Stiamo cercando il miglior vino della casa possibile. Ammesso che esista

di Antonio Tomacelli

Il vino della casa, lo sappiamo, è una forma d’alcol in via di estinzione. Ebbe il suo momento d’oro nel dopoguerra, quando i ristoranti si chiamavano trattorie e Instagram era un incubo di là da venire. Vivacchiò tranquillo e spensierato fino alla soglia degli anni ’80, finché la Milano da bere non gli dette il colpo di grazia. Due lire in tasca in più e diventammo gastroqualcosa. Il vino in caraffa, status symbol dei poveri in canna, fu la prima vittima a cadere sotto i colpi del fighettodromo. E fu subito Supertuscan.

Rivederlo in questo video dell’ingegnere del suono Ronan Chris Murphy, ci ha fatto una tenerezza infinita. Il nostro “critico del giorno” è uno che ha lavorato con un mucchio di rockstar e frequenta spesso l’Italia per lavoro. Poteva esimersi dall’aprire un blog di piccoli consigli sull’Italia enogastronomica? Certo che no, e vai col post corredato dai video. Uno di questi ci ha incuriosito un tot, quello nel quale consiglia caldamente il vino della casa ai turisti americani che dovessero avventurarsi nelle nostre lande.

Prima di liquidarlo con un secco “cazzate, non statelo a sentire” ragioniamoci un momento su: il vino della casa è ancora e sempre “Il Male”? Non sempre direi, e azzardo qualche piccolo consiglio del tipo “il vino della casa è consigliabile quando…”

1. il risto o la trattoria e’ in zona vinicola, tipo che siete nel mezzo della Valpolicella e non capita un litro di Lambrusco neanche per sbaglio. Insomma, è un vino a chilometro zero.

2. L’oste conosce vita, morte e miracoli di quel quartino benedetto, compreso i nomi e soprannomi di chi lo ha pigiato e fermentato.

3. L’oste è un produttore di vino, piccolo ma sincero e si fida solo del suo mosto.

4. Per sconfiggere la vostra diffidenza (ce l’avete scritta in faccia) ve ne offre un bicchiere in assaggio.

5. Ha uno spillatore (o, magari, una botte) in sala.

Direi che può bastare, ma se dimentico qualcosa fate pure come se. Oh, graditissimi indirizzi, una buona trattoria fa sempre piacere. Ammesso che esista.

 

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

21 Commenti

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Luca

circa 10 anni fa - Link

Io non so scegliere un vino e prendere il vino della casa mi sembra un gesto di fiducia nel gestore - se non mi piace, ha in qualche modo tradito la mia fiducia e la prossima volta non ci torno :)

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Andrea

circa 10 anni fa - Link

Al Povero Diavolo di Torriana il vino della casa è lo sfuso di Valentini....non male direi

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David B.

circa 10 anni fa - Link

Che viene venduto allla bellezza di 40 euro a bottiglia, alla faccia del ricarico onesto.

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OsteRobi

circa 10 anni fa - Link

a Padova, "All'Ombra della Piazza" , lo sfuso di Valentini ,bianco e rosato , venduto a 2,80 al calice!!

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Rossano Ferrazzano

circa 10 anni fa - Link

ma tappate la bocca a 'sto cialtrone che consiglia di ordinare vino sfuso sostenendo che così si può "get a little more of local culture" ma va bene la necessità di fare contatti e interventi, va bene la crisi e la voglia di sentirsi più buoni e saggi tratteggiando con degnazione il tempo in cui si stava meglio ("si stava peggio quando si stava meglio", nuovo slogan nazionale), va bene tutto, ma a tutto c'è un limite

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nicola barbato

circa 10 anni fa - Link

dopo averci ragionato su un momento, posso dire: cazzate, non lo state a sentire. ordinare il vino della casa è un atto di ottimismo spropositato. certo, ci sono le eccezioni, ma come fare a certificarle? lo si può bere, consigliarlo genericamente jamais.

