Tutto il meglio bevuto a Les Champagnes Bio a Roma

Tutto il meglio bevuto a Les Champagnes Bio a Roma

di Emanuele Giannone

Innanzitutto un indice delle ragioni di una degustazione – di una bevuta – quasi perfetta.
1. Il quasi deriva da un rimpianto e un appunto per celia: mancava Jérôme Prévost, il discepolo che avanzò il maestro Anselmo. Lo attendevo trepidante ma non c’era, mancava quindi La Closerie Les Béguines. Ammetto, peraltro, che i presenti hanno più che compensato l’assenza. La 99 Posse ha la panchina lunga.

2. La risposta di uno degli andres dikastai e co-organizzatore alla domanda circa il criterio di selezione dei produttori: “Sono venuti quelli più interessati al confronto con il pubblico.”. Intensità dei dialoghi e modo empatico dei signori d’Oltralpe lo hanno confermato. Bello.

3. Levitare fino al mogio stallo di un bus con l’euforia dell’ivresse buona, ignorando le disforie della Stazione Termini e i grugni in ressa allo scalo, mediamente belluini. Planare per un giorno sullo Zeitgeist del dissesto capitolino e delle correlate geremiadi. Sentirsi parte al tutto di un’ottobrata romana. Impagabile.

4. Il salvifico, magnifico buffet di Romeo Chef & Baker con i panini ripieni (diciamo meglio: ricolmi). Posto che la pizza bianca con la mortadella è sempiterno beneficium de nostris publicis bonis, stavolta ho molto beneficiato del panino con il ragout di verdure.

5. Il mirror-climbing di chi pretende di esserci per diritto di vino e abdica a logica e cortesia per percolare sdegno attraverso le reti sociali. Mind you: l’invito è una scelta discrezionale di  cortesia o convenienza, si può richiedere, l’eventuale diniego dispiace, il dispiacere si può partecipare ma il livore protestato sulla piazza virtuale, mal coperto col cache-sexe del sussiego posticcio, è vieto e controproducente. Egg on your face.

6. Il taccuino per gli appunti e, ovviamente, la guida. Letta una prima volta, compulsata nei giorni a seguire. Informativa, selettiva, non riduttiva, non deferente, non buonista. Nessuno snobismo, fantasia a briglia sciolta con solo un paio di tonfi aulici e zero aulismi tronfi. Un grande lavoro inquirente, giudizi partecipati ed efficaci. Noto solo – e qui torniamo alla questione di perfettibilità – la svista di un’assenza piuttosto fragorosa tra i posti buoni dello Champagne a Roma.

7. Infine, il tornaconto: l’inattesa tertulia con osti e filosofi, scrittori-attori-cinefili e amici. A sorpresa è arrivato anche il ritorno alle origini di Trinacria con i maestri cioccolatieri di Modica: mezz’ora di bellissimi conversari, altra vera tertulia, e in fondo il dolce sotto la specie del cioccolato all’arancia. Ho vinto.

Robert Barbichon & Fils
Blanc de Blancs Brut (85% chardonnay, 15% pinot blanc). Fine, affilato. Frutta gialla, distillato di pera, fiori, pane azzimo. Pieno, avvolgente ed energico al palato: esordio al sale, quindi polpa di frutta gialla, mapo, freschezza acidula di bacche scure e l’elegante diminuendo su gesso e agrume.

Blanc de Noirs Brut (100% pinot noir). Frutta rossa fresca, soprattutto arancia e ribes, insieme a carne, ginepro, tracce amare e silvestri di radici e foglie di pino. Pieno, sapido, svettante in attacco quando profonde tutto lo slancio per procedere d’inerzia. Può bastare: evolve più ampio che teso, mantenendo definizione aromatica e la bella vena sapida.

Réserve 4 Cépages Brut (70% pn, 10% pinot meunier, 10% ch, 10% pb). Vinoso e alquanto scontroso in apertura, lento ad aprirsi su note fruttate scure (ciliegia, aronia) e ricordi marini e speziati più chiari. Sorso di sostanza, impegnativo per l’intensità delle sensazioni tattili – il tocco in bocca è pressante e scabro, quasi tannico, la trama è grossa – ma di vera soddisfazione per slancio e  nettezza del frutto.

