Una Verticale pazzesca dei Barolo di Giacomo Conterno. “Roberto, ma il Monfortino sa di anguria?”

Una Verticale pazzesca dei Barolo di Giacomo Conterno. “Roberto, ma il Monfortino sa di anguria?”

di Intravino

Andrea Marchetti è forumista del Gambero Rosso, massimo esperto emiliano-romagnolo del Rossese di Dolceacqua, verdicchista, iperappassionato e modesto. Si fa leggere con piacere e questo post nasce da una cena di cui ho saputo da amici partecipanti. Si è pure trovato il titolo praticamente da solo, e questo lo rende molto brillante. [ale.mori.]

“Roberto, ma tu ce la senti l’anguria nel Monfortino?” Tutti a tavola si zittiscono, Roberto ci pensa un attimo, sorride, mi guarda e dice: “Mah, io questa anguria nel Monfortino e nel Cascina Francia, sia barolo che barbera, non ce l’ho mai sentita…” Ed io penso: “Ohhh, finalmente qualcuno di autorevole che lo dice apertamente!”.Roberto è Roberto Conterno, figlio di Giovanni e nipote di Giacomo, l’artefice del vino mito. Roberto è anche un discreto degustatore, più della media dei produttori.

Ho sempre pensato che questa leggenda dell’anguria fosse più che altro un mito o perlomeno un fenomeno altamente amplificato, una specie di ipnosi collettiva creatasi in un certo ambito (forum GR).
Questa ipnosi ha creato anche episodi piuttosto divertenti, in cui alcune persone al medesimo tavolo si compiacevano reciprocamente di sentire nettamente in quella stessa bottiglia il mitico sentore angurioso per poi scoprire che uno intendeva la polpa (rossa), l’altro invece la parte bianca, quella vicino alla buccia, che hanno aromi piuttosto diversi, mentre un altro addirittura affermava sicuro che era l’odore del sughetto rosa che rimane nel piatto dopo averne mangiata una gustosa fetta [NB: a memoria d’uomo, il descrittore più costoso della storia: vale, OHINOI, 15.000 euro, ndr] …! Insomma: pur che anguria sia…

Però il cetriolo nel barolo fa molto figo. Fa figo sia il degustatore, che riconosce un sentore piuttosto atipico, sia il vino stesso, che è talmente avanti ed oltre che può permettersi pure di sapere di buccia di cocomero..
Detto questo, una vaga parvenza di verdura chiara tipo polpa di melanzana, sedano od anche un lontanissimo cetriolo, in certe annate giovani di Monfortino si può anche sentire, ma da lì a dire che è l’elemento caratterizzante…

Veniamo quindi alle cose serie: giovedì sera all’Osteria del Viandante a Rubiera l’amico Vittorio ha organizzato una verticale spettacolare di Monfortino, Cascina Francia e vecchi barolo Conterno, alla presenza di Roberto Conterno. Molto più che la quasi inesistente anguria, il tratto che percorre ed unisce i vini del vigneto Francia è minerale di grafite e iodio, una mineralità salmastra; inoltre una balsamicità di pineta di montagna che con l’invecchiamento diventa menta in foglia e caramella. E poi la liquirizia e l’arancia: buccia d’arancia in gioventù, succo con l’invecchiamento. Con un invecchiamento di oltre 40 anni il vino si spoglia, perde il frutto in polpa croccante che ha in gioventù, perde la fragola e la prugna e si essenzializza in un bellissimo agrume, in succo e candito, in china e rabarbaro ed i tannini diventano seta.

