Vino alle Cinque Terre, la conquista di Heydi Bonanini

di Francesca Ciancio

Heydi ha tutto quello che ha sempre desiderato. Continuare a vivere dove è nato, a Riomaggiore, nel parco delle Cinque Terre. Fare vino dove lo ha sempre visto fare. Guardare il mare dalla mattina alla sera, da ogni angolo e lato. E’ giovane Heydi, ma senza quella frenesia di tanti suoi coetanei che devono a ogni costo andar via per tornare più forti. Lui è già forte, Heydi Samuele Bonanini. Così forte che smonta e rimonta i muretti a secco dei terrazzamenti da solo, imbracato, sospeso nel vuoto. E più ha da fare e più gli ridono gli occhi per la fatica che lo aspetta. In un’intera giornata trascorsa assieme, il vigneron ligure non hai mai citato le due paroline magiche tanto in voga tra i colleghi under 40: biologico e biodinamico.

Sulla piccola casa in cima al suo quasi ettaro di vigneto ha piazzato una bandiera con il teschio, una di quelle da pirati. Quella è la sua terra, un fazzoletto, ma è suo. E’ bene che si sappia. Qui non si stipulano contratti di acquisto o di comodato d’uso. Ci si stringe la mano e via. Ti tocca lavorare duro: questo è il modo che hai per dimostrare che quella roba ti appartiene. Le “piane” le strappi alla collina e scendono fin giù al mare. La più bassa è così vicina all’acqua che da lì ci puoi pescare. Trovi uve bosco, soprattutto, poi albarola e vitigni rari come il picabon, il rossese bianco, il frapelao. A volontà, manco a dirlo, mirto, lentisco, ginestra, rosmarino.

Questo cocktail di mediterraneità si chiama Cinque Terre Doc. Meno di 3000 bottiglie prodotte dall’azienda di Heydi, la Possa. Non è filtrato. L’annata 2008 paga ancora un po’ di legno al naso. Per il resto è una goduria di vino. Colore paglierino intenso, vivo. La macerazione la vedi e la senti: quattro giorni sulle bucce. Si fanno sentire dei terziari che ricordano l’incenso e la resina. La bocca è ricca e piena, ma senza essere pesante. La freschezza passa attraverso note di erbe aromatiche, in primis la salvia. A me andrebbe di risentirlo tra qualche anno questo vino. Appuntamento su una terrazza affacciata sulla Via dell’Amore

Il gioiellino enologico delle Cinque Terre è lo Sciacchetrà. Prezioso e raro come l’ambrosia. Dall’annata 2007 Heydi ha tirato fuori 368 bottiglie da 0,375 l. Quando arriva il momento dell’essiccazione, svuota la casetta in cima alla collina e ci ficca dentro fino a 15 quintali d’uva sistemata sui graticci. Per la sgranatura si fa aiutare dalla gente del paese, prendendo in prestito le sedie dalla chiesa. 80 per cento di bosco, il restante 20 tra vermentino, albarola e altri vitigni recuperati. Oro antico, ancora non limpido nel bicchiere, naso dall’entrata prima elegante poi esplosiva: albicocca secca, chinotto, uva passa. Fresco e – rarità per un vino dolce passito – salino con note salmastre. Anche qui la macchia mediterranea lascia il suo timbro. Lunghezza da fuoriclasse.

Il ragazzo è un autodidatta, ma ha un nume tutelare che porta il nome di Elio Altare, uomo e vignaiolo di Langa che, con 44 vendemmie alla spalle a La Morra, si è innamorato delle Cinque Terre. Con altri soci guida l’azienda agricola Campogrande a Riomaggiore. Altare sta facendo molto per valorizzare i vini di questa terra e far conoscere “questi bravi ragazzi ” che – dice convinto il barolista – hanno il diritto di fare i vignaioli a tempo pieno. Oggi, invece, la maggior parte di loro si tiene stretto il posto fisso. La chiamano viticoltura eroica da queste parti. Per capire fino in fondo la fatica, basterebbe una mezza vendemmia ad agosto. Io per ora mi sono limitata a mostrare un po’ di coraggio andando a spasso per le vigne con la cremagliera, montando sul carrello come se fossi un cesto d’uva. Ragazzi, che pendenze. Lo scenario è mozzafiato, però almeno una volta il pensiero ti balena: ” E se si rompe il motore ? E se finisce il combustibile? E se vien giù un pezzo di monorotaia? Vabbè, se ho scritto questo post è perché sono tornata a casa sana e salva…..

3 Commenti

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evelina

circa 14 anni fa - Link

sai perchè sciacchetra? schiaccia l'uva e portala via (perchè troppo poca!!!) e dico io... poca ma buona!?

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mischmin

circa 13 anni fa - Link

Sciachetrà deriva da due parole sciacca e tra, schiaccia e trai anche se c'è "à trà" che vuol dire "dietro"

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