Barrat-Masson
La Cuvée Fleur de Craie vend. 2012 BdB (extra brut, 100% ch). Fine, intensamente floreale e col vezzo di un’aerea nota salmastra. Fresco, di buona presa e molto sapido, semplice nella lettura e immediato nello sviluppo, ravvivato nel finale dai ricordi di gesso, agrumi, lievito e da una visita nell’orto aromatico.

Cuvée Les Margannes vend. 2011 BdB (non dosé, 100& ch.). Una bella sorpresa. Decisa coloritura verde, d’agrume, foglie e frutto acerbo (aloe, kiwi, lime, felce) insieme a un’impressione minerale quasi metallica. Evolve su fiori bianchi, felce e creta. Molta tensione al palato, progressione regolare, equilibrata per freschezza e sapidità infuse. Finale su frutta più matura e tracce amare in persistenza.

Jacques Beaufort
Polisy Brut 2009 (80% pn, 20% ch). Stratificato: agrumi dolci e canditi, fragola, zenzero, creme, crosta di pane, il soffio della volatile che in apertura “schiaccia” e confonde un poco il quadro; non incide, invece, sulla fase gustativa che è caratterizzata da equilibrio e buono slancio, maggior definizione degli aromi (di nuovo agrumi e polpa di frutta rossa) e un’impressione generale di carnosità, quasi grassezza.

Ambonnay Brut 2009 (80% pn, 20% ch). Maggior definizione, dirittura e profondità, maggior finezza nel toucher de bouche, freschezza e corredo aromatico più armonicamente fusi, coerenti all’insieme. In breve: più progressivo e “ordinato”.

Ambonnay Brut 2003 (80% pn, 20% ch). Un connubio felice di impressioni fresche, tra erbe e polpa di frutta bianca, ed evocazioni calde e ronde di frutta rossa matura, lardo, genepy, senape in grani e fieno greco. In fondo arancia rossa, caffè e ferro, in più i cenni ossidativi fini e non coprenti, che volgono a tabacco e frutta da guscio. Ricchezza, nerbo, definizione aromatica e unità espressiva. Sorso ricco e ampio, avvolgente, progressivo e senza discontinuità fino al finale “rosso” e sapido.

Polisy 1996 Demi-Sec  (80% pn, 20% ch). Agrumi e frutti rossi canditi, una composita speziatura, tabacco, resina e cera. La vena dolce è iniziale e giocosa, una carezza d’approccio. Si fonde presto in un insieme avvolgente ed equilibrato, di grande presenza, carnoso e sapido, che risponde a ogni sorso con impressioni gustative articolate – dal frutto maturo e candito al fungo fresco, dal miele al succo di lampone e ancora chinotto, spezie ed erbe aromatiche – e di assoluta nettezza. Finale lungo con oliva, curcuma, ciliegia e karkadè.

Couche
Il più coraggioso sembra il più compiuto (e compito) dei tre: è infatti il Chloé Extra Brut (66% pn, 34% ch), un sans sulfites ajoutés, a esprimere il miglior equilibrio tra profondità nello sviluppo, larghezza e misura nella diffusione aromatica: freschezza d’agrume, sapidità saliente e cenni d’erbe amare assiemati a pasticcerie, frutta caramellata e infusi. Pieno e vibrante. Di eleganza compiacente la cuvée Eclipsia Extra Brut (pn 80%, ch 20%), che maschera spalle e muscoli in una ricercata morbidezza e, dopo l’attacco convincente per grip e presenza, si disunisce e ritorna grossa. Meglio la Réserve Intemporelle (66% pn, 34% ch, basi delle annate 2011-2012) che apre su agrumi maturi, fiori rossi e pepe rosa, integrando a seguire con pane nero, conserve e lardo. Apertura di slancio e sviluppo in largo. Sapido, carnoso e sostanzioso.

