Wine blog utili o inutili? Quello che avremmo detto (e non diremo) a Wine2Wine il 3-4 dicembre

di Alessandro Morichetti

Siamo stati invitati a parlare a Wine2Wine il 3-4 dicembre, prestigioso evento business organizzato da Veronafiere e auto-battezzato “Il nuovo forum sul business del vino”: così prestigioso e così business che per la trasferta a Verona non sono previsti rimborso spese, gettone e niente. Che sarà mai, in fondo è di mercoledì e giovedì: devi solo non avere un ca**o da fare, no? Ma qui siamo signori e ricchi di famiglia quindi ecco la consulenza a distanza, gratuita anche per i partecipanti che sborseranno 295 euro + iva in platea.

Wine blog utili o inutili?
Questo il seminario a cui avremmo partecipato. Risposta: dipende. Dipende da quali wine blog e dipende per cosa. Ma andiamo per gradi partendo dagli inizi.

C’erano una volta i grandi divulgatori “letterari” (come Soldati, Monelli, Accolti), poi arrivò Luigi Veronelli a praticamente inventare la critica enogastronomica in Italia. Venne poi il Gambero Rosso di Bonilli e Cernilli, che aprì a dismisura un settore, spesso quasi creandone filoni ex novo come nel caso della guida dei vini in collaborazione con Slow Food. Lavoro corale di sistematizzazione dello scibile. Poi vennero tante guide e la moltiplicazione dei guru iniziò a mostrare qualche crepa al ritmo di Carmina non dant panem.

Poi un bel giorno vennero i wine blog e con essi l’apertura pubblica, visibile, all’interazione, all’altro. Dal monologo al dialogo, dall’opera chiusa all’opera aperta, ecco che non si sa esattamente quando fece irruzione nell’arena una variabile imprevista: il commentatore. Variabile però non meno imprevista di un’altra, forse più ingestibile: il tenutario di wine blog, il wine blogger.

Come si definisce il wine blogger?
Non si definisce granché, perché in realtà lo strumento qualifica ormai troppo poco. C’è il giornalista wine blogger, c’è il pr wine blogger, c’è il fancazzista wine blogger, ci sono tanti appassionati wine blogger. Sono le persone a fare la differenza e puoi essere prezzolato sia col patentino da giornalista che col wine blog personale. Non cambia niente, solo che sul wine blog eri e sei costretto a confrontarti. Quando qualcuno spiegherà a Wine News che NON è un wine blog, poi, ci capiremo meglio sui termini della questione.

I wine blog sono utili per molte cose e meno utili per altre
Sui wine blog si instaurano relazioni ed esprimono punti di vista: vale per le aziende e per i singoli, lo strumento è utilizzabile da tutti. Ci sono produttori che si mostrano simpatici, tecnici e metodici, altri che si mostrano primedonne, altri prezzemolini che parlano pur di parlare, altri ancora pieni di contenuti. Come i wine blog insomma, ognuno ha la sua cifra, il suo stile e alla fine un suo pubblico.

Sono tutti uguali? No.
Valgono tutti lo stesso? No.
Hanno tutti la stessa qualità editoriale? Evidentemente no, ma non staremo qui a dividere buoni e cattivi ma solo a delineare confini generali.

I blog, almeno certi, hanno introdotto una nuova chiave stilistica e comunicativa, che evidentemente non tutti sanno padroneggiare: la spiegano bene queste parole di Fiorenzo Sartore, agli albori di Intravino (3 agosto 2009):

Nel mio mestiere ogni volta che ho frequentato in real life persone legate al settore, non abbiamo fatto altro che scherzare e raccontarci storie e spigolature. Questo lato leggero, magari fatuo, è parte di questo ambito, come di altri. Che senso ha tenerlo fuori? Per essere seri, posati, magari un po’ stracciaballe? Ebbene, là fuori è pieno di gente seria, di pubblicazioni serissime, che trattano il vino. Sapete che c’è? Noi no. Noi occupiamo fieramente con leggerezza (ossimoro voluto) un settore libero; non ci impedisce, di quando in quando, d’essere serissimi su argomenti che ci indignano; ma non siamo serissimi ventiquattr’ore al giorno.

Chiaro, no?

