Oggi parliamo di false doc regolarmente in commercio e di enologi con la “ricettina”

di Antonio Tomacelli

Lo scandalo del vino contraffatto nell’Oltrepò Pavese sta rivelando, giorno dopo giorno, dei risvolti a metà tra l’inquietante e il curioso. La notizia del dissequestro delle bottiglie, ad esempio, credo non abbia precedenti in Italia. C’è la quasi certezza dell’avvenuta frode in commercio (vini dichiarati doc che venivano tagliati con uve provenienti da altre regioni), si sa che sono state usate sostanze vietate (anche se non pericolose) ma, nonostante tutto, il giudice ne ha permesso la vendita. Trattasi, a occhio e croce, di qualche milione di bottiglie a denominazione di origine controllata manco per niente, che gireranno indisturbate sugli scaffali. Se ci sia dietro la volontà di chiudere un occhio per non affossare tutto un comparto vinicolo non è dato sapere, ma una cosa è certa: in Italia, ogni giorno, centinaia di piccoli produttori onestissimi vedono i loro vini bocciati dalle commissioni che controllano la conformità delle doc. A tutti costoro andrebbe data giustizia, magari inviando un avviso di garanzia ai componenti della commissione che si è turata il naso davanti alle bottiglie della cantina sociale Terre dell’Oltrepò.

Oh, non ho detto “arrestateli”, ma almeno qualche domandina fatela!

Seconda questione imbarazzante che suscita dubbi, perplessità e domande. Nel corso delle perquisizioni i Nas hanno trovato in un computer la “ricettina” per aggiustare i vini non proprio conformi. L’enologo, in una nota, consigliava a seconda dei casi l’aggiunta di zucchero (acquistato in nero in quantità industriali), mosto concentrato, acido tartarico, carbone per uso enologico (per decolorare il vino) e glicerina (per ammorbidirne il gusto).

Domanda: un enologo, un qualsiasi enologo, è responsabile penalmente della sofisticazione oppure “stavo solo eseguendo gli ordini”?

La responsabilità dei professionisti in oggetto non è questione di poco conto vista la loro diffusione nelle cantine italiane. Forse, per l’Assoenologi è arrivato il momento di inserire tra le materie di studio per la laurea in enologia anche l’etica, prevedendo nei casi più gravi una qualche forma di radiazione o, almeno, di sospensione.

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

8 Commenti

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maurizio gily

circa 9 anni fa - Link

Mi pare impossibile quanto scrivi. Se un vino non ha i requisiti per la DOC può essere dissequestrato, a patto che sia vino e quindi fatto secondo la legge, ma deve essere venduto come vino comune, senza la DOC, quindi se già imbottigliato va rietichettato. Credo però che parliamo di vini sfusi quindi anche questo problema non si pone. Per quanto riguarda le commissioni di valutazione direi che c'entra poco. Le commissioni bocciano vini giudicati non conformi al disciplinare, ma di solito si limitano a bocciare vini difettosi o con caratteri palesemente estranei, tipo un Pinot grigio che sa di moscato. Se fossero più severi sarebbero ancora più bombardati di quanto già non siano dai produttori che pensano di fare dei grandi vini e se li vedono bocciare. E' però che a volte non passano dei vini buoni perchè ci trovano un minimo difetto mentre passano vini molto scarsi ma tecnicamente "puliti" . Questo è un limite legato in parte alla professionaità dei degustatori, in parte al metodo stesso, che però è difficile da cambiare. Anche per questo io non ho mai fatto parte di queste commissioni e non ci tengo per niente.

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Paolo Cianfer

circa 9 anni fa - Link

questo post è troppo generico e pericoloso per chi legge superficialmente. Le sofisticazioni vere non sono certo quelle ricettate qui riportate. Lo zucchero è ammesso in ogni paese del mondo, non Italia solo per tutelare i mosti scadenti del sud: È noto ad ogni addetto come lo zucchero sia molto meglio del concentrato fatto con uve scadenti con concentrazioni di anidride solforosa e altri conservanti inimmaginabili. L'acido tartarico, ammesso, è comunemente usato in enologia fin dai tempi, tra l'altro si grattava dalle botti per poi utilizzarlo in annate scarsamente ricche di acidità (l'acido tartarico aumenta l'acidità totale ma non intacca il ph, generalmente ritoccato in enologia con l'acido solforico, naturalmente non ammesso). La glicerina non è ammessa ma generalmente la si sostituisce con la gomma arabica in dosi massicce: la maggior parte dei vini famosi sono ricchi di gomma arabica. Vi piace morbidezza, lunghezza, persistenza? Beccatevi la gomma arabica, che per carità puó essere anche naturale. Il post è utile per aprire un dibattito ma non certo per fare chiarezza.

