Meglio dell’oroscopo: i 10 trends del vino che domineranno il 2013

di Andrea Gori

Disclaimer: non lamentatevi con noi se le previsioni di trendwatching.com sulle future tendenze dei mercati dovessero rivelarsi sbagliate. La sola colpa che a dicembre 2013 potrete addebitarci è di averle interpretate in chiave alcolica. Del resto, si sa: neanche l’oroscopo di Branko è un granchè affidabile.

1. Presumers & Custowners

Due orrendi neologismi ammerigani per indicare chi ama essere coinvolto per promuovere prodotti e servizi prima ancora che siano commercializzati (presumers) e i consumatori esperti che le aziende utilizzano come banco di prova per alcuni prodotti (custowners). Entrambe le figure abbondano in campo enoico, grazie alla relativa poca distanza tra chi produce il vino e chi lo beve, specie sui social network. Aspettiamoci per il futuro esempi più fini e intriganti per questo tipo di collaborazione informale.

2. Paesi Emergenti

E’ stato il mantra del 2012 e sicuramente ce lo ripeteremo per tutto il 2013: i paesi BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) saranno i mercati sui quali investire, nonostante abbiano creato barriere a più non posso sotto forma di dazi e regole/leggi sempre in evoluzione. Occhio, però: il CIVC Champagne ha aperto una nuova sede a San Paolo dopo quella in Russia (2011), in India (2000) e in Cina (2006) e si sa che i Francesi sono sempre un passo avanti quando si parla di vino. Tuttavia non aspettatevi ritorni immediati: Pernod Ricard (proprietaria di Mumm e Perrier Jouët) parla di utili dal Brasile solo nel 2015! Meglio non distrarsi, per ora, dai mercati fondamentali per i produttori italiani come Germania e Stati Uniti.

3. Momenti “mobile”

Questa è facile: nel 2013 i consumatori vivranno in simbiosi coi dispositivi mobile. La previsione è un filo inquietante ma l’informazione in tempo reale sarà uno dei must degli anni a venire. Di conseguenza ogni comunicazione, idea o iniziativa per promuovere il vostro vino pensatela per uno smartphone.

4. New life inside: riuso e riutilizzo

Negli ultimi due anni abbiamo visto casse di vino trasformarsi in vasi per piante e un sempre maggior utilizzo di tappi in sughero ricomposto e riciclato. E le bottiglie? Nel 2013 possiamo sperare in qualcosa di diverso dagli orribili candelabri marcati Sassicaia? Speriamo bene, visto che, attualmente, buona parte della CO2 prodotta dalla filiera enologica è tutta a carico della produzione di vetro.

5. L’App-prescrizione

In tempi di diagnosi mediche fatte da applicazioni per tablet e telefonini, ci aspettiamo come minimo un alcol test sui dispositivi mobili che ci aiuti a capire quando è ora d’abbozzarla. Forse ci siamo quasi

6. Essere orgogliosi della propria nazionalità

“Qui si fa l’Italia del vino o si muore”, ovvero impegno e dedizione per dare un’idea precisa del vino italiano all’estero, magari sperando in qualche azione finalmente concertata e coordinata a livello politico (sognare è ancora permesso, giusto?)

7. Data Mining

Tra data mining e big data i giornali hanno riempiti pagine e pagine di fuffa e nessuno ha capito cosa siano veramente. Di certo tutti concordano sul fatto che i dati sulle preferenze della clientela saranno la risorsa più importante per le aziende ma la novità del 2013 sarà che i consumatori (anche di vino) più esperti potranno cominciare ad usare meglio strumenti di analisi e ricerca per trovare le bottiglie che cercano al prezzo migliore e impareranno a tornare nei negozi (fisici ed elettronici) che meglio sapranno servirli. Insomma è il caro vecchio algoritmo di Amazon in formato enoico.

8. Made in Here

La grande tendenza mondiale (partita dagli Stati Uniti con il settore automobilistico ed elettronico) di riportare la produzione a casa forse non suonerà nuova in campo enoico ma vanno in questa direzione il sempre maggiore utilizzo di lieviti, malti e luppoli autoctoni in campo brassicolo fino ad arrivare alla sconvolgente novità di una distilleria per Single Malt Whisky in Val Venosta…(per chi vuole visitarla, Angel’s Share vi ci porta il 19 Gennaio).