I blog quindi servono da sfondo comunicativo, funzionano moltissimo da agenda setting – cioè suggeriscono argomenti di cui parlare, fornendo una scala di priorità – e in ultima analisi permettono di costruire relazioni o di scoprire novità.

Mai discutere con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l’esperienza
Con la moltiplicazione delle fonti è chiaro che rischi e opportunità aumentino di pari passo. Molte più voci, spesso incontrollabili, creano rumore di fondo. A volte serio e documentato, altre chiacchiericcio stupido che è spesso buona norma trascurare.
Perché intragire significa dare peso e autorevolezza. Vale il motto del titolo.

A ciascun mezzo la sua funzione. O anche: wine blog e business
I wine blog fanno vendere? Tendenzialmente poco, in un’epoca in cui anche le guide di settore hanno un impatto sul mercato meno significativo di qualche anno fa. Gli appassionati girano, comprano, assaggiano, si affidano, ma sono lontani i tempi in cui prendere 3 Bicchieri vuotava una cantina. E’ rimasto il prestigio, e durerà ancora per un po’.

The Wine Advocate e Wine Spectator, punteggiatoi di settore a livello mondiale, fanno invece ancora vendere e smuovono mercati.
A cascata altri soggetti ma l’errore più comune – frequente anche tra gli addetti ai lavori – è valutare la bontà di un progetto editoriale in funzione dell’impatto sulle vendite. Cazzata epica! The World of Fine Wine – la miglior rivista del vino al mondo per qualità dei contenuti e dei contributori – fa vendere ben poco, anzi direi niente. Offre analisi, riflessioni, ricognizioni territoriali, verticali paurose, ma non fa vendere. Solo che ha Hugh Johnson col suo editoriale in seconda pagina e Michel Bettane col suo editoriale in penultima.

Qualità del prodotto ed influenza sul mercato sono variabili disgiunte perché non tutti i prodotti hanno la stessa funzione (far comprare vs far capire) e non tutte le testate hanno la stessa gestione (zero pubblicità vs pubblicità ovunque e di settore).

I wine blog in sé non sono propriamente redditizi. Alcuni fanno girare soldi ma non è questa la sede per approfondire. Ognuno fa le sue scelte in materia e noi abbiamo ad esempio scelto di correre da soli. Se vuoi stare su Intravino, parli con Intravino. C’è sempre – prima di tutto – quella clausola per cui contenuti e advertising viaggiano su due canali paralleli e mai conciliabili – nei fatti, non a chiacchiere – che spesso disincentiva, ma noi 5 anni dopo ci divertiamo ancora un casino e ci piace così.

Ora, per rovinare definitivamente arricchire di contenuti la session di Wine2Wine sul tema wine blog, cari lettori siete pregati di dire qualcosa di interessante, pregnante, serio sul tema del titolo: insomma non fateci fare la figura del wine blog del tutto inutile :-).

[Credits: Raccontare il vino al tempo dei blog e delle marchette: parte uno, parte due, parte tre]

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

23 Commenti

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Maurizio Gily

circa 9 anni fa - Link

La cosa esilarante è che di questo convegno sui blog scriveranno molti blogger. Senza andarci, e per criticarne l'impostazione, il titolo, il costo, la scelta dei relatori. Per l'organizzazione un risultato imponente direi.

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armin

circa 9 anni fa - Link

a me sono stati offerti il biglietto d'entrata, ma per tutte le due giornate ed un altro biglietto che potevo passare a qualunque altra persona, sempre per tutti e due i giorni. vi pare poco? anch'io manco in azienda e devo pagare oltre al biglietto del treno chi quei giorni mi sostituisce ma da produttore non significativo (e va bene così) la modestia è una caratteristica alla quale bisogna abituarsi per forza. si vede che in altri settori è diverso.

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Perdonami Armin ma qui la modestia non c'entra niente. Chiedi una prestazione ad un convegno business, cui si paga profumatamente per entrare? Bene, come minimo la rimborsi, ma come minimo. Modestamente parlando ;-)

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indie

circa 9 anni fa - Link

seppure in settori diversi - forse addirittura meno "ricchi" del vino - organizzo o collaboro nell'organizzazione di convegni, incontri dibattiti etc. se l'evento è gratuito, e ci sono altre caratteristiche che non sto qui a descrivere, il relatore viene solamente spesato (tendenzialmente neppure rimborsato, ma si anticipano i costi - in genere trasporto e soggiorno se necessario), se l'evento è a pagamento si paga anche la prestazione ( o almeno si fa un bel regalo se, come spesso accade, i relatori elegantemente lasciano cadere il discorso). ma so che non è sempre così.

