Vite contro sughero, il dibattito è (sempre) aperto

Vite contro sughero, il dibattito è (sempre) aperto

di Jacopo Cossater

E insomma eccoci tornare a parlare di chiusure cosiddette alternative. Un argomento che da punti di vista diversi abbiamo trattato più e più volte riportando punti di vista anche molto diversi tra di loro: viva il sughero oggi, viva il tappo a vite domani. Un tema che vede protagoniste prese di posizioni abbastanza nette, l’impressione per esempio è che difficilmente i più strenui difensori di una o dell’altra possano cambiare idea così facilmente. Io per primo, sia chiaro, e anzi già che ci sono colgo l’occasione per sintetizzare la mia opinione in merito, una teoria che è andata sviluppandosi nel tempo grazie a una lunga serie di assaggi comparativi tra sugheri di diverse tipologie, tappi a corona, Stelvin e tappi prodotti dalla Nomacorc. In breve: le chiusure alternative dovrebbero essere lo standard per indicativamente l’80/90% dei vini in commercio, quantomeno per TUTTI quei vini destinati ad un consumo più o meno breve, diciamo entro due/tre anni dall’imbottigliamento. Per tutti gli altri, quelli capaci di un’evoluzione nobile in bottiglia: parliamone (siamo qui per questo).

Oggi l’occasione è possibile grazie a un pezzo di Alison Napjus uscito su Wine Spectator qualche giorno fa e dedicato a una recente visita presso Jermann. In assaggio il Pinot Grigio 2009, il Vintage Tunina 2005, il Dreams 2007, il Red Angel on the Moonlight 2007; quattro vini tutti serviti in due differenti versioni, tappo di sughero e tappo a vite, chiusura che nella cantina di Ruttars, Gorizia, viene utilizzata dal 2003 e che oggi viene applicata su circa la metà della produzione complessiva (suppergiù 900.000 bottiglie). Una degustazione per certi versi sorprendente:

We tasted two glasses of each wine, not knowing which had been under cork or screwcap. All of the wines, under both closures, showed very well-noteworthy in itself because the aging potential of high-quality Italian white wine is often overlooked. But for each pair, there was a clear winner, one wine that was obviously more vibrant and showed a greater range of flavor and complexity. The winner each time was … SCREWCAPS!

E continua: “non mi aspettavo che la differenza tra queste due chiusure potesse essere così pronunciata. Certo, nessuno avrebbe mai trovato deludenti le bottiglie chiuse con il tappo di sughero se non le avesse assaggiate in comparazione con quelle con il tappo a vite. Vini, questi ultimi, che nel bicchiere offrivano infatti un profilo più dettagliato, più sottile, meno stanco. Per l’unico rosso in assaggio poi, il Pinot Nero, la parte fruttata sembrava essere più luminosa con il tappo a vite, mentre con quello di sughero iniziava a far emergere una parte terziara maggiormente accentuata, declinata su toni di terra bagnata e di sottobosco.

Un’evoluzione, quella creata con la lenta interazione tra il vino e l’ambiente esterno attraverso il tappo, che potrebbe essere esattamente quella che le persone cercano in un vino con qualche anno sulle spalle. Un aspetto da tenere assolutamente in considerazione.

Tuttavia il tappo a vite, chiusura che permette un livello di permeabilità dell’ossigeno quasi nullo, sembra davvero fare un lavoro migliore. Vini più freschi, croccanti, vitali.

Il pezzo di Alison Napjus chiude con la più ovvia delle considerazioni, quella che riguarda il trascorrere del tempo e la poca esperienza che possiamo vantare in termini di vecchie bottiglie con il tappo a vite (le più vecchie, almeno per i vini più importanti, risalgono alla fine degli anni novanta). Una mancanza, è chiaro, che tutti non vediamo l’ora di colmare.

[immagine: Virgin wines]