Il vigneto Cascina Francia, impiantato nel 1974, è quello da cui provengono le uve sia per il Monfortino che per il CF, ma il Monfortino è la “selezione” di quelle migliori. Il Monfortino invecchia in botte 7-8 anni, contro i 4 del CF. Il Monfortino, rispetto al CF, ha più “peso” ed ha una predisposizione all’invecchiamento nettamente maggiore.
Nel Cascina Francia, essendo più “leggero”, emergono maggiormente le note iodate.
Il primo Monfortino da vigneto Cascina Francia è del 1978. Prima le uve provenivano da diversi vigneti in assemblaggio. Non è facile cogliere lo stacco pre e post ’78 perchè l’invecchiamento influenza parecchio. Forse nei pre ‘78 viene meno il tratto balsamico di pino e menta, per me molto evidenti nei vini da vigneto Francia; in questa degustazione solo il barolo 1964 (non Monfortino) , tra l’altro non particolarmente piaciuto a Roberto, manteneva una netta caramella alla menta. Il tratto minerale nei pre ’78 lo trovo incentrato più su spunti marini, iodati e roccia bagnata che grafite.

Qualche nota sui vini, iniziando da quelli che mi hanno colpito di più.
Monfortino ’82: per me numero uno della serata: armonia ed equilibrio i suoi punti di forza, naso fine di spezie dolci, bocca ottimamente disegnata, entra setoso, accarezza il palato e finisce lunghissimo su un ritorno di arancia, cedro candito ed erbe aromatiche. 98
Monfortino ’85: grafite, erbe, mare, completo, saporito, deciso, convincente, pulsante. 97
Monfortino ’96: Potente e rassicurante, bellissimo vino, naso balsamico e stratificato multilivello, bocca che attacca decisa, tannino fitto e di ottima qualità, ma ancora un po’ serrato, è giovane, la materia è in parte ancora compressa, il vino non totalmente risolto, ho la quasi certezza che migliorerà ancora. 96/97
Monfortino ’74: solido tratto minerale, agrume, bocca sontuosa, bella dinamica gustativa, scorre sicuro, molto lungo. 96
Cascina Francia ’89: Balsamico, menta e roccia bagnata, ha il giusto grip, centro bocca imperioso. 94 
Riserva ’71: pure lui bello balsamico, pineta di montagna, resina, buccia d’arancia, cenere, legno di pino, tannino che ci guarda danzando, carezzevole. 93
Barolo ’61: pasta di mandorle ed erbe amare, seta in bocca, lungo. 92

Poi:
Monfortino ’64: la frutta rossa polposa croccante lascia spazio ad una purezza di agrume e frutta arancione, albicocca in particolare, anche disidratata, l’olfatto è pulito, la bocca setosa, c’è ancora uno scheletro sapido-acido solido che sostiene il vino. Bello. 91
Monfortino ’95: ingresso balsamico, tannino fitto e di qualità, ma la materia è estremamente rigida e contratta, non dà idea di come potrebbe evolversi. In queste condizioni non dà le soddisfazioni che dovrebbe. 88
Cascina Francia ’96 paga il dazio della vicinanza del “mostro” potente ed ancora in divenire che è il Monfo ’96: anche lui balsamico, ma in tono minore rispetto al “fratello” sia per intensità che qualità; liquirizia, prugna e polvere di caffè, bocca solida, comunque si difende bene. 86
Cascina Francia ’90: funghi e foglie secche, un barolo autunnale, la stoffa in bocca è buona, il finale è leggermente amaricante. 85
Monfortino ’90: mi aspettavo molto di più da questa bottiglia, decisamente sottoperformante. Naso che non convince del tutto, emerge un po’ di confettura di fragola, l’attacco in bocca non è male, il centro pure, il tannino è compatto e serrato, ma la chiusura è troppo ruvida ed asciugante per un vino di questo livello. 83
Monfortino ’71: altra delusione, anche da questo mi aspettavo molto di più. Spunti marini e iodati, tannino fine e dolce, ma mi aspettavo un grip sapido-acido più convincente; è meglio il barolo riserva pari annata di cui ho già parlato. 83
Barolo ’64: non mi è dispiaciuto. Sentori medicinali, cola e chinotto, una bella caramella alla menta, sorso discretamente disegnato. 82
Monfortino ’58: questo invece è in fase di discesa, colore piuttosto chiaro, rimane china, rabarbaro e poc’altro, il tannino è fine, ma il finale imperfetto ed amaricante. 75
Monfortino ’69: non mi aspettavo tanto come da ’71 e ’90, ma anche questo delude parecchio, è forse l’unico vino che non mi è piaciuto granchè. Straccetto umido, muffettoso, anche in bocca non è ben armonizzato. Deludente. 68

Su tutti i vini mi ha molto colpito il disegno della parte gustativa, con un tannino sempre fine e fitto ed uno scheletro sapido acido perfettamente calibrato, una mineralità che in bocca diventa saporita sapidità.

