Alla premiazione dei Tre Bicchieri 2018 del Gambero Rosso era tutto molto hot

Alla premiazione dei Tre Bicchieri 2018 del Gambero Rosso era tutto molto hot

di Sara Boriosi

Disclaimer: siccome Intravino è sempre sul pezzo, questo post contiene l’abuso del sostantivo tette e tentativi di molestie indotti dalla proprietaria in dotazione, verso poveri malcapitati.

Nell’acropoli perugina dove ho casa, l’autunno si fa sentire con prepotenza. Dunque domenica 22 ottobre, con un occhio aperto e l’altro a mezz’asta, ho studiato l’outfit per partecipare – come ospite di Elisa Mazzavillani, produttrice per Marta Valpiani vincitrice dei Tre Bicchieri per il Sangiovese Crete Azzurre 15 –  alla premiazione Tre Bicchieri Gambero Rosso che si è tenuta all’Auditorium Massimo di Roma. La scelta è caduta su una gonna lunga argentata abbinata a un poderoso maglione a collo alto, tricottato e confortevole. Calze coprenti in asbesto e tacco di ordinanza.

Così blindata sono arrivata in tempo per la fine delle celebrazioni, e in orario per la degustazione delle etichette premiate, che aveva sede in una elegante e temperata sala dello Sheraton.

L’impatto con la sala è stato dei migliori; appena guadagnato l’entrata, sono stata accolta da facce amiche: una Coluccia in forma smagliante, la Malafarina in piena risacca da entusiasmo a causa dei premi ricevuti, e un tonico Enrico Dellapiana dotato di apertura alare capace di contenere tutte e tre in un unico abbraccio, convinto di sentirsi Charlie in mezzo ai suoi Angeli, mentre sotto lo sguardo impietoso del mondo l’immagine restituita era quella del giovane Bebel tra due degustatrici professioniste e la Regina del Climaterio.

Dunque sono partita alla conquista del Piemonte e della Toscana, battendo etichetta per etichetta. Ecco cosa è accaduto.

Fase uno: effetto serra e sue conseguenze. La temperatura corporea sale spudoratamente, complice la calca che spinge agitata; tra la mia pelle e il tricottone di lana si forma un microclima adatto alla proliferazione di batteri e cattiveria. Tra i primi assaggi ha preso posto nel mio cuore strapazzato un ottimo Brezza Barolo Sarmassa Vigna Bricco Risserva 2011, che ho trovato ben fatto e dalla giusta morbidezza. Così per qualche minuto ho perso tempo contando quanti aromi percepiti al naso si sono ritrovati poi in bocca. Non il genere di setosità che amo visto che vini e uomini mi piacciono quando sono meno concessivi, ma in questo caso non ho colto artificiosità e perciò l’ho apprezzato. Lungo i banchi di assaggio incontro l’immarcescibile Mauro Mattei, che inizia a farmi domande da cento punti, passando dal professionale al personale in poche frazioni di secondo. Non sapendo più a quale santo votarmi per rispondere, gli chiedo se aveva fatto caso alle mie tette: è rimasto ammutolito e ho colto la palla al balzo per fuggire via lasciando il Nostro in piena riflessione sul significato intrinseco di #vitadimmerda appena evocato.

Fase due: fosforescenze. Mi fiondo al banco di un poderoso Giacosa Barolo Falletto Vigna Le Rocche Riserva 2011 tenuto in mano dal più sprezzante sommelier del centro Europa. Mi soppesa con il sopracciglio alzato, poi giudica e come Minosse nel V Canto decide di somministrarmi l’equivalente delle goccine per il cuore. Non replico; il caldo non me lo permette. Effettivamente, come una buona medicina, il Vigna Le Rocche fa il suo dovere: potentissimo, ampio e complesso, così aristocratico che di sicuro non me lo merito e il personaggio dantesco in marsina lo sapeva, ha fatto bene a darmene così poco e in fondo lo ha fatto per me, e io un po’ lo ringrazio, mentre realizzo che il disprezzo forse dipende dalla faccia che riluce come se fosse spalmata di coppale, e mi viene la sindrome di Stoccolma.