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

28 Commenti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Essendo un notorio conservatore, o talebano se preferite, voto per il tappo a vite di tutto cuore. E per un motivo semplice; per salvare ogni tradizione è vitale saper scindere la forma dalla sostanza e, mentre sulla sostanza non si possono accettare compromessi pena lo snaturamento del concetto che ha avuto successo, la forma va aggiornata ai tempi e alle tecnologie che mutano. Se non lo si fa, con il tempo ogni tradizione diventa obsoleta. É inevitabile. Nella bottiglia che viene acquistata la sostanza per definizione è il vino, e anche l'estetica della bottiglia (etichetta, forma e colore) perché serve a comunicare in modi non verbali cosa rappresenta. Ma il tappo che c'entra? Certo, c'è il rito della stappatura, ma a ben vedere serve solo a controllare che la chiusura non abbia danneggiato il contenuto; non è certo un bel viatico! Inoltre consideriamo che legalmente il difetto nei sugheri inferiore al 3% dei pezzi non è contestabile, per cui addirittura lo Stato accetta (e di conseguenza certifica) che una aliquota non minima sarà resa imbevibile proprio dal tappo! E se il 3% è imbevibile, quale sarà la percentuale con danni meno rilevanti? Secondo la mia esperienza, dopo qualche anno di contatto tra tappo e vino tra il 10% e il 25%. Ma la cosa più grave del sughero è un'altra; dopo vent'anni va comuqnue cambiato, perché per sua natura perde elasticità e può far entrare aria e uscire vino. Il tappo a vite invece potenzialmente è eterno, e quando si parla di vini a lunga conservazione e alto prezzo come il Brunello questo può essere vitale; una bottiglia di cinquant'anni sarebbe sempre piacevole da bere e può costare mille Euro, ma che accade se il tappo l'ha rovinata? E più il tappo invecchia e più questa possibilità cresce, cosa che scoraggia l'acquisto. Ultima considerazione, oggi molti tappi a vite hanno membrane permeabili nella parte superiore che garantiscono l'esatto scambio di un tappo in sughero in ottime condizioni, per cui permettono l'evoluzione del vino come e meglio (perché non variano nel tempo) del sughero.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Per me questo commento chiude ogni possibile conversazione sull'argomento. Grazie Stefano. :)

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Armin

circa 9 anni fa - Link

Secondo me a questo punto è ora che la famiglia Cinelli Colombini si arrichisca di un ulteriore santo, come minimo però beato.

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Stefano Cinelli Colombini

circa 9 anni fa - Link

Grazie Armin ma è meglio occuparsi di tappi che di paradiso, i nostri due Beati di famiglia donavano così tanto i bisognosi che ci sono voluti secoli per riprenderci!

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Nic Marsél

circa 9 anni fa - Link

Armin, un tuo articolo con le prove di conservazione fatte da te con diverse chiusure già mille anni fa mi ha aperto gli occhi. Grazie. :-)

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Nic Marsél

circa 9 anni fa - Link

E s'avvicina il giorno in cui potremo finalmente dire : "noi l'avevamo sempre detto" :-)

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

E quel giorno ne stapperemo una buona (sperando il sughero abbia tenuto, lol)

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Gurit

circa 9 anni fa - Link

Ma no dai, il tappo a vite è pessimo da vedersi! Se vogliamo mantenere la sostanza e basta allora a questo punto usiamo i brik del latte, conservazione perfetta e tappo a vite. Piuttosto tappi in plastica (o metà sughero e metà plastica, mi pare esistano)..

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Il tappo a vite non è affatto pessimo a vedersi, molto, ma molto, peggio una grande quantità di etichette che sono proprio un pugno nell'occhio. Si tratta di abitudine, i nostri bisnonni si trovavano a combattere con la ceralacca a noi è toccata la stappatura a volte goffa e maldestra di bottiglie insugherate, per i nostri figli e nipoti mi auguro che ci sia la rapidità di un colpo di polso seguita dalla poesia del vino in sé.

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Gianluca Morino

circa 9 anni fa - Link

Ottima riflessione. C'è solo un piccolo ma determinante errore tecnico quando dici che i vini con tappo a vite non hanno permeabilità o quasi nulla. Esistono tappi a vite con permeabilità certificata che puoi decidere in relazione al vino, alla fruibilità ed all'evoluzione. #Korked

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Hierro

circa 9 anni fa - Link

Interessante sia il post che il commento di Colombini. Personalmente sono molto combattuto. Al di la' dei tecnicismi sulle tipologie di chiusura, credo che il rito dell'apertura della bottiglia sia un momento in cui pochi vorranno rinunciare, il sottoscritto in primis.

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doxor

circa 9 anni fa - Link

ci stavo pensando..in effetti è speciale il cavatappi che entra nel tappo-tempo..credo sia una sensazione ancestrale-carnale. detto ciò si potrebbe rivestire il tappoavite di sughero, per avere la sensazione tattile o attaccarne uno interno pro-forma che vien via con la vite (tipo quelli liquorosi)

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Armin

circa 9 anni fa - Link

Ed io progongo al cameriere possibilmente che apra la bottiglia al banco. Fa più comodo, non si deve fermare troppo lungo al tavolo, la sua abilità a stappare non mi interessa.

