Michel Rolland, la Coca-Cola, e il vino che verrà

di Fiorenzo Sartore

La cosa che ricordo meglio di Michel Rolland è la sua risata. In Mondovino, il docufilm di Jonathan Nossiter, Rolland rideva sempre, aveva il sorriso felice di chi è abituato a vincere e convincere, come notava un altro viticoltore nel film, citandolo: “i grandi vini si possono fare dappertutto, basta seguire una regola: consultare il signor Rolland”. Chissà se ora Michel Rolland ride di gusto, dopo le polemiche successive alla sua ultima sparata: il vino del futuro, “come la Coca-Cola”, dovrà adattarsi ai gusti dei clienti. Il famigerato terroir sarà importante solo per i grandi vini (bontà sua, ndr) ma per la produzione rimanente funzioneranno marketing e tecnologia: se in India piace il curry, si produrrà il vino che sa di curry. E così via. Come la Coca-Cola, che adatta le sue sfumature di gusto alle aree geografiche di vendita.

Sì, è probabile che Michel Rolland rida anche ora. Immagina gli occhi spalancati e le espressioni disgustate delle legioni di enofili che nemmeno riescono a concepire un enomondo che si piega al mercato (semmai dovrebbe essere il contrario). La stessa espressione che avete voi (quasi tutti, via) davanti al monitor ora – e sinceramente, anche io ho fatto le stesse smorfie. Noi siamo quelli che, di fronte ad un simile progetto, mettono mano alla pistola. Eppure.

Resistance is futile – you will be assimilated. Mai sentito dire? L’aria che tira è questa. Rolland prevede la cocacolizzazione del vino per il 2050. Io dico: ma magari. I segni sono evidenti già oggi, il vino cerca da tempo, disperatamente, di assecondare il gusto della massa (qualunque cosa sia), a costo di perdere ogni traccia caratteriale che costituisce la sua essenza. Non è proprio la stessa cosa del miglioramento qualitativo che, generazione dopo generazione, il vino ha visto: se chiediamo ai nostri nonni com’era il vino quotidiano ai loro tempi, lo riconosceranno: era assai peggio. No, la cocacolizzazione del vino è un meccanismo peggiore, serve ad immaginare un “gusto del consumatore geolocalizzato” (auguri) e ad elaborare un prodotto conseguente. Capite bene che questo è l’Anticristo, per ogni enofilo.

D’altra parte alcuni non aspettano altro. Quelli che non reggono l’immenso hype sul vino, che si annoiano a vederci scutulare calici, son già pronti per il vino al curry. Qualcuno dirà: non vedo l’ora. Ma è ironico un fatto. Il marketing del vino in brik ha per testimonial il fenomeno che lo conserva orizzontale in cantina. L’ultimo dei vini industriali non rinuncia a presentarsi come figlio della cultura contadina, lo scarpone che affonda nella terra, cose così. Quanto patetico, quanto triste è questo autogol? A me piace pensare che la rinascenza dei vini naturali, del vinoverismo bio, puntuto e magari un po’ puzzone, alla fine sia la miglior risposta all’eterno tentativo normalizzante di certa industria. E come dico sempre, da queste parti non ci si annoia mai.

[Via Percorsi Di Vino, e via questo funambolico 3d sul forum del GR]

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

9 Commenti

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andrea petrini

circa 14 anni fa - Link

Fortunatamente, come scritto sul blog, penso che questo sia uno scenario riferibile solo al vino industriale o, magari, alle aziende che il nostro enologo volante segue attorno al mondo. Sarebbe bello capire quali sono queste cantine..

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Francesco Fabbretti

circa 14 anni fa - Link

Conoscendo qualche vino di Rolland direi che la cocacolizzazione è un dato di fatto ormai ineluttabile. Però, Fiorenzo, noi lavoriamo su fasce di mercato "svezzate". E' lo stesso problema che si trova di fronte un ristoratore se pensa ai fast food. Quando sei giovane vai sempre da McD, poi ti stufi del gusto omologato e passi ad alto.

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Oh Signur, da una parte James Suckling con "One world One wine", d'all'altra Michel Rolland e la cocalizzazione, ho bisogno di bere qualcosa di forte!

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Nic Marsèl

circa 14 anni fa - Link

Copia/incolla dal sito di Luciano Pignataro : http://www.lucianopignataro.it/a/definizione-di-terroir/3899/ Definizione di terroir 16 febbraio 2008 Il terroir è la capacità accertata di un territorio, grazie all’opera dell’uomo, di produrre un vero gusto caratteristico apprezzato dal mercato. Denis Dubourdier, professore alla facoltà di Enologia di Bordeaux a Napoli in occasione del convegno Gaia e Bacco

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Franco Ziliani

circa 14 anni fa - Link

e mandarlo affa... no? Gentilmente, educatamente, ma sempre affa...

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Magari servisse caro Ziliani, invece dobbiamo nostro malgrado tenere presente la posizione di Rolland, che poi dice papale papale quello che molti produttori ormai fanno. Però per chi ha qualche annetto di lavoro sulle spalle sa che il concetto di "produrre il vino andando incontro al gusto del mercato corrente" é molto rischioso, un esempio su tutti viene proprio dal flop negli anni ottanta del Cav. Rivella e dell'allora celebratissimo Moscadello Banfi presentato come prodotto per avvicinare i consumatori della Coca Cola al vino, un vino dolce, frizzante, poco alcolico. Che fine ha fatto? Io vedo piuttosto un futuro meno orripilante, mi sembra che la consapevolezza del valore della tipicità sia più radicata oggi che vent'anni fa e sono fiduciosa nelle nuove generazioni, sia di produttori che di consumatori, non solo nel Vecchio Mondo, anche in America e persino in Asia.

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David Rossi

circa 13 anni fa - Link

.......mi associo.....ma forse Rolland parlava per ciò che solo lui produce.....poverino!

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Matteee

circa 14 anni fa - Link

Secondo me in parte succede già: il caso del Brunello ne è un esempio evidente, e non è neanche un vino di "massa". Inoltre i vini che adesso hanno più successo (in termini commerciali) in giro per il mondo sono Australiani, Sudamericani e Californiani: tutti vini che nascono più da analisi di marketing che da tradizioni e terroir

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KENRAY

circa 14 anni fa - Link

per questo esistete voi di intravino, per diffondere il verbo. ragazzi tenete duro. di mio posso solo assicurarvi che non comprero' mai un vino cocacolizzato. mai. già mi hanno cocacolizzato il rum e il campari. e vedo scenari foschi per queste due prelibate bevande..se poi mi toccano anche il vivo son capace di tirare molotov

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