Una sadica nefandezza: pollo alla Torquemada

di Orrori da Mangiare

Amici dello sgomento e delle torture culinarie, bentornati nell’angolo di Orrori da Mangiare. Oggi vi presentiamo con orgoglio un piatto traslucido e inquietante, certamente un agghiacciante misto tra una ricetta a base di predatore preistorico e un omaggio alle torture della Santa Inquisizione, passando con nonchalance attraverso la maschera di Hannibal Lecter. E pensare che si tratta “solo” di un mansueto pollo, trafitto da quella che potrebbe sembrare, ad un occhio non allenato agli Orrori, un’intensa session di agopuntura.

Citando la simpatica foodblogger (che noi sospettiamo essere diretta discendente del sanguinario Torquemada), avremo bisogno di “due petti di pollo molto doppi”. Sì, doppi. E in questa ambiguità ovina, nell’eterna trasfigurazione del doppio, il concetto si eleva a dualismo della materia, ma si smorza subito, in un battito di ciglia, ripiombando nell’acquetta insulsa di una ricetta qualunque. Quando avrete trovato il pollo molto doppio, infliggete alle sue carni una serie di mortificazioni. Solo così la sua carne, affrancata da quel peso mortificante, può diventare cibo per la nostra bocca, e non prima.

Imbottite di funghi trifolati quei petti offesi e ormai vinti, e poi torturateli con le sottilette. Non paghi, deliziate il vostro sadismo infilzando quella carne con innumerevoli stuzzicadenti, conficcandone uno per ogni peccato, lentamente. Solo adesso quello che rimane del pollo potrà essere sbattuto in una pozza di acquetta simile ad urina ed in essa fatelo sobbollire, come in un’agghiacciante rito di purificazione. Dato che siamo tutti peccatori, il piatto va mangiato rigorosamente senza togliere gli stecchini. Se sopravvivete, cosa che dubitiamo, fateci sapere com’è.

L’abbinamento di Intravino: ricetta interessante di bella complessita, tra la bianca carne di pollo che si fa doppia e aromaticità miste di dubbia fattura. La piccantezza degli stuzzicadenti di cottura suggerisce un vino di medio peso ma sanguinolento, sofferente e di qualche untuosità: un Supertuscan con 30% di gazzosa sarà perfetto. 

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