Parole come pietre | Leggere Michel Bettane per capire dove tira il vento

Parole come pietre | Leggere Michel Bettane per capire dove tira il vento

di Alessandro Morichetti

Michel Bettane è un autorevolissimo commentatore di vino nonché probabilmente il più grande esperto al mondo di vino francese. Il Gambero Rosso di questo mese, oltre all’editoriale di cui abbiamo parlato ieri, ha pubblicato un suo intervento sulla questione del vino naturale che non passerà sotto silenzio. Le parole di Bettane sono dure, probabilmente modellate su una realtà francese in cui “naturale” si identifica spesso con “senza solforosa”, di certo perentorie e destinate a dividere chi ci trova considerazioni di buon senso e chi invece, rileva che “non c’è più sordo di chi non vuol sentire”. Io medito in silenzio la questione perché capisco qualcosa ma molto altro mi sfugge.

Auguriamo sinceramente agli appassionati di vino italiano di non dover subire in futuro ciò che sta accadendo in Francia: un’invasione di cattivi vini detti “naturali”, cioè i cosiddetti “senza zolfo”, con la complicità di numerosi sommelier, enotecari e giornalisti irresponsabili. Esiste certamente una viticoltura biologica e ne siamo contenti. Il successo di questa viticoltura viene dall’osservazione e dal rispetto degli equilibri naturali della vigna e soprattutto dal ritorno alla vita biologica dei suoli, che qualsiasi agronomo serio sa essere alla base di ogni viticoltura nelle nostre denominazioni di origine. Ma non possiamo avallare i danni provocati all’immaginario degli appassionati dai cattivi vinificatori, che pretendono di fare del vino naturale senza zolfo, e che vogliono spacciare la loro “bibita” per la verità del terroir! I loro prodotti si riconoscono facilmente: i vini rossi puzzano, e tutti i vitigni e i territori finiscono per somigliarsi perché i cattivi lieviti indigeni con i quali sono realizzati, così avidi di cannibalizzare quelli buoni se il vinificatore li lascia fare, sono gli stessi in tutto il pianeta, i loro colori sono torbidi e instabili e mostrano una presenza eccessiva di gas carbonico che dà l’impressione di vino incompiuto. I vini bianchi sono – se possibile – ancora più cattivi: più o meno ossidati fin dalla nascita, e dunque nati morti, ne viene “gestita” a posteriori la decomposizione! Restiamo a bocca aperta davanti all’ingenuità di tanti ottimi chef che ormai non propongono nient’altro nelle loro carte dei vini, quando sono così attenti ai loro piatti e sarebbero i primi a essere desolati di proporci dei prodotti avariati! Che sia chiaro, alcuni dei più grandi vini del pianeta provengono da una produzione d’ispirazione biologica, ma chi li produce, cosciente delle loro responsabilità, perfeziona continuamente le loro vinificazioni con strumenti moderni e puliti, dalle presse ai serbatoi. Nelle denominazioni meno prestigiose poi ci sono decine di vignaioli rispettosi del suolo, della vigna, dell’uva e del vino, ma curiosamente si vedono in giro solo i produttori “spacconi”, che parlano meglio di quanto agiscano e i furbi, eccellenti manipolatori d’opinione, spesso amici degli enotecari e dei distributori. Sono molti allora i giovani ristoratori che diventano delle facili prede! Tocca quindi ai clienti di fargli notare che quello che credono essere un vino più vicino alla “natura” non è altro che un vinaccio senza interesse se non quello di non far venire il mal di testa. Con la fortuna e della perseveranza è possibile produrre senza aggiunta di zolfo dei vini da bere giovani e sul luogo di produzione, dei vini semplici e fruttati molto piacevoli, ma allora si devono conservare in una cantina fresca e soprattutto non farli viaggiare! E per ogni cuvée riuscita, il vignaiolo si ritroverà con due o tre completamente sbagliate. Ma chi può permettersi di non venderle e assumersi la responsabilità dei propri errori?