Con Roberto non abbiamo parlato solo di Monfortino, dei suoi vini e delle sue vigne, ma anche di lieviti e biodinamica, argomenti che tra di loro si intrecciano. Argomenti anche un po’ delicati, perchè spesso su vari fronti sono stati fonte di discussioni infinite, spesso per prese di posizione ideologiche. Roberto su questi argomenti è stato piuttosto sintetico e non ha voluto in alcun modo commentare l’altrui operato, nonostante gli siano state rivolte varie domande, per così dire un po’ maliziose. Si è solo concesso questa uscita: “il vino è anche poesia, per chi lo fa e per chi lo beve”, ognuno lo interpreti come vuole…
In realtà di biodinamica non ha voluto parlare perché ha detto di non sapere cosa sia esattamente, nel senso che finché non saranno state fissate norme chiare a tal proposito è come parlare di niente. Non ha tutti i torti. Da lì ci siamo collegati al discorso lieviti. Roberto utilizza lieviti selezionati tra quelli presenti sui suoi grappoli. Da una trentina di ceppi indigeni presenti, ne ha selezionati due per il nebbiolo ed uno per la barbera e per le fermentazioni utilizza quelli.

Una serata davvero magnifica, anche perchè i vini continuavano a cambiare ed evolversi nel bicchiere…!
Dialogo finale, mentre salutavo Roberto con stretta di mano:
Io: “Non sono mai venuto in cantina da te, mi piacerebbe visitarla”.
R: “Devi venire in cantina, devi assolutamente venire!”.
Io: “Ah, ok, allora quando passo dalle tue parti ti do un colpo di telefono, ti dico che sono quello della degustazione di Rubiera..”
R. mi interrompe ridendo, con fare scherzoso: “No, no, è meglio che non dici che sei quello della degustazione…”
Che gli abbia fatto qualche domanda di troppo sui lieviti indigeni…?! ;-)

Andrea Marchetti

35 Commenti

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Non era proprio l'anguria, anzi, l'acquetta dell'anguria uno dei descrittori che più fece infervorare Scavino nella faccenda con Il mio Vino?

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Si, qualcosa di simile come linkato. Una brutta brutta storia. Ad ogni modo, sebbene sia una questione di lana caprina, anche io chiesi in cantina a Roberto di questa cosa, avendo trovato in almeno 3 Cascina Francia anni 2000 una nitida nota di anguria. Risposta: in effetti, la sente soprattutto chi viene dal centro-sud. Siamo ai descrittori regionali ormai ;-). Appena viene il caldo, più cocomero per tutti!

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Fabio Cagnetti

circa 11 anni fa - Link

credo sia di un qualche rilievo dire come le bottiglie non provenissero direttamente dalla cantina aziendale: su 1964 e 1958 ho ricordi molto, molto diversi.

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Ciao Fabio..! Sì, confermo, le bottiglie le ha raccolte nel tempo Vittorio, comprandole da privati. Invito Vittorio ad entrare direttamente nella discussione affinchè dica la sua. Monfo58 era in netta discesa. Monfo64 bel vino, come scritto sopra. O ti riferivi al barolo "normale"? Tu Fabio che ricordi hai di questi vini..? Cmq dopo tot anni di invecchiamento penso che le evoluzioni possano anche seguire strade diverse da bottiglia a bottiglia..