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Vinogodi Marco Manzoli

circa 9 anni fa - Link

...non saprei, sono mlto ma molto combattuto. Sui vini da bere giovane, ho ormai sciolto ogni dubbio, grazie anche all'autorevole presa di posizione di tanti super produttori teutonici. Sui vini di lunghissimo invecchiamento o valore economico non ci dormo la notte , anche se dopo decenni di culo (forse che un tempo alle grandissime bottiglie venissero riservato i tappi migliori?) gli ultimi tre anni la fallanza di alcune bocce di Pingus, Richebourg DRC, Vega Sicilia Unico, Asili ER di Giacosa, Biondi Santi Riserva, Chateau Haut Brion , Chateau Latour, Chevalieres Montrachet di Domain Leflaive , Monprivato di Mascarello, Sassicaia, ( tutti di matura età, per cui impossibile farseli rimborsare da chichessia perchè persi nella memoria) mi hanno fatto sanguinare morale e portafogli ed essere possibilista sullo stelvin.

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vincenzo busiello

circa 9 anni fa - Link

per vinogodi Marco Manzoli: Ma lei beve tutto questo ben di Dio? Quasi quasi sono contento dello scherzo fattole dai tappi....mi perdoni. Complimenti

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Montosoli

circa 9 anni fa - Link

Ho ancora qualche bottiglia del annata 2004 con tappo a vite......soddisfazioni ?? Zero !! Parlo di qualita' prodotto... Vado per il sughero.....solamente che il produttore deve saper segliere quello giusto e non aver paura di pagare ..... Vedi esempio tappi di Quintarelli, Gaja etc.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Ok, però citi alcuni dei produttori che più investono nel sughero. Nel mezzo c'è il mondo intero (e non c'è abbastanza sughero di qualità per tutti).

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gianpaolo

circa 9 anni fa - Link

sembra quasi impossibile che si continui a parlare di questa questione, ormai in molte parti del mondo, sia come produzione che come mercato, ampiamente consolidata nel sommario che ha fatto Jacopo. Oltretutto e' ormai superato anche il concetto di divisione tra tappo a vite e tappo normale per il problema del TCA/TCB ecc., perche' le nuove chiusure che siano a vite o siano sintetiche, sono ormai molto piu' tecnologiche che la semplice sanita', ma si concentrano sul controllo della trasmissione dell'ossigeno, potendo scegliere i livelli voluti a seconda del tipo di evoluzione ricercata. Semmai il tappo a vite per molti consumatori viene preferito per una questione di praticita', perche si apre e si richiude con un semplice gesto di rotazione della mano, non richiede uno strumento ed e' comodo per moltissimi bar, wine bars, ristoranti dove la velocita' e la praticita' sono importanti piu' che la cerimonia di stappatura. Questo fa secondo me la vera differenza nel successo di questo tipo di chiusura per il 99% dei consumatori.

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Samuele

circa 9 anni fa - Link

Sughero! Solo perchè è tradizione e io sono un vecchio attaccato alle sue abitudini. Il tappo a vite, lasciando perdere la questione tecnica, è così poco romantico per una bevanda come il vino. Mi trovo a pensare che allora anche il vetro potrebbe essere soppiantato dal tetrapak o dalla plastica. Rabbrividisco.

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Luca Rostagno

circa 9 anni fa - Link

Mi tuffo anch'io in questa discussione: e dico VITE! Lo dico perchè dalla primavera 2009 ho iniziato a fare prove....nel 2011 abbiamo comprato la macchina e fatto le prime 5000 bottiglie da commercializzare..... quest'anno ne ho chiuse con lo Stelvin L+ 68000 su un totale di 150000 e lavoro in un'azienda (MatteoCorreggia) in cui i vini rossi sono i 2/3 della produzione. Ho iniziato la sperimentazione per trovare un'alternativa al sughero monopezzo e tutte le sue deviazioni (sapore di tappo quasi scomparso..... vini asciugati, amari, chiusi.....a volte 2 su 10); invece dopo alcuni anni mi sono reso conto che i vini evolvevano meglio, aumentavano eleganza e sapidità tipiche del nostro territorio (Roero), nessun segno di riduzioni, inespressività o tannini induriti.....solo vantaggi! Evoluzioni miracolose in particolare sull'Arneis: dopo 7anni il 2008 è sorprendentemente minerale, lungo, sapido....lo stesso vino tappato sughero è largo, maturo, interessante ma poco piacevole; e sul Roero con + finezza, + eleganza, + sapidità e 0 legno. Ovviamente sui vini cru lo stò utilizzando solo come sperimentazione e anche lì i risultati sono sorprendenti!!! NB: nelle nostre degustazioni il tappo a vite non ha mai perso confrontato con sugheri perfetti e le bott con tappo a vite sono TUTTE uguali, quelle con il sughero NO!

