Visioni mistiche. La privazione e l’ascesi come catalizzatori del piacere (quando arriva, finalmente)

di Fiorenzo Sartore

Per qualche genere di grave perversione ogni tanto mi infliggo periodi salvifici di detox no-alcol. Durante il ramadan autogestito azzero ogni fonte di piacere, pure il cibo, quindi il corpo e la mente sono martirizzati nell’ascesi. Dalla santità alla visione mistica il passo è breve. Questi periodi hanno durata variabile (di solito tanto maggiore è il senso di colpa, tanto più lungo è il ramadan), ma possono andare dalle due alle quattro settimane. La domenica a volte mi concedo un (dìcesi uno) bicchiere di vino, comunque indossando il cilicio per reprimermi.

E’ con queste premesse che ieri assaggiavo un vino che – normalmente – non sarebbe stato tra i prescelti. Nel periodo penitenziale infatti si accumulano comunque campionature da testare, e lavoro arretrato. Nel caso forse la denominazione non era fashion quanto uno vorrebbe, ma insomma, bisognava. Poi la regione di provenienza, Lazio, ti fa andare subito giù cattivo: e che vinificano di buono in Lazio, a parte il syrah di Casale del Giglio? (Sarcasmo). Il vitigno, Aleatico di Gradoli, è esotico quanto basta, e vinificato secco, cioè non dolce. Il produttore si chiama Andrea Occhipinti, non conosco. Ma mi fido del suo venditore. E poi insomma è domenica, son sette giorni che non tocco vino, diamine, e assaggiamo. Solo un bicchiere.

Che fatica. Che fatica, ragazzi miei, che fatica bere solo un bicchiere. Ora mi resta fisso un dubbio: tutto l’entusiasmo che mi deriva dall’assaggio di questo vino è solo colpa della mia sete arretrata? Oppure questo rosso così pepato, nervosetto e scarico, dotato di una bevibilità e di una leggiadria indimenticabili, è veramente prossimo alla perfezione? Io propenderei per la seconda ipotesi. Un vino netto, fresco, elegante, con quel naso speziato che ti resta nel cuore. Alea Viva (così si chiama) 2010 costa sui dieci euro in enoteca, esagerando. Sono le visioni mistiche da privazione sensoriale? Non credo, e comunque urge assolutamente il riassaggio.

avatar

Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

5 Commenti

avatar

Pietro Stara

circa 10 anni fa - Link

«Ascesi. Dato che sono colpevole di questo e di quello (io ho, io trovo cento ragioni per esserlo), io mi punisco, mortifico il mio corpo: mi faccio tagliare i capelli cortissimi, nascondo il mio sguardo dietro a degli occhiali scuri (come se dovessi entrare in convento), mi consacro allo studio di una scienza seria e astratta. Come un monaco, mi alzerò presto per mettermi al lavoro mentre è ancora notte. Sarò molto paziente, un po’ triste, in poche parole, degno, come si addice all’uomo risentito. Mostrerò istericamente il mio lutto (il lutto che io m’immagino) attraverso il mio vestito, il taglio dei miei capelli, la regolarità delle mie abitudini. (…) L’ascesi è rivolta all’altro: voltati, guardami, renditi conto di cosa stai facendo di me. E’ un ricatto morale: io metto di fronte all’altro la figura della mia propria scomparsa. (…) Assenza. Un koan buddistico dice: “Il maestro tiene a lungo sott’acqua la testa del discepolo; poco a poco le bollicine d’aria si diradano; all’ultimo momento, il maestro tira fuori il discepolo e lo rianima: quando desidererai la verità come hai desiderato l’aria, allora saprai cos’è”. Attesa. L’essere che io aspetto non è reale. Come il seno materno per il poppante, “io lo creo e lo ricreo continuamente a cominciare dalla mia capacità di amare, a cominciare dal bisogno che io ho di lui”: L’altro viene là dove io lo sto aspettando, là dove io l’ho già creato. E, se lui non viene, io lo allucino: l’attesa è un delirio.» Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso, Einaudi, Torino 1979

Rispondi
avatar

marziano

circa 10 anni fa - Link

oh finalmente qualche bella segnalazione di nicchia! ami questo vini misconsciuti dai più. e poi dal lazio, in effetti, cosa altro si segnala? e poi qualcuno ha mai assaggiato il "rosso bastardo"? lo so che è un vinello ma io l'ho trovato ottimo per la mia cucina non impegnativa.