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Fabio Cagnetti

circa 11 anni fa - Link

ovviamente tappi vecchi di decenni possono seguire strade anche molto diverse, anche senza contare la storia personale di ogni singola bottiglia, i suoi passaggi di mano. Monfortino 1958 bevuto nel suo cinquantesimo compleanno da Vinogodi era vino di integrità fragorosa, pienamente disteso e complesso, senza cedimenti. Ribevuto un anno fa a Beaune, da bottiglia perfetta ma reduce da Roma-Beaune nel bagagliaio della mia macchina (Alessandro e Mauro ricorderanno) era ancora più luminoso e preciso, tutt'altro che in discesa. In entrambi i casi attorno al 98 sul mio taccuino. A un Monfortino 1964 bevuto da Vinogodi mi pare nel 2009 diedi 100, pur con l'appunto che era ancora molto indietro ed eccessivamente sul frutto; ulteriori assaggi hanno restituito un vino un po' più evoluto e rotondo, ma sempre intorno ai 96 punti.

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Fabio Cagnetti

circa 11 anni fa - Link

ovviamente tappi vecchi di decenni possono seguire strade anche molto diverse, anche senza contare la storia personale di ogni singola bottiglia, i suoi passaggi di mano. Monfortino 1958 bevuto nel suo cinquantesimo compleanno a Viadana era vino di integrità fragorosa, pienamente disteso e complesso, senza cedimenti. Ribevuto un anno fa a Beaune, da bottiglia perfetta ma reduce da Roma-Beaune nel bagagliaio della mia macchina (Alessandro e Mauro ricorderanno) era ancora più luminoso e preciso, tutt’altro che in discesa. In entrambi i casi attorno al 98 sul mio taccuino. A un Monfortino 1964 bevuto a Viadana mi pare nel 2009 diedi 100, pur con l’appunto che era ancora molto indietro ed eccessivamente sul frutto; ulteriori assaggi hanno restituito un vino un po’ più evoluto e rotondo, ma sempre intorno ai 96 punti.

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Daniele Giovanelli

circa 11 anni fa - Link

Ciao Fabio, i due Monfortini (58 e 64) li abbiamo bevuti insieme a Viadana!! Il 64 di questa verticale lo ricordava molto x integrità e vitalità. Invece il "nostro" 58 era molto diverso da quello bevuto nel 2008. Aveva meno energia, meno corpo, quasi si fosse spogliato del frutto e fosse rimasta solo la spina acido-sapida. Non è stata certamente una bottiglia fortunatissima....a differenza del '64 x me eccezionale. Ah...non riesco a registrarmi ma sono Daniele Giovanelli aka Geo sul forum GR.

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Ciao Daniele, grazie per il tuo intervento..! Gli amici di Intravino forse non lo sanno (ma io sì... ;-) ) che sei molto bravo a scrivere note sui vini, per cui metti qualche nota su quelli per te migliori della serata e su quelli su cui non concordi con me..! Daii...! ;-)

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Fabio Cagnetti

circa 11 anni fa - Link

ciao Daniele! Allora direi decisamente che per il 58 di questa verticale possiamo parlare di bottiglia sfortunata... un 64 come quello non l'ho più ritrovato, ma se dobbiamo dire che un vino è buono quanto la sua migliore bottiglia allora è uno dei più grandi di sempre, appena dietro a 1961 e 1947 e sulla stessa linea del 1978.

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ospite

circa 11 anni fa - Link

Credo sia anche utile puntualizzare che i voti/giudizi sopra espressi sono quelli di Andrea: io su molti vini (compresi 58 e 64) ho ricordi molto, molto diversi ;-)

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Ovvio che i giudizi sono miei..! E proprio perchè miei, sono oggettivi e perfetti...!! ahahah ;-) ;-) Sto scherzando, ovviamente...!!! Chi sei..?? Sei Vittorio..? Ti invito a condividere i tuoi giudizi e ricordi con noi..! :-)

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Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Mi scoccia ripetermi, ma temo che queste 'difformità' siano abbastanza frequenti, ahimè, in vini come il Monfortino. Mi dicono, ogni volta, che va atteso e 'letto con molta calma per esser compreso. Se necessario giorni, quando non settimane. Mi ci dovrò dare un gran da fare, mi son ripromesso...

