Vignaioli naturali a Roma 2016. I miei assaggi da ricordare in una fiera che spopola

Vignaioli naturali a Roma 2016. I miei assaggi da ricordare in una fiera che spopola

di Emanuele Giannone

Tiziana Gallo è una talent scout. Viaggia, sceglie quel che le piace, quel che piace a lei risulta buono a molti, la moltitudine passa parola e diffonde la conoscenza di vini buoni. Lei non cavalca e piuttosto doma la tigre del fideismo naturalista scegliendo vini naturalmente buoni. A uso e beneficio proprio e del popolo. E la sua fiera spopola.

Bene. Che cosa ho bevuto quest’anno ai Vini Naturali a Roma? Qualcosa in meno rispetto al programma perché ha preso il sopravvento la conversazione. Tempo perso in chiacchiere? Niente affatto, perché l’importante è il vino, ma più importante è l’uomo (cit, e aggiungiamo la donna). Ed essendo noto quanto la conversazione naturale faccia bene al fisico e al morale, mi sono piaciuti particolarmente i vini di alcuni naturalissimi affabulatori.

Arshura 2013 Valter Mattoni. È tempo di festival e dal palco degli Àristoi ecco Valter Mudhoney, da Castorano, vicino Seattle: da anni un riferimento per gli amanti del grunge. Il mattatore. Suo il vino che solvet saeclum in favilla. Affatto controcorrente rispetto ai vini che qualcuno felicemente definisce in sottrazione, in ciò assai più compiuto di molti suoi congeneri non-sottratti: potente, profondo, intenso, concentrato, strutturato eppure tutto presa e niente peso, succosissimo, teso e terso. Buonissimo. Valter sfodera anche due belle annate di Trebbien (una già esaurita, una direi tra poco) e di nuovo quel sibillino, mimetico campione di travolgente bevibilità (e non ostentata profondità) da uve grenache, il Rossobordò.

Boca 2010 e 2011 Cantine del Castello Conti. Avvertenza: questo mio è un plagio. Il Boca è il più crudele dei vini: genera lillà dalla morta terra, mescola ricordo e desiderio, stimola le sopite radici con la pioggia primaverile. Nel far questo il 2010 è più gentile, ci tiene caldi, copre la terra di neve obliosa. Il 2011 è sassoso e tagliente, ci sorprende con scrosci di pioggia, beve caffè, parla per un’ora, ci conduce in slitta. Alternativi e meravigliosi.

Le Marche. Poema in tre atti con Corrado Dottori. Lui è voce recitante e si esibirà per sé e per il collettivo. Applausi. Declamerà due poemi non suoi e uno tra i suoi più noti. Applausi. Il Fiobbo 2014 (Az. Agr. Biologica Aurora) è buonissimo: anzi, oso dire il Pecorino più buono e corretto (anche nel prezzo) in circolazione (in attesa di provare quello del duo Amerighi-Silvestri che non riesco a trovare). Teso, radente e profondo, non scimmiotta i numi del gotha ampelografico e non olezza di profumerie alloctone. A seguire il Capovolto 2014 (La Marca di San Michele) che capovolge il corso dell’annata precedente, redimendosi dalle calure e dalle plenitudini di quella: molte erbe, molto sale, molti agrumi, dritto e saettante, con una coda amara veramente deliziosa. Poi arriva Gli Eremi 2013: l’autore si fa attore, reclama libertà d’interpretazione e recita a soggetto. Parla felice di un vino felice. Con sorrisi e competenza ne oggettiva la felicità in dati tecnici e sensibili. Nel frattempo noi ci avventuriamo alla ricerca delle metafore giuste per rendere scatto grinta e animazione, dinamica, carica di energia e di aromi. Un campo di forze? O vari campi di erbe aromatiche, fiori gialli, senape, aranci e limoni?

