In chi è stato al Povero Diavolo rimarrà sempre un ricordo così di Pier Giorgio Parini e Fausto Fratti
di Leonardo RomanelliLa titubanza fu minima, proprio quell’attimo nel quale pensi semplicemente alla normalità ma poi, avendo scelto un mestiere come quello del critico gastronomico, sai che devi andare avanti: il boccone di tartare di pecora fu assorbito in un attimo e la sensazione rimase a lungo, nella bocca, nello stomaco e nella testa. Sdoganato un altro alimento, grazie a quel ragazzo scanzonato e dall’aria allegra e lieve: Pier Giorgio Parini, cuoco fuori schema, che forma la strana coppia con il titolare Fausto Fratti. Vederli assieme fa capire come sia possibile unire caratteri diversi, probabilmente grazie anche alla presenza della moglie di Fausto, Stefania, per regalare ai clienti un’esperienza gastronomica divertente e mai banale.
Sì, perché il bello di questo borgo sperduto della provincia di Rimini era riuscire a far tornare le persone, attratte da piatti mai banali, ma perfettamente comprensibili. Doverne parlare come un racconto del tempo che fu è diventato obbligatorio dopo la notizia che Pier Giorgio se ne va a settembre, il tempo di presenziare alla Scorticata La Collina dei Piaceri, manifestazione ideata dal titolare 16 anni fa, l’incontro con i colleghi, magari qualche giornalista, i bicchieri che si incroceranno, e poi via, ognuno per la sua strada.
Che dire, se non che questa storia è scritta nel DNA di ogni cuoco, che è quasi inevitabile che si ricerchi una strada personale, un progetto che nasca dal proprio interno, anche se il patron è serio, corretto ed ha sempre sostenuto le idee dello chef? La curiosità è alta, per entrambi: L’Osteria del Povero Diavolo chiuderà? O come si trasformerà? Ed il Parini, il “giovin Signore” come scriveva il suo omonimo scrittore, dove andrà? I posteri ci daranno la doverosa sentenza, ora è il tempo dei ricordi, poiché l’esperienza sembra volgere definitivamente al desìo e quindi, radunati i dolori, le delusioni, l’amaro in bocca, si tratta di ripartire con il pensiero della sorpresa di sedersi a tavola e cercare sempre di farsi stupire dallo chef senza scegliere, dai piatti che sono stati messi in carta poiché tutti li richiedevano:
Fettine alla pizzaiola
Il pescato del giorno
Cappelletti del Povero Diavolo
Riso e stridoli
Cotoletta di vitello, patate fritte e verdure
Pecora, carciofi e the al gelsomino
Piccione al tegame
Crostatina di grano e vaniglia
Foresta nera
Crepe Suzette
Nomi che nascondono creazioni camaleontiche che dell’originale mantengono solamente il nome, e che forse in un ambiente così particolare, dove l’involucro è quello della vecchia osteria – ma con l’interno di una farm warholiana – hanno un sapore diverso. Intanto il vino non era quello da mescita, tanto per sfatare i luoghi comuni della Romagna buona da mangiare, accettabile nel bere. A vedere il predecessore di Pier Giorgio in cucina, Riccardo Agostini, oggi brillante ristoratore a Pennabilli la vita riparte radiosa. E quindi meglio alzare i calici per le nuove avventure che intristirsi con mestizia.
Il Povero Diavolo
Ristorante e Locanda
via Roma 30 – Torriana (RN)
2 Commenti
mariazzo
circa 8 anni fa - LinkHo scoperto il Povero Diavolo dopo essermi arrampicato in bici su quella strada per Torriana dalle pendenze folli... poi mi sono documentato e sono rimasto incuriosito... l'ho "segnato in agenda" per una cena nelle prossime settimane...
RispondiTullio
circa 8 anni fa - LinkHo avuto la fortuna di mangiare al Povero Diavolo lo scorso anno con in cucina Parini, chi di voi ha visto il cartoon Ratatouille ricorderà il critico Ego che chiede che gli venga servita prospettiva, ed è esattamente quello che capita con Parini.
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