Nanni Copè e il pallagrello delle Sabbie di Sopra il Bosco, la favola diventata vino

Nanni Copè e il pallagrello delle Sabbie di Sopra il Bosco, la favola diventata vino

di Andrea Gori

L’avventura del giornalista Giovanni Ascione e del suo alter-ego vignaiolo Nanni Copè è una di quelle favole di cui il mondo del vino ha sempre bisogno, così come, però, ha bisogno di verificare che “favole” non siano per davvero. Per un vino che attinge la sua poetica dalla famosa borbonica Vigna del Ventaglio, e dal suo tentativo di voler essere un censimento vivente delle migliori varietà coltivate nel regno delle Due Sicilie, gli esami non finiscono davvero mai.

Durante Taormina Gourmet è andata forse in scena la prima verticale completa di questo vino nato nel 2008, e da allora arrivato ad una maturità stilistica davvero notevole. Nasce da tre delle uve presenti nella Vigna del Ventaglio (pallagrello nero 90%, aglianico 5%, casavecchia 5%), ed è sempre stato prodotto con genuina passione e applicazione convinta delle migliori pratiche enoiche in campo e in cantina, senza mai eccedere in tutto ciò che potesse allontanare il vino dal suo territorio di nascita, il caiatino (Caserta) e in particolare Monticelli, due ettari e mezzo coltivati sulle cosiddette arenarie di Caiazzo, da cui il nome del vino.

Il luogo rappresenta l’habitat migliore per il pallagrello nero, uva orgogliosamente autoctona e localissima. La vinificazione è sempre in acciaio poi l’affinamento finisce in tonneau nuovi solo in parte, perché l’intuizione vincente di Giovanni risiede anche nel fatto che il pallagrello potesse essere vinificato in maniera più delicata e meno invasiva, quanto al legno, rispetto ad altri vini del territorio. Combinandolo con due auctoni molto complementari tra loro, come aglianico e casavecchia, ha ritenuto inoltre che si potessero ottenere risultati fuori dalle righe. Raccontare la verticale è anche cercare di seguire la sfida continua nella ricerca del bilanciamento tra il più dolce pallagrello e l’ostico e incalzante casavecchia, sotto gli occhi vigili di sua maestà l’aglianico che pare davvero in certi casi tirare le fila e sbrogliare la situazione.

Sabbie di Sopra il Bosco 2013. Giovanissimo e in anteprima, si rivela goloso, fresco, floreale, quasi esplosivo; poi amarena ribes viola lavanda e eucalipto balsamico, sabbioso, e frutta porpora fresca. Bocca in evoluzione ma sapida e ficcante, tannino importante e acceso, un poco ruvido ma cui il tempo darà giustizia. 88+

Sabbie di Sopra il Bosco 2012. Ginepro pulitissimo, anice e senape, amarena e bergamotto, vivace e intenso, rosmarino, balsamico rustico e floreale, intensità alta e ciliegia molto netta. Bocca con tannino che graffia e pulsa, nel finale di lampone e ribes molto belli che lo caratterizzeranno ancora per molto tempo. 90

Sabbie di Sopra il Bosco 2011. Annata materica e succosa: timo, muschio, erba bagnata con frutto sotto spirito molto bello e originale, con pepe e anice e amarena. Bocca ariosa bella elegante, importante ma fresco, profondo e balsamico da ogni poro, grande bevuta di territorio con tannino in grande spolvero e serrato. 92

Sabbie di Sopra il Bosco 2010. Rosmarino timo e frutta sotto spirito, acqua di rose, lieve brett che insaporisce senza sporcare. Bocca sapida, asciutta, compatta e dal tannino serrato, saporito netto e citrino, agrumi rossi e lamponi; forse necessita di altra bottiglia per affinarsi ma è innegabilmente lui. 85

Sabbie di Sopra il Bosco 2009. Profilo non pulitissimo ma frutto e senape molto netti, fico amarena e prugne, muschio e resina, tamarindo e chinotto. Bocca piacevole e lunga, un vino innegabilmente “sabbie di sopra” ma anche un bel bicchiere di sud in senso assoluto. 88

Sabbie di Sopra il Bosco 2008. Fresco e vivace con ventaglio balsamico molto bello e netto, frutto scuro e sapido con lieve brett appena fastidioso, mora e mirtillo, pepe e acciuga. Bocca sapida, rocciosa, con note di torrefazione caffè e cacao ben distribuite, tannino ficcante saporito e caratteristico. 86

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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Montosoli

circa 8 anni fa - Link

Degustato una volta sola.....durante il Vinitaly....non ricordo annata....ma di sicuro ricordo di non aver trovato il fattore ...WOW

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Antonio Carullo

circa 8 anni fa - Link

Vino di territorio e super goloso..++++

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francesca ciancio

circa 8 anni fa - Link

bellissimo vino, un grande orgoglio campano

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Umberto

circa 7 anni fa - Link

Superlativo

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Giuseppe

circa 6 anni fa - Link

ATOMICO

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