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

In questo caso, Angelo, penso la differenza sia E per un diverso stato di conservazione delle bottiglie (rispetto a quelle di cui parla Fabio), E per diversi gusti/sensibilità tra gli assaggiatori presenti. Le note sono quelle di Andrea, ben venga la precisazione. Non serve ricordare che fiori di stampa seria, quando pubblica le note di 3 degustatori sullo stesso vino, presenta talvolta forbici sensibilissime (tipo 18,5/20 vs 12,5/20).

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Tiziano Ferriani

circa 11 anni fa - Link

Ripercorrendo a memoria la straordinaria serata, Il Monfo. 1996 mi ha entusiasmato in assoluto. Naso di rara eleganza, ampio e complesso, ciliegie, liquirizia, scorza d'arancia sentori floreali, croccantezza e distinzione di ogni singolo sentore. In ingresso stupiva la materia, carnoso, compatto, in perfetto l'equilibrio con l'aciditá. Bocca finale di grande tensione, armonico e vibrante. Come già scritto, un vino degustato al momento giusto della sua evoluzione, cogliendo l'attimo della bevibilita assoluta. Certo, ne avrà ancora da dare, regalerà ancora emozioni durante la permanenza in bottiglia, ma rimango convinto che é meglio bere il vino qualche anno prima piuttosto che qualche giorno dopo la sua massima evoluzione (98). A seguire il Monfo.1985, rotondo, severo (94). Monfo. 1964 naso intrigante, sanguinella, incensò, ginger, note di idrocarburi, bocca ancora tesa, perde di intensità nel bicchiere durante il trascorrere del tempo. C.F.1971splendido naso, bocca distesa, note di caffè. Monfo. 1974 balsamico, elegante, bocca sfilata, di grande spessore.C.F. 1990 profumi intensi, note vegetali bocca nervosa. Non dimentico il Salon 1985 grandissimo naso evoluto, sentori fungini, ananas candito, polvere di caffè, miele d'acacia, bocca sontuosa ancora in gran spolvero, nonostante l'affievolirsi delle bollicine. L'oggettivita nel degustare é comunque sempre influenzata dal proprio gusto, ma non dovrebbe, secondo me, superare i 2/3 punti..

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Grazie Tiz per il tuo bell'intervento..! Vorrei solo precisare che il '71 a cui ti riferisci non era CF, ma barolo riserva, Conterno ha acquistato la Vigna Francia nel 1974 e la dicitura cascina francia è comparsa mi sembra con l'annata 1979.

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Arnaldo

circa 11 anni fa - Link

Il grande Jo sempre in prima fila....grande..............ragazzi,sotto con le angurieeeee

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Raffo

circa 11 anni fa - Link

Fra le qualifiche del Marchetti avete scordato la più importante,ovvero sosia di Fabio Volo

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Ahahahah, grazie Raffo...!! Ovviamente con le donne ho lo stesso successo di Fabio V....!! ;-) ;-)

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Domanda rivolta ai presenti alla serata Monfo? Quanta anguria avete sentito giovedì scorso al Viandante..?? ;-)

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vittorio

circa 11 anni fa - Link

Sì, sono io ma ho sbagliato a riempire la casella del nome... non sono pratico di intravino, ieri quando mi avevi anticipato l'articolo credevo di dover andare in edicola

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

No, per stavolta non devi andare in edicola.. Dai Vittorio, metti qualche nota, soprattutto sui vini su cui non concordi con me..!