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Gianni Ruggiero

circa 10 anni fa - Link

Ho sempre diffidato del vino in caraffa e nel caso mi capita di ordinare vino al bicchiere,ma devo dire che L'estate scorsa, su consiglio di un amico ristoratore,mi sono fermato sull'autostrada Roma Napoli all'uscita di Caianello dove ho bevuto un Aglianico sfuso molto più interessante di tanti nomi blasonati tant'è che al ritorno dalle vacanze ho fatto in modo che coincidesse l'orario di pranzo con il passaggio verso quel casello e me ne sono sparato un bel litrozzo,Naturalmene poi ha guidato mia moglie

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A3C

circa 10 anni fa - Link

cavolo ci passo spesso da caianello non mi daresti il nome del ristorante, grazie

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Gianni Ruggiero

circa 10 anni fa - Link

Allora,appena esci dal casello tiri per poco avanti e appena puoi torni indietro sulla provinciale e quando vedi una carrozzeria o roba del genere ti imbuchi alla sua destra fino a quando vedi la faccia su di un cartello din personaggio con la barba che io non ho avuto l'occasione di incontrare ma mi hanno detto che è un fenomeno. Il ristorante che è anche agriturismo si chiama Contadino

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MAurizio

circa 10 anni fa - Link

Meglio un "onesto" vino sfuso senza troppe pretese che una pretenziosa bottiglia, in realtà da GDO, pagata il quadruplo. Poi dipende da locale, contesto e tempo. In genere chiedo di assaggiarlo. Se mi garba ok, altrimenti meglio una minerale o una birra in bottiglia (almeno sai cosa bevi)

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Francesco Annibali

circa 10 anni fa - Link

un paio di estati fa in Salento assaggiai lo chardo sfuso dei Conti Zecca era super. Molto buono anche il rosso sfuso del Castoro a Preci (molto buono anche il locale)

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Certo che tra appassionati, sapendo che una delle discussioni più accese è sempre quella sui ricarichi, ordinare il vino della casa (mediamente un 60% di ricarico sul mezzo litro) è davvero contraddittorio. In ogni caso mi rifiuto, facendo notare lo sdegno al ristoratore, di bere quella cosa li della casa. Ma una bella selezione al bicchiere?

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Ops, 600%

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Hamlet

circa 10 anni fa - Link

ma la vendita del vino sfuso nei ristoranti non è ormai proibita??

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Magari. Il vino è un alimento che sfugge alle regole cui tutti gli alimenti confezionati devono sottostare: etichetta con elencati gli ingredienti, data di scadenza....

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Paolo A.

circa 10 anni fa - Link

Giuro che impazzirei per vedere la data di scadenza, che so io, del Monfortino 2006: da consumarsi preferibilmente entro il 25 novembre 2065.

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Hamlet

circa 10 anni fa - Link

non è che sfugge, ma ha altre regole. Anche l'aceto balsamico dop non ha data di scadenza ma cosa vuol dire? che non abbia regole di produzione?

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bettino

circa 10 anni fa - Link

Io lo ordino spesso, e raramente sono deluso; ma ringrazio Antonio Tomacelli per avermi reso chiari quei criteri che, pur inconsapevolmente..., anche io valutavo prima di ordinare il mezzo litro della casa. A volte si rimane piacevolmente sorpresi : il vino sfuso al "ristorante da Mario" di Buonconvento (Siena) dovrebbe essere un Orcia della Cantina Viticoltori Senesi Aretini di Sinalunga.

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paolo rusconi

circa 10 anni fa - Link

“qua puoi ordinare bottiglie delle migliori cantine di tutto il Piemonte, ma il dolcetto sfuso del cognato dell’oste è insuperabile” Gino Veronelli http://www.sorgentedelvino.it/gino-e-il-ragazzo/

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andrea

circa 10 anni fa - Link

all'enoteca La dolce vite di Pisa il vino della casa è un sangiovese biologico di Coltibuono (Gaiole in Chianti)

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