Fase tre: il punto di fusione. Voglio tornare con i piedi per terra, perciò assaggio il Barolo Lazzarito Riserva 2011 di Ettore Germano, che mi catapulta in un’altra dimensione gustativa; ne colgo fortissimo il sapore rugginoso, così mi sento di aver scoperto il teorema del nonno e della carriola nel momento esatto in cui realizzo che a Barbaresco il nebbiolo è più setoso mentre a Serralunga le uve fanno l’Accademia Militare. Scappo via dandomi della cretina per questo assaggio scombinato e con il bicchiere in mano e la faccia che riflette le luci artificiali irradiando raggi laser come al Cocoricò, me ne vado verso la Toscana. Vengo intercettata da uno scoppiettante Pierpaolo Rastelli che si offende perché non lo riconosco, poi mi perdona perché fino ad allora non ci eravamo mai visti di persona, poi mi fa il doppio delle domande di Mattei. Non riesco a schivarle, non so rispondere e allora rilancio come sopra e butto lì un evasivo non so dirti con precisione, ma hai visto che tette che ho? 

Lui ammutolisce e io scappo un’altra volta.

Fase quattro: Fukushima. La calca spinge, assaggio sangiovese di razza e brigo un po’ qui e un po’ lì, tra il Castello di Monsanto Chianti Classico 2015 che è come l’abbraccio di una mamma per amica – giovane ma rigoroso – e un Brunello Poggio di Sotto 2012 che mi dà i bacini in fronte e mi sussurra all’orecchio che lo sa che bevo altri vini, ma tanto io appartengo a lui. Il brusio in sala cresce, la moquette spinge il calore, tra la folla scorgo tante bellezze vestite da Capodanno; le osservo distrattamente mentre butto il naso dentro il calice quando appare Lei, la Curatrice Suprema del Gambero Rosso. Eleonora Guerini vestita di seta stampata color cipria, incede con passo studiatamente distratto. È caldo, sto per evaporare, eppure devo parlarle. Mi faccio largo e non ho bisogno di prendere troppo coraggio, la fermo e le declamo la mia stima, l’ammirazione e devozione mentre lei sorride con grazia e si stiracchia sulla spalla di Antonio Boco, abituato a certi miei exploit.

Ma prima che potessi chiederle se avesse visto le mie tette, un secondo prima della deflagrazione, è sopraggiunta la Mazzavillani che con piglio deciso mi ha presa per le orecchie per restituirmi all’acropoli perugina. Non proprio sana, ma senz’altro salva, e pure un po’ felice.

[Immagine: gamberorosso.it]

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Sara Boriosi

Vivo come un’estranea nella provincia denuclearizzata, precisamente a Perugia. Bevitrice regressiva, il mio cuore appartiene al Carso. Dotata di una vena grottesca con la quale osservo il mondo, più dei vini mi piace scrivere delle persone che ci finiscono dentro; lo faccio nel mio blog Rosso di Sara ma soprattutto per Intravino. Gestisco con godimento la migliore enoteca della città, ma lo faccio piena di sensi di colpa.

6 Commenti

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landmax

circa 6 anni fa - Link

Da scompisciarsi dalle risate. Gran pezzo!

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David

circa 6 anni fa - Link

Sei una meraviglia Sara Boriosi

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David

circa 6 anni fa - Link

Sei una meraviglia Sara Boriosi!

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Giovanna micci

circa 6 anni fa - Link

Che noia!!!!

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elle

circa 6 anni fa - Link

avevo caldo per te

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Uazzabuglio

circa 6 anni fa - Link

Certo che ve la spassate proprio nel mondo del vino...."Maccarone, m'hai provocato e io ti distruggo adesso, maccarone! Io me te magno...! "

Sto arrivando......UAZZABUGLIO :)

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