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armin

circa 9 anni fa - Link

come ti dicevo, non apparteniamo alla stessa categoria. la nostra modestia non è scelta ma imposta. non c'entra direttamente ma spiega l'atteggiamento: http://www.internetgourmet.it/il-vino-lo-vogliamo-scrocco/

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Luca

circa 9 anni fa - Link

Caro Armin, a me sembra che il tuo commento non c'entri proprio niente. La gente paga soldi per partecipare a convegni interessanti, in cui ci sono relatori prestigiosi. Se l'organizzatore guadagna soldi dalla presenza di questi relatori, li deve pure a sua volta pagare, com'è giusto che sia. Se no è sfruttamento indebito. Se poi un relatore decide di andare anche gratis perchè questo gli porta altri vantaggi, tipo farsi conoscere ecc., è affar suo

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Esattamente. E se devo fare beneficenza vado al canile, non al Vinitaly :).

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Cristiano

circa 9 anni fa - Link

Il wine blogging in Italia mi pare abbia attraversato un periodo d'oro qualche anno fa dove pareva che si dovesse instaurare un rapporto diretto produttori/consumatori appassionati, senza filtri; purtroppo la "Summer of love" dura poco ed i social network stanno finendo per polverizzare la comunicazione rendendo purtroppo molto più marginale la funzione dei vari blog o almeno a me pare così.

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

Non sono molto d'accordo, anzi quasi per niente anche perché da come dici lo strumento dovrebbe servire solo ai produttori per parlare direttamente, cosa che tra l'altro possono fare per altre vie. Io e alcuni qui intendiamo lo strumento come una strada per parlare con grande indipendenza e crescente autorevolezza, si spera. Questo vuol dire che altre fonti siano - per tante ragioni - meno indipendenti? Sì.

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Gianni Pasolini

circa 9 anni fa - Link

Finchè se ne parla, vuol dire che c'è interesse. Ognuno poi si sceglie il proprio 'spacciatore' di informazioni in questo (spero per molto) libero e GRATUITO mercato di comunicazione sul web. Voi comunque siete i più simpatici ;)

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damiano

circa 9 anni fa - Link

Io trovo i blog una buona fonte di informazioni, ammesso e specificato quando non sono sponsored. Colgo l'occasione per far notare allo staff di intravino che da un po di tempo non si parla di vini degustati, nuovi produttori scoperti, recensioni ed impressioni di manifestazioni (vedi vinidivignaioli appena passato per esempio), etc. Alcuni approfondimenti sono utili ma molti, come me, sono perennemente assetati. Prosit

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Su Fornovo stiamo arrivando (credo addirittura oggi pomeriggio).

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Padremax

circa 9 anni fa - Link

Un Moricchia in grande spolvero non c'è che dire! Appartenendo alla categoria fancazzista mi esimo dal dire qualcosa di interessante:D

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Raimondo Navarro

circa 9 anni fa - Link

Intervento interessante e ben scritto Morichetti e utile, perché non sapevo di questo convegno. Interessante il passaggio quando scrivi: "Quando qualcuno spiegherà a Wine News che NON è un wine blog, poi, ci capiremo meglio sui termini della questione". Domanda: ma esiste qualcuno al mondo, Regoli a parte, che abbia mai considerato quel fantastico raccoglitore di pubblicità un wine blog? Se esiste, presentatemelo che voglio conoscerlo :)

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Paolo Cianferoni

circa 9 anni fa - Link

Penso che il marketing e gli strumenti annessi siano decidamente sopravalutati, oggi. Il costo del marketing è ormai sproprzionato ai costi di produzione. I costi per vendere sono, a mio parere, abnormi se si confrontano ai costi di produzione. Si pensa che i wine blogs siano uno strumento per vendere. Possono servire a una qualche credibilità, ma in un oceano, come internet, le aziende rischiano di perdere il lume dagli occhi. Benvenga la complessità di questo nuovo modo di comunicare, ma cavalcare per business questi spazi porrebbe essere un flop se non compreso appieno. Questo post chiarisce molto con la semplicità che la rete offre senza spendere troppo in alternativa a chi offfre lezioni a pagamento. Ma, come sempre, c'è spazio per tutti.