Praesidium. Il bambino è sano e di robusta costituzione: Cerasuolo 2015 – prova di vasca con una ciliegia che, perentoria, digrigna i denti mentre si erge gomito-gomito sul bordo del calice e grida che nomina sunt consequentia rerum (e reca in mano un mazzolino di rose e di garofani e per giunta pepe rosa e nocciola). Il fratello è più robusto ancora, più grande e più serio: Montepulciano d’Abruzzo 2009 A Marianna. Da vecchie vigne. Il dio Bacco esenta graziosamente alcuni vini dalla pedanteria dell’enolessicografia. Quindi bando alle note, ai gradienti di finezze, ai vieti riconoscimenti di carpi, di capri, di copre e di ondinismi felini. Alcuni vini sono sinfonici. Jean Sibelius disse che ciò che più ammirava nella sinfonia era “… Quella logica profonda che crea tra i temi una sorta di tessuto connettivo…”. Bevete alla salute di Marianna e del suo vino di temi e connessioni. O ascoltate la Quinta di Sibelius. O fate entrambe le cose.

Cerasuolo D’Abruzzo Le Cince 2014 De Fermo. Io lo so, Stefano (Papetti Ceroni) no: lui è tedesco, dategli un riesling e vi solleverà l’Abruzzo. In attesa che glielo diate, è felicissimo di avere tra le mani il montepulciano che va affilando, anno dopo anno, in un Cerasuolo teso e affilato, echt geschliffen¹, di temperamento ardente e appassionato. Vino di rose passe, garofani e ribes, goethiano d’invenzione e di preparazione².

IGT Toscana Le Trame 2013 Podere Le Boncie. Abbiamo tutti i nostri amori enoici. Giovanna Morganti e Le Trame sono tra i miei. Li amo di un amore platonico ma intenso, non nominale, infatti nulla mi cale se non si chiama più Chianti. Dopo il 2012 che era amore timido, di sguardi obliqui e incespicamenti e sussurri, qui si torna alle grida e alla grinta e alla grandeur. Platonico sì, suvvia, quest’amore: ma mica arcadico e lezioso e manierato. Non c’è tempo per le mele.

Rossorelativo Valcerasa.Provo il Rosato!” – dice il dito indice del gitante accosto a me nella calca pomeridiana. “Rosato a chi?” – replica il Nerello imbufalito; e gli getta in faccia una manciata di sali, gli soffia sul muso volute di fumi e spara gelsi a raffica. Il bolso gitante, ammutito, ritrae il dito. Il trinacrio si ritrae, raccapricciato e atletico.

Note:
¹Lett. veramente affilato

²“Was man erfindet, tut man mit Liebe, was man gelernt hat, mit Sicherheit” (trad. quel che si inventa, si deve all’amore; quel che si apprende, alla convinzione. – liberamente tradotto da J. W. Von Goethe).

 

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

6 Commenti

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Marco

circa 8 anni fa - Link

Articolo stupendo; geniale, romantico e divertente. Complimenti.

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gp

circa 8 anni fa - Link

Sul Verdicchio dei Castelli di Jesi Capovolto 2013 vs 2014, è ovviamente questione di punti di riferimento. Se è... dispiaciuto un po' il 2013, frutto di un'annata molto equilibrata rispetto alle precedenti, quindi con "calure e plenitudini" molto relative, da attribuire semmai al cru da cui proviene (San Michele a Cupramontana, lo stesso di La Distesa-Dottori) e che -- sempre secondo me -- non coprono il fondo minerale-iodato, è logico che possa piacere assai il 2014, figlio di un'annata decisamente minore in gran parte d'Italia, con le sue note verdi e acerbette. Tanto più che l'annata che si trova sugli scaffali adesso è la 2014: quindi "chi si contenta gode", mentre chi fosse rimasto folgorato dalla 2013 è condannato alla nostalgia (a meno che non abbia fatto una piccola scorta...).

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Luca MIRAGLIA

circa 8 anni fa - Link

Giovanna Morganti è una delle grandi "donne del vino" italiane: i suoi vini sono decisamente fuori dal coro e per questo meno conosciuti di tanti altri esempi, anche della stessa zona, che si presentano però con un look più piacione. Ma noi siamo con lei, senza se e senza ma.

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biotipo

circa 8 anni fa - Link

fantastico, 8 su 10 sono anche i miei preferiti. marche e abruzzo sugli scudi!

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amedeo

circa 8 anni fa - Link

Alla lista pur goduriosa di Emanuele, aggiungerei un campione del sud, Ciro Picariello, e un ragazzo che "si farà, anche se ha le spalle strette...", Edoardo Sderci.

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Fp

circa 8 anni fa - Link

Allora nel 2016 Mattoni Morganti Dottori Ex eredi Bonci Cerasuolo d Abruzzo Il nuovo che avanza e lascia il segno.

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