 

avatar

Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

58 Commenti

avatar

fabio fusina

circa 11 anni fa - Link

Ciao Alessandro, che ci siano "vini naturali cattivi" e' fuori di dubbio, ma io continuo a bere quelli buoni, tipo una magnum di verdicchio con cui ho iniziato la cena del 31, dopo aver letto questo e l'altro del G.R. non ho cambiato idea. saluti

Rispondi
avatar

Ivano Antonini-EnoCentrico

circa 11 anni fa - Link

Felice di essere un sommelier "irresponsabile", ma razionale quel tanto che basta da capire cosa è buono e cosa invece è cattivo...

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

il mondo del vino sta cambiando...nuovi produtiori, nuovi gusti, nuova maniera di comunicare, maggiore inidpendenza... René Redzepi (NOMA) e molti giovani chef offrono SOLO vini naturali... il vecchio mondo sente tremare le fondamenta su cui si regge: carta stampata, vini elaborati da enologi, carte dei vini dei grandi ristoranti basate su vini "speculativi" (che perdono posizioni e valore) imposti dai critici...Cernilli, Dessauve, Guerini e tanti altri reagiscono LEGITTIMAMENTE...non vogliono perdere potere, soldi, amici...ma non solo... difendono il paradigma del gusto che conoscono e che ritengono giusto e che vedono lentamente cambiare... è accaduto anche negli anni trenta nel mondo dell'arte...come pensate siano stati accolti dalla critica del tempo i primi quadri "nuovi" di Picasso? O quale credete sia stata l'accoglienza riservata alle prime opere di Verdi...o di Mozart? Il nuovo spaventa sempre un po' (soprattuto chi detiene le posizioni di potere)...chiudo citando Rod Steward: Time is on our side....

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

ragazzi questi sono ragionamenti da vecchi rottami di sinistra del secolo scorso, poi fate voi

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

caro Andrea, ti ringrazio per il vecchio rottame.. sto ancora ridendo... tu che vivi in un città piccola e povera (cit. Marchionne) e marginale aggiungo io...tu sei il passato...consolati...

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

LOL

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

peace & love

Rispondi
avatar

Massimiliano Montes

circa 11 anni fa - Link

"ragionamenti da vecchi rottami di sinistra" Sembri Berlusconi che taccia di comunismo chiunque la pensi diversamente da lui. Gori, credo che quelli come te siano sul viale del tramonto, e si difendono con le unghie. Guarda le bellissime carte dei vini che un tuo collega che stimo molto (Mauro Mattei) è capace di fare. Con i vini naturali addirittura segnalati come tali. Le principali aziende convenzionali dal 2008 hanno perso oltre il 40% del fatturato (vedi i dati istat su "i numeri del vino") eccetto franciacorta e prosecco: è normale lo stato di nervosismo contro i vini naturali che invece sono in crescita continua ed erodono mercato. A queste aziende (e ai giornalisti da loro fino a oggi foraggiati) tremano le vene ai polsi. Diciamola tutta allora, che il Gambero Rosso ha un bilancio disastroso e che si parla di chiusura imminente. Nonostante alla GRH si tutelino dietro a un malinteso "riserbo aziendale" pregando giornalisti e blogger di non diffondere i dati.

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 11 anni fa - Link

Ed ecco la solita sparata del "bene informato" (Iddio sa da chi).

Rispondi
avatar

Andrea Gori

circa 11 anni fa - Link

Montes quando io conducevo le prime degustazioni di vini "naturali" ai convegni scientifici in Italia tu ancora bevevi il Santa Cristina. Io non campo con le "grandi aziende", campo con il mio locale che si dia il caso sia uno dei locali in Toscana con la più alta percentuale di vini naturali. Poi magari è più bello sparare così a casaccio, ci mancherebbe, accomodati

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Burderline.

