Tutto quello che avremmo sempre voluto chiedere a Peter Gago, l’enologo del Penfolds Grange
di Elena Di LuigiPeter Gago è alla Penfolds Wines dal 1989 e dal 2002 è il chief winemaker, cioè il quarto enologo dalla fondazione della cantina a fare il vino di fama mondiale noto a tutti come Grange. Nel 2012 l’Institute of Masters of Wine lo ha riconosciuto Winemakers’ Winemaker, titolo che va ad aggiungersi a quello di Winemaker of the Year assegnatogli da Wine Enthusiast Magazine nel 2005. Secondo Peter Gago, fare vino consiste nel capire quando intervenire e quando non intralciare.
Quale vendemmia ricordi come la più difficile?
Dopo 24 vendemmie con Penfolds ho provato tutti gli alti e i bassi degli umori di Madre Natura. Sono convinto che il clima/tempo sia il vero responsabile della qualità di un vino, anche quando proviene da grandi viti e vigneti.
Proprio di recente in Sud Australia, la raccolta del 2008 ha posto delle difficoltà per un’ondata di caldo iniziata il 3 marzo. Fortunatamente noi avevamo già raccolto l’uva di gran parte delle vigne e siamo felici di poter dire che, per esempio, vini come il Grange 2008, il Bin 169 Coonawarra Cabernet Sauvignon 2008 e il RWT Barossa Valley Shiraz 2008 sono tra i migliori che abbiamo mai prodotto. Non siamo stati altrettanto fortunati con il Pinot Noir proveniente da zone più fresche e in altitudine dove però molti fermenti si sono bloccati per il troppo caldo. Imbarazzante? Si. Aggiustabile? Si. Il nostro migliore Pinot Noir? No. Questo è winemaking.
Cosa ti ha portato a fare vino?
Il vino è sempre stato un mio grande interesse fin dagli ultimi anni all’Università. Non provenendo da una famiglia vinicola era spontaneo, vero e coinvolgente. Prima l’assaggiare o bere il vino è diventato un hobby, poi si è trasformato in una passione da collezionista e dopo un paio di esperimenti produttivi da dilettante sono arrivato al livello successivo cioè alla carriera. Ogni giorno è diverso dall’altro, ci sono molte interfacce e un mercato globale. Dimenticavo di dire che adoro il vino!
Qual è stato il momento in cui hai capito di aver sfondato?
Retrospettivamente l’aver completato al top il corso in Enologia al Roseworthy College che poi mi ha consentito di lavorare come winemaker in diverse cantine. Fortunatamente tra queste c’era anche Penfolds, era destino.
Chi o cosa hai sacrificato per il tuo lavoro?
Tempo e sonno.
Dove sei più felice in una cantina o in un vigneto?
Devo dire in cantina, anche se quando il sole splende e il cielo è blu la tentazione di rimanere più a lungo fra le vigne è forte.
Sei preoccupato per i cambiamenti ambientali già in corso?
Si, che ci sia in atto un cambiamento ambientale è innegabile. Le condizioni di tempo estremo sono sempre più frequenti. A Penfolds da anni piantiamo le nostre vigne in regioni, terreni e zone climatiche diversi, per ridurre i rischi e massimizzare la flessibilità. I nostri stili sono dati da combinazioni di uvaggi diversi che, pur tenendo presenti i modelli caratteristici della cantina, non provengono sempre dalle stesse aree produttive.
Quale produttore ammiri di più?
Krug, perchè rispettoso della unicità di certi vigneti (come con il Clos du Mesnil e il Clos D’Ambonnay); per l‘House Style cioè la capacità di combinare più annate (Grande Cuvée, Rosé), e le espressioni attraverso gli uvaggi delle singole annate. Insomma una collezione meravigliosa dove si vede che la qualità e lo stile sono gli obiettivi fondamentali. La coincidenza vuole che Krug fu fondata nel 1843, cioè l’anno prima di Penfolds.
Quale paese del mondo, escludendo il tuo, sceglieresti per sperimentare nuove tecniche o metodi per fare vino?
Senza ombra di dubbio, la Francia. Max Schubert che mi ha preceduto come chief winemaker alla Penfolds, ed è il creatore del Grange, nel 1950 andò in Spagna per studiare come fortificare i vini. Ma la sua curiosità lo portò anche nelle cantine di Bordeaux dove imparò a fare il vino e le tecniche apprese lì le utilizzò per fare il Grange. Sarebbe molto bello e di grande soddisfazone poter ripetere il suo percorso e provare a sperimentare nuove produzioni. Naturalmente poi mi sposterei casualmente anche in Borgogna, nella Valle del Rodano e in Champagne, ma solo per motivi di ricerca! Ho già detto che arriverei anche in Italia vero?!!
Quale varietà consideri la più sottovalutata?
Mataro (Mourvédre).
Hai dei rimpianti nella la tua carriera?
Ad oggi, no. Di sicuro ho amato la prima parte della mia carriera (l’insegnamento) e certamente mi sta piacendo questa di oggi, la seconda. Il mio unico cruccio è che ci sono solo sette giorni in una settimana, di questi tempi abbiamo bisogno di almeno dieci.
Come ti rilassi?
Con una buona corsa oppure con un’oretta in palestra per togliermi di dosso qualche ragnatela. Poi a seguire una cena tranquilla con mia moglie Gail. Naturalmente con una buona bottiglia di Champagne, e un rosso o un bianco sempre a portata di mano.
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