Perché i produttori sono spesso incapaci di giudicare un vino (e lo stesso vale per i cuochi coi ristoranti)

Perché i produttori sono spesso incapaci di giudicare un vino (e lo stesso vale per i cuochi coi ristoranti)

di Alessandro Morichetti

Vi siete mai chiesti perché produrre e giudicare un vino siano attività ben distinte? O siete tra quelli per cui produttori/enologi sono i migliori giudici? Perché di solito gli unici a pensarlo sono proprio produttori/enologi.

In realtà vale un po’ per tutte le arti ma sui liquidi ci facciamo particolarmente caso: autore e critico sono ruoli distinti. Se però volete una risposta particolarmente efficace sull’argomento vi invito alla lettura di “Restelli 33 anni di segreti Michelin“, interessante intervista di Paolo Marchi a Roberto Restelli, ex direttore della guida Michelin Italia.

Intervista utile per esplorare il francocentrismo Michelin e non solo: quello che segue è uno scambio tanto semplice quanto fulminante e perentorio. Riguarda i ristoranti ma risulterà immediata la traslazione nel vino. Nel passaggio specifico, Marchi sta chiedendo se siano mai stati scelti ex cuochi nel ruolo di ispettori.

Mai assunti ex cuochi?
No e per un motivo molto preciso: non conoscono il consumo emotivo di un piatto. Non hanno gusto e così non sanno giudicare, loro analizzano. E’ ben diverso.

Convincente, per quanto mi riguarda. Per questo bere con molti produttori di vino è così noioso. Ginecologizzano il bicchiere, non ne godono.

avatar

Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

22 Commenti

avatar

vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...concordo pienamente. Avendo avuto padre enologo e produttore, mi scontravo quotidianamente con quella visione "da conto economico" con cui analizzava il vino, oppure nella sua frenesia di far emergere la correttezza tecnica. Nel tempo qualche dubbio mi è venuto conoscendo alcuni "produttori/appassionati" che sono diventati amici, ma anche alcuni personaggi assolutamente imbarazzanti nel saper estrarre l'essenza di un vino : chi ha avuto il piacere di conoscere tale Madame Lalou o monsieur De Villaine sa di cosa parlo...

Rispondi
avatar

Federico

circa 8 anni fa - Link

Penso che questo valga per qualsiasi artigiano che fa le cose per se. Un produttore, sia esso di vino o di mozzarelle, le fa secondo la sua filosofia ed il suo stile. Inevitabilmente questi due ultimi aspetti diventano il metro di giudizio per valutare gli altri. Quindi non si valuterà più il prodotto, ma lo scostamento dello stesso dal proprio "stile". Ah, dimenticavo, siamo umani, è normale :-)

Rispondi
avatar

alessandro fenino

circa 8 anni fa - Link

...invece bere con molti degustatori professionisti è divertentissimo: "io ho dato 93 a Monfortino 2002", "no, per me è sopra 95 punti", "ma state scherzando? 97,5!!!...e poi quella nota d'anguria...". ;-)))

Rispondi
avatar

Paolo De Cristofaro

circa 8 anni fa - Link

ma che degustatori frequenti? :P

Rispondi
avatar

gianpaolo

circa 8 anni fa - Link

a dir poco la trovo una generalizzazione grossolana. Si puo' dire che per produrre un gran vino si puo' anche non conoscere tutti gli altri vini, perche' si ha la fortuna di avere un gran terroir e l'abilita' di interpretarlo. Pero' d'altro canto vi sono generazioni di produttori che si impegnano nell'acquisire conoscenze a piu' ampio raggio, che accompagnate a conoscenza pratica e tecnica della materia sono certamente in grado di capire e giudicare un vino molto meglio di molti esperti che non hanno idea della parte produttiva se non per sentito dire.

