1 assaggio cento lire: la triste fine delle rassegne enologiche spiegata bene

1 assaggio cento lire: la triste fine delle rassegne enologiche spiegata bene

di Massimo Andreucci

Ho undici anni e mille lire in mano. Vengo da tre ore di automobile al sole, i miei sono saliti in stanza a disfare i bagagli. Con l’espressione da cane bastonato ho convinto Mamma ad anticiparmi la paghetta: va bene, ma fatteli bastare fino a domani. Mille lire sono dieci gettoni della sala giochi. Dieci partite. Attraverso la strada con l’urgenza di chi se la fa sotto. Il tipo alla cassa non ha nome, non ha età. È il padrone della fumeria, il libraio, l’allibratore, il giostraio, lo spacciatore, la maîtresse. È il figlio del macellaio sotto casa che a natale mi ha venduto i raudi di straforo gonfiando il prezzo.

Ho quarantatre anni e un calice al collo. Ho guidato per tre ore, mia figlia è al parco divertimenti. Ho fatto un giro in piazza ove ho notato gli stand di una rassegna enologica. Così su due piedi mi è parsa interessante ed ho chiesto a Tomacelli di rimediarmi un accredito. Sì, ma mandami due righe con gli assaggi, si è raccomandato. Mi sono avvicinato alla cassa con la leggerezza di chi l’ha trattenuta per tutto il viaggio e finalmente la sta facendo.

Consegno le mille lire. In cambio ricevo sei miseri gettoni, cento lire di resto e uno sguardo carico di sufficienza. Passo in rassegna i cabinati ed arriva un’ulteriore batosta: su acuni di essi c’è una scritta: due gettoni, una partita. Soppeso questo e quello e realizzo che giocherò solamente quattro volte, poi più niente, fino a domani.

Ho il calice al collo e riecco il signore senza nome, senza età. Mi aspetto di ricevere un braccialetto o un distintivo, un cartellino, qualcosa che mi qualifichi e mi dia accesso alla degustazione illimitata. Di solito funziona così. Mi ritrovo con un pugno di tagliandi. Sei. Riapro l’opuscolo informativo nella vana speranza di trovare una smentita a quanto ho già chiaro in testa: un tagliando, un assaggio, per alcuni vini sono necessari due tagliandi. Scorro la lista dei vini e realizzo che ne assaggerò solamente quattro.

 *****

Eccomi nel presente, dopo tre ore di viaggio nella corsia opposta, a raccontarvi di quattro attimi di luce pura, quattro frecce scagliate molto bene.

Track ‘n’ field, 1983, Konami.
Cento metri piani. On your marks, get set, go! Smanetto col joystick a più non posso, dieci, venti, cinquanta metri. L’avversario guidato dal computer è sparito dallo schermo. Settanta metri, inizio ad accusare la stanchezza, ottanta, stringo i denti, novanta, salto un paio di battute ma arrivo in fondo di slancio. Sei e novantadue. Il giorno della partenza sono andato a controllare ed era ancora il record.

Punch-out!, 1984, Nintendo.
Due gettoni per vedere Mr Sandman piroettare al tappeto sono due gettoni spesi bene.

Karate champ, 1984, Data East.
Forse non tutti sanno che c’è un trucco per stendere il toro nei livelli bonus. Basta fare due salti mortali all’indietro e sferrare un pugno basso.

Wiz, 1985, Seibu Kaihatsu.
Provateci ad uccidere il drago senza utilizzare i colpi speciali. Io ci sono riuscito.

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Massimo Andreucci

Bianchista. Compulsivo. Uno che per indole starebbe sempre a mangiare e bere ma non potendolo fare ci scrive sopra qualche riga nel vano tentativo di prolungare una gioia sempre troppo breve.

9 Commenti

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Franco

circa 4 anni fa - Link

Manca Metal Slug quello non dovevi saltarlo

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Andrea Troiani

circa 4 anni fa - Link

Metal Slug è anni 90! ;-)

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Franco

circa 4 anni fa - Link

e pang?

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Andrea Troiani

circa 4 anni fa - Link

Track 'n' Field, lancio del giavellotto ad angolazione massima e veniva giù bonus del lampadario. Massimo, mi viene da piangere! ;-)

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Paolo Marchi '76

circa 4 anni fa - Link

Bello, bello. Sigh

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Andrea

circa 4 anni fa - Link

Exerion.

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bandidoborracho

circa 4 anni fa - Link

ormai sono piu gli influencer e pseudogiornalisti che clienti... le cantine mica campano di aria e visibilità...

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Massimo

circa 4 anni fa - Link

Non credo che gli accrediti alle manifestazioni siano questa grande sciagura. Ad esempio in questo caso i sommellier versavano assaggi di mezzo calice, il che andava benissimo per i paganti ma era perfettamente inutile per i giornalisti e gli pseudo blogger. Bastava, per dire, munire tutti gli pseudo di un contrassegno ed istruire i sommellier a versargli dei micro assaggini. Di solito funziona così (l’ho già detto?).

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DAVIDE PAGANI

circa 4 anni fa - Link

l ho scritto male, le cantine non possono regalare vino a tutte le manifestazioni a cui partecipano.

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