Rispondi
avatar

Mau

circa 11 anni fa - Link

@Gori che il tuo locale sia uno dei locali in toscana con la più alta percentuale di vini "natura" ne potremmo discutere! Basta guardare la carta dei vini che è pubblicata sul tuo sito...

Rispondi
avatar

DVA45

circa 11 anni fa - Link

well, giusto un piccolo appunto: se c'e' una cosa che non mi ha per nulla impressionato al NOMA (sei mesi fa) e' proprio il vino che viene servito, che include un bianco vinificato in Danimarca da un ex sommelier del Noma stesso, Anders Selmer, che coltiva Chenin Blanc, Sylvaner, Sauvignon Blanc, Riesling in un isola vicino a Copenhaghen di cui ho un ricordo orrendo... va bene il km 0 e il vino naturale, pero io quello me lo sarei proprio evitato!!!

Rispondi
avatar

alex guzzi

circa 11 anni fa - Link

@A3C Non è un mondo facile, nè per educande, quello del vino, siamo d'accordo. Questo l'ho imparato di persona anni fa lavorando nel settore non lo dimentico mai. Tuttavia, mi spiace deluderti, non siamo di fronte ad una guerra d'opinione o ad un contrasto generazionale. Ciò che fa col vino Renè Redzepi, chef sognatore alla ricerca di un'identità (nordica) palesemente perduta, confinato in un paese omogeneizzato come il latte, mi affascina, ma non costituisce nè tendenza nè conferma di tendenze altrui. Non ci sono nell'opposizione al vino "naturale" (e qualcuno mi definisca il concetto in modo scientifico!) contrapposizioni di classe o poteri da difendere (ma quali poi sarebbero i privilegi di Cernilli e& C?) o, da abbattere. L'arte non ha nulla a che vedere col gusto, che nella cucina, nelle sue regole, nei vini, negli abbinamenti e negli accostamenti di sapore risponde a regole precise e non a ispirazioni romantiche. Il vino deve essere prima di tutto buono, e non trovo accettabili affermazioni soggettive o generici "mi piace", ma chiedo, a chi si occupa come me di cibo e bevande a livello professionale, un'analisi sensoriale oggettiva, una ricerca di aromi, equilibrio e personalità, quando non di tipicità ed espressioni di terroir. Questo chiedo al vino in genere, sia esso frutto di enologia convenzionale o naturale (biologico?). Concordo con la Guerini: bisogna piantarla di santificare il naturale tout-court.. anzi facendolo si rischia di far più danno, accettando, in quanto naturali, prodotti di scarso valore e avallando, nei fatti l'idea che "naturale" è solo una bella scelta ideologica, ma da non mettere nel proprio bicchiere!! Un mese fa a Milano abbiamo avuto una serata con Alois (Lageder), grande produttore atesino che da quasi 20 anni si occupa di produzione biodinamica (dell'uva): esperienza bellissima e intensa perché lui è nato facendo vino buono, molto buono con l'agricoltura tradizionale, ed ha voluto arrivare a farlo nel modo più naturale e biodinamico possibile, ma altrettanto buono!! Ce l'ha fatta, ma con un approccio scientifico che ha richiesto anni, cercando le cause dei difetti, trovando strumenti di lotta naturali ai parassiti, nuove tecniche colturali, maggiori cure di cantina.. certo non con la sola buona volontà e senza eroica avversione verso il resto del mondo enologico. Ma se il vino "naturale" deve diventare una forma di religione, da considerare buono comunque in quanto tale, se la naturalità (e la Guerini ha buona ragione di fare dell'ironia in merito!) deve essere una sorta di linea di demarcazione tra buoni e cattivi, allora mi dichiaro laico, scientificamente scettico e umanamente sospettoso, dato che in fondo ho studiato scienze agrarie all'università e non all'oratorio!! Non mi sono laureato, è pur vero, ma ho ricevuto almeno un approccio scientifico e non fideistico, che, unito ad una formazione sofista e scettica derivante da studi classici, mi impedisce di accettare proposizioni di puro impianto ideologico, e, nel caso in oggetto, con poca base scientifica e molta approssimazione circa le tecniche di vinificazione.