Rispondi
avatar

Luca

circa 10 anni fa - Link

Assaggiato il rosso bastardo!! ;-) Una bevibilità magnetica, anche se un pò ruffianotto (vado a memoria)

Rispondi
avatar

Valentina Chiarini Wulf

circa 10 anni fa - Link

Buonasera, qui di seguito le riporto il post che ho scritto su Vinix a proposito di questo suo articolo trovato per caso. Cordiali saluti Valentina Chiarini Ci siamo imbattuti su Intravino in un articolo risalente a sei mesi firmato da Fiorenzo Sartore che scriveva: “Poi la regione di provenienza, Lazio, ti fa andare subito giù cattivo: e che vinificano di buono in Lazio?” Si tratta, nonostante tutto, di una recensione favorevole ma dovuta a un evento puramente casuale, sul vino di un nostro caro amico e collega di Gradoli, Andrea Occhipinti. Ci si chiede però il motivo di una frase così: posto che alcuni vini laziali, ahinoi, dobbiamo ammetterlo e ci dispiace assai, lasciano molto a desiderare, e posto che questo accade anche nelle altre regioni italiane, ci si chiede perché non si dovrebbero trovare vini buoni, ottimi, eccezionali in questa regione, quando si trovano vini buoni, ottimi, eccezionali in tutta Italia. Da cosa deriva questo malanimo generalizzato? E qualcuno se ne è mai chiesto la ragione? Signor Sartore, abitiamo qui da quasi quindici anni e da altrettanti lavoriamo questa terra producendo vino. In questo lungo periodo ci siamo resi conto che non sono solo gli abitanti di queste terre (che misteriosamente praticano una sorta di harakiri culturale ed economico) a non credere nelle ricchezze di questi antichi luoghi. Abbiamo quasi sempre riscontrato incredulità e indifferenza proprio da parte di chi si dichiara addetto ai lavori, e che in quanto tale dovrebbe, pensiamo, avere qualche curiosità su quanto accade nel mondo enologico, soprattutto quando accade a due passi da casa. Il Lazio è territorio vasto ed estremamente vario, si va da montagne di duemila metri all’arcipelago pontino, dai maggiori laghi vulcanici d’Europa alle fertili pianure presso le coste. Il luogo dove noi viviamo e lavoriamo, il viterbese, è un concentrato di questa molteplicità di aspetti. Quindi, restringendo, diciamo che abbiamo scelto questo luogo, con il suo clima ventilato, temperato e tendente al siccitoso, proprio perché eravamo e siamo tuttora convinti della grandezza di un terreno tufaceo di origine vulcanica profondo, da sabbioso a medio impasto, a fertilità contenuta; un territorio scavato a grotte, con il tufo che affiora qua e là. I nostri vigneti sono a un passo dai monti Cimini, vulcano spento che racchiude il lago di Vico. L’aria di mare arriva qui incanalandosi dalle coste di Tarquinia, da casa vediamo l’Argentario e l’isola del Giglio. Ci siamo ostinati, affaticati, scontrati e divertiti lavorando proprio sul fatto che questo è un territorio da grandi vini pressoché sconosciuto. E’ una sfida, è difficile, ma dà molte soddisfazioni. La invitiamo, quando vuole, a venire da noi, oppure a Genova il 15 e 16 giugno; e anche a cercare altri produttori laziali, vedrà che ne trova. Ma senza pregiudizi e preconcetti e con un atteggiamento libero.

Rispondi
avatar

Fiorenzo Sartore

circa 10 anni fa - Link

Terroir Vino è una specie di seconda casa per me, assaggerò di sicuro con grande interesse le vostre cose. Il virgolettato era parecchio ironico, come anche Andrea sa, visto che nel frattempo è diventato mio fornitore. Tra l'altro, mi capita di provare laziali molto interessanti, da un po'; questa tendenza (che auguro definitiva per quei produttori) aumenta la mia curiosità.

Rispondi

Commenta

Rispondi a Pietro Stara or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.