10 produttori di vino convenzionale che amerete odiare
di Jacopo ManniLe nostre grevità offensive, i nostri inutili ghirigori, la nostra ironia spicciola, la nostra irriverenza che banalizza e ridicolizza e che soprattutto non fa onore al mondo del vino, la nostra volgarità e saccenza e tutto il cattivo gusto che avevamo li abbiamo dedicati e declinati prima ai poveri sommelier e dopo agli estremisti vinnaturisti. Abbiamo provocato levate di scudi e inorridimenti che, sia chiaro, non ci fermeranno mai.
Sarebbe stato troppo facile iniziare dal male vero per il nostro bel mondo enoico – i produttori convenzionali – ma la nostra ricerca della verità deve andare avanti e la nostra Intravinità ci sostiene e ci indica la rotta.
Dinanzi a noi non fuor cose create che non etterne, lasciate ogni speranza voi che commentate, che se vi vantate di rimirar nel vino l’edonismo, concedetevi almeno il lusso leggiadro di una risata.
Che chi ha il coraggio di ridere è padrone del mondo.
El cumenda
La sua libidine è il business, la sua ragione di vita è il bonifico, in entrata of course. Territorio, qualità, passione, artigianalità, sono solo staccionate da saltare tipo olio cuore, rotture di coglioni da schivare nella prosperosa via dell’opulenza. Lui non crea niente, lui possiede. La vigna è solo fango e il suo mocassino di cervo la ricusa. Pelliccia Annabella, cubano in bocca e via a fare l’ape col prosecchino rosè al Forte. Ama la grazia di Attila e la sobrietà di Briatore.
Vino, soldi e Taaac… sei in pole position!
Lo sfuso
Il Rockfeller del vino, fosse per lui aprirebbe una stazione di servizio di vendita automatizzata di sfuso appena fuori ogni cantina. La sua visione nasce da bambino quando vede il portafogli del benzinaio sotto casa gonfio di soldoni. L’irresistibile leggerezza del cashone lo guida sulla fluida via dello sfuso: Once you go black you never go back. Per lui il bag in box è la corruzione dei tempi moderni, rimpiange le belle tanicozze di plastica bianca da 25 litri dei bei tempi andati quando il vino era oro nero, i motorini andavano a miscela e la domenica sera si imbustavano sotto il materasso i liquidi frutti del lavoro.
Perché il petrolio non viene dalla terra?
Il Chiantishire
Lo Yoga all’alba sulle dolci colline della Val di Pesa, il sesso tantrico sul galestro e l’alberese, L’english breakfast ma con uovo al pomodoro e fagioli all’uccelletto. Camicia di lino e pulloverino rosa sulle spalle e via tra i casali con piscina a fare i winemaker e i supertuscan. Il matrimonio perfetto tra i maledetti toscani e la perfida Albione. L’upper class del grigiume inglese si è incastellata ‘ni chianti e riesce pure a farsi pagare per vendemmiare. E tutti lì a guardare dal buco della serratura qualche vip che schitarra in vigna a piedi scalzi.
I’m an Englishman in Panzano.
Uncle Sam
Lo zio d’America è tornato. Partito con l’asinello e la valigia di cartone è tornato carico di dollaroni e con la smania di sedersi al tavolo dei grandi. Dall’esperienza americana porta indietro la delicatezza nei modi tipica del selvaggio west e il gusto elegante della morbidezza cocacolosa dei gluglu wine. I soldi li sa fare ma forse per diventare nobili era meglio comprarsi un titolo da conte su Ebay che produrre marmellata liquida.
My name is Banf, (ma più) Lino Banf.
Coratella fan club
Del maiale non si butta niente. Mr coratella applica la filosofia del quinto quarto che tanto bene funziona nelle new trattorie fighette di Milano e Roma Nord con nomi da settenano tipo sfrago, sfriggo, squarto, servo o sgommo, al mondo del vino. Il re mida della feccia il quinto quarto te lo vende al prezzo del filetto. L’alchimista de noantri trasforma banalità in oro liquido. E la fila dei Vip fuori dalla bottega si allunga.
Perlage ai porci.
La Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare
Alla signora nessuno ha mai avuto il coraggio di far notare che purtroppo il nano Savoia ci ha mollato scappando dal tavolo senza pagare il conto e suo nipote regna ma sul trono da giudice di Amici della De Filippi. I suoi titoli nobiliari valgono tanto quanto i suoi vini. La versione testosteronica è il gran fanfaron, conte di stocazz, massone e turlupinatore, alla caccia di vigne da eredità che nemmeno l’Opus Dei.
Quattro cognom is megl che uan.