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gian piero staffa

circa 9 anni fa - Link

azz, che articolo, ogni riga meriterebbe un workshop alla prossima DWCC, quelli che si trovano una volta all'anno per parlare della comunicazione digitale del vino. MI aspettavo decine e decine di commenti come quando si parla ( male) di Cernilli invece solo 15 quindi dico la mia, tanto ad essere insultato oramai sono abituato. 1. Quest'anno ho parlato a due eventi. Il primo era un corso di formazione web per i produttori di vino, era a pagamento e sono stato pagato. Il secondo era un forum sulla sotenibilita', sul biologico, su come fare piu' export. Chi assisteva non pagava e chi parlava non veniva pagato. C'era Attilio Scienza, Michele Manelli, Oscar Farinetti, Vittorio Vallarino Gancia, il Presidente di Coldiretti, qualche docente universitario qua e la'. 2. Sul jurassico pre-blog e cioe' le Guide dico solo che se ne parla sempre troppo e troppe sono. Tutti grandi successi editoriali, secondo se stesse, e sempre con la grande confusione tra tiratura, giustificativi e vendite reali che contraddistingue la carta stampata. Sembra che solo Slow Food, ( cito Andrea Gori) dichiari le copie vendute. Tutte le altre vendono moltissimo ( quindi non vogliono che tale successo inviti altri santoni del vino a creare altre guide) oppure non vendono un tubo e sperano in un rinascimento post-diluvio. Fate voi. Marco Borlasco ad un recente convegno a Bologna ( app.etite) ha avuto il buon gusto di condividere i dati sulla raccolta (poca)pubblicitaria di Slow Food. C'erano editori-redattori di altre guide che non hanno aperto bocca. 3. Sul post jurassico del dopo guide e cioe' del mondo del blog posso solo dire che condivido quanto detto alla DWCC ( e' l'incontro annuale di molti bloggers da tutto il mondo) e cioe' un generale senso di frustrazione da parte di chi scrive per la mancanza di interazione. Commentano solo gli altri bloggers e gli addetti ai lavori, pochi addetti ai lavori a mio avviso. Il formato blog si sposta sul microbologging. Il testuale perde significato verso lo storytelling emozionale che i piu' furbi trasformano in scrolling-telling ma le interazioni rimangono poche. Quale futuro? Pochi scrivono e tutti ascoltano senza commentare? Allora il blogging prende il posto delle guide' Esistono gli strumenti ed i modi per attivare una interazione massiva? Io ho un piccolo blog ma all'interno di un e-commerce perché io sono solo un piccolo mercante di vino. I commenti agli articoli sono pochissimi ma il web master mi fa notare che negli ultimi 12 mesi i visitatori unici al blog sono 18mila. Pochi? Tanti? Quindi? La facciamo la Conferenza italiana sul blogging del vino? Ah, per finire www.vivino.com ha 6,5 milioni di wine lover iscritti. Moda temporanea o tendenza? So che WS, WA e Decanter se ne preoccupano. Chissa' se le guide italiane hanno mai visto il sito.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

ESATTO, ESATTO! Proprio sabato mattina ho partecipato in qualità di relatore ad uno dei corsi di aggiornamento dedicato ai giornalisti ed organizzato dal locale Ordine (per la cronaca, visto che siamo in tema, era previsto un piccolo gettone) ed ho iniziato il mio intervento proprio parlando di Vivino, dei suoi milioni di utenti e del fatto l'anno scorso sia riuscito a raccogliere oltre 12 mln di $ di investimenti. Una cifra pazzesca. Quale editore (cartaceo) oggi ha un piano a lungo termine? Chi investirebbe in una guida cartacea, nel 2014? L'unica esperienza che abbiamo è quella di Zagat, comprata da Google nel 2011 per 125 mln di $ e di fatto "liberata", messa quindi online ed integrata con i servizi di Big G, gratuitamente. Tutti gli editori cartacei devono necessariamente guardare a queste realtà ma, come dici tu, immagino ne abbiano a malapena sentito parlare.