Rispondi
avatar

apalmero

circa 11 anni fa - Link

Alex Guzzi... hai detto tutto. chap eau...

Rispondi
avatar

Simone e Zeta

circa 11 anni fa - Link

Un' omelia.

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Sospetto che Bettane si riferisca ad una produzione che qui da noi è residuale, numericamente quasi trascurabile. E' importante non considerare questo pezzo come un attacco ai vini, ad esempio, da mera viticoltura biodinamica, perché non lo è - e basta guardare i voti altissimi assegnati a diversi vini biodinamici sulla guida a sua firma. Bettane si riferisce evidentemente alla trasformazione dell'uva, al protocollo di cantina, con una impostazione platealmente "bordeauxcentrica" (annoto a margine che applicando le leggi italiane in materia di igiene sui luoghi di lavoro metteremmo i sigilli all'85% arrotondato per difetto delle aziende familiari della Borgogna e dell'alta Loira, in cui la pulizia e direi il lindore adamantino dei vini non racconta della coltre di penicillium e muffe aliene che imbottiscono i muri né dell'uso di, e dell'invito a, sputare per terra il vino assaggiato dalle pièces).

Rispondi
avatar

Angelo D.

circa 11 anni fa - Link

Tra i pochi commenti sensati di questo e quell'altro post che sta sul pezzo e non... al fronte. Alla fine vogliamo tutti la stessa cosa: buono, pulito, giusto e che sia possibilmente potabile. :-)

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

sospetto che il noto critico d'arte Herman Chesnut abbia ragione ma sospetto alteesi che l'articolo di Bettane sita stato utilizzato da GR - sic et simpliciter - per attaccare i vini naturali Italia...siamo un popolo notoriamente fazioso e incline alla guerra civile...

Rispondi
avatar

jovica todorovic (teo)

circa 11 anni fa - Link

A3C il genere umano è, da sempre incline alla guerra civile. Questo lasciamelo dire. Non credo che GR stia combattendo una guerra contro i vini Naturali - sarebbe una guerra persa in partenza. A me i naturali intrigano per la necessità di ricerca, se non capi non godi e non è detto che a godere capando un anno si debba godere anche quello sucessivo. :-)

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

son d'accordo Teo...soprattuto sul fatto che la guerra contro i naturali è persa in partenza...

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Il problema è da anni lo stesso, ne parlavo con il mio Amico Alessandro Dettori almeno nel 2009, quando si pensava all'organizzazione di un grande convegno sul tema. Dove cominciano i vini "naturali" e dove finiscono? Finché non c'è un sentire condiviso sull'uso di un certo termine, parlare e persino dialogare porta sempre e solo a un certo punto al balenare del dubbio che non si stia parlando della stessa cosa. Almeno, a me pare così.

Rispondi

claudia donegaglia

circa 11 anni fa - Link

Quando riuscirete ad organizzare il convegno sarò in prima fila, un convegno serio dove sia data ampia voce ai naturali ed ai convenzionali. Con tutti i protagonisti però :produttori, sommelier, enologi ( prima che diventi una razza estinta), distributori, enotecari, cuochi, importatori, consumatori finali.Forse scopriremo che stiamo parlando della stessa cosa :vino senza se e senza ma.

