Il Biodistretto di Panzano, l’utopia possibile tra vitigni internazionali e territorio

di Andrea Gori

C’è un’area in Italia dove le più sfrenate fantasie degli amanti del bio sembrano trasformate in realtà, con un incredibile 90% di colture (non solo vite) in regime biologico o biodinamico, dove funziona un sistema di monitoraggio ambientale talmente efficiente che è possibile l’esenzione dai trattamenti obbligatori, e dove la parola terroir ha assunto un significato profondo, al punto che la vocazione iniziale al Chianti Classico spesso cede con soddisfazione il passo a vitigni internazionali dall’esito compiuto e territoriale nel bicchiere.

Questa zona, o sottozona, o biodistretto come la volete chiamare, è Panzano, nota a molti appunto per il lavoro pioneristico dell’Unione Viticoltori di Panzano in Chianti insieme all’agronomo Ruggero Mazzilli. Ed è, certo, sede di tante aziende salite alla ribalta negli ultimi anni come Fontodi e il suo Flaccianello, Vecchie Terre di Montefili e il suo Anfiteatro e Castello di Rampolla. Siamo stati a Vino al Vino, tra gli appuntamenti più longevi di assaggio territoriale in Toscana, e ne abbiamo approfittato per tastare il polso alla produzione. Qui di seguito i nostri assaggi più significativi.

Tenuta degli Dei Tommaso Cavalli 2011. Rappresenta l’esaltazione del taglio bordolese, ma con nerbo e spina dorsale toscana. Si presenta scuro ma pacato, con una bocca splendida e felpata di tannino, eleganza e nitore tra ribes rossi e neri, cuoio e tante note balsamiche. 94

Fontodi Chianti Classico 2011. Ha polpa, frutto intenso e croccante dolce, bocca accesa e ficcante, grande impronta del sangiovese e della potenza sempre naturale e mai costruita. 88

Syrah Case di Via 2011. Pepe e resine, bocca arcigna e scontrosa per ora ma promettente e goduriosa, è un vino che viene fuori alla distanza, e soprattutto nelle annate calde risponde a meraviglia. 92

Casaloste Riserva Chianti Classico 2009. Ebanisteria e pepe verde, mirtillo e more, bocca un poco rigida ma austera e affascinante che in tavola (per esempio dal Cecchini…) sa farsi spazio e rimanere nella memoria gustativa. 89

Il Molino di Grace Gratius 2008. Spezia sottobosco e ginepro, arioso e distinto, con lavanda e alloro, ciliegie; la bocca è succosa e pimpante, il finale dissetante: vino in gran forma che dimostra che barrique e sangiovese possono amarsi e non poco. 93

Rignana Chianti Classico 2012. Sangiovese e canaiolo, vino semplice ma esplosivo e immediato, un cangiante naso di lavanda, mora di gelso e piacevolezza in bocca con sostanza non banale. 87

Candialle Chianti Classico 2010. Un biodinamico con ricco animo e croccantezza, frutti scuri, amarena, pepe e resina, bocca finissima e lunga, gran passo. 90

Panzanello Chianti Classico Riserva 2010. Presenta arancio e liquirizia, bocca di sostanza e corpo, grande cuore e finale palpitante. 92

Vecchie Terre di Montefili Anfiteatro 2009. Sangiovese 100%, pepe e succo di mirtillo, bocca in divenire ma bella potente ricca senza strafare, dalle prospettive notevoli. 93

Fattoria La Massa Igt 2012. 60% sangiovese 20% merlot 20% cabernet sauvignon. Forse il vino che dimostra di più cosa può fare Panzano in mani capaci e libertà di pensiero: all’apparenza un supertuscan fuori tempo, in pratica un vino irresistibile, esplosivo e coinvolgente, stupendo e fruttatissimo, sapido come pochi altri. A questo prezzo difficile trovare di meglio e più completo. 93

Fattoria La Massa Carla 6 Igt 2011. Sangiovese in purezza a firma Darencourt, una sorpresa incredibile da galestro e sabbia, bassa acidità ma i 15,5 gradi alcolici sono inavvertibili. Note di viola e lamponi freschissimi, ruggine, sale e more di gelso, sottofondo lievemente affumicato e terroso, bocca pimpante e allegra, liquirizia tabacco e fragola nel finale. 96

