Delusione è un produttore che si vergogna dei propri vini

di Jacopo Cossater

La scena ha il sapore del già visto: l’appassionato che si aggira curioso tra i tanti produttori di un banco d’assaggio. Il nostro, passeggiando forse timoroso, si avvicina ad una cantina che non conosce e chiede di poter fare una breve panoramica della produzione aziendale. Così, giusto per capire i vini, il territorio, lo stile. Avrebbe piacere di provare tutto. Solo allora ecco la risposta che non ti aspetti: “no guardi, questi non glieli farei assaggiare, sono i base. Inizierei con gli altri“.

Giuro che mi è successo, più di una volta. E sarò forse un eretico ma credo che nessuna bottiglia racconti l’azienda che l’ha prodotta come il cosiddetto vino base, quello che esce al prezzo più basso e che probabilmente viene prodotto nel maggior numero di bottiglie. Certo, anche io a volte preferisco i più costosi, magari prodotti con uve provenienti dalle vigne più vecchie, quelle esposte meglio e che in cantina vengono trattati con una cura dal sapore maniacale. Credo però che la vera bandiera aziendale passi dalle parti dei vini più economici e che sia troppo facile vantarsi solo del proprio vino di punta, magari quello prodotto in poche migliaia esemplari ed osannato da tutti. La vera sfida è lavorare bene contenendo i costi.

Un’altra scena già vista, poi, vede protagonisti i giornalisti di settore, magari al ristorante, ospiti della grande cantina di turno. Quale migliore occasione per fare assaggiare loro quella riserva speciale, buonissima, vera punta di diamante della produzione. Non importa che poi quella stessa cantina inondi il mercato con vini qualunque, ordinatamente riposti lungo gli scaffali della grande distribuzione organizzata.

Insomma, io sono quello del vino base, brutta espressione per descrivere il vino che racconta nel migliore dei modi la sensibilità di una cantina nei confronti della propria produzione. E poi non c’è niente di peggio, davvero, che incontrare qualcuno che si vergogna del proprio lavoro.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

22 Commenti

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andrea petrini

circa 14 anni fa - Link

Caro Jacopo io sono ancora più talebano di te per verificare la bonà della produzione aziendale perchè comincio, se ce l'hanno in cantina, col vino sfuso!

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Marco Manero

circa 14 anni fa - Link

Grazie Jacopo, perchè sei riuscito a mettere per iscritto in modo sintetico una cosa che pensavo da tempo ma non riuscivo ad esprimere così bene. Ecco, il post ha la pulizia e la nitidezza di un grande vino (base, eh!).

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Luca Amodeo

circa 14 anni fa - Link

Intervento azzeccatissimo, Jacopo, grazie. Ora capisco perché la frase "Partiamo dai nostri vini base", di solito, assicura un seguito di piena soddisfazione.

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Stefano Il Nero

circa 14 anni fa - Link

Nel mondo del "costruito ad arte" e del "fatto su misura" che noi stessi giornalmente ci stiamo preparando non c'è posto per la genuinità ma la colpa è nostra. Anche tua Jacopo. Troppo volte e troppi potenti "personaggi" hanno sbeffeggiato i vini base, troppe volte questi personaggi hanno dedicato troppe righe ai vini "autorevoli", si insomma quelli di "rappresentanza". Quante Guide hanno imbalsamato cantine e nomi sulla base di produzioni che dire di elite è ancora poco!!! E' così che i vini base sono stati messi dalle cantine in un angolo, il mercato chiedeva rappresentanza e questo le cantine hanno dato. Bel post Jacopo ma mancava la risposta alla domanda "perchè?".

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

In parte è vero. In quanti preferiscono premiare (od osannare, come preferisci) un vino invece che l'interezza della produzione di quella cantina? Cambierebbero molte cose.

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

i miei sono tutti vini base e me ne vanto :) ecco l'ho detto! Luca

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armin

circa 14 anni fa - Link

bravo luca! abbiamo di nuovo qualche cosa in comune. armin

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Luca Ferraro

circa 14 anni fa - Link

doppiamente fiero! ;)

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Paolo Cantele

circa 14 anni fa - Link

Ottimo post Jacopo, anche se credo che non siano poi tanti i produttori che pensano di attirare l'interesse di chi degusta facendo assaggiare solo le "riserve". Almeno spero.

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Giuseppe Frisoli

circa 14 anni fa - Link

ottimo post che condivido totalmente. Rimane da rispondere alla domanda: perchè un produttore si comporta così ? I casi sono due: 1) perchè è consapevole che il proprio prodotto è scadente, ma tenderei a escluderlo visto che in quel caso eviterebbe almeno di portarlo in degustazione. 2) perchè preferisce usare il famoso specchietto per le allodole, scambiando i consumatori per allodole. E i consumatori, purtroppo, spesso lo sono, troppo spesso ingannati anche con la complicità di giornalisti e di esperti del settore che stanno al gioco perchè si bevono a sbafo i vini migliori e per questo osannano un marchio che poi vende vinacci imbevibili. Ma post come questi contribuiscono a trasformarli in aquile. Grazie :-)