Il narcos
Il trafficante di vini, il campione dello smistamento. Fiuta i mercati esteri in espansione e piazza ettolitri come noccioline. Ha una febbrile esaltazione militaresca quando è in procinto di conquistare nuovi territori e bandierine. Sogno nel cassetto: inondare di vino l’agognata Kamchatka. L’Italia non esiste nei suoi radar, il suo business è tutto all’estero, la sua azienda punta l’oltreoceano manco fosse la compagnia delle indie. Si sente discendente di Colombo, Marco Polo e Amerigo Vespucci, ma è l’equivalente per il mondo del vino di quello che Pablo Escobar, Badalamenti e la banda della Magliana sono stati per la splendida rinascita dell’economia colombiana.
Maracaibo vino e cocaina… zam zam.
Mr Napalm
La mattina dopo la pioggia, in piedi sul trattore a petto nudo, questo maniaco della pulizia batterica è solito mettersi sotto vento ad annusare la presenza di piccoli invasori, quei funghi e parassiti magari pure extracomunitari in cerca di reddito di cittadinanza. Appena fiuta questi piccoli bastardi afidi terroni che vengono a rubarci il lavoro si mette in sella al suo trattore con la Cavalcata delle Valchirie di Wagner a palla e carico e frenetico spruzza e sparge nubi tossiche tipo porto di Marghera: ”amo l’odore del Napalm al mattino!”. Quando bevi un suo vino te ne accorgi solo il giorno dopo perché illumini il buio.
Cos’è un vino? Un apostrofo rosso tra le parole t’irroro. Apocalypse Now.
Il piccolo chimico
Il vino si fa in vigna lo dici a tua sorella. Lui è lo scienziato pazzo dell’enologia, e la sua cantina è il laboratorio del dottor Frankestein. Da piccolo rimane folgorato lungo il cammino del Piccolo Chimico da tavola e semper fidelis la rotta ormai è tracciata. Tutto è chimica, l’uva è solo un intralcio sulla via della conoscenza. Passa febbrili notti insonni col suo cervello A.B. Norme a cercare di dar vita alla sua creatura: il vino senza uva. E spesso ci riesce.
Si può fare!!!
Il falegname
Da piccolo lo prendevano in giro per essere Tarlato e Picchiatello ma invece di disperarsi di queste bullizzate lui ne ha fatto una ragione di vita e una professione. Legno, legno ovunque. Una ossessione, un parquettatore seriale, un barriqqone gaudente. Il legno lo vuole anche in bocca e i suoi vini ci devono fare gli affinamenti, i bagni e anche le abluzioni con il legno. Diventa un campione della tostatura, un San Giuseppe della barrique, un Mastro Geppetto delle chips. E’ allergico all’acciaio. Il cemento è per le palazzine e la terracotta è roba da primitivi. Vini perfetti per eventi come l’allappa looza festival.
In wood we trust.
3 Commenti
Nelle Nuvole
circa 3 anni fa - LinkCon tutto il rispetto per la capacità scrittoriale di Jacopo Manni, questo pezzo sembra scritto negli anni novanta del secolo scorso. In venti anni tanto è cambiato: la figura del Cumenda esiste ormai solo nelle canzoni di Jannacci, the Englishman in Panzano - o poco più su geograficamente - è rimasto solo, lo zio d'America/Mr Naplam ha perso alcune battaglie importanti e i suoi maggiori generali/colonnelli - oltre agli elicotteri - e da mo è campione della ricerca sostenibile. La Serbelloni ha ridotto a due i suoi cognomi e ora chi comanda è la figlia che fa tutto molto più sul serio. Narcos non ne abbiamo e credo che nemmeno siano esistiti QUI. Il Piccolo chimico e Il Falegname sono seduti su di una sedia legati e imbavagliati. L'unico baluardo "convenzionale" ancora in essere è il Coratella fan club, ma sta cambiando pelle rapidamente.
RispondiArianna
circa 3 anni fa - LinkMa invece è proprio così!!!! Pezzo MEMORABILE!!!!!! Fai una fiera un evento un anteprima e troverai tutti questi personaggi ci sono per ogni zona!!!! Non ridevo così a leggere un pezzo sul vino da quando leggo di vino!!!! A rivedesse...
RispondiAlessandro
circa 3 anni fa - LinkBellissimo articolo! Manca però secondo me un pezzo di puzzle in questa istrionica lista.. l'influencer con la verità in mano! Quello/a che a suon di marchettate si fa cantina e portafogli, quello/a che com'è perfetto il vino che presenta lui/lei non esiste al mondo, quello/a che se vai a vedere i commenti non esiste un contraddittorio manco a pagarlo, quello/a che se propro il vino rende l'anima a Dio tanto è di poco conto ci mette un pettorale ( maschio) o una scollatura (femmina) tanto per attirare lo/la sventurato/a avventore!
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