Tre mostri sacri alla Borgognata improvvisata, tra Domaine de la Romanée-Conti e Cros Parantoux

di Federico Graziani

Sono in ritardo. Merde. Spero che mi abbiano aspettato quei maledetti. Oggi va così, si parla in francese, anche se arrivo da una cena italianissima. I miei genitori adottivi mi hanno nutrito come solo i nonni sanno fare, quando ti esplode la camicia e nonostante tutto continuano a riempirti il piatto, con amore. Io cerco di trattenermi ma chi mi ha preso in custodia è Aimo Moroni con la sua inarrivabile moglie Nadia e a queste tentazioni non so proprio resistere.

Solo un po’ di culaccia e pancetta per iniziare, mezzo chilo di pasta al pomodoro e uno stinco di almeno 3 kg. Poi polenta con porcini e a seguire, il piatto che mi ha ribaltato, patate e ciccioli freschi. Castagnaccio al volo e poi di corsa con la mia bottiglia pronta per la Borgognata.

Regole semplicissime: ognuno ne porta una, ovviamente Borgogna, minimo Premier Cru. Questa volta ci si trova da Christian e Marco al N’Ombra de Vin, Milano.

Non mi hanno aspettato ma va bene cosi, consegno la mia Puligny di Marc Morey per rinfrescarla, non la rivedrò più, poco male. Cerco di recuperare con uno sprint, goffo.

I vini sono tanti, tra i bianchi un Corton senza etichetta e lo Chassagne di Ramonet risultano tra i più graditi, deludenti e giustamente criticati alcuni mostri dell’enologia, Haut Brion Blanc 1999 che non c’entrava nulla ed infatti era l’unico vino servito alla cieca e il Montrachet Marquise de Laguiche 2003, decisamente stanco.

Buono il Volnay 1er Cru di Coche Dury così come il Clos Vougeot Musigni 2005 di Gros Frere e Soeur. Bello e senza anima lo Chambertin Clos de Beze 2006 di Priueré Roch, molto curioso il Vosne Romanée di Cecile Tremblay e credo che proprio su questo vino sia scattata la proposta di Emilio della Bottega del Vino: “una seria la porto io, una la stappa il padrone di casa e una la divide il tavolo”. Presto fatto, nel giro di 15 minuti ci ritroviamo con TRE mostri sacri aperti e pronti per essere goduti: Echezeaux 2009 Domaine de la Romanée-Conti, Vosne Romanée Cros Parantoux 2010 E. Rouget, Romanée Saint Vivant 2009 Domaine de la Romanée-Conti.

L’adrenalina cresce, un senso di euforia invade il tavolo e sembriamo 8 bambini che hanno appena trovato uno scatolone pieno di figurine Panini.

L’Echezeaux 2009 è perfetto, elegante e sensuale, immediato e profondo, naso di frutta rossa croccante e dolce, nota mentolata e fresca. Finisce in un baleno, lascia un palato nitido e vellutato come la seta.

Poi arriva lui, il Cros Parantoux. Naso incredibile, la prima sensazione è quella di pietra liquida, termine che avevo già utilizzato per il mio bianco preferito in assoluto, Le Soula 2001 di Gerard Gauby. Se me lo avessero servito alla cieca ci sarei cascato come un pollo; poi si apre, sentori di lampone e erbe aromatiche come timo e maggiorana si sovrappongono i legni puliti e aromatici. Questa sinfonia sembra non finire mai nella persistenza di un piacere eterno. Ci teniamo gelosamente un sorso di questo vino e ogni minuto dona qualcosa in più, una sfumatura, un colore, un’emozione vera.

Difficile proseguire, si pensa. Romanée Saint Vivant è una delle etichette del Domaine de la Romanée Conti più rivalutate, credo giustamente. Il 2009 a differenza dell’Echezeaux è fitto, ermetico e lascia immaginare ma non si concede ovvero lo fa molto lentamente. Lampone e cioccolato bianco, puro cedro del libano, al naso, il palato austero di chi avrà forza per una lunga vita. Si apre man mano che passano i minuti, sono ormai le tre di mattina ma non c’è voglia di tornare in albergo. Alla fine se la giocheranno ai punti, questi ultimi due ragazzi, la vittoria di una serata che sembrava normale ed è finita come una delle più belle bevute di sempre.

Ah, a proposito, non ho avuto molte possibilità di bere Cros Parantoux di Henry Jayer in passato, ricordo tre occasioni in molti anni tra Cracco e Aimo e Nadia. Ricordo vini estremamente fini e femminili di grande personalità ma Emmanuel Rouget, nipote del più celebre vigneron de Bourgogne, conosce esattamente la sua strada.

7 Commenti

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andrea

circa 9 anni fa - Link

Mi meravigliano le note di cioccolato bianco e di cedro del Libano, decisamente poco tipiche e più accostabili ad un Bordeaux. Non è che magari si potrebbe pensare più a incenso e erbe aromatiche? Anche perché De Villaine non mi pare un forte manipolatore in cantina.

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Federico

circa 9 anni fa - Link

Andrea, quello che dici è corretto, sono aromi che spesso si ritrovano a Bordeaux ma in questo caso io li ho riscontrati in un RSV molto giovane e ancora chiuso ma di raffinata dolcezza. Le erbe aromatiche, garantisco, erano tutte nel Cros Parantoux, infinite.

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Marco Marone

circa 9 anni fa - Link

Per onor di cronaca il Corton era il 2005 di Chapuis.

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motown

circa 9 anni fa - Link

#invidia ;-)

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tom

circa 9 anni fa - Link

per curiosità, i prezzi di queste bottiglie quali sono?

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Federico Graziani

circa 9 anni fa - Link

Buongiorno Tom, non è semplice rispondere. Sono vini in cui spesso vi è speculazione e non sono facilmente accessibili se non alle migliori enoteche. Indico i prezzi medi di mercato (winesearcher); quello di acquisto da parte di ristoranti ed enoteche è decisamente più basso. Echezeaux DRC 831,00 Romanee Saint vivant DRC 1306,00 Cros Parantoux E. Rouget 1096,00

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Christian ROGER

circa 3 anni fa - Link

Tutti e tre grandi vini : Magnifico il Cros Parentoux di Rouget 2010. Lo ho assaggiato dopo un 2009 eccezionale ma il 2010 era ancora superiore, un vino tutto verticale, pulito. Ottimo anche l'Echezeaux DRC 2009, ovviamente più monocorde rispetto alla Romanée-Saint-Vivant molto femminile, un vino cesellato con delle straordinarie sensazione vellutate a metà bocca : una vera tigre come amava definirla il cantiniere Bernard Noblet !

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