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Nelle Nuvole

circa 14 anni fa - Link

Dal punto di vista di chi versa il vino succede molto più spesso che sia lo stesso curioso assaggiatore a chiedere di degustare solo i vini più cari (perché normalmente non si può certo permettere di pagarli). Capita anche che un giornalista, più che accreditato, dichiari "assaggio solo le Riserve, perché non ce la faccio ad assaggiare tutto". Altri giornalisti o operatori del settore, più marpioni, si giustificano dicendo "quello lo conosco già bene (il vino base), ma vorrei riassaggirare il Top". Chi versa il vino ha comunque le sue colpe, capisco che stare ore in piedi a giocarsi l'osso carpale nel gesto del mescere non sia poi così eccitante, passata la seconda ora, però ci si può anche divertire nel creare un rapporto con chi dimostra interesse nei propri vini. O, per assurdo, con chi veramente non capisce nulla ma è sicuro del contrario. Questo è successo a una degustazione a Santa Barbara (CA): un atletico proprietario di ben due famosi ristoranti italiani si avvicina ad un banco d'assaggio e chiede, anzi ordina con un certo machismo "Give me your heaviest wine!" Chi versa il vino risponde soave "Sorry Sir, we don't have heavy wines, only elegant ones." Macho ristoratore "Yes, this is what I mean, your most elegant wine". "Is that what you look in a woman: heaviness? Or you prefer elegance?" chiosa chi versa il vino, ancora più soavemente, versando con fatalismo la sua preziosa Riserva. Perdonate l'uso dell'inglese ma era necessario per dare il senso a volte frustrante di tanta fatica per produrre qualcosa che poi viene così facilmente travisato. Perdonate infine noi poveri versatori di vino e le nostre risposte non sempre soddisfacenti, anni e anni di questo lavoro ci hanno resi un po' cinici (però il tizio con il cellulare nel centro della foto é davvero eccessivo).

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daniele

circa 14 anni fa - Link

Post interessante. A me è successo anche ieri pomeriggio.Nel tavolo d'assaggio due bottiglie di una stessa Doc marchigiana, "le faccio assaggiare direttamente la selezione...". Non credo per vergogna, forse perchè sono sommelier e dall'altra parte si pensa che uno desideri assaggiare solo i vini migliori, non so...comunque non credo il produttore ci faccia una bella figura.

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Jury Borgianni

circa 14 anni fa - Link

Base, lo dice la parola stessa, la base di tutto. Da lì si parte, e se chi fa prodotto crede di avere una base da non far assaggiare non ci resta che pensare ai loro vini di punta, chissà con quale strana alchimia vengono fatti? Bel post Jacopo ;)

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Paolo Ghislandi

circa 14 anni fa - Link

Personalmente ritengo che ci siano diversi modi di intendere il vino base ed è forse da questo che dipende poi il diverso atteggiamento di alcuni al suo cospetto. Per me il vino base è quello più vicino alla vite, nel senso che dalla vendemmia alla bottiglia intercorre poco tempo e soprattutto il minor numero possibile di interventi per garantire nel bicchiere sentori primari riconducibili al varietale. E' sempre il primo vino che si offre proprio perchè aiuta a riconoscere i sentori primari più evidentemente che nei superiori o nelle riserve dove secondari e terziari "complicano" la situazione.. Ora rispondendo al quesito del post, se è un pò vero che ogni bottiglia è figlia del vignaiolo e di conseguenza lui ne ha un rapporto affettivo di coccole ed autocompiacimento, viene da pensare a quelle rare volte che un genitore si vergogna di un figlio... ( deve averla fatta grossa ) :-))) Ciao Paolo

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TERROIR

circa 14 anni fa - Link

"Per me il vino base è quello più vicino alla vite, nel senso che dalla vendemmia alla bottiglia intercorre poco tempo e soprattutto il minor numero possibile di interventi per garantire nel bicchiere sentori primari riconducibili al varietale" Chapeau

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giò

circa 14 anni fa - Link

ri-Chapeau

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carolina

circa 14 anni fa - Link

io non mi vergogno di nessuno dei nostri vini: sono tutti frutto di fatiche e sudore, fonte ognuno di gioia per noi e per chi li degusta.

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gianpaolo

circa 14 anni fa - Link

Non credoc che sia vergogna, penso piu' che sia perche' non ha capito come ci si deve rapportare con il pubblico in una degustazione come questa. Comunque, bada bene, non e' che per un produttore tutti i vini che fa lo rendono orgoglioso, io ne ho fatti alcuni (molti?) che non mi accontentano affatto, vergognarsene no pero', solo chi ruba si deve vergognare, chi lavora no.

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Jacopo Cossater

circa 14 anni fa - Link

Sai Gianpaolo, magari può anche non essere vergogna, ma ho sempre avuto la sensazione, quando mi è capitato, che fosse a causa di una forte differenzazione tra le diverse linee produttive. Come se alcuni "base" fossero necessariamente destinati ad un pubblico diverso da quello che frequenta fiere e manifestazioni. Vini da supermercato, portati lì più per fare numero che per avere un reale riscontro dalla loro presentazione. Ed è atteggiamento che non mi piace, tutto qui.

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carolina

circa 14 anni fa - Link

mica ho detto che mi accontento di quello che faccio.... :)

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Claudia Donegaglia

circa 14 anni fa - Link

Ci sono vini che vengono fatti per esigenza commerciale, c'è la bottiglia che si fa per fare cassa, quella dove si spende il minimo vitale in termini di materiali . Io non mi vergogno di nessun vino che produco , faccio sentire senza vergogna sempre tutto, anzi di ogni referenza cerco di raccontare quello che avrei potuto fare per farlo meglio, guardo i miei vini con amore ma anche con obbiettività e occhio critico, come una maestra che dice' è bravo si applica ma potrebbe dare di più'

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