Pascal Doquet
Horizon Brut BdB (67% 2010, 33% 2011). Questa cuvée è il vino-base, infatti è solidissima. Impronta salmastra e freschezza d’agrumi, eleganti note erbacee, soavi quelle di fiori bianchi. Sorso coinvolgente e goloso: il vino tocca il palato con misura, rivela energia e freschezza infuse, svolge la sua sostanza ingente, ben sostenuta per tutto lo sviluppo; sostanza che si distende in lunghezza e ripercorre nel lungo finale il frutto, le erbe, il minerale e aggiunge un punto d’amaro (radici).

Arpège Premier Cru Brut BdB (62% 2010, 38% 2011). Da vigne a Vertus, Villeneuve, Le Mont-Aimé. Complesso: arancia amara, ostrica, carne affumicata, vetiver, fave, lievito, cenni terrosi e una cospicua dote speziata. Coesione, unità espressiva. Sorso di grande presa e fitto nella trama gustativa, grasso in attacco e fresco in allungo, quasi piccante, dalla nitida impressione minerale in chiusura.

Anthocyanes Rosé Premier Cru (67% pn, 33% ch). Più rosso che rosa per struttura e volume. Piccoli frutti rossi, mela granata, rabarbaro e spezie. Al palato è un’effusione immediata di frutta, cui seguono spezie scure e note balsamiche dolci. Il cerchio si chiude con note amaricanti di radici ed erbe. Sapidità infusa, impressione tattile profonda. Vino-pretesto per una beffa in danno delle recenti ammonizioni dell’OMS.

Fleury Père et Fils
Blanc de Noirs Brut (100% pn). Frutta rossa e sale in evidenza, di conserva pepe rosa, cannella e ruggine. Pieno e intenso. Bocca che rispecchia l’impressione di pienezza, progressiva, ben sostenuta dall’acidità e dalla vena minerale emergente in allungo. Semplice ed efficace.

Fleur de l’Europe Brut Nature (85% pn, 15% ch). Piano, solare, largo, di bassa tensione apparente, connotato da frutta gialla matura, spezie dolci e crosta di pane sullo sfondo salmastro e fungino. Bocca larga ma spigliata e inaspettatamente fresca, materica, vibrante e continua nello sviluppo, lunga, di grande precisione.

Bolero 2005 Extra-Brut (100% pn). Mimetico. Naso denso e spiazzante, note di tostature, fungo fresco, resina, camomilla, neroli, susina e un tratto metallico, tutti infusi in una base dolce. In bocca mima in esordio morbidezze e dolcezze di gelatine; riesce invece molto sapido, trasognato nella progressione, di grande tensione sottesa e d’ingente sostanza. La freschezza emerge alla distanza nella sua reale misura, amministrando il bel finale agrumato.

Sonate N°9 Opus 10 Extra-Brut (76% pn, 24% ch). Altro gioco di dolcezze apparenti e avvolgenti con spezie candite, zucchero filato e toffee. Sullo sfondo ciliegia, percoca, frutti di bosco, prezzemolo e pane allo zenzero. Sorso molto teso, vibrante, salato e nervoso, in progressione ripete il gioco e ammicca a frutta matura, pomodoro confit e marroni per chiudere con agrumi e mela rossa. Lunga persistenza.

Georges Laval
Cumières Brut Nature Premier Cru (50% ch, 35% pn, 15% pm). Tra i migliori assaggi della rassegna per unità e coerenza nell’espressione, per eleganza e regolarità nella progressione, per lo svolgimento gustativo ciclico e pieno di dettagli. Mette insieme tratti tenui (i fiori in esordio) e di strenua austerità (la durezza di fondo, la pietra, il metallo) senza forzature. Equilibrio dinamico, che si risolve in sensazioni variabili a ogni sorso. Buonissimo.

Rosé Cumières Brut Nature Premier Cru (pn, pm. Salasso). Profondo, austero. Il naso allude a maturità di frutto ed energia infusa, è denso e pieno, si svolge con precisione su sensazioni fruttate prima, quindi amare e acide: armelline, ruta, radici, ferro, lampone e ciliegia maturi, creta, paprika e pepe rosa. Sorso di grande tensione sottesa. Lungo finale con ritorno di frutta rossa e una coda gessosa e piacevolmente amara.

