La matematica non è un’opinione, neanche coi freddi numeri di Barolo Boys

La matematica non è un’opinione, neanche coi freddi numeri di Barolo Boys

di Pietro Stara

In un post relativo alla vicenda Barolo Boys Giancarlo Gariglio utilizza un anno mirabile (“a quo” avrebbero detto i latini), da cui sarebbe partita la rinascita del Barolo e l’aumento vertiginoso dei suoi prezzi: il 1994. Dice il nostro: “Cosa è accaduto nel 1994? Semplice, Robert Parker pubblicò un certo articolino sulla sua rivista, rispetto all’annata 1990 che fece esplodere il valore del Barolo”.

Se la costruzione dei dati statistici, in generale, implica l’utilizzo di variabili multiple, la cui scelta non è in alcun modo neutra, la lettura degli stessi è un atto, senza alcun dubbio, politico: sappiamo benissimo come certe scelte governative vengano supportate costantemente dalla produzione di pezze giustificative atte a sostenerle.

Queste pezze sono solitamente dei dati statistici (dei numeri) che avrebbero la funzione di rendere oggettive, di neutralizzare in qualche modo, decisioni che sono, al contrario, eminentemente unilaterali e quindi soggettive. Valga lo stesso per quanto riguarda la lettura a ritroso, quella storica: i dati vengono solitamente utilizzati per suffragare la bontà o meno di una scelta del passato, come se vi fosse la possibilità di verificarne il contrario. In ultimo, ma qui si va altrove, i dati non permettono di entrare nel merito delle opzioni in campo.

Voglio però rispondere con la stessa misura di quel post, ovvero con altri dati statistici: “L’aumento dei prezzi del Barolo può essere confrontato con l’andamento del deflatore del PIL [1]. Questo era 107,9 nel 1986 e 156,7 nel 1992, con un aumento del 45,22%. Considerando lo stesso periodo, i prezzi del Barolo rivelano un aumento del 86,2% a lire correnti. Nel periodo 1993-98, il deflatore del PIL subisce un aumento del 20,66% (da 163,6 a 197,4), mentre i prezzi del Barolo subiscono un aumento del 146,2% a prezzi correnti. Gli anni successivi al 1992 presentano un aumento dei prezzi significativo, superiore all’aumento del costo della vita, che può dunque essere imputato alla politica di valorizzazione e promozione dei prodotti di qualità, che i produttori hanno potuto portare avanti, grazie alla protezione dei loro prodotti operata dalla denominazione di origine. Se esaminiamo la produzione, essa è pressoché costante, pur diminuendo dopo il 1993, perciò l’aumento dei ricavi è principalmente dovuto all’aumento dei prezzi del vino, e non all’aumento della quantità prodotta.”

Ma veniamo all’aumento dei prezzi di altri vini, nello stesso periodo:

Barbaresco: “Il deflatore del PIL nel periodo 1993-98, subisce un aumento del 20,66% (da 163,6 a 197,4), mentre i prezzi del Barbaresco subiscono un aumento del 187,6% a prezzi correnti.”

Barbera: “Nel periodo 1993-98, il deflatore del PIL subisce un aumento del 20,66% (da 163,6 a 197,4), mentre i prezzi della barbera subiscono un aumento del 103,3% a prezzi correnti.”

Persino il Moscato: “Nel periodo 1993-98, il deflatore del PIL subisce un aumento del 20,66% (da 163,6 a 197,4), mentre i prezzi del Moscato subiscono un aumento del 56% a prezzi correnti.”

Persino il Dolcetto: “Nel periodo 1993-98, il deflatore del PIL subisce un aumento del 20,66% (da 163,6 a 197,4), mentre i prezzi del Dolcetto subiscono un aumento del 54% a prezzi correnti.” [2]

Da questi dati cosa se ne può dedurre?
1) La data di riferimento non è il 1994, ma il 1992, anno in cui il Barolo, a prezzi correnti, ha un primo aumento dell’86%.
2) Dal 1993, pur contraendosi la quantità di vino prodotta, i prezzi salgono in maniera costante.
3) Crescono, in maniera significativa, i prezzi di tutti i vini: il Barbaresco più del Barolo. Grande exploit della Barbera.

Non vi è dubbio che anche l’articolo parkeriano abbia fatto la sua: occorrerebbe però valutare i dati odierni e cercare di capire quanto di quella rivoluzione sia rimasto nel mercato mondiale. A prezzi correnti, ma non solo.

[1] Deflatore del PIL:  Rapporto tra PIL nominale, cioè espresso ai prezzi correnti, e PIL reale, cioè a prezzi costanti, ovvero ai prezzi di un anno assunto come base.