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Luigi

circa 9 anni fa - Link

Mi perplime l'affermazione di Jacopo Cossater:"Ok, però citi alcuni dei produttori che più investono nel sughero." Allora mi viene da pensare che il problema non sia il tappo in sughero in sé, quanto la qualità e la voglia di spendere per i tappi migliori. Da consumatore pretendo il tappo migliore, soprattutto per i vini più costosi. È come dire che è meglio rinunciare all'invecchiamento in legno perché i produttori non si curano o non vogliono spendere per l'acquisto di botti di qualità.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Ni, nel senso che esistono evidentemente tappi di sughero più performanti di altri, ma sempre di sughero si tratta: le percentuali dei problemi derivanti da questo tipo di chiusura possono diminuire, nel mio mondo ideale la perfezione non è però tendere verso o zero, è raggiungerlo.

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Armin

circa 9 anni fa - Link

Le mie esperienze (personali e discutibili, ci mancherebbe) mi dicono che non c'è alcuna correlazione tra prezzo del sughero e sicurezza nei confronti dei rischi di alterazioni più o meno marcate da tappo. Nella mia vita precedente ho organizzato tra l'altro diversi concorsi enologici. Quando un anno avevamo come tema il Pinot nero abbiamo aperto bottiglie dove i produttori sicuramente non avevano risparmiato con il tappo. Inoltre i vini derivavano da diverse parti d'Italia per cui i tappi erano di diverse marche. Ciò nonostante la mattina nella preparazione dei campioni abbiamo trovato l'11 % di bottiglie con problemi al tappo. La metà palese, facilmente riconoscibile da ogni consumatore come odore di tappo, il resto con difetti percepibili ma meno univoci, non riconducibile dal consumatore medio al tappo. (Allora stavo meditando di cominciare a vinificare le mie uve. Avevo una confusione in testa circa le decisioni da prendere ma di una cosa ero certo: Non volevo chiudere le mie bottiglie con pezzi di vecchie cortecce.)

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Marco De Tomasi

circa 9 anni fa - Link

Monfortino 88, Sassicaia 92, Vigna Asinone 90 (3 di cui una magnum !), più un numero indefinito ma importante di altre bottiglie meno blasonate ma ugualmente agognate ... dei tappi di sughero ne ho abbastanza. Un tappo a vite è per sempre !

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indie

circa 9 anni fa - Link

da consumatore dico che per me il tappo a vite va benissimo. è certamente associato da molti miei conoscenti a vini di scarsa qualità (fa un po' "gotto d'oro"), quindi consiglio di investire in comunicazione.

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michele fino

circa 9 anni fa - Link

Credo che i pareri supportati dalla grandissima qualità che per me riveste l'esperienza personale, di Gianluca Morino, Luca Rostagno e Armin Kobler definitivamente fa giustizia del pregiudizio sulla vite. Restano le possibili narrazioni aziendali che legittimamente possono portare a scelte miste o univoche, in un senso o nell'altro. Personalmente sono molto favorevole soprattutto a verificare la qualità della chiusura nel preservare gli aromi meno resistenti tra i primari, cosi come nel favorire un'evoluzione, che comunque c'è, diversa da quella cui siamo abituati. L'arneis Correggia 2008 a vite va provato, se possibile. Equivale a cadere da cavallo abbagliati sulla via di Damasco.

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Denis

circa 9 anni fa - Link

Coniugare la bellezza del gesto con l'efficacia della vite? Tappo a vite sopra E tappo in silicone sotto da "cavare"... tutti contenti...

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marco

circa 8 anni fa - Link

Io non ho dubbi Se il vino viene consumato , entro 3 mesi dall ' imbottigliamento , si può anche optare per il tappo di plastica. Per tutto il resto ,ovviamnete il sughero naturale, che ad oggi ha conquistato risultati a livello di tenuta, assorbimneto di ossigeno, limitazione di difetti, e ovviamente conservazione ed estetita della bottiglia ineguagliabili. Il tappo a vite lo lascio per vini molto giovani o per quei mercati che lo richiedono . Vedi UK dove si usa portarsi la bottiglia a casa dal Ristorante. Non esistono tappi a vite con membrane traspiranti ( se non qualche invenzione commerciale) questo è il mio pensiero Marco

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