Pranzo a Clos du Mesnil e cena a Clos d’Ambonnay. Da Krug, la giornata perfetta

di Andrea Gori

Certe giornate càpitano, se va bene, una sola volta nella vita. Non capita tutti i giorni di pranzare con un bucolico déjeuner sur l’herbe nel mitico Clos Du Mesnil e cenare nel forse ancora più irraggiungibile e splendido Clos d’Ambonnay, con uno chef stellato belga (Julien Burlat) a prendersi cura di voi. L’omaggio perpetuo di Krug ai due vitigni più celebrati della Champagne sono due vini leggendari e costosissimi, che hanno avuto storie molto diverse e altrettanto diverse storie di successo. Derivano entrambi più dal territorio che dal marketing, con la volontà di mettere in evidenza due grandi solisti della Champagne.

Se la Grande Cuvée (di cui abbiamo scoperto qualche segreto che vi racconteremo in un altro post) è una sinfonia composta ogni anno di quasi 200 vini diversi provenienti da 50 diversi village, e da 20 annate, questi due Clos sono gli assolo di due performer d’eccezione, lo chardonnay di Le Mesnil sur Oger appunto e il pinot noir di Ambonnay – o meglio, di due parcelle molto ben definite, due vigneti racchiusi da mura che in qualche modo ne influenzano comportamento e maturazione. Sono anche due territori (specialmente Ambonnay) cui Krug deve gran parte della sua fama e della qualità dei suoi Champagne, pur attingendo in maniera quasi uguale da tutte le sue regioni per la sua Grande Cuvée e millesimati.

Piuttosto grande il Clos de Mesnil, con i suoi quasi 2 ettari, e ben più piccolo il Clos d’Ambonnay (0,7) entrambi sono comunque suddivisibili in lotti, che si differenziano per epoca di vendemmia e caratteristiche dei vini prodotti a tal punto che anche nella realizzazione dei due vini in casa Krug si parla comunque di assemblaggio. Nella nostra esperienza abbiamo assaggiato ad esempio due campioni dal Clos du Mesnil relativi alla vendemmia 2014, il CML 1-8 con note di pera e sedano, mela gialla e mandorle, decisamente aspro e forte ma con una maturità impressionante proveniente dalla parte del clos più alta e assolata. E la CML 1-2 M073, con note di mandorla e nocciola, arancio susina e ribes bianco, caldo e piccante con un tocco inferiore di acidità ma ben sapido, gessoso e mentolato.

Due chardonnay comunque molto diversi dagli altri fuori dal Clos du Mesnil. Lo chardonnay di quell’area presenta note più floreali ed erbacee, arricchito da menta e erbe aromatiche: grandissimo e promettente, capace di far svoltare tante cuvée in Champagne ma senza quel carattere di maturità tridimensionale unica che le uve del Clos posseggono. Non abbiamo assaggiato i vini base del Clos d’Ambonnay ma soltanto uno dei 27 (!) diversi pinot neri che Krug vinifica in questo Grand Cru: aveva note di lamponi e pepe, spezie dolci, canditi e zucchero, bocca con sale e Charmes agli agrumi, grande maturità, persistenza di ciliegia; tutti fattori che si ritrovano nel Clos d’Ambonnay in maniera talmente amplificata da risultare stordente.

Gli assaggi confermano la grandezza mirabile e manifesta ormai a tutti del Clos du Mesnil, ma anche la marcia spedita del Clos d’Ambonnay verso vette di eccellenza assoluta, soprattutto grazie a questo 2000 che mostra finalmente il potenziale che 1995 e 1996 celano ancora dietro ad una immaturità di fondo, in cui non si vedono accenni decisi di evoluzione.

Krug Champagne Clos Du Mesnil 2003. Vino sempre più incredibilmente trascinante, energico, con cesto di agrumi maturi tra cui spicca un pompelmo maturo ma affilato, note affumicate e di mandarino, che esplode in bocca in mille rivoli rinfrescanti e potenti di gusto elettrico e solare. 96+

Un caso in cui l’abbinamento musicale di Krug ci trova davvero d’accordo:

Krug Champagne Clos Du Mesnil 2000. Tropicale e agrumato, floreale bianco, sambuco, vite e toni vegetali, umami e pomodoro giallo, piselli e zenzero; bocca ricchissima, rocciosa, sapida e profonda, incredibilmente soffice ma forzuta. 96

che è in effetti già più suadente, tipo…


Krug Champagne Clos Du Mesnil 1985. Floreale delicato ma solare e intenso di ginestra, pesca e arancio giallo, pepe nero, susina in confettura, tabacco e cioccolato bianco, talco e menta, miele di tarassaco e zafferano; bocca pulsante ed energica, cremoso e freschissimo con un finale che scalda il cuore e raffredda il pensiero, vino pazzesco. 95

Krug Champagne Clos d’Ambonnay 2000 (Krug ID Id 413063 ). Ricco in maniera quasi sfacciata ma candido come un bimbo: lamponi e ribes rosso, pasticceria e crema di cassis, confetto e noci, miele di castagno e pepe, bocca di una acidità impressionante e bizzosa che scalcia al palato rivelando rivoli di piacere insospettati, tabacco cubano, cacciagione e note officinali e balsamiche. Unico, imponente, caldo e tempestoso come l’annata che l’ha messo al mondo. 97+

Se fosse una musica, per Krug sarebbe questa:

Krug Champagne Clos d’Ambonnay 1995. Sferzante e ancora in evoluzione, bocca freschissima di fragola e melograno, mallo di noce, fruttata e floreale di viola, lunghissima e scalciante, un vino che pare ancora in fasce, ammesso che mai entri nella fase matura: non sarà al suo picco prima di altri 10 anni. 92+

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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Fabio

circa 9 anni fa - Link

Bravissimo Andrea,che ci illumini con queste degustazioni precise ed altamente professionali,e sopratutto adatte a questo sito . Ma una domanda mi sorge spontanea "gusto elettrico e solare" !?!?!? ora elettrico ,quando da ragazzetto provavo a mettere la lingua su quelle pile da 9volt schiacciate me lo posso immaginare,ma solare??? :-))

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Andrea Gori

circa 9 anni fa - Link

solare nel senso di maturo, carnoso, un vino di cui senti il peso come maturità e materia ma non come corpo proprio in virtù della sua elettricità e acidità, una specie di incantesimo...

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josè pellegrini

circa 9 anni fa - Link

Incantesimo. Una parola che dice tutto il senso di un'esperienza così.Hai rievocato uno dei ricordi più belli di un giorno in Champagne . Grazie, Andrea . Josè

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persecutor

circa 9 anni fa - Link

Grandissima invidia per una degustazione di "una volta nella vita"

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Luca

circa 9 anni fa - Link

La prossima volta raccontaci di vecchi millesimi di bianchello che ci fai venire un po' meno invidia!!! ;)

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