9. Assolutamente trasparenti

Biodinamica e vini naturali sono stati il trending topic degli ultimi 3 anni in campo vinoso e hanno giocato molto del loro successo sulla trasparenza assoluta di tutte le fasi di produzione, in contrapposizione alla presunta opacità delle aziende industriali. Pur sapendo che in questo campo si è già fatto tanto, non ci meraviglierebbe nel 2013 una maggior trasparenza da parte di big player nazionali del settore.

10. Marchi esigenti

Al pubblico e ai consumatori il 2012 ha chiesto sacrifici e cambiamenti nello stile di vita. Per le aziende significa fare la loro parte per un futuro più sostenibile e socialmente-responsabile  cosa che però non potrà prescindere da nuovi sacrifici da parte dei consumatori stessi. Significa rassegnarsi ad aumenti di prezzo per avere vini più in linea con i valori morali che tutti noi professiamo di avere. Se una squadra di calcio brasiliana è arrivata a cambiare i colori della propria maglia per incoraggiare a donare il sangue, cosa potranno chiedere le aziende di vino ai propri clienti?

Lo so, state morendo dalla voglia di contestare tutto e, magari, proporci le vostre previsioni. Che aspettate?

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

14 Commenti

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suslov

circa 11 anni fa - Link

va bene che siamo in epoca di virtualizzazione, che tutto e' discorso e interpretazione, che arriva la singularity etc etc etc va bene tutto pero' questi sono trend applicabili a quasi qualunque categoria merceologica. mobile/prosumers/new markets/glocality/branding etc etc etc sono buzzwords che sento tutti i giorni nel mio settore che e' lontano anni luce dal vino quali pensate invece saranno i trend della "cosa" vino ? vini piu' alcolici o piu' light ? legno o non legno ? acidita' o opulenza ? al limite: bianco o rosso ?

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Burde

circa 11 anni fa - Link

Il post si occupa appunto di quella cosa disdicevole e improponibile che va sotto il nome di marketing del vino ma siccome il vino va bevuto e non venduto ecco i trend sul vino per se: vini sempre più insopportabilmente’ light, legno grande garbellotto omologante da nord a sud, acidità ai limiti dell'acido citrico in stile Noma’ e più biancO e bollicine che rosso che ormai (a parole) non lo beve più nessuno a meno che non sia Barolo, Brunello o Es di Gianfranco Fino.

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suslov

circa 11 anni fa - Link

ecco qua siamo gia' piu' sul pezzo ... interessante che cose celebrate fino a ieri inizino a diventare fastidiose. parlo del basso tenore alcolico, legno grande che diventa omologante, acidita' ... il pendolo sta tornando indietro, mi sa che tra qualche mese celebreremo il vino-frutto :-)

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Giulio

circa 11 anni fa - Link

Non sapevo che il legno grande fosse così invasivo da risultare omologante. Pensavo esaltasse vitigni e territori...mi sbagliavo. Prima lezione del 2013.

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suslov

circa 11 anni fa - Link

non lo sapevo neanch'io ero fermo a "legno grande quindi poco contatto con il legno quindi mantenimento delle caratteristiche del terroir. legno piccolo quindi grande contatto con il legno quindi omologazione del gusto" anche se poi le cose sono piu' complicate. vai in borgogna e ti dicono che le barrique nuove le usano solo per i grand cru. ma i grand cru non dovrebbero essere i terroirs supremi da preservare assolutamente. insomma un casino, e noi qui il 2 gennaio a cazzeggiare .........