David Léclapart
L’Artiste Premier Cru Pas Dosé (100% ch, il produttore dichiara l’annata 2009). Netta marcatura marina – sale, molluschi, iodio – già al naso, peraltro fusa in un insieme equilibrato e coerente che compendia frutta gialla matura, zagara, camomilla, cedro e fieno greco. Al palato è di durezza indefessa, accenna ai sapori più che svolgerli e rimette alla tensione e alla sensazione di energia l’impressione globale. Uno Champagne no-frills, all thrills, di cui lamento solo la mancanza di frequentazione in versioni di maggiore età. Perché sa di tanto in potenza ancor più che in atto.

L’Apôtre Premier Cru Pas Dosé (100% ch, il produttore dichiara l’annata 2007). Profondo, pieno, più svolto e affascinante. L’accostamento è tra le note verdi d’erba, aloe, alghe e lime, quelle di affumicatura e i cenni ossidativi di frutta da guscio e amontillado (questi ultimi riverberano più chiari con la sensazione calorica nel finale di bocca). Bocca altrettanto ardita: innanzitutto per il tocco e la pulsazione profondi, forti, che segnalano una sostanza densa e viva; ancora, per la freschezza quasi mordente e la sapidità cristallina. A seguire si svolge il ricco corredo fruttato con agrumi, melone e gelso bianchi, i cenni a burro e nocciole tostate, le spezie bianche e, in coda, una trovata da illusionista: una grassezza buona, tra burro alle erbe, ostrica e animelle, appagante e non untuosa. A suo modo è più sghembo, estroverso e opulento del fratello. Diversamente bello.

Leclerc-Briant
Il Brut (70% pn, 30% ch) apre bene il terzetto: riservato, compatto, con un’idea di pienezza a riassumere la fitta compresenza di note vegetali e fruttate. Al palato risulta più agile e aperto nel frutto (mandarino, mela golden, arachidi), sapido, slanciato. Semplice e piacevole. La Croisette, un Blanc de blancs dall’impronta verde abbastanza netta dopo l’inizio su spezie, burro e nocciola, ha una bella presa al palato, evolve correttamente ma paga dopo la fase centrale il ritorno insistente delle tostature. Buono Les Chevres Pierreuses (40% pn, 40% ch, 20% pm), accogliente per solarità e polpa di frutta gialla, intenso nelle note di pepe bianco e senape; strutturato, simmetrico nei riscontri gustativi, innervato da sapidità e freschezza infuse. Chiude pulito con note di legno già ben amalgamate (croccante, crème brûlée).

Lelarge-Pugeot
Buoni, gli Champagne gioviali e di sostanza, dall’impronta rustica e non greve, diciamo grossi ma non grossier. Eccone due, e in più una sorpresa finale: Les Meuniers de Clémence (100% pm) è un Extra-Brut carnoso, che richiama la polpa di frutta matura e le salagioni, ampio anche nell’approccio al palato dove risaltano la coerenza tra morbidezze, spessore, freschezza e saliente sapidità. Immediata la presenza del frutto, decisamente rosso, anche nel Rosé de Saignée (pn, pm), con lampone e fragolina svariati di spezie dolci, tè e scorze d’agrumi candite. Prende il palato in freschezza, ha corpo e presenza, si svolge semplicemente su frutta e spezie rosse con un cenno a erbe amare e ha una piacevole coda sapida e fruttata. Si chiude con il Coteaux Champenois Blanc de Meuniers (100% pm), una bella monodia per sale solista con accompagnamento di pesca bianca, susina, camemoro e tanta freschezza infusa.

Bruno Michel
Cuvée Blanche Brut (50% pm, 50% ch). Profilo olfattivo semplice ed equilibrato con pane tostato, frutta da guscio, grasso e spezie da un lato, mela annurca, ciliegia, arancia sanguinella e note vegetali dall’altro. Al palato è sostenuto dall’acidità e dalla vena minerale che bilanciano la rotondità dell’insieme e lo slanciano. Crosta di pane, agrumi canditi, pesche ed erbe aromatiche.

Cuvée Rebelle Extra Brut (pm, ch. Vecchie Vigne). Ritroso. Prevalenza delle note di frutta rossa, con ferro e tostature a far da sfondo. Sorso austero, quasi rigido, di saliente mineralità gessosa e salina. Lunghezza notevole con riproposizione del frutto (lampone, agrumi) e una chiara nota di pain grillé. La cifra è la stessa del precedente, la tensione maggiore.

Cuvéè La demi-lune (100% pm). Spesso e compresso al naso. Compendia ricchezza e fedeltà delle note di frutta rossa, un bagaglio vegetale ancor più ampio – cerfoglio, cappero, salvia, lavanda, fiori secchi – i cenni marini, tostati e salmastri. Ampio, di trama fitta ed eminentemente salato al sorso, la presa è brusca ma la progressione regolare, precisa nei riscontri gustativi di frutta, erbe, essenze di fiori. A fronte di tanta materia, l’acidità sottesa governa uno sviluppo cadenzato ma non scalare.

Rosé Les Roses 2008 (pm 100%). Dall’omonimo lieu-dit, un rosé de saignée di grande struttura, energico, ricco di riferimenti ai frutti rossi, vinoso e carnoso tanto da ricordare un rosso di buon corpo: lampone, amarena, resina, tabacco, spezie dolci, lavanda, patchouli. Pienezza ed energia si riflettono sul sorso ma senza alcuna pesantezza: è un peso massimo leggero, chiede pietanze elaborate e di fibra fitta e forte. Lungo e decisamente rosso il finale.

Franck Pascal
Reliance Brut Nature (70% pm, 25% pn, 5% ch). Apre accogliente e morbido con i ricordi di latte condensato, prugna, ribes, pastiglie alla violetta e agrumi maturi. La virata è all’insegna di verbena, menta e altre freschezze verdi. In bocca la freschezza è invece immediata e le suadenze solo accennate nell’attacco. Per il resto è un acuto di acidità fruttate nei toni dal verde al giallo.

Quintessence 2004 Extra Brut (25% pm, 60% pn, 15% ch). Originale, coinvolgente. Poco espressivo in apertura e per quel poco spiazzante: pane di segale, loto vaniglia, fico d’India e note lattiche. Poi si distende e regala fragolina di bosco, miele, cera, brioche e di nuovo pane di segale. Il sorso è un pieno di freschezza fruttata con note floreali in filigrana e tracce di tabacco e legno di rosa.

Sérénité 2010 Brut Nature (pm, ch). Quadro olfattivo complesso e originale che apre su fieno, formaggio, creta, muschio e una nota ossidativa che si assesta su frutta da guscio e fiori secchi. Bocca pulsante, dritta e dinamica, infusa di freschezza ed espressiva nel frutto, con una lunga e suggestiva coda di spezie bianche, cedro, gesso e sale.

Yves Ruffin
Cuvée Brut (80% pn, 20% ch, assemblage 2010-2011). Semplice e immediato ma coeso e unitario all’olfatto. Leggerezza dei ricordi fruttati e slancio di quelli agrumati, note di creta e gesso in profondità. Assaggio molto agevole e dallo sviluppo ordinato, non particolarmente lungo ma di convincente impronta tattile e buona definizione dei sapori.

Cuvée Extra Brut (80% ch, 20% pn, assemblage 2008-2010). Più conchiuso e progressivo nell’espressione olfattiva, più intenso, netto nelle sensazioni di bacche rosse e persino ficcante in quelle agrumate. Impressione tattile risoluta e molto lunga, che dà presa e durata allo svolgimento dei sapori: si succedono arancia, cardamomo, pesca bianca, uva spina e in fondo miele, resina, crosta di pane e pietra. Vinificato in botti d’acacia

Cuvée Precieuse 2008 Brut Prestige Millesime (25% pn, 75% ch). Un cenno lattico, un tappeto erboso e fiorito, su quello una cornucopia di frutta fresca e versicolore: un inno del sole o alla gioia, piacerà quindi ai fan di Mascagni o a quelli di Beethoven ma anche a spezieri e preparatori di masala, che vi si sentiranno di casa. In profondità, un tratto vegetale scuro. Ritrovandomi a gustarlo con un altro entusiasta, mi sono inteso con lui su quest’asindeto: entra, si effonde, morde, penetra, fodera. Materia ingente e animata che si svolge con eleganza e definizione in una progressione pressoché perfetta. Riconoscimenti d’agrume freschi e nitidi. Solo in fondo, tra tanto sale, un’effusione dolce.

Cuvée Thierry Ruffin Brut Premier Cru (80% ch, 20% pn, basi della vendemmia 2006). Dal sole all’ombra, almeno in apparenza: è ombroso e quieto. Dopo il primo passaggio inizia a muoversi e sarà un perpetuum mobile: sgrondato, certo, di molto frutto rispetto al primo (qui domina l’agrume e il resto obbedisce) ma ancor più ornato nella dote di spezie e bosco. Al palato ha buon corpo, è di temperamento appena più mite del precedente e accenna maggiormente a dolcezze fruttate (mature). La stessa presa è più velouté ma la progressione è parimenti battente, continua e definita nella diffusione dei sapori. Vinificato in botti d’acacia

Cuvée Demi-sec (80% pn, 20% ch, assemblage 2010-2011). Un Demi-sec come mi piace, che sa di arancia rossa, melagrana, rooibos, rosa, curcuma e kirsch, ha il profumo del miele e l’aroma della vaniglia, non il mellifluo freddo della vanillina. Soprattutto, allude a una dolcezza mimetica e istantanea, che come in un gioco si rimpiatta per riemergere avvinta al sapore giusto, coerente alla  freschezza strutturale che del gioco è la regola.

Val Frison
Goustan Brut Nature (100% pn). Vino da macchiaioli, giustezza di chiaroscuri e contrasti. Da un lato frutta rossa e fiori in gran copia e varietà insieme a un complesso coté terroso; dall’altro gomma, zucchero bruciato, miele e resina. Impressione generale di potenza e opulenza. Col primo sorso s’intende l’anima macchiaiola: elegante, freschissimo, prende il palato con naturalezza e procede con passo sicuro, componendo un quadro organolettico variegato e coerente, vivo e teso, che ripercorre il frutto e la terra.

Elion Brut Nature (Rosé de Saignée). Un panosmìon deflagrante. C’è innanzitutto il frutto: buccia d’uva, ciliegia, ribes rosso, chinotto; e con il chinotto già si transita alla traccia amara di grande finezza, che rimanda agli infusi d’erbe in un tonico. Ricco corredo speziato con chiodi di garofano, habanero rosso, cumino, pepe. Ricordi di das, incenso e affumicatura. In bocca è un sorso a geometria variabile, prendergli le misure è impresa, inquadrarlo è vano: fa lui, fa tanto e fa bene. Trascinante.

Lalore Blanc de blancs Brut Nature. Quando pensi d’essere contento, irrompe l’ineffabile in specie di onda marina a rinnovellare la meraviglia, perché non si resti semplicemente contenti. Irrompe e fa trasecolare come per una variazione improvvisa di prospettiva. Più in là un paesaggio assolato, la terra e quello che ne proviene. Un vino da festa e da evocazioni eidetiche. Spiazza per varietà e rassicura per coesione degli aromi in un quadro solare ma attraversato da una corrente fresca. Un’onda, appunto, che spiazza per come varia, spezza e riprende il ritmo.

Vouette & Sorbée
Fidèle Extra Brut (100% pn). È un vino che non mi stanco di bere, soprattutto perché ogni assaggio è piccola agnizione e, al contempo, piccolo mistero aggiunto. Ha, invero, presenza stentorea e nulla di sfuggente o misterioso. È un gioco di equilibri dinamici dal corso sempre nuovo e appassionante. Tomografie e didascalie organolettiche non servono a un vino che, almeno nel parere di chi scrive, chiede e concede una partecipazione che dista enormemente dal rendiconto dattiloscritto. In questa doppia occasione, il primo assaggio ha esaltato rimandi a frutta rossa carnosa, il sottobosco e un leggero fumé; il secondo, da magnum, un ventaglio di note verdi tra agrumi ed erbe, il nitore della roccia bianca, tensione e compressione ancora sorgenti. Ma a che serve incaponirsi con l’ineffabile per effarlo? In caso di necessità, peraltro, è efficace la descrizione che ne dà la guida.

Blanc d’Argile (100% ch). Qui devo ancora studiare, ma è buonissimo e provo a spiegarlo: pot-pourri di fiori e sandalo, verbena, pompelmo, legumi freschi, ginger ale e zenzero vero a introdurre un imbarco alla volta delle Indie Orientali, salutando le erbe fini più note. O un viaggio da Aix a Deira e ritorno. Profondo, tesissimo al gusto, finissimo nelle impressioni tattili e minerali (bianche), luminoso, dinamico. Nell’effazione non gli rendo la statura che merita, ma mi sto allenando.

Saignée de Sorbée Extra Brut (100% pn). Per tornare sulla terra, ma con atterraggio morbido, si chiude su questa tagliata di chianina scottata su piastra di ghisa e condita con aromi dell’orto, seguita da una promenade di buon passo tra piccoli frutti rossi, chinotto, arancia amara, garofano, ibisco, maggiorana e caramelle alla fragola. Bocca salata e sottile in attacco, la progressione è coinvolgente, lo sviluppo dei sapori appassionante.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

21 Commenti

avatar

Alfonso Isinelli

circa 8 anni fa - Link

Gratificano i complimenti, bisogna cospargersi il capo di cenere alle osservazioni. Una su tutte nello specifico: effettivamente manca un posto importante dello champagne a Roma, la Salsamenteria di Roberto Mangione a Via Monte Parioli. Ce ne scusiamo io e Luca Burei, editore e curatore con me della guida. Nello specifico l'errore ê mio, non avendo aggiornato evidentemente al meglio l'elenco dei "luoghi" dello champagne. Sicuramente in giro per l'Italia ne mancheranno altri, ma la mancanza su Roma, la città dove materialmente si produce la guida è più importante di altre, detto anche che quella specifica sezione vuole essere un compendio non esaustivo. In ogni caso rimedieremo: nella app che sarà pronta a stretto giro si porrà rimedio all'errore.

Rispondi
avatar

amedeo

circa 8 anni fa - Link

"Tagliata di chianina scottata su piastra di ghisa" rasenta il sublime (o l'orrido, dipende dai punti di vista). Sicuro che era ghisa? E se fosse stata pietra ollare? Siamo ormai sull'orlo del precipizio di questa inarrestabile deriva olfattiva. Fermatevi, siete ancora in tempo.

Rispondi
avatar

Durthu

circa 8 anni fa - Link

Seconded

Rispondi
avatar

Andrea

circa 8 anni fa - Link

Amedeo, lascia perdere, ci hanno provato in tanti a farglielo notare. Al Giannone piace scrivere così "per la sua gioia e di tutta la comunità", come dice lui. Riesco facilmente ad immaginare la sua gaiezza a leggere e rileggere i propri articoli. Diversamente fatico molto ad immaginare chi siano i membri di questa fantomatica comunità che condivida cotanto (ops! Mi è sfuggito, colpa del contesto) godimento.

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

@Amedeo. La bistecca non l'ho sniffata, me la sarei magnata. E il vino la chiamava. Forse il naso sulla piastra ardente te lo sei scottato tu? Ma io che ci posso fare?

Rispondi
avatar

amedeo

circa 8 anni fa - Link

Riporto il passo "si chiude su questa tagliata di chianina scottata su piastra di ghisa e condita con aromi dell'orto, seguita da una promenade di buon passo tra piccoli frutti rossi, chinotto...ecc ecc". Oltre ad essere meno spocchioso e offensivo, devi imparare a scrivere. Sorry.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Amico è la seconda volta che riporti il passaggio e me sto ad annoiare. Non ti piace Giannone? Leggi altro invece di frantumare i testicoli. Questo non è un posto democratico, se uno annoia lo cacciamo. Vedi tu, e intanto per questo post hai già dato quindi ci siamo capiti ;-). Rilassati e torna a leggere WineNews, adesso.

Rispondi
avatar

Alice

circa 8 anni fa - Link

Il gusto è personale, per il livello di cottura della chianina, per il vino e per qualunque altra cosa. Però dire che Emanuele Giannone non sa scrivere mi sembra un po' avventato.

Rispondi
avatar

Paolp

circa 8 anni fa - Link

@Alice: la dicitura corretta è "mi sembra UN ATTIMINO avventato". Ed è subito M.I.

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

M.I.?

Rispondi
avatar

Paolo

circa 8 anni fa - Link

Chiedo scusa per la citazone criptica: "un attimino" fa subito Milanese Imbruttito :)

Rispondi
avatar

elle

circa 8 anni fa - Link

taaac!

Rispondi
avatar

Alice

circa 8 anni fa - Link

Mission Impossible? Madonna Incoronata?

Rispondi
avatar

Sergio

circa 8 anni fa - Link

ma si vince qualcosa, magari un paio di cartoni del vino oggetto del post? se no provo anche io: dalle mie parti, Madunina Incrusada, cioè Madonnina Infilzata

Rispondi
avatar

suslov

circa 8 anni fa - Link

Fieno greco ???

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

@Suslov: una spezia a larga diffusione ovunque si usi il curry, di cui è ingrediente essenziale, senza ricorrere a quello dei barattolini del supermercato. Ma si trova facilmente anche in erboristeria.

Rispondi
avatar

Durthu

circa 8 anni fa - Link

Beh dopo la simpatica risposta di Morichetti, che doveva fare? O la butti sul flame, oppure lasci perdere, e magari davvero eviti di regalare qualche altro click, che e' la cosa migliore. Personalmente, e giusto perche' visto che non c'e' democrazia, allora viva l'anarchia, trovo il commento di Amedeo ragionevole e tutto sommato sensato, e le risposte di Emanuele Giannone e Alessandro Morichetti spocchiose (nel primo caso) e gratuitamente aggressive (nel secondo). L'autore del pezzo sa decisamente scrivere, nessun dubbio, ma dovrebbe anche saper accettare una critica, no?

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

@Durthu: certo, ci mancherebbe. Ma alla critica si può anche replicare, ed è normale che la replica sia di tenore variabile a seconda di quanto fondata si trovi la critica. Ci può stare, fin qui? Bon: spocchiosa, tu dici. Permettimi di dissentire: non voleva esserlo. L'unica superiorità che sento è quella rispetto al mio centro di gravità. Beffarda, invece, sì: perché l'osservazione in questione mi sembrava tanticchia pretestuosa. Ma consiglierei di finirla qui su percezione e appercezione, e chiudere piuttosto con un rimando alla questione centrale dell'orrido-sublime: l'esempio è presto trovato ed è la guida di cui ho scritto nel post. Le descrizioni dei vini hanno in massima parte uno stile fantasioso e irrituale, deo gratias. Qualche passaggio, com'è ovvio che accada quando ci si lascia prendere dall'estro, risulta ardito: volo con partenza a razzo, stallo e plaf! Giù a terra. Ma preferisco così, fantasia e rischio annesso di tonfi, piuttosto che il caro, vecchio macinino espressivo, pedissequo e correttista, di un enosauro affetto da organolessi cronica.

Rispondi
avatar

amedeo

circa 8 anni fa - Link

E dopo l'incrocio di lame nella singolar tenzone, tendo la mano a Giannone e a Morichetti. Giannone, mi hai convinto, la tua risposta a Derthu merita uno chapeau. (E magari chissà che non capiti di farci una bicchierata insieme...) Davanti a una buona bottiglia (champagne?), diceva mio padre, prende moglie un frate. Saluti.

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

Ma certo! Saluti.

Rispondi
avatar

Giovanni Solaroli

circa 8 anni fa - Link

Mi domando: occhieggio un titolo "Tutto il meglio bevuto a Les Champagnes Bio a Roma" che mi interessa perché parla di un evento al quale avrei voluto partecipare. Apro il link e leggo l'articolo. Bello mi dico, esauriente per le mie aspettative. Forse un filo ridondante nelle descrizioni, ma se è questo il suo stile bene. Alla fine l'idea me la son fatta. Dei vini che gli andava di descrivere ne ha scritto, del resto la scelta spetta all'estensore. Non trovo alcun motivo di critica, anzi, semmai vorrei ringraziarlo di persona per essersi preso la briga di scrivere un articolo dedicando a noi lettori parte del suo tempo.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.