[2] “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte” – Langhe, Monferrato, Roero. Progetto di candidatura al patrimonio UNESCO

Estratti dal documento preliminare del 31/10/2008 in questo documento PDF.

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

8 Commenti

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Davvero non ho capito il senso del post; provo a ribattere solo ai punti di sintesi 1) scrivi come se le annate non avessero quotazioni differenti rispetto al rating qualitativo 2) è ovvio che se c'è meno prodotto i prezzi salgono, anche solo a parità di domanda 3) anche gli altri vini che citi (Moscato a parte, ma il discorso secondo me è diverso) in quegli anni hanno beneficiato dell' "effetto barrique": clamoroso il caso Braida per la Barbera, ma anche il Dolcetto non ha scherzato (Pecchenino?)

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Pietro Stara

circa 9 anni fa - Link

Buona sera Sergio. Dunque: il mio post è una replica ad un altro post, ovvero quello di Giancarlo. Qui il senso del post. Non nego la tesi del 1994. La metto in discussione, così come metto in discussione tutte le analisi che si rifanno esclusivamente alla lettura dei dati statistici come elemento probatorio della loro tesi. Infatti riporto altri dati che anticipano il successo del Barolo non all'uscita dell'articolo di Parker, anno fatidico 1994, ma al 1992, dove si registra un aumento del prezzo, in un solo anno, dell'86,2%. Punto due: la parità di domanda non è un dato scontato. Inoltre l'aumento del prezzo è più che proporzionale all'aumento della domanda e questo vale non solo per il 1992, ma anche per l'anno 1993. Quindi siamo sempre prima del lancio sul mercato americano del prodotto Barolo barricato. Ultimo punto: è sicuro l'effetto trascinamento della barrique su altri vini. E' altrettanto vero che si tratta, appunto, di altri vini e non di Barolo. Così come è altrettanto vero che la propulsione della "barrique di Ottobre", per quanto riguarda il Barolo, si è spenta da un pezzo. Anche sugli altri vini. Dopo di che, per concludere, occorre spostare il ragionamento alla parte iniziale: sulla lettura della storia; sul senso delle vittorie. E, infine, sulla durata delle stesse.

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

Che mi dici di queste altre statistiche?

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Sergio

circa 9 anni fa - Link

http://www.winenews.it/news/37178/quando-le-classifiche-del-vino-pesano-sul-mercato-secondo-unanalisi-wine-searcher-il-pi-utilizzato-portale-di-ricerca-e-comparazione-di-bottiglie-e-quotazioni-crescono-interesse-e-prezzi-dei-migliori-vini-della-top-100-di-wine-spectator

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Pietro Stara

circa 9 anni fa - Link

Dico che confermano quanto ho scritto precedentemente. 1) Mi sono occupato del Barolo anni 90 e non di tutti i vini del mondo in qualsiasi anno. 2) Così come non ho negato l'effetto 1994, non nego l'effetto Spectator 2000 e rotti 3) Ne ho evidenziato e ne evidenzio le storture, i possibili effetti boomerang sul medio/lungo periodo ecc. Come tutte le quotazioni borsistiche, se il prezzo eccede di gran lunga il valore nominale della qualità, bisognerà aspettarsi, o il ridimensionamento del prezzo, o la permanenza di un possibile invenduto sul lungo periodo. Effetto bolla di sapone Questo vale per alcuni vini e non per altri 4) Ne evidenzio il discutibile carattere "etico", sia a priori che a posteriori. Non ritengo, infatti, che la giustezza di una scelta possa essere valutabile, come unico parametro, dall'aumento vorticoso dell'indice dei prezzi su breve periodo.

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Paolo

circa 9 anni fa - Link

Per completezza, riflettendo su quale sia l'indice di deflazione appropriato, esiste la possibilità di fare questa analisi anche per il prodotto all'ingrosso, con l'indice settoriale dei prodotti agricoli? Sull'effetto di trascinamento mi sembra che siano cose ragionevoli, e meritevoli anch'esse di analisi statistica: effetto di sostituzione, elasticità al prezzo dei vini "succedanei", e cosette simili.

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suslov

circa 9 anni fa - Link

Lies. Big lies. Statistics.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Nel 2006 ho realizzato uno studio simile sui prezzi al pubblico dei vini della mia zona nel periodo 1921-2006. Ho fatto attualizzare i valori dal centro studi BNL, e il sorprendente risultato è che nel dopoguerra il prezzo delle bottiglie, a valori costanti, ha un aumento annuo molto modesto e assolutamente lineare. Per quanto ne so del Piemonte direi che la situazione è molto simile e numeri come questi, secondo me, portano a ritenere molto marginali gli effetti Parker o Gambero. Occorre sempre state attenti, nel nostro settore le mosche cocchiere abbondano.

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