Totem, vini schiumosi e tabù. Ovvero il declino della limpidezza

di Pietro Stara

Già nell’Antico Testamento la schiuma ritrae un’effimera transitorietà: “10:6 L’idolo stesso sarà portato in Assiria, come un dono al re difensore. Efraim riceverà infamia e Israele sarà svergognato per i suoi disegni. 10:7 Quanto a Samaria, il suo re sarà annientato, come schiuma sull’acqua.” (Osea capitolo 10) Oppure in Qohelet: “…La speranza dell’empio è come pula spazzata via dal vento, come schiuma leggera sospinta dalla tempesta, come fumo disperso dal vento, si dilegua come il ricordo d’un ospite di un sol giorno » (Sap 5,9-11.14)

La schiuma non è solo passeggera, ma è anche ricoprente, occultante, morbido nascondimento di sottostrati viscosi non ben circoscritti: è piacevole se scompare, se si assorbe nel suo liquido primario. Altrimenti vela così come fanno quei lieviti dal potere schiumogeno che, dopo aver provocato l’effervescente mousse biancastra, se ne stanno lì ad intorbidire il vino. E pur rompendosi, tornano prepotenti a mascherare. Questa forza effervescente, soprastato di un liquore dolciastro con residuo zuccherino piuttosto elevato, ha fatto le fortune di alcuni e puntellato gli incubi primitivi di molti.

Anche la psicanalisi, sin dai suoi primi esordi, si è occupata del rapporto intercorrente tra le pratiche di parricidio cannibalistico e il consumo di vino schiumoso. E’ nota la teoria freudiana dell’orda primordiale, dominata da un padre potente e geloso delle proprie donne, che vide una insieme di fratelli preistorici organizzarsi e decidere di uccidere colui che essi temevano e onoravano. Il corpo del padre fu in seguito sbranato e divorato da tutti i fratelli, affinché la forza immensa del padre dell’orda passasse, attraverso il sangue, a coloro che se ne fossero nutriti. Appena prima del complesso di Edipo. Poche fonti, perlopiù perdute o manomesse, tramandano che il padre totemico arrostito veniva accompagnato, e abbondantemente, da vino schiumoso. Questo rituale primitivo si ripete in forma allegorica e simbolica nelle grigliate primaveril-estive che si susseguono senza soluzione di continuità da Pasqua in avanti, regione più o regione meno: il rito cannibalesco si consuma e consuma cibi spezzati (polli, agnelli, maiale, carni arrostite…) a ricordare il possesso primordiale del padre mitico. Canti atavici degli officianti “grigliatori” accompagnano festosi la ritualità magica della schiuma che non scompare. Il successo degli intorbidamenti vinosi, dei depositi, delle velature, delle prese infinite di spuma, delle rifermentazioni, dei residui zuccherini rimandano ad un preesistente ancestrale che, prima di compiersi in bottiglia, da tempo immemorabile albergava in noi.

La trasparenza è ricomparsa, per un tempo non ancora concluso, come feticcio totalizzante nella società del positivo: le cose si liberano da ogni negatività quando sono spianate e livellate. Immagini liberate di profondità e di senso sono disponibili all’occhio attraverso il contatto immediato, diretto e pornografico: “la società della trasparenza è un inferno dell’Uguale”.

L’uccisione del padre totemico, sacrificato di volta in volta, ha permesso di rompere l’ultimo dei tabù vinosi. A breve, altri segmenti del vivere umano subiranno la stessa fine.

[Immagine: Resegone Online]

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

1 Commento

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Gustavo la Birra

circa 9 anni fa - Link

Acciderba che popò di spicinìo per un po' di schiuma! Stephen King in paragone ci fà una pippa, ci fà..

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