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Antonio Tomacelli

circa 9 anni fa - Link

Ma infatti è tutto molto "grigio " Anche il Corriere parla di dissequestro ma non si capisce a che titolo

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paolo marchi

circa 9 anni fa - Link

Ragazzi attenzione a quello che scrivete perché siete degli opinion leaders e non si può definire l'aggiunta di acido tartarico una sofisticazione dato che si tratta di un'aggiunta ammessa anche se regolamentata.

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Gillo

circa 9 anni fa - Link

Ogni tanto(raramente) appare qualche articolo che non nasconde i "lati oscuri" del mondo del vino.Di come sia uno dei prodotti più "manipolabili" e che si possono aggirare i disciplinari. Lo stesso vale per tanti altri prodotti famosi italiani.La lista è lunga. Resta alla base il discorso sull'ONESTA del produttore-imprenditore, come accenna l'articolo. Manca nel post un'analisi critica del perché gli scandali...non finiscono mai.

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Marco

circa 9 anni fa - Link

Gillo, definire il vino come uno dei prodotti più "manipolabili" mi sembra azzardato. Trovo anzi che sia il prodotto MENO manipolabile in assoluto, e l'unico prodotto-alimento, le cui manipolazioni creano (anche giustamente) scalpore: se aggiungi zucchero in un qualsiasi altro alimento nessuno avrebbe da ridire, così come non si va ad indagare sull'acido citrico messo nella gazzosa, o sulle spezie della mortadella. Discorso a parte ovviamente sulle sostanze non consentite o addirittura tossiche, ma che valgono per il vino così come per qualsiasi altra cosa, e anzi credo che i controlli sul Nostro siano ben più severi che su qualsiasi altra cosa. Con questo non voglio difendere nessuno, se non il vino in genere, che per quando possa essere "costruito" rimane il prodotto sul quale la mano dell'uomo incide di meno. P.s.: Ripeto, discorso a parte per le sofisticazioni alimentari.

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Fabio Foppoli

circa 9 anni fa - Link

Non è la prima notizia di dissequestro. qualcuno sicuramente ricorderà l'affaire Brunello 2003. concordo con molti sul fatto di non demonizzare le aggiunte che acido tartarico. Personalmente ho lavorato in Francia, nel bordolese e la "Chaptalisation", ovvero, l'aggiunta di zucchero nei mosti, era pratica assai comune anche in annate favorevoli. A mio parere come di recente inserito per gli alimenti, anche nel mondo del vino si potrebbe pensare di inserire l'obbligo in etichetta di esporre le informazioni nutrizionali circa gli zuccheri presenti nel vino (non tanto le aggiunte di zucchero o di mosti concentrati nel mosto) così da rendere maggiormente consapevoli i tanti bevitori di spumanti, vini frizzanti e vini bianchi d'annata circa la quantità di zucchero precisa, aggiunta in imbottigliamento o presente naturalmente. cito i link relativi al dissequestro del Brunello 2003. http://castellobanfi.com/it/news-eventi/Dissequestrato-Brunello-Montalcino-2003-Castello-news-155,1947 e anche http://www.winenews.it/print/news/13452/brunello-di-montalcino-2003-di-frescobaldi-dissequestro-parziale-lo-sfuso-presente-nella-cantina-di-castelgiocondo-pu-ora-essere-imbottigliato-ancora-sotto-sequestro-invece-le-bottiglie-gi-pronte-per-limmissione-sul-mercato

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Alberto

circa 9 anni fa - Link

Comunque se tutte le magistrature d'Italia mettessero il naso nel mondo del vino verrebbero fuori scandali a ripetizione dall'Alto Adige alla Sicilia. Se un vino tira i produttori arrivano sempre al massimo dei disciplinari, se un vino non tira magicamente le rese si abbassano da sole... e questo succede ovunque.

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