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Alessandro Morichetti

circa 9 anni fa - Link

C'è da dire che Mondadori ha appena investito su una nuova guida, curata da Daniele Cernilli e nuova di zecca.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

La cosa più stupefacente dell'anno, da questo punto di vista. Nel frattempo Yelp nel 2013 ha prodotto il suo primo utile fatturando poco meno di 250 mln di $.

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Paolo

circa 9 anni fa - Link

"La facciamo la Conferenza italiana sul blogging del vino?" Si, però consentimi di dire: non organizzatela e non fatela finire come quella commedia degli equivoci che è stato app.etite. E' stato imbarazzante toccare con mano la distanza siderale tra progetto (per una nuova editoria enogastornomica, disse il compianto inventore, per finire di parlarci tra di noi come i cani che si annusano in cerchio) e realizzazione (non è stato pubblicato manco il sunto di una relazione, nemmeno sul sito di riferimento). Il problema della "nuova" comunicazione esiste; non riguarda solo l'eno-editoria, non tocca solo le interazioni mancanti, ma anche il rapporto verticale che va dal produttore al consumatore. Capire, interpretare, almeno potrebbe rendere più efficace illavoro di chi produce, più consapevole il mestiere di scegliere e acquistare. Al momento sembra che si navighi a vista, con alcuni ottimi nocchieri, molti bravi marinai, ma senza una idea condivisa del dove stia puntando questa barca che comunque ci contiene tutti

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gian piero staffa

circa 9 anni fa - Link

Concordo sulle considerazioni di Paolo per cio' che riguarda app.etite. A me ha pero' dato spunti interessanti. la trasparenza di Massimo Bernardi di Dissapore sull'inutilita' dei banner, i dati sulla raccolta pubblicitaria di Slow Food portati da Marco Borlasco, l'approccio story-telling di Cathie Huyghe di Forbes e poi ballavo sulla sedia quando Ryan King ha cominciato a parlare di parallax e scrolling-telling visto che li utilizzo da piu' di un anno. Una eventuale conferenza italiana sul blogging del vino, almeno nella prima edizione non potrebbe che essere che tra addetti ai lavori, ma sono molti i Produttori di vino che sono attivi con un loro blog e che sarebbero interessati ad un momento di confronto. Ce ne sono anche nella classifica di eBuzzing dove Intravino e' al terzo posto ma piccole Cantine si trovano nella parte alta della classifica quando certi santoni del vino non sono nemmeno tra i primi 100 Blog/riviste citati. La barca comune che cita Paolo e' il vero core: avvicinare il produttore alla comunicazione, avvicinare il consumatore al prodotto tramite la comunicazione. Io vedo un potenziale bicchiere tutto pieno, nel senso che il web offre strumenti pazzeschi per permettere a piccole strutture di competere ad armi pari con le grandi industrie. Per quanto riguarda portare il blogging del vino sugli schermi di milioni di consumatori pensate al marketing automation, al self publishing che va molto al di la dei soliti formati worldpress, pensate alla possibilita' di multi-blogging condiviso su una piattaforma comune che in questo modo possa attrarre, intercettare, coinvolgere una grande massa di individui. Vedo pero' anche un bicchiere completamente vuoto perché se non si sfruttano queste opportunita' ora, saranno le grandi strutture della comunicazione e della produzione del vino ad occupare tutti gli spazi e catalizzare l'attenzione del mercato.

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Paolo

circa 9 anni fa - Link

Gian Piero, ti ringrazio per la precisione e la chiarezza, molto migliori dei miei confusi ragionamenti: il vuoto, nel mondo degli affari, semplicemente non esiste, per questo la tua frase di chiusura indica senza mezzi termini il rischio, la deriva che può prendere la cosa. Cosa che rende doppiamente necessaria lavorare nella direzione del bicchiere tutto pieno. Sull'utilità del convegno per chi vi ha partecipato non ho dubbio alcuno; l'ho percepita anche da altri spezzoni di commenti. Ho solo considerato che aprire le iscrizioni scrivendo "i posti disponibili sono già esauriti" (come è stato fatto) e pubblicare il report nella forma di dodici-foto-dodici senza una riga (come è stato fatto) non è esattamente quello che era stato presentato come "nuova editoria enogastronomica 2.0".

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Gianni Morgan Usai

circa 9 anni fa - Link

Penso che basti recensire la trama di un qualunque road.movie per fare la cronaca di w2wine..

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