Bacco e Tabacco | Romeo Y Julieta Nr.2 con Porto Tawny 30 yo Pocas

di Andrea Gori

E’ tra i cubani più amati e conosciuti al mondo, forse anche per la romantica evocazione shakespeariana. Romeo Y Julieta produce una gamma di sigari molto vasta, che culmina con i famosi sigari dedicati a Winston Churchill che ne era goloso fumatore. Tra le prime aziende a rendersi conto dell’importanza delle anillas, le fascette che nei sigari hanno lo stesso ruolo che le plaquette svolgono nello Champagne: una sorta di sana istigazione al consumo e al collezionismo che ci riporta all’epoca degli album di figurine.
Non sono solo le anillas ad aver determinato il successo di Romeo Y Julieta dal 1875 ad oggi. Sono stati i tabacchi esclusivamente derivanti da Vuelta Abajo, e la cura costruttiva che permette produzioni che sfidano la fisica già nella formazione della cenere, e consentono di apprezzarne ogni volta in maniera completa la fumata.

Non è necessario impegnarsi sempre nei famosi 55 millimetri di diametro della vitola Churchill (decisamente non per tutte le bocche), a volte basta anche accontentarsi del sempre affidabile Numero 2, che con i suoi 40 millimetri di spessore (ma 129 di lunghezza) ci fa comunque divertire sempre, risultando la tipologia più venduta di questa marca, almeno in Italia.
La fumata è classica per gli standard della casa: note di nocciola e floreali miste a riconoscimenti terrosi, delicati, e con un tocco di pepe.

In particolare il nostro esemplare già dal primo tercio è agile e scattante quanto il secondo è delicato e sottile, con ammoniaca leggera e note tra il cacao e il pepe bianco. Il terzo tercio si rinforza e prende coraggio, arricchendosi di speziatura esotica, caramello e burro. Ottimo anche da solo, incredibile se ad esaltarlo associamo un Porto Tawny 30 anni come quello di Pocas che André Ribeirinho ci ha portato dal suo Portogallo.

Un Tawny Port 30 years fine ricco e con una ossidazione perfetta, segnato dal floreale secco e albicocca e fichi secchi, mallo di noce e carruba, dalla bocca stupenda, suadente ed elegante, con un finale di pasta di mandorle e resine nobili nel quale l’alcol sparisce, mimetizzato in mille rivoli di sapori complessi: 94.

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

1 Commento

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Si sta come le foglie

circa 11 anni fa - Link

è forse chiedere troppo che anche la nostra Cristina partecipi a questa rubrica?

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