Rispondi
avatar

sergio

circa 8 anni fa - Link

Condivido. Anche in altri sttori vi sono, ad esempio, critici letterari e, nello stesso tempo, scrittori e/o poeti. Nel cinema, le giurie dei grandi festival sono composte da grandi registi o attori. Un grande cuoco, la capisce eccome, la cucina degli altri. E così in pasticceria. Questo non non significa generalizzare in senso opposto e dire che TUTTI i produttori di vino siano dei raffinati degustatori di vino. . In tutti i settori il rapporto tra critica e oggetto(libro, film, musica, cibo, vino ecc...) della critica è problematico. Spesso la critica non assolve egregiamente al suo compito. La critica enogastronomica ha, poi, delle caratteristiche particolari e quella del vino è ancor più particolare. A volte avverto la sensazione che il degustatore di vino si metta al di sopra di tutti... dei produttori e...della massa incolta.

Rispondi
avatar

Adriano Aiello

circa 8 anni fa - Link

Sergio infatti in 15 anni di festival cinematografici non mi è mai successo di aver visto premiato il migliore film:)

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 8 anni fa - Link

"ginecologizzano il bicchiere, non ne godono", beh, insomma, ci sono fior di ginecologi che hanno una vita sessuale appagante, Così come ci sono fior di produttori curiosi e capacissimi di apprezzare e giudicare un vino prodotto altrove con altri vitigni e tecniche produttive diverse dalle loro. Oddio! Ho scritto "tecniche", pardon, volevo significare "vinificazioni". Quindi sono d'accordo in linea di massima con quanto scritto da Gianpaolo, aggiungo però che spesso quello che distingue l'assaggio di un produttore da quello di un critico appassionato e basta è il saper discernere meglio come si è arrivati a produrre quel vino. Questo può portare ad una eccessiva analisi deviando dalla sintesi, cioè non tanto dal capire perché quel vino è mediocre-buonino-ottimo-ecezionale, ma dal riuscire a descrivere l'assaggio in poche, efficaci, concise parole. Infine, c'è una bella differenza, sì c'è e bisogna farsene una ragione, fra il critico appassionato e basta ed il critico professionale, che ha costruito con esperienza e metodo la sua capacità degustativa e descrittiva.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

Sì c'è una bella differenza e spesso il "critico" appassionato ci prende meglio perché ha meno vincoli, è puro nel giudizio e può permetterselo. E la minor esperienza non lo inficia per nulla. Che poi un autore sia anche critico nel vino è parecchio raro perché latita particolarmente la possibilità di concepire una estetica diversa dalla propria, e questo aspetto è rilevantissimo.

Rispondi
avatar

Elisa Mazzavillani

circa 8 anni fa - Link

Sul concetto di non saper concepire un'estetica diversa dalla propria, riferita al vino, Alessandro non sono d'accordo, in quanto il vino non è come fare una torta in cui tu puoi scegliere gli ingredienti e poi mescolarli insieme, il vino ha dei vincoli ben precisi dettati dal terroir e penso che facciamo non tanto i vini che vorremmo quanto i vini che ci è concesso di poter fare in base a tali vincoli.

Rispondi
avatar

landmax

circa 8 anni fa - Link

Per esperienza di quando ero meno esperto, la "minor esperienza" conta. Parola di un appassionato critico.

Rispondi
avatar

Stefano Cinelli Colombini

circa 8 anni fa - Link

Non è che "i produttori" hanno una visione diversa o minore del vino rispetto ai degustatori, è che ci sono numerose "razze" di produttori diverse tra di loro più di quanto Putin sia diverso da Madre Teresa di Calcutta. Alcune non ne capiscono una cippa però hanno i dané e la vigna se la sono comprata comunque, altri sono più razzisti dello zio Adolfo e sputano i vini non bio, o non vegani o non venusiani e così via. Poi ci sono pure quelli che ne capiscono e sanno tutto della Borgogna. Non io, ovviamente, a me piace solo il vin brûlé.

Rispondi
avatar

claudia

circa 8 anni fa - Link

Il mio amico Giovanni la ginecolizzazione del bicchiere la chiama degustazione con dolo

Rispondi
avatar

Fabio Zanzucchi

circa 8 anni fa - Link

I produttori spesso non sono capaci di giudicare un vino, semplicemente perché non vogliono giudicare; e giustamente, dico io. Il vino non si giudica, si assaggia, si beve. E poi magari si prova a raccontarlo. Chi invece giudica senza saper fare il vino ha una visione monodimensionale , o al più , bidimensionale, perché non è capace di correlare un determinato riflesso organolettico a una specifica pratica di vigna o di cantina: si trova così ad apprezzare un certo insieme di comportamenti olfattivi o tattili , o ancora , gustativi solo perché corrispondono all'estetica corrente, senza sapere che quei rilievi non sono altro che l'effetto di un errore in cantina o in vigna. Nasce così la famosa complessità, che per l'appunto è una invenzione di coloro che giudicano. Buon Natale.

Rispondi
avatar

alessio

circa 8 anni fa - Link

None. Voi giudicate l'effetto. Noi la causa. Come andare all'opera con un musicista. Una cosa diversa. Poi io ho sembra sognato una ginecologa. E al massimo sono arrivato ad una psicologa e non ha funzionato

Rispondi
avatar

Giuliano

circa 8 anni fa - Link

Ho visto godere cuochi e produttori a livelli empirei, godendo di dettagli tecnici ed estetici con una sensibilità emozionale da bambino dell'asilo che noi ce la sognamo. Abbiate a che fare con gente del genere, questi non si lasciano fregare facilmente, mica come noi sedicenti esperti filologi e antropologi del cibo de Stokauzen. Parlo per me eh, voi siete bravissimi. ; )

Rispondi
avatar

gian paolo

circa 8 anni fa - Link

Ale scusa ...però te lo dico con il cuore .....è una cazzata quella che dici .buon natale

Rispondi
avatar

Peter

circa 8 anni fa - Link

Fabio ha ragione. Produttori serie sono più intelligente..... Scrittore e professionisti parlino e giudicano però speso capiscono poco. Darli 15 bicchieri qualche con stesso vino, molto divertente.

Rispondi
avatar

Beniamino D'Agostino

circa 8 anni fa - Link

Classica generalizzazione che vuol essere una provocazione per cercare di scatenare un dibattito. Innanzitutto non é vero che nel vino la differenziazione tra chi fa e chi critica sia maggiore che in altre professioni. Spessissimo sono gli enologi stessi a giudicare il lavoro altrui, più che in qualsiasi altro lavoro o forma d'arte. Poi, come sempre, ognuno deve parlare per se. Io non so che produttori frequenti, io da produttore frequento spessissimo decine di colleghi con cui ci si incontra in giro per il mondo. Posso dirti che tra i circa trecento produttori che conosco e frequento la percentuale di "ginecologi" del vino é bassissima mentre la percentuale maggiore é di goderecci, che amano il vino e la vita in maniera smodata, che inevitabilmente si finisce, quando siamo insieme a bere quantità e qualità di vini assolutamente non da esseri umani e che la nostra competenza ci porta troppo spesso ad una conclusione...che tanti critici del vino, non capiscono una mazza! E che il famoso detto, chi sa fa, chi non sa giudica é una verità troppo spesso sottaciuta. Forse dovresti allargare il giro di produttori da frequentare a tavola. Buon Anno a tutti.

Rispondi
avatar

Alessandro Morichetti

circa 8 anni fa - Link

In effetti il famoso detto citato a fine commento batte tutti in quanto a banalità. Tra l'altro ci sono molti più produttori di vino che critici quindi logica vorrebbe che il mestiere più difficile dei due non è fare vino ;-)

Rispondi
avatar

Beniamino D'Agostino

circa 8 anni fa - Link

Non mi pare di aver parlato di banalità. Quindi, banalità per banalità cito un altro detto delle mie parti quando sei a corto di argomenti io busso a denari e tu mi rispondi a bastoni

Rispondi
avatar

Beniamino D'Agostino

circa 8 anni fa - Link

Non so perchè mi ha troncato la risposta. Concludevo, anche sulla proporzione produttori/critici, nell'era dei blog e di internet, ti suggerirei una revisione della contabilità

Rispondi

Commenta

Rispondi a Stefano Cinelli Colombini or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.