Rispondi
avatar

Pontifex Maximus

circa 11 anni fa - Link

Gentile Armando Castagno, di cui apprezzo sia l'attività di degustatore che il gusto personale. Tutte le porcherie che ahimè si possono mettere nei vini biologici sono stabilite dalla legge. Le porcherie consentite nei vini biodinamici sono stabilite dai protocolli e disciplinari che regolano questa pratica. I vini naturali sono quelli che in base a una consapevole autoregolamentazione evitano l'uso di additivi chimici e coadiuvanti nel vino. Qui c'è una valida descrizione: http://gustodivino.it/home-gusto-vino/vino-naturale-biodinamico-o-biologico/massimiliano-montes/971/

Rispondi
avatar

lidolucca

circa 11 anni fa - Link

Almeno qui ci stiamo contrapponendo su due fronti Destra/sinistra ma non sarà che abbiamo bisogno di una zona di centro "Minchia che Dico" "DemocraziaVinosa" che raccoglie tutti quei poveretti che hanno fatto una gavetta di tempo, fegato e vetri svuotati, che abbia fornito una sana e responsabile visione che determina il "vino buono" quello che si riesce a bere senza faticare, che ti fa voglia di bere e ribere, quello che ti parla di un territorio, di un vitigno, di un uomo, senza omologazioni, e senza tanti preamboli, o su via, diciamolo, a me piace poco il vino fatto col legno è indigeribile, ma piace poco pure quello ampiamente macerato che perde ogni connotazione, ma un Montevertine 09 o un Cascina Francia 08, o un Nebbiolo di Cavallotto 06, od un Arpepe 2001, un Fattoria di Rodano 2004, un Poggio di Sotto 2006, un Soldera 85, o Meglio e qui Vi metto tutti d'accordo un grande^ Soldera 2010^ ne ho ancora poche bottiglie, ma se Volete...... ecco questi mi Piacciono e forse piacciono pure a Voi a Bettane e soci e pure ad Eleonora Guerini. ciao Lido.

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Allons enfants à la guèrre... ma quale guerra? Infatti c'è guerra e guerricciola. Magari il problema centrale del mondo enoico contemporaneo fosse lo scontro all'ultimo sangue fra chi si dichiara per un'agricoltura lungimirante e chi invece rimane attaccato alle pratiche lobbystico-capitaliste grette ancien régime! Magari non ci fossero altri problemi incombenti e minacciosi come nuvoloni sulle nostre vigne e cantine! Vai così, chi più ne ha più ne metta, Picasso, Verdi, Mozart. Rod Stewart proprio no, era già vecchio prima di cominciare. Caso mai il pluripensionato David Bowie che se ne esce a 66 ani con un brano intitolato "Where are we now". Diverte e intrattiene scrivere e discutere su quanto scritto nell'ultimo numero del Gambero Rosso. Tale magazine dovrebbe chiedere una commissione ad Intravino per aver fornito materiale di discussione, profonda, sentita e pizzuta. Peccato che il post di Gianpaolo Paglia, stretto fra due ben più corposi argomenti di conversazione, non riesca a catturare altrettanta animosa voglia di parlarne.

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

Grazie generosa NN...almeno tu sai che io non sono un veccho rottame di sinistra...son d'accordo su Bowie...ma cambierei il titolo con WE ARE HERE NOW....e bisogna fare i conti con noi

Rispondi
avatar

Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Caro Armando Caffeinomane - da non confondere con quello caldarrostaio :) - no, non sei un rottame e nemmeno vecchio, bensì giovane, giovanissimo. Più giovane di me di parecchio. Però le parole che usi sono sì vecchie. Se non ti conoscessi almeno un po' sarei portata a pensare che ci credi completamente a quello che scrivi, continuo a sperare che tu conservi almeno un poco dell'ironia che avevi quando ci siamo conosciuti. Di tutta questa marea di interventi, quello che veramente mi dispiace leggere è l'atteggiamento sarcastico e aggressivo, francamente antipatico e immotivato, come ho scritto sopra, nei confronti di una persona come Eleonora Guerini, che non conosco personalmente, del suo Editore e ora anche di Bettane. Ma che c'entra la situazione finanziaria del Gambero rosso con la serietà di chi lavora? Tirarla in ballo è cattivo blogghismo - per carità lasciamo stare la parola "giornalismo" -. Già che sono lanciata dico pure che citare la guerra di potere, la difesa di certe posizioni acquisite, il presunto zombismo di persone che ancora hanno qualcosa da dire e da insegnare, con un linguaggio barricadero, nel caso dei due articoli del GR, non è solo deviante, è R I D I C O L O. In più è dannosissimo proprio per la serietà delle idee che voi pensate di difendere in questo modo.