Castello Rampolla Chianti Classico 2012. Amarene e ribes rosso, more e rafano, bocca scontrosa ma verace con l’acidità biodinamica che sprizza da ogni sorso. 87

Renzo Marinai Chianti Classico Riserva 2009. Se ne sono innamorati gli americani ma piace, e tanto, anche a noi: quando il naso si pulisce sotto c’è un vino succoso e ampio tra lamponi e frutta di bosco sotto spirito, bel finale. 91

Etrusco Cennatoio Igt 2011 sangiovese 100%. Ricchissimo e balsamico, ginepro e alloro, finale col tannino in assestamento ma dotato di sapidità e mineralità sontuose. 92

Fattoria le Fonti Fontissimo Igt 2009. Inchiostrato e ricco ma con tutti gli elementi al suo posto, bocca sapida e fruttata che si attarda nel palato e rilancia. 90

Le Cinciole Cinciorosso Igt 2012. Un Chianti Classico d’altri tempi, piacevolissimo e croccante, ideale da ogni giorno per dissetarsi e godere anche un bel po’. 85

Le Cinciole Igt Petresco 2009. Da sempre appassionati nei confronti di questa riserva ormai promossa (o retrocessa) a Igt, perché è un vino dal profondo respiro e speziato, con note di amarena e cuoio e soprattutto una bocca lunghissima e pepata; chiusura elegante e forte che marcherà il suo futuro in bottiglia. 92

Riguardando la lista si trova un’alternanza quasi precisa tra vini all’interno della denominazione Chianti Classico e vini potenzialmente Chianti Classico, ma per scelta al di fuori della Docg. Alcuni sono a base sangiovese 100%, altri sono tagli bordolesi azzeccatissimi. Anche uscendo da questa selezione l’impressione è sempre quella di un territorio adatto al vino, che partendo da una iniziale vocazione al sangiovese e al Chianti Classico si sta via via allargando fino ad abbracciare una varietà di uve molto ampia con cabernet e merlot a dare i risultati migliori.

Questi non appaiono migliori quanto a ricchezza o estrazione, ma piuttosto per sapidità, struttura, grana dei tannini: tutti elementi che dimostrano la grande attenzione alla vigna e alla maturità del frutto, con in più l’eccellenza di un microclima particolare non solo riassumibile nell’esposizione sud-sud est del famoso anfiteatro naturale. Panzano è un terroir partito da solide basi tradizionali sulle quali c’è stato lavoro coordinato e continuato negli anni, ad opera di professionisti preparati e produttori appassionati che hanno messo da parte ego e personalismi per ricercare l’eccellenza di un (bio) distretto. Sotto certi aspetti è un modello che merita di essere studiato da tanti.

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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max cochetti

circa 9 anni fa - Link

Concordo su molti assaggi. Soprattutto sul Renzo Marinai Chianti Classico Riserva 2009. Assaggiato al Vinitaly mi aveva colpito per la finezza

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Francesco Annibali

circa 9 anni fa - Link

un sangio 2011 a 96/100 è un errore di stampa (non è una battuta)? sempre sullo stesso vino: è basso di acidità e non si sente l'alcol? e che ci hanno messo dentro, il sale da cucina?

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Andrea Gori

circa 9 anni fa - Link

no ti assicuro che non è un errore di stampa! è davvero un vino buonissimo e sorprendente anche se purtroppo carissimo (80 euro in enoteca). E' una micro selezione sperimentale che viene commercializzata perchè risultata appunto speciale. Sulla chimica del vino in sè ho chiesto qualche info ma sarebbe da andare in azienda e approfondire. In bocca confermo che l'alcol era del tutto assente come sensazione

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Andrea Pagliantini

circa 9 anni fa - Link

Sono innamorato di Renzo Marinai per la sua raffinata pacatezza e semplicità che si rispecchia nell'eleganza e bontà dei suoi vini che crescono nel rispetto reale e concreto dell'habitat in cui li produce. E sono innamorato di Dario Cecchini che va a giro vestito come il fantino dell'Oca.

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Beatrice

circa 9 anni fa - Link

Ciao Sono stata anche io a Vino al Vino e carla 6 mi ha impressionato e in genere sono rimasta colpita dal livello della manifestazioni.. anche se in un luogo che non permetteva veramente di avvicinarsi al banco assaggi.. peccato solo per la location!

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