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Gian Luca Mazzella mi ha girato questo interessante link: http://www.gazzettagastronomica.it/2012/note-di-degustazione-monfortino-dal-1929-al-1999/

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gabriele succi

circa 11 anni fa - Link

Marò... ...che brutti ceffi seduti a tavola... :lol: ;)

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Vorrei ringraziare JohnnyTheFly dell'AVR per le foto della serata..! ;-)

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Un bel post di approfondimento. Dopo l'ondata dei commenti marchio "forumGR" mi permetto di aggiungere che l'aspetto più interessante e veritiero, al di là delle singole annate, è la breve descrizione del produttore ed il suo schivare certi argomenti. Non certo per snobismo o mala fede, semplicemente perché non lo considera così importante nel suo essere soprattutto "vignaiolo", e quindi non ci sta a perdere tempo. Questo, per me, è uno dei marcatori più lampanti dell'essenza del "fare" vino e non solo "parlare" di vino.

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Alessandro Morichetti

circa 11 anni fa - Link

Non sono granché d'accordo, anzi, a leggere fino in fondo tra e sotto le righe non lo sono quasi per niente :D. Mi capita di frequentare fiere e cantine in cui fior di produttori, spesso anche noti e autori di validissimi vini, non farebbero altro che parlare di certi argomenti per loro importanti, anzi cardini dell'essere "vignaiolo". Poi ognuno interpreta il ruolo come ritiene giusto ma vedere in questo un marcatore addirittura lampante della differenza tra chi parla e chi fa mi sembra riduttivo, banalizzante e inaspettatamente semplicistico. Per dire, a me è capitato un paio di volte di passeggiare per il cru Francia con un produttore confinante che mi faceva notare una serie di aspetti di coltivazione su cui andava riflettendo. Che io li abbia rimossi o capiti solo in parte è un fatto, ma di qui alla semplificazione che ho letto, ce ne passa. Ricordo poi il passaggio in cui un noto divulgatore italiano, ad un noto evento, menzionando una nota produttrice di Borgogna, si soffermò proprio sul momento in cui costei scoprì - addirittura - la biodinamica in quanto via verso la "verità". In conclusione, pur dichiarandomi felice schiavo di una certa qual mitologia della vigna francese, ebbene, confesso che pagherei fior di scienziati per farmi dimostrare la presunta inutilità di tanti temi nel fare vino :D. Se però mi dici che nel tuo "parlare" di vino prediligi altri aspetti rispetto al "fare", allora siamo d'accordo ;-).

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Evidentemente mi sono espressa male. Ci sono tanti modi per leggere un post così composito come quello di Andrea Marchetti. Non potendomi soffermare sugli aspetti degustativi delle singole annate, per mancanza di esperienza a riguardo, mi è piaciuto evidenziare la modestia e la mancanza di presunzione: "Roberto su questi argomenti è stato piuttosto sintetico e non ha voluto in alcun modo commentare l’altrui operato, nonostante gli siano state rivolte varie domande, per così dire un po’ maliziose. Si è solo concesso questa uscita: “il vino è anche poesia, per chi lo fa e per chi lo beve”, ognuno lo interpreti come vuole… In realtà di biodinamica non ha voluto parlare perché ha detto di non sapere cosa sia esattamente, nel senso che finché non saranno state fissate norme chiare a tal proposito è come parlare di niente." Certamente l'essere vignaiolo vuol dire dare importanza a certi aspetti e anche discuterne animatamente, ma anche non parlare a sproposito di argomenti su cui non se ne sa abbastanza. In sostanza, durante lo svolgersi della degustazione, Roberto Conterno ha preferito far parlare i suoi vini invece di esporsi con profonde dissertazioni che avrebbero distratto l'attenzione dai vini stessi. Mi scuso quindi se non sono risultata comprensibile.

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Roberto Conterno è assolutamente conscio del valore dei suoi vini e del suo lavoro, per cui una certa concentrazione su se stesso ce l’ha, ma ciò mi sembra giusto, naturale ed accettabile. Ha sicuramente fatto parlare i suoi vini, ha accompagnato la degustazione supportandoli in maniera molto garbata, senza esaltazioni o battaglie ideologiche di nessun tipo e questo l’ho apprezzato molto, considerando che nella sua posizione potrebbe permettersi qualunque cosa. E qualcosa se l’è permessa: ha tolto il cocomero ed il cetriolo dai descrittori del monfortino ... Ma anche i più ferventi adoratori del l’eno-dio pagano anguria gli hanno perdonato di averlo rinnegato...! Della serie: a Robby Conterno si perdona tutto...! ;-)