Rispondi
avatar

A3C

circa 11 anni fa - Link

Cara NN... nutro x T profonda stima e affetto e ti voglio rassicurare...sono il solito cazzaro megagalattico di sempre..sto solo attraversando una fase nuova che definirei come: "facciamo finta di prenderci sul serio di spararla grossa e vediamo l'effetto che fa"...devo dire che mi sto alquanto divertendo a fare il green warrior...al Vinitaly ti portero' un bianco naturale rifermentato con le bucce e pezzi di copertoni Pirelli.. vedrai che aromi idrocarburo....

Rispondi
avatar

nico aka tenente Drogo

circa 11 anni fa - Link

c'è solo una cosa peggiore del cattivo blogghismo il cattivo blogghismo interista ;)

Rispondi
avatar

Davide Ferrarese

circa 11 anni fa - Link

interessante davvero, finalmente qualcuno che autorevolmente parte dal terreno.. descrivendo gli equilibri naturali della vigna e soprattutto dal ritorno alla vita biologica dei suoli, che qualsiasi agronomo serio sa essere alla base di ogni viticoltura nelle nostre denominazioni di origine!

Rispondi
avatar

Adriano Aiello

circa 11 anni fa - Link

Quando è moda è moda (cit.)

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 11 anni fa - Link

Completamente d'accordo con Bettane.

Rispondi
avatar

Simone e Zeta

circa 11 anni fa - Link

Fa molto GOMBLODDO

Rispondi
avatar

Durthu

circa 11 anni fa - Link

Quello che mi lascia sempre perplesso, in questi discussioni, e' perche' non si parli semplicemente di vini buoni e cattivi. Esistono vini convenzionali cattivi? Si. Esistono vini "naturalbioqualcosa" buoni? Eccome. E quindi? Mi pare piu' una presa di posizione ideologica che altro.

Rispondi
avatar

Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

Due commenti : 1) In Italia siamo ben lontani dall'avere un numero significativo di vignaioli "naturali" e molti, molti meno sono quelli che lavorano senza solfiti, quindi lo scenario di Bettane è difficilmente applicabile al nostro futuro immediato 2) Tuttavia c'è un bacino d'utenza sempre più grande che richiede il "naturale" indipendentemente da ciò che "naturale" possa significare. Se facessi business col vino terrei le orecchie bene aperte piuttosto che ignorare il fenomeno o sputarci sopra.

Rispondi
avatar

Vittorio Merlo

circa 11 anni fa - Link

Ecco il mio umile parere. Purtroppo alcuni produttori di vino che si definiscono naturali spesso promuovono i loro prodotti dicendo che sono i migliori, i più salubri e che chi adotta un viticoltura integrata e magari usa lieviti ed enzimi sono dei gran cattivoni e industriali.(magari lavorano meno di 5 ettari, ma sono industriali) Discorso sulla qualità. Sono stato spesso a Cerea e mi sono fatto una opinione in merito: chi fa vini buoni seguendo diciamo una filosofia naturale, il più delle volte sono persone che hanno alle spalle studi enologici e che sanno cosa stanno facendo. Qualche esempio: Eugenio Rosi, Elisabetta Foradori, Riecine Hadeburg... E vi assicuro che tanti vini difettosi ne ho trovati Vi consiglio poi di leggere questo bellissimo post di Armin Kobler http://www.kobler-margreid.com/blog/2012/12/30/handwerklich-oder-industriell_artigianala-o-industriale/

Rispondi
avatar

Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Oggi è la mia giornata, mi ha risposto il Pontefice Massimo in persona. Ma avrei preferito si firmasse "Benedetto" o anche "Joseph", o perfino "Sepp".

