Opera & Wine. Barbatelle di Bacalov & Cignozzi, una di Vino commedia

Opera & Wine. Barbatelle di Bacalov & Cignozzi, una di Vino commedia

di Thomas Pennazzi

A coronamento della settimana del Vinitaly 2016, ed in memoriam di Luigi Veronelli, è andata in scena a Milano l’opera “Barbatelle – una di Vino commedia”, su libretto di Francesca Verducci e Giancarlo Cignozzi, avvocato e viticoltore ilcinese, e musica di Luis Bacalov «con la collaborazione abbondantissima di W.A. Mozart». Intravino non poteva assolutamente mancare di raccontarvi questa originale serata enomelodica.

Lo spettacolo, un adattamento tratto dall’omonimo testo in prosa di Cignozzi, detto l’uomo che sussurrava alle vigne per via della sua curiosa passione di diffondere la musica di Mozart tra i filari del «Paradiso di Frassina», è in realtà un divertimento buffo in forma di Singspiel, la cui prima rappresentazione assoluta è avvenuta il 6 giugno 2015 durante l’Expo di Milano, per pochi fortunati. La vera première per il pubblico è andata in scena quindi venerdì 15 aprile: sul podio dell’Auditorium di Milano lo stesso maestro Bacalov, alla guida dell’Orchestra Verdi, con il Coro Sinfonico di Milano diretto da Erina Gambarini, e la regia di Carlos Branca. La replica domenica 17 alle ore 16.

Prima di cominciare, Cignozzi ha presentato il suo lavoro come un omaggio alla memoria dell’amico Gino Veronelli, che tanto si è speso per il riconoscimento della biodiversità e della ricchezza dei vitigni autoctoni, «contro tutti i tentativi di omologazione, di massificazione e di alchimie del gusto».

L’operetta gioca animando le marionette delle Barbatelle in una trama cospirativa contro lo strapotere del Duca Cabernet-Sauvignon, potente tiranno dell’Impero Bordolese. Ne farà le spese l’odiato Pinot Noir, delicato sognatore, filosofo e poliglotta, condannato allo scolorimento tramite un unguento preparato dal mefistofelico dottor Müller-Thurgau; il poveretto verrà salvato dal suo triste destino dalla rivolta ordita dalle Barbatelle autoctone italiche, alleatesi con quelle francesi dissidenti. La rivoluzione scoppierà durante la festa di Corte nel sottomesso feudo di Bolgheri, durante la quale saranno presentate in società le contessine Salsicciaia, Ombrellaia, e Lombricaia. Ad un segnale, il Duca verrà arrestato e tradotto alla forca. Ma Gea, la dea Madre della Terra, comparsa nel prologo, ritornerà a portare il lieto fine, a suon di calici di Brunello, che «ci costa di meno e ci diverte di più».

Il Maestro Bacalov dosa con arte consumata i colori orchestrali, passando sapientemente dal registro lirico al drammatico ed al buffo secondo le esigenze del racconto scenico. Il suo pastiche, commissionatogli dall’Orchestra Verdi, cuce felicemente insieme molto del Mozart conosciuto in un tessuto che si dipana tra le arie in panneggi vellutati. Dispiace che il pubblico non sia accorso più numeroso, ché l’operina del Cignozzi, musicata a tinte pastello con grande garbo, risulta deliziosa e deliziante. Se ne esce sorridenti, come dopo aver gustato un finissimo macaron di Pierre Hermé, od il profumo di un mazzo primaverile di tuberose.

Il testo, di quando in quando, piegandosi alle necessità drammaturgiche, si sfilaccia un poco nei recitativi, per poi riprendere la sua trama compatta con le arie, alcune delle quali sono di delicata poesia. Si ride e ci si diverte, imparando anche un po’ di enologia.

La scena, sobria nella sua impostazione, vede l’orchestra arretrata sul palcoscenico, lasciando spazio agli attori che si muovono tra tonneaux, barriques e bicchieri colorati. Mano leggera anche nei costumi di Marco Calabrese, con un’ambientazione anni ’30, appena macchiettistica nei personaggi cattivi, ma impreziosita nelle parti femminili da piume, cappellini sulle ventitré e stole di renard; mentre Aglianico è l’unico personaggio a mostrarsi severo, quasi fosse un bottiglione di cupo vetro all’antica.

La giovane compagnia di canto  è ben assortita: le voci più convincenti sono state Raffaele Facciolà nella parte di Nebbiolo, e Daniele Caputo nel persuasivo ruolo di Cabernet Franc. Meno efficace Francesca Pacileo come Syrah, la cattiva suo malgrado delle parti femminili; ben centrati scenicamente Dario Ciotoli nel ruolo del Duca e Federica Vitali, la maliarda Malvy, ovvero Malvasia Nera.

Alla fine, con tutta la compagnia sul proscenio a ricevere il meritato applauso, irrompe sul palco un misterioso personaggio imparruccato dal lungo mantello, il quale abbraccia il direttore e correndo zompa sul tonneau più alto impadronendosi dell’orchestra, che nel frattempo suona la K525, Nachtmusik con cui si congeda dal pubblico. Vi lascio con la curiosità: per sapere chi è, dovrete presenziare alla replica di oggi.

 

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Thomas Pennazzi

Nato tra i granoturchi della Padania, gli scorre un po’ di birra nelle vene; pertanto fatica a ragionare di vino, che divide nelle due elementari categorie di potabile e non. In compenso si è dedicato fin da giovane al suo spirito (il cognac), e per qualche anno ne ha scritto in rete sotto pseudonimo.

2 Commenti

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Giorgio

circa 8 anni fa - Link

Che bella sorpresa questa dotta recensione. Peccato non essere stati a Milano. Complimenti!

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Emanuele

circa 8 anni fa - Link

Sì, veramente una bella recensione.

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