Burton Anderson mi ha ammaliata col vino e chi ha sue notizie parli al più presto

di Nelle Nuvole

Quando Burton Anderson tratteggiava la figura di Franco Biondi Santi sull’International Herald Tribune, il colosso Castello Banfi non era ancora sbarcato a Montalcino. Finivano gli anni Settanta, il Brunello era vino per pochi e tra questi c’era un wine writer americano in anticipo sui tempi e residente in Toscana dal 1977. Se Mario Soldati e Luigi Veronelli hanno sdoganato il mondo del vino in Italia, Anderson è stato il primo a far conoscere i nostri vini al di là dell’Oceano. La sua Pocket Guide of Italian Wines è stata per anni la guida ai vini italiani più diffusa al mondo, forse l’unica. Questo quando le guide entravano in tasca e non pesavano la mezza quintalata di oggi.

Quel libretto ha incendiato il mio amore per la materia, lì ho letto per la prima volta di Sassicaia e altri vini “strani e sconosciuti” come l’Aglianico – secondo Anderson, uno dei migliori rossi italiani e mondiali. Quelle che oggi sembrano ovvietà, 30 anni furono autentiche rivelazioni. In pieno blues d’inizio anno, il pensiero torna a Burton Anderson e ai primi anni Ottanta con in mano la sua guida. Non c’erano ancora Robert Parker, Wine Spectator e il Gambero Rosso come li conosciamo oggi, le fonti per scoprire il mondo del vino erano poche e Anderson sull’Italia non aveva rivali. Con un passato da vero giornalista, sapeva scrivere con un taglio informativo supportato dai fatti.

Ho avuto il piacere di incontrarlo personalmente, era un bell’uomo gentile, con l’aspetto di John Wayne e i modi di Gregory Peck. A parte il look, quello che portava di nuovo erano umiltà e puntigliosità nel voler conoscere; niente a che vedere con la spocchia di tanti altri suoi contemporanei soprattutto britannici, che trattavano il vino italiano come un fenomeno da baraccone. Mi ricordo di un suo articolo in cui con molta semplicità denunciava “la cricca di quei giornalisti specializzati ancorati ai rossi del Bordeaux e ai bianchi tedeschi”. Purtroppo, cercando di lui in rete trovando ben poco oltre la bella e datata intervista di Franco Ziliani su Wine Report.

Tra i tanti argomenti di Intravino, ciclicamente ritornano ruolo e modi della critica enogastronomica, con spargimento di zizzania e scambi di “gentilezze” varie. Anche per questo ho nostalgia di un signore e giornalista come Burton Anderson. Qualcuno mi sa dire che fine abbia fatto?

[Foto: WineReport]

6 Commenti

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Gianca

circa 13 anni fa - Link

Ancora oggi contribuisce alla rivista "The Quarterly Review of Wines" http://www.qrw.com/contributors.htm

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francesco bonfio

circa 13 anni fa - Link

sono felice che lei abbia scritto di Burton Anderson. Ho la sua guida tascabile con dedica di fronte a me. Di tutte le sue virtù la caratteristica che mi piace sottolineare è la modestia. Grande persona perbene. Gli sono molto affezionato. L'ho visto l'ultima volta alla cena di gala di Maremma Wine Shire. So che abita nel grossetano, mi pare di ricordare a Sassofortino.

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kenray

circa 13 anni fa - Link

già che siamo a chi l'ha visto qualcuno ha notizie di Vanna Barba?

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Vini&Cretini

circa 13 anni fa - Link

si possono fare i complimenti a chi ha scritto l'articolo?! complimenti! (ormai li ho fatti!)..

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Franco Ziliani

circa 13 anni fa - Link

no Burton abita da anni nell'aretino. E' sempre un grandissimo, uno dei pochi veri conoscitori di lingua inglese del vino italiano, diciamo che ha rarefatto i suoi impegni, che scrive di meno (ma sempre bene, con intelligenza sensibilità e acume) e che non si fa prendere, beato lui che può scegliere di farlo, dal vortice di impegni (spesso banali e deludenti) che coinvolgono noi normali cronisti del vino. Un persona deliziosa Burton, un vero signore

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Pietro

circa 12 anni fa - Link

Nell'ultimo numero di Enogea, il 40 (Masnaghetti), che verrà spedito intorno al 16 di gennaio, Burton Anderson si racconta di suo pugno.

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