Alex Schwazer forse positivo al controllo antidoping, e io vado a pensare alla kimika in vigna

Alex Schwazer forse positivo al controllo antidoping, e io vado a pensare alla kimika in vigna

di Pietro Stara

Pare che Alex Schwazer ci sia ricascato: ancora positivo a un controllo antidoping. “Ci sia ricascato – ci sia ricascato – ci sia ricascato” mi rimbomba nella corteccia pre-piriforme del cervelletto. Troppi casi, centinaia uguali a se stessi: intere federazioni dopate finché qualcuno non afferma che certe gare devono essere annullate; oppure che tizio e caio non potranno partecipare ai prossimi giochi olimpici. Oppure ancora, che si sta indagando se i nuotatori cinesi, i trapezisti ilcinesi e le massaie di Voghera non abbiano assunto nuove mirabolanti sostanze per fare di più e meglio. Infatti una massaia della splendida cittadina è riuscita a stirare 400 camicie in 15 minuti, creando rimostranze da parte delle concorrenti storiche di Broni e Stradella.

Poi ci sono anche quelli che non lo fanno. Lo so. Ma gli altri sono troppi. Provo a dire quello che penso: uno non ci ricasca. Lo fa semplicemente di prassi, sino a prova contraria, in un mondo che abitualmente si muove entro limiti rigidamente variabili delle leggi, dei controllori di turno preposti al rispetto delle normative vigenti nel proprio paese e che contraddicono, ma solo ai commi 1, 11 e 33, i dettami del CIO, della Fifa, della Uefa, delle previsioni metereologiche e del solstizio d’estate.

L’argent fait la guerre. Meglio ancora: l’argent qui fait la guerre. Una volta un giornale titolò così: “il doping corre più veloce dell’antidoping”. Oppure si può dire in altro modo: la legge fissa dei limiti oltre i quali non si può andare. Oppure ancora: la legge non rende illecite alcune sostanze finché non passano al suo vaglio. Stiamo varcando una delle soglie filosofiche più ingombranti della storia: la legge, la legalità, il cielo stellato sopra di me e la legge morale non ricordo. Quante volte sentiamo dire che la cosa in sé non è buona, ma già che è consentita dalla legge non costituisce, di per sé, un fatto illecito?

In Italia tanto per fare un esempio bisogna aspettare l’altroieri, il 5 agosto del 1981, perché venissero aboliti il “delitto d’onore” e il “matrimonio riparatore”. Vennero definiti “residui legislativi” del fascistissimo Codice Rocco (e ne abbiamo ancora parecchi di questo genere). La legge fissa dei limiti dunque, tra ciò che è lecito e ciò che non lo è. Tra ciò che non è punibile e sanzionabile e ciò che lo è. Ma non necessariamente fissa i limiti tra giusto e ingiusto. O tra ciò che lo sarebbe e ciò che non lo sarebbe. Ma qui non ho alcuna intenzione di aprire un ulteriore capitolo sui prolegomeni ad ogni metafisica futura che vorrà presentarsi come scienza.

Vorrei solo svelare un dubbio interiore: nella viticoltura, come nell’agricoltura in genere, abbiamo dei limiti fissati per legge sull’uso di sostanze di vario genere e di varia natura. Alcune di esse sono nocive, altre innocue, altre altamente nocive, altre ancora un po’ e un po’. Non sarebbe utile, comunque, ragionarci sopra al di là e oltre i limiti e le variabili imposti dalla legislazione vigente? E non sarebbe utile provare ad iniziare a dire che non va bene, anche se è consentito dai limiti consentiti dalla legge? O ad obiettarne l’uso? Qualcuno lo sta dicendo e facendo già da un po’ di tempo. Ma sono ancora troppo pochi.

