Vi presento il mio amico, si chiama Federico Staderini. Un’altra enologia è possibile
di Paolo CianferoniSe sentite strombazzare tra le colline del Chianti, non abbiate dubbi, è Federico Staderini, l’enologo di tutti. Percorre le strade e vuol segnalare il suo arrivo come un bambino, che ci volete fare. Conosco Federico da quando, entrambi ventenni, venne con un gruppo di studenti a Caparsa col Prof. Pisani che insegnava Viticoltura all’Università di Firenze. Preparai una pastasciutta con aglio olio e peperoncino, e per secondo non c’era nulla.
Recentemente alla fiera Autochtona di Bolzano, entrambi partecipanti in un unico banchino per risparmiare, ci chiedevano se eravamo fratelli. No, non siamo fratelli, in comune solo il trascorrere del tempo, 55 anni: io con le mie mani un po’ callose e la memoria vacillante, lui con una memoria formidabile e con le mani da professore.
Federico Staderini ha aura strampalata ma possiede la serietà di un uomo attratto dalla curiosità delle cose e dall’umanità delle persone. Come il maestro Giulio Gambelli, a cui spesso ha chiesto pareri e con cui umilmente si è confrontato, la sua opera si fonda prevalentemente sui rapporti umani. Non chiede quindi compensi per i suoi consigli, il compenso è a discrezione di chi gli chiede un parere a secondo delle possibilità. Fiorentinaccio, sembra proprio un bottegaio della profonda Firenze nella parlata. È sempre rimasto nell’ombra e distante dagli atteggiamenti da prima donna di molti enologi. Il suo lavoro lo ha sempre svolto ponendosi in uno stato sempre di confronto con le persone, con gli operai, con i cantinieri, disponibili a dare pareri che spesso hanno origini reali che lui ascolta sempre con attenzione e concretezza.
Non conosco le aziende con cui lavora il mio amico Federico, non me l’ha mai detto.
A mio avviso la forza dell’enologo, oggi, è quella di “ricevere” e “dare” in un comune sforzo di reciprocità, poiché il vino è materia misteriosa, dove la tecnica può essere applicata (in questo caso si potrebbe usare la più consona definizione di “opera dell’enotecnico”, come nel passato), ma può anche essere ignorata e in questo caso il vino è espressione di individualità, imprevedibilità e territorio: l’enologo non deve far altro che mettere a disposizioni le conoscenze di tanti casi diversi per una comune naturale interpretazione. Credo proprio che questo ruolo sia la sua forza e bellezza.
Proprio alla Fiera di Bolzano, ho assaggiato sottobanco un suo delizioso vino da pinot noir, il “Cuna” prodotto sui Monti del Casentino nella sua piccola azienda, Podere Santa Felicita [Loc. Sala – Civettaia – Pratovecchio, Arezzo]. Non dovrei commentarlo, ma che finezza ragazzi.
7 Commenti
Giampiero Pulcini
circa 10 anni fa - LinkGrazie. Incontrato una volta restandone fulminato. Personaggio vero, curriculum da far impallidire e modi da signore d'altri tempi. Parla un italiano che incanta, lo ascolti mentre cammina in vigna e dispensa sapienza con una nonchalanche che lascia basiti. Aneddoti sparsi veicolano univocamente umanità e signorilità. Trovo il suo "Cuna" buonissimo, così come il vino di Vincenzo Tommasi, Podere La Civettaja, con cui condivide l'immobile in cui si trovano le rispettive cantine. Vorrei rivederli presto, tutti e due.
RispondiNelle Nuvole
circa 10 anni fa - LinkUn post che è un intelligente atto d'amore ed una sintesi fulminante sull'importanza del lavoro dell'enologo.. Grazie Paolo.
RispondiValentino
circa 10 anni fa - Linkproprio un bell' articolo, grazie Paolo Cianferoni, le parole utilizzate, il riferimento al lato umano delle persone...insomma c'è scritto quello che ho in mente quando penso a come vorrei (...e spero di) interpretare il mio lavoro di enologo. per il poco che conosco Federico Staderini (un viaggio "studio a Barcellona)...è tutto vero, grande umanità.
Risponditohir
circa 10 anni fa - Linkma chi è quello sulla destra? sembra un cartone anmato!
RispondiPaolo Cianferoni
circa 10 anni fa - LinkSono io... ;)
Rispondimarziano
circa 10 anni fa - Linkelegantissimo il tipo a sinistra, porta un su misura (molto bello) con grande disinvoltura. cosa sempre più rara, oggi.
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