Maria Teresa Mascarello in 4 parole: “Niente telefono, niente Internet”

Maria Teresa Mascarello in 4 parole: “Niente telefono, niente Internet”

di Fiorenzo Sartore

Mauro Fermariello ci ha abituato bene. I suoi bellissimi filmati di incontri con i produttori meriterebbero praticamente sempre un rilancio. Quello che pubblichiamo oggi fornisce spunti molteplici di riflessione, visto che Maria Teresa Mascarello, produttrice di Barolo cult, parla anche di vendite