[Immagine: Giornalettismo]

avatar

Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

12 Commenti

avatar

vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...diciamo che c'è chi sa , ma non dice e c'è chi dice (e scrive) senza sapere . Wikipedia (strumento ormai esiziale per i giornalisti d'accatto) è utile ai più ma non esaustivo, per entrare nel merito tecnico scientifico.. Esiste una classifica di merito della nocività di sostanze utilizzate ed approvate legislativamente . Ci si guarda bene dal rendere "fruibili" certi documenti. PS: i veleni più grandi? Quelli che ingurgitiamo senza ritegno perché ritenuti facenti parte irrinunciabile della nostra quotidianità, coccolati e vezzeggiati sensorialmente perché "un po' di sale in più cosa vuoi che faccia?" ... "un po' di grassi in più cosa vuoi che facciano?" ... "un po' di carboidrati in più cosa vuoi che facciano?" ... chiaramente dove lo sport nazionale è la partita di calcio davanti ad un televisore e la guida dell'auto , stile formula 1 , per raggiungere il lavoro a 380 metri da casa...

Rispondi
avatar

Vinocondiviso

circa 8 anni fa - Link

Ma tu sei un degustatore euristico? https://vinocondiviso.wordpress.com/2016/06/22/i-5-alibi-del-degustatore-euristico/

Rispondi
avatar

Pietro Stara

circa 8 anni fa - Link

Credo di non aver capito la domanda. Comunque ci penso su

Rispondi
avatar

Vinocondiviso

circa 8 anni fa - Link

Scusa Pietro, era una domanda al commentatore vinogodi. E' che nel blog vinocondiviso si parla di un altro tipo di doping: gli alibi del degustatore.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Facciamo che è l'ultimo link al tuo blog, grazie.

Rispondi
avatar

vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...no. Non sono neppure un degustatore . Sono un bevitore edonistico...

Rispondi
avatar

sergio

circa 8 anni fa - Link

Vorrei precisare che il mio commento va oltre le intenzioni di Pietro Stara: la polemica è verso i vini naturali e certamente non verso l'autore del post. Quello che non mi convince nei ragionamenti di chi invoca meno chimica in viticoltura ed enologia è il fatto di chiedere soltanto al CONVENZIONALE di alzare l'asticella della sicurezza alimentare. Poi c'è l biologico ed, ultimamente, il nuovo settore del cd. vino naturale(termine che non si dovrebbe usare e ma si usa abbondantemente). Tralascio, in questo momento, il discorso sul biologico. Qual'è l'atteggiamento nei confronti dei vini cd. naturali? Non è molto chiaro. Si è passati da una prima fase di far accettare al consumatore i difetti di questi vini(nelle annate in cui si presentano) ad una loro minor tolleranza. Ma sul fronte delle garanzie da dare al consumatore si sono fatte soltanto chiacchiere negli ultimi anni mentre l'asticella va alzata di molto anche per i vini naturali e non soltanto per i convenzionali. O dobbiamo fidarci soltanto di quello che raccontano produttori e critica compiacente, nel senso di favorevole?

Rispondi
avatar

sergio

circa 8 anni fa - Link

Qual è l'atteggiamento

Rispondi
avatar

Alvaro pavan

circa 8 anni fa - Link

UN MINIMO DI DUBBIO NO? ALVARO PAVAN

Rispondi
avatar

valentino

circa 8 anni fa - Link

trovo sempre curioso tutto questo preoccuparsi di sostanze kimike che quando va male sono presenti in parti per milione nel vino, quando il vino stesso è composto per il 10% o oltre di alcol etilico, una sostanza cancerogena e tossica.

Rispondi
avatar

sergio

circa 8 anni fa - Link

Se penso agli sforzi che ha fatto il marketing dei vini cd. naturali per convincere i consumatori che, dimezzando la solforosa, sarebbero diventati immortali, dimenticando questa semplice verità detta da Valentino, mi ricordo delle ricerche ormai consolidate di come siamo influenzabili da chi manipola le nostre paure.

Rispondi
avatar

Pietro Stara

circa 8 anni fa - Link

Il problema chimico non è solo dentro al vino. Ma fuori. Per quello che respiri, che bevi (acqua), che mangi. Per il clima.... E non riguarda esclusivamente la viticoltura.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.