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mauro

circa 11 anni fa - Link

Per quel che mi riguarda io in questa serata non sono riuscito a trovare un evidenza di pseudo-anguria manco ad’immaginarla, seppur nelle poche bevute di Conterno mi sia capitato spesso sia nel nebbiolo che nella barbera (vedi rispettivamente prima cena con Vittorio e 100 vini della vinoteca con Tiziano). Sul discorso punteggi soprassiedo: perché si dovrebbero dare i numeri (…) se è tutto soggettivo, a sto’ punto appioppiamo “buono, ‘nzomma, tristo, etc.” ;-)

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vittorio

circa 11 anni fa - Link

Per amor di cronaca: per come conosco Conterno e per come si è svolta la serata, non si può proprio dire che sia una persona che non abbia le idee chiare e che eviti di manifestarle. In particolare l'altra sera ha tenuto varie lectio magistralis riguardo 1 ai profumi del vino (una mezzoretta a disquisire sull'anguria e sul perchè i profumi si fatichi ad identificarli); 2 biodinamica e opinione generale su chi la fa in assenza di regolamentazione che per lui equivale al nulla; 3 sui tappi (ora so tutto!); 4 lieviti e fermentazione naturale (e pure qui la sua opinione netta e, devo dire, ben argomentata l'ha espressa eccome senza risparmiare polemiche). Poi altro che non sto a riportare. Tutto ciò per la cronaca, come detto, senza entrare nel merito delle varie discussioni.

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andrea marchetti

circa 11 anni fa - Link

Vittorio, mi sento di aggiungere e precisare qualcosa, sicuramente Conterno ha le idee chiare però: 1) Dell’anguria ha semplicemente detto che non c’è, punto e basta. Sui profumi: ha detto che se vedi una banana, il fatto di vederla ti aiuta a capire meglio che odora di banana. Non mi sembravano proprio lezioni magistrali... ;-) 2) Sulla biodinamica ha semplicemente detto: “Non ne parlo perchè non ci sono regole fissate in maniera precisa”. Ha lasciato intuire un leggero spunto polemico, ma neanche più di tanto. 3) Sui tappi: Roberto Conterno sceglie tappi pesanti e belli, per lui belli significa lisci. Non sa e non gli interessa quanto costano. Viene a conoscenza di quanto costano solo quando deve renderli al produttore per qualche tipo di difettosità. Argomento di interesse non particolarmente elevato. 4) Lieviti: lui usa lieviti selezionati dalla flora indigena. Alla domanda: “Come fanno i produttori che dichiarano di utilizzare solo lieviti indigeni non selezionati ad ottenere vini puliti?” risponde: “Io sono concentrato sul mio lavoro, quello che fanno gli altri, come lo fanno e cosa ottengono non lo so e non mi interessa”. Per me questo significa evitare la polemica più che farla. Certo, la frase poteva lasciare sottintendere che chi dice di non usare lieviti selezionati poi in realtà in cantina a porte chiuse li usa e probabilmente qualcuno l’ha anche interpretata così, ma Conterno esplicitamente non l’ha assolutamente detto. :-)

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Il consumatore

circa 11 anni fa - Link

Bassi i punteggi per il Cascina Francia, il Barolo piu' sopravvalutato del mondo.

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vittorio

circa 11 anni fa - Link

Andrea, almeno sui punti 3 o 4 eri troppo concentrato (e vorrei vedere!) sui vini. Se ti ricordi solo quello che hai scritto, hai perso molto di quanto detto, ma non è così interessante stare qui a ripeterlo. Sul concetto che il cascina francia sia il barolo più sopravvalutato dico quello che disse fantozzi a proposito della corazzata potemkin (riguardo alla frase del consumatore, non del cf). Ps: per me CF 90 era a 94 pp e Cf 89 a 95pp

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circa 11 anni fa - Link

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