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postatore_occasionale

circa 11 anni fa - Link

azzardo un trend (a lunga scadenza però) vini molto "rigovernati" con annate successive per mantenere aromi primari (così tra l'altro si smetterà di assistere a flames su bevute premature di vini naturalmente preposti all'invecchiamento e le valutazioni di esperti, anche titolati, che già ora propongono per alcuni vini una lista di aromi dal lievito al goudron avranno qualche fondamento) personalmente auspico un drastico calo dei tannini mentolati nel beaujolais, alla faccia di chi dice che sentire troppo i frutti di bosco è troppo facile beva

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Burde

circa 11 anni fa - Link

Non il legno grande sè, certi legni grandi di una particolare provenienza Cmq il legno grande non esalta il territorio, casomai lo preserva

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Mah! Sul trend (a proposito di orgoglio nazionale, chiamiamola "tendenza") nr 6 ho molti dubbi. Il nr 2 è certamente quello che mi tocca di più. Rimarrà però una tendenza, non una certezza. Quest'ultima purtroppo riguarda la diminuzione dell'importanza dei due mercati storici per il vino italiano di qualità e di prezzo, gli USA e la Germania. Per me la tendenza principale sarà "BELT-TIGHTENING" che vorrà dire da parte del consumatore finale cercare di economizzare le spese, scegliendo meno e meglio. Toccherà a noi, che nel vino lavoriamo, riuscire ad orientarli e non a disamorarli. Da qui la seconda tendenza "IL BISOGNINO FA CORRERE LA VECCHIA" cercando soluzioni che non siano miopi e a breve scadenza. Riguardo all'oscillazione del gusto, ai corsi e ricorsi storici, non mi sembra così fondamentale l'orientamento ondivago di una minoranza. C'è da dire che chi beve oggi vino di qualità in tutto il mondo, ha un palato più formato e duttile di vent'anni fa. Ecco un'altra tendenza, già in essere da almeno un paio di anni e sempre più pronunciata DO IT BY YOURSELF nella scelta del vino. Di conseguenza stiamo assistendo al Declino e Caduta (cit. E. Waugh) degli influentissimi opinion leader anglosassoni. Oddio, non è che siano finiti nella polvere, diciamo che si sono adeguati e si stanno riciclando come possono.

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suslov

circa 11 anni fa - Link

allora io provo a indovinare - rodano su, sia rossi (piu grenache che shiraz) sia bianchi, con roussanne marsanne viogner etc - chardonnay giu merlot giu cabernet giu - pinot nero stabile, con ricerca spasmodica di rapporto q/p - bollicine su - residuo zuccherino in crescita - biologico biodinamico naturale ormai mainstream: si ritorna alla ricerca del buono, non ci sono piu scuse per puzzette varie - italia si ma fuori dai sentieri classici. rossese di dolceacqua si ma dolcetto no - riscoperta di nuovi territori. alla grande nebbioli del nord ad esempio. il sud potrebbe riuscire bene, forse il vulture e la campania bianchista ? - eleganza sapidita' mineralita' medium body vedremo tra un anno se ci ho azzeccato o se sono biased dai miei gusti. forse la seconda che ho detto.

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Claudio

circa 11 anni fa - Link

- biologico biodinamico naturale ormai mainstream: si ritorna alla ricerca del buono, non ci sono piu scuse per puzzette varie ah, quindi chi lavora in maniera naturale non sarebbe alla ricerca del buono e tendenzialmente fa vini con "puzzette varie"? chi lo fa per moda si stufa presto, chi lo fa convinto si fa un culo tale in vigna ed in cantina che se non fosse convinto di ottenere qualità sarebbe da ricoverare subito. Ma forse non tutti per "buono" intendiamo la stessa cosa.

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Claudio

circa 11 anni fa - Link

E comunque se in Rodano lo chiami "Shiraz" ti potrebbero guardare un pò storto....

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suslov

circa 11 anni fa - Link

vero. typo: avrei dovuto scrivere syrah. cosi' imparo a bere vini internazionali ... sulle "puzzette" sono d'accordo con te. il buono e' un trascendente che chiunque riconosce. chi lavora seriamente e si fa un mazzo tanto sara' premiato, chi fa il furbetto alla moda sara' punito. e qui siamo nel piu' puro wishful thinking ...

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Claudio

circa 11 anni fa - Link

OK, ora ci capiamo!

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suslov

circa 11 anni fa - Link

... meno male :-)

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