Risolto il problema dell’invenduto in cantina: ricomprare il vino con le fatture false

di Pietro Stara

Dicembre del 2013, soltanto qualche mese fa: Transparency International, l’organizzazione non governativa che si occupa, tra le altre cose, di stilare una classifica mondiale della corruzione attraverso l’indice di percezione della corruzione (CPI, Corruption Perception Index) si crogiolava del fatto che l’Italia aveva fatto un piccolo balzo in avanti nella classifica: dal 72° posto al 69°. Piccole soddisfazioni crescono.

Peccato però che non fosse ancora iniziato questo splendido 2014 che, in termini di corruttela, ci sta riportando diritti a Rodrigo Borgia (Papa Alessandro VI), dopo aver fatto un tuffo carpiato all’indietro in Tangentopoli II – la Vendetta. Non credo molto alle classifiche mondiali e credo ancora meno agli indici di percezione. I fatti, al contrario, superano di gran lunga la nostra più sfrenata fantasia: che l’Italia sia dietro al Ghana, alla Malesia, mi fa pensare che abbiamo ancora molto da lavorare con quelli di Transparency International.

Veniamo al dunque: ieri è comparsa la notizia dell’ex consigliere regionale ligure Lorenzo “Gerry” Castè che avrebbe prodotto, dopo l’esposto della Corte dei Conti, fatture false per 147.000 euro. Il consigliere Lorenzo Castè venne eletto nelle fila di Rifondazione Comunista nel 2005 per poi transitare nel gruppo misto Udeur-Sinistra Indipendente. Ho riletto più volte: l’esistenza di un gruppo consiliare di ispirazione (groucho) marxista-mastelliano fa pensare alla possibilità di abbinamento tra una zuppa di pomodori alla panna montata e un Asti spumante.

Ma vi è di più: il consigliere spendaccione è proprietario, assieme a sua moglie, dell’azienda vinicola “La Polenza” sita in via San Bernardino, 24 a Corniglia. Ebbene, ben 8000 euro delle fatture false servirono per acquistare il suo vino.

Se intorno a voi dovesse capitare che un numero cospicuo di produttori si volessero scaraventare in politica, ci butterei l’occhio.

[Immagine: Famiglia Cristiana].

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

2 Commenti

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Stefano De Santis

circa 10 anni fa - Link

Leggo Intravino e mi faccio delle domande: è cambiato Intravino o sono io che sono cambiato? Le mie percezioni, i miei interessi, i miei bisogni si sono modificati? Perché mi sembra che da un (bel) po' di tempo questo blog abbia intrapreso la strada del gossip (pseudo) vinicolo e che gli articoli che parlino di vino, dei suoi produttori, dei personaggi, siano sempre meno. Ogni 5 articoli forse uno è sul vino; e gli altri? Si va da come roteare un calice di vino (fondamentale per l'appassionato) ai nuovi descrittori (utilissimo per il moderno sommelier) alla salsa al vino rosso della lidl (come faremmo senza) al 5 X 1000 della FIS (indignamoci tutti), per fortuna si parla anche delle anteprime del Barolo ma non prima dell'utilissima mappa del vino di Game of Thrones. C'era una volta Intravino? Con affetto Stefano

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Fiorenzo Sartore

circa 10 anni fa - Link

Non ci sopravvaluti, intra è così da eoni. (Peraltro l'ultimo che definiva gossip le notizie di cronaca è finito ai lavori socialmente utili, forse serve trovare un altro termine). Con altrettanto affetto.

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