blog da 12 anni, mai ho scritto un commento. Esordisco e contestualmente mi ritiro dalla sezione commenti mandando un caloroso abbraccio a Francesco e ai tanti vignaioli di Modigliana che ho avuto il piacere di conoscere. Esorto chi non l'abbia ancora fatto ad assaggiare le Papesse, sangiovese con un rapporto felicità / prezzo assoluto prodotto dalla vigna più alta della Romagna che Francesco lavora (spero non abbia subito danni). Mi stringo attorno al ricordo di un Vigna Probi 2003 bevuto insieme un paio di anni fa dopo aver mangiato un pezzo del suolo - salatissimo - durante una visita in vigna e gli faccio l'augurio di tornare presto a curare le sue amate uve. Francesco di Le Mura, Bologna

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Vinogodi

circa 11 mesi fa - Link

...non ho parole perche' ho tanti amici in zona. Solidarieta' tanta ma anche un poco di rabbia, lecita. Il confine fra eccesso naturale e responsabilita' civili si intersecano, purtroppo...un abbraccio forte e mi piacerebbe individuare qualche iniziativa , pur piccola, per concretizzare una vicinanza non solo morale....

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Lanegano

circa 11 mesi fa - Link

Settimana scorsa ero in 'gita' sul Collio ed ho conosciuto un ingegnere folrlivese che tra un bicchiere e l'altro mi ha spiegato in concreto quanto la mano improvvida dell'uomo abbia contribuito a questa tragedia al netto di un territorio che geologicamente era una palude fino ad un secolo fa e quindi portato più di altri per sua conformazione ad alluvioni ed esondazioni. Proprio per questo, mi diceva, l'attenzione a come, cosa e dove si cementifica dovrebbe essere molto maggiore che in altre zone. Purtroppo temo che il popolo romagnolo potrà aspettarsi ben poca attenzione da parte dei governanti che preferiscono destinare fondi ad opere tragicomiche come il ponte sullo Stretto o inviare armi in giro per il mondo.

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MAURIZIO GILY

circa 10 mesi fa - Link

Ringrazio di cuore l'amico Francesco che in piena emergenza, emergenza di lunga durata, ha trovato il tempo e la concentrazione per scrivere questa bellissima testimonianza, di grande importanza. Dissento leggermente su un punto, la "pulizia" degli alvei. Il concetto di fondo è giusto ma "dipende". Gli alberi portano l'acqua a fare moti turbolenti e quindi a rallentare il flusso. Questo aumenta il rischio di esondazione in quel punto perché fa salire il livello. Per contro accelerare il flusso sposta il problema più a valle, in quanto arriverà più acqua nella successiva sezione di deflusso, con maggiore velocità e superiore capacità di erosione degli argini. Quindi la cosa è un po' più complicata. Qui se ne parla con due esperti https://www.queryonline.it/2022/07/28/dragare-i-fiumi-miti-e-realta-di-una-pratica-scientifica/?fbclid=IwAR0S6EY_cLsXiEXp-1PpzfV5sKJxJoAGGMBNAvLMRyl7ZJGXTvJq6SJS7uc

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