Rispondi
avatar

Pastore Tedesco

circa 11 anni fa - Link

Ego me absolvo. Suo, Pontifex.

Rispondi
avatar

dazerovini

circa 11 anni fa - Link

Ma stiamo scherzando?! ci sono 2 o 3 passaggi tra le righe di Bettane che trovo ottuse e del tutto disinformative, nonchè offensive per tutta una serie di vignaioli e artigiani. Io di tutto quest articolo non ci trovo mezza riga da prendere sul serio.

Rispondi
avatar

armin kobler

circa 11 anni fa - Link

non so perché, ma da ieri comincio a coltivare simpatia per il gr. ;-)

Rispondi
avatar

Tommaso Farina

circa 11 anni fa - Link

Coltivi simpatia e uva, così fai un bell'uvaggio? ;)

Rispondi
avatar

Sir Panzy

circa 11 anni fa - Link

Signori, mi permetto di riportarvi all' articolo. Si parla di vini naturali intesi come vini senza zolfo, punto. Dunque stra-condivido. Ecco un altro esempio di quanto sia inutile e deleteria quella parola applica ai vini... Contenti voi.. o.O

Rispondi
avatar

Carlo Merolli

circa 11 anni fa - Link

Scusate il ritardo: ma é uscita una legge che impone di berli per forza i vini senza solforosa, o quelli naturali, artigianali o biologici, biodinamici ? Allora, dove é il problema ? nel nostro mondo non c'é forse posto per tutti ? non si tratta forse di addizionare piú che di sottrrarre ? di allargare invece che limitare ? e poi ho la vaga sensazione che la critica di Bettane si rivolga piú alla realtá francese dove di ciofeche e ciofecanti manipolatori ce ne sono - per puro calcolo statistico e dato commerciale storico - storicamente piú che in ogni altro paese produttore.

Rispondi
avatar

A. Tricolore

circa 11 anni fa - Link

Bettaine penso parli dei vini naturali con evidenti difetti spacciati come espressivi del terroir e bla bla bla.Non attacca i vini naturali,ma i falsi profeti del naturale,quelli che si fanno belli,a volte in buona fede,proprio perche' "ignorano",non riconoscono affatto quelle puzze,acidita' ecc. come difetti o li giustificano a priori o li esaltano addirittura quale massima espressione di naturalita'.Sono quelli che magari si impegnano ,si fanno anche il mazzo in vigna, ma che forse sono chiusi alle critiche e non si impegnano per migliorare quelli che loro non considerano assolutamente difetti. i migliori vini che ho bevuto ,o quanto meno quelli che mi hanno lasciato i "meglio" ricordi sono quelli di produttori seri,anche naturali che si sforzano di utilizzare al minimo o di non utilizzare affatto prodotti chimici. L'unico dubbio che un buon vino naturale puo' lasciarmi,almeno quelli di cantine che fanno naturale da poco tempo, e' la sua evoluzione nel tempo,una cosa che si potra' verificare nel corso di qualche anno. Attaccare i vini naturali a priori o esaltarli e' una battaglia persa.

Rispondi

Andrea

circa 11 anni fa - Link

Parlare di vino (naturale o no che sia) tacciandolo di vino cattivo a priori è comunque sbagliato. E questo secondo me ha cercato di fare tra le righe (e non solo!) Bettane. Provate a leggere questo post di qualche mese fa http://www.vinoway.com/approfondimenti/vino/mercato-del-vino/item/932-vini-naturali-filosofia-tendenza-o-spocchia?-facciamo-il-punto.html sicuramente più obiettivo, che lascia anche spazio al lettore di informarsi personalmente in merito alla questione senza cercare di traviarlo

Rispondi
avatar

Giampi Giacobbo

circa 11 anni fa - Link

Incredibile questo penso sia un tema che non avrà mai fine. Probabilmente il fascino sta proprio qua. Temo che più o meno sia più o meno come convincere un Rockettaro a diventare un discotecaro .... la cosa è divertentente ! Ad ogni modo confinare i vini naturaie solo come vini puzzolente penso sia limitante. Più se ne parla più acquistano di valore in termini comunicativi. Questo è fantastico....

Rispondi
avatar

RiccardoFVS

circa 11 anni fa - Link

<> Egregio Signor Bettane, quale sarebbe il c.d. "rispetto degli equilibri naturali" e soprattuttamente il c.d. "ritorno alla vita biologica dei suoli" che tutti questi agronomi seri dovrebbero riconoscere come "base di ogni viticoltura"?

Rispondi
avatar

Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Stando a quanto sta scritto nell'articolo, ossia parlando di vini naturali (senza solforosa) cattivi, non si può che essere d'accordo con Bettane. Che poi a me già la denominazione "vino naturale" mi pare un ossimoro. E' come se il vino già esistesse in natura. Che io sappia se si spreme l'uva e poi si lascia fare alla natura, si ottiene l'aceto.

Rispondi
avatar

Nic Marsél

circa 11 anni fa - Link

magari aceto balsamico? http://www.sorgentedelvino.it/illegal-laceto-non-e-il-naturale-derivato-del-mosto/

Rispondi
avatar

Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Ma porc... mi hai rovinato la chiusa. :-) A parte gli scherzi, io vengo da una famiglia contadina e mi nonno ha sempre fatto il vino, con igiene e tecniche approssimative. Il bisolfito si aggiungeva a occhio sull'uva ancora nel carrello e prima di essere diraspata. A volte andava bene e a volte andava male. A volte si dimenticavano di mettercelo proprio il bisolfito. E ti giuro che il vino che ne risultava forse non diventava proprio proprio aceto, ma qualcosa che ci assomigliava molto. Certo, come ho detto, le tecniche erano approssimative e l'igiene era quella che era.

Rispondi
avatar

dazerovini

circa 11 anni fa - Link

Ma da quando i vini senza solforosa sono cattivi? e poi cattivi cosa vuol dire? non ne veniamo proprio a capo...

Rispondi
avatar

Leonardo

circa 11 anni fa - Link

Da quello che leggo nei commenti, nessuno ha detto vini senza solforosa = vini cattivi. Il problema sono invece i vini senza solforosa che hanno difetti. Con i produttori che giustificano le puzze dicendo "beh sa, sono vini naturali". Quello è il problema. Io ho delle bottiglie di Pierre Frick, mi pare un riesling prodotto senza solforosa, che assaggiato in cantina era meraviglioso, e ora lo sto mettendo alla prova del tempo lasciando le bottiglie in cantina per qualche anno.

Rispondi
avatar

antonio

circa 11 anni fa - Link

Pingback = pubblicità occulta di un'altro blog ?? No. Altro sito che mette un link al post in oggetto. [ale]

Rispondi
avatar

Francesco

circa 11 anni fa - Link

Secondo me Bettane ha (tanta) ragione. Basta assaggiare prodotti fatti da Ostertag, o Wittmann o da Madame Leroy o da Alois Lageder per capire quello che intende dire. Purtroppo abbiamo dovuto bere ( con nessun piacere) ben altri prodotti dove qualsiasi degustatore (o bevitore) non trova altro che vini con difetti evidenti e allucinanti e quindi con nessun piacere. qualcuno mi spieghi se non c'é puro piacere perché bere?

Rispondi

Commenta

Rispondi a Nelle Nuvole or Cancella Risposta

Sii gentile, che ci piaci così. La tua mail non verrà pubblicata, fidati. Nei campi segnati con l'asterisco, però, qualcosa ce la devi scrivere. Grazie.