Per non farsi più fregare nelle discussioni sul vino c’è questa preziosa infarinata di logica matematica

di Pietro Stara

Le fallacie sono casi tipici di errori argomentativi o di ragionamento. Se ne individuano almeno due tipi:
1) fallacie formali o deduttive.
2) fallacie non formali.

1) Le fallacie formali sono l’affermazione del conseguente e la negazione dell’antecedente e consistono nella violazione degli schemi inferenziali rispettivamente
del modus ponens e del modus tollens.
— Fallacia dell’ affermazione del conseguente:
Esempio: Se piove, prendo l’ombrello / prendo l’ombrello/ piove
— Fallacia della negazione dell’antecedente
Esempio: Se ci sono le stelle, è notte / non ci sono le stelle / non è notte.

2) Le fallacie non formali sono errori di ragionamento che dipendono da una molteplicità di criteri, tra cui: la verità delle premesse, la loro pertinenza, e la plausibilità della conclusione rispetto alla possibilità di acquisire nuove informazioni. (…)

Una grande famiglia di fallacie non formali è quella delle fallacie di rilevanza, che si
producono quando in un ragionamento le premesse non hanno relazione con la conclusione. L’idea di fondo è che la conclusione non segue dalle premesse o che le premesse non sono rilevanti per la conclusione; per questa ragione queste fallacie sono chiamate anche non sequitur [1].

Argumentum ad baculum (bastone): si fa appello alla forza. Conviene sostenere il ragionamento, insomma, che piaccia o meno: per fare carriera universitaria, per ottenere la d.o.c., per vendere il vino, per uscire incolume da un fiera…. Altrimenti, bastonate (nel senso fisico)! tremende.

Argumentum ad verecundiam: (personalità). Si fa appello ad un sentito dire generico sapientemente suffragato da un ruolo di rilievo per sostenere la propria posizione. “L’ha detto Cotarella!”; “L’altra sera una mia amica sommelier ha sentito dire da un docente AIS di Roma, amico intimo di Ricci, che D’Alema diventerà presidente onorario della FIS.”

Argumentum ad misericordiam. Si fa appello alla pietà. “Mi sono fatto un mazzo così in vigna e in cantina che non puoi stroncarmi il vino: se mi dai 78/100 sono rovinato!”

Argumentum ad judicium (o del giudizio) è un tipo di fallacia di consistenza nella quale si afferma che una tesi è corretta soltanto perché è sostenuta da un gran numero di persone: “i produttori dicono che il tappo a vite non funziona e poi l’ha sostenuto anche Bruno Vespa (ad verecundiam)” E via che sei finito!

Argumentum ad populum. E’ il classico appello al popolo, come variante estensiva e sentimentale dell’ argumentum ad judicium: “Dobbiamo sostenere il vino italiano!” A prescindere s’intende.

Argumentum ad hominem. E’ la famosa “reductio ad Hitlerum” che ha trovato il suo corrispettivo nel 1990 nella legge di (Mike) Godwin: “Mano a mano che una discussione su Usenet si allunga, la probabilità di un paragone riguardante i nazisti o Hitler si avvicina ad 1”.

Ci sono tre possibili varianti:

Ad personam: non si ribatte l’argomento, ma la persona che l’ha fatta: “Cosa ne vuoi sapere di vino biodinamico che ti strafoghi di Kinder Bueno!”

Circostanziale: in questo caso vengono valutati i rapporti della persona con le circostanze in cui essa si trova: “Ci credo che ha dato un buon punteggio al vino: Era ubriaco marcio!”.

Tu quoque (si segnala l’incongruenza personale): “Dici che dovrei bere i vini naturali e poi ti becco a comprare il vino in tetrapak al Discount.”

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Pietro Stara

Torinese composito (sardo,marchigiano, langarolo), si trasferisce a Genova per inseguire l’amore. Di formazione storico, sociologo per necessità, etnografo per scelta, blogger per compulsione, bevitore per coscienza. Non ha mai conosciuto Gino Veronelli. Ha scritto, in apnea compositiva, un libro di storia della viticoltura, dell’enologia e del vino in Italia: “Il discorso del vino”.

1 Commento

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carolain cats

circa 10 anni fa - Link

Pietro Stara ti voglio bene! finalmente un pò di cultura che mi piace tanto. bravo!

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