Trilogia Goriziana #3. Gaspare Buscemi, l’Archimede Pitagorico del vino

di Emanuele Giannone

Zegla, Cormons. L’accompagnamento doveva essere un caffè, alla fine si è parlato davanti ai calici. A tempo perso, dal suo minimo e ordinato inferno di macchine di sua invenzione, matracci e serpentine, fornelli e piaccametri, Doktor Buscemi fulmina gli dei e li ricaccia nei loro paradisi. Purtroppo se ne accorgono solo i pochi interessati ai risvolti pratici della vita da Enologo Vinificatore Artigiano, una condizione assai poco proficua proprio nel paese che del vino e dell’artigianato si fa vanto.

Gli dei sono voraci consumatori di premi e presidenze, canalizzano fondi e incentivi per la ricerca, lanciano mode e nascondono la mano, assegnano punteggi a progetti imprenditoriali o a vini, hanno il pallino della classe e delle classifiche. Doktor Buscemi potrebbe sbugiardarne molti ma non ha tempo da perdere in faide e rivalse. Tuttavia, avendo in precedenza scomodato arte e bellezza, mi sovviene che proprio con lui siamo finiti a parlare del Grand Tour: il viaggio di formazione dei rampolli di alto ceto, solitamente di sangue blu, attraverso i luoghi emblematici della cultura europea.

Del nostro paese, oltre ad aspetti pittoreschi e gadgets d’antiquariato, interessava certamente il patrimonio artistico; quanto quello interessava però anche il corpus di modi, usi, costumi e tecniche applicati alla produzione di oggetti ad elevato valore aggiunto e d’uso. Leggasi: artigianato. Leggasi ancora: Italia come case-study, dal tardo Seicento al medio Novecento, per l’analisi dei fondamenti dei metodi, delle regole e dei postulati utilizzati nella produzione di oggetti di valore. Doktor Buscemi constata che di tutto ciò non è rimasto nulla e si infuria. Un paese di vestigia, senza più ispirazione, incapace di inventare e coltivare, quindi due volte inospitale per chi Veronelli definì l’Archimede Pitagorico del vino. Eppure lui insiste. E l’insistenza di un Enologo Vinificatore Artigiano significa anche una bottega dei misteri e dei prodigi: vini spariti o in via di sparizione, eccellenti e sconosciuti, accanto a poche e comunque buone certezze.

C’è il Colombaio di Candia 2004 da uve erbaluce, delibato insieme al laico Giovanni da Feltre: integro, luminoso e leggiadro, sintesi agile di fiori freschi, erbe e pietra; c’è lo spumante Perle d’Uva 2005, da basi 2003 e 2004 di erbaluce, prise de mousse in bottiglia, sboccatura à la volée nel marzo 2010: agrumi, fiori, pesca bianca, un piacevole retrogusto d’erbe amare, effervescenza cremosa, ben infusa, varie declinazioni d’agrume, essenze di fiori e pane di spezie. Infine Esperienze 2011 (uve di verduzzo vinificate senza aggiunta di SO2): sottile e gentile al naso nel richiamo varietale, miele e fiore; bocca dinamica, fresca e piena di riferimenti ad agrumi, tiglio, camomilla, spezie bianche, aloe e robinia. Tre vini da pochissimi soldi in rapporto alla bontà che regalano.

Emanuele Giannone

(alias Eleutherius Grootjans). Romano con due quarti di marchigianità, uno siculo e uno toscano. Non laureato in Bacco, baccalaureato aziendalista. Bevo per dimenticare le matrici di portafoglio, i business plan, i cantieri navali, Susanna Tamaro, il gol di Turone, la ruota di Ann Noble e la legge morale dentro di me.

8 Commenti

avatar

DarioSpezza

circa 11 anni fa - Link

Settimana scorsa alla Locanda San Lorenzo abbiamo bevuto uno straordinario Pinot Grigio 1999, qualcosa di monumentale. Grande Produttore.

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Dario, era P.G. in purezza e anche per nome (uno di quelli che G.B. intitola "Da Uve di... ") oppure ad es. Braide, Alture o altro da uve p.g.?

Rispondi
avatar

DarioSpezza

circa 11 anni fa - Link

Alture!

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 11 anni fa - Link

se ti capita a tiro, o se fai un salto da lui e ne ha ancora, prova anche Alture Bianco 2001.

Rispondi
avatar

manilo

circa 11 anni fa - Link

Come tu ben sai amo molto invecchiare i vini e i bianchi sono quelli che mi intrigano di più,ma secondo te il Verduzzo, regge l'invecchiamento, per caso ne hai parlato con il Doktor.

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 11 anni fa - Link

Buscemi ha adottato il Verduzzo per una delle sue "Esperienze", quella chiamata Ossidazione Estrema (1988), che rappresenta una tipologia particolare e forse non adatta a dirimere la questione. Il tuo commento andrebbe sicuramente rilanciato: potresti ad esempio porre la domanda direttamente al produttore - rectius: Enologo Vinificatore Artigiano - attraverso la sua pagina Facebook. PS - del vino in questione parlò qualche tempo fa Andrea Petrini in un post seguito a una visita di Buscemi a Roma.

Rispondi
avatar

Marco Vercesi

circa 8 anni fa - Link

Abbiamo avuto la fortuna di trascorrere una giornata intera con lui nella sua cantina a Cormons. Momenti memorabili!

Rispondi
avatar

Emanuele

circa 8 anni fa - Link

... posso immaginare, Marco. E' da un po' che non ci passo ed è una di quelle visite che mi mancano. A parte questo, mi fa molto piacere che un post di parecchi anni fa, dedicato a una persona che meriterebbe attenzioni e attestazioni di stima continue, sia riportato ad attualità dal commento di chi quella persona ha incontrato e stimato. Ti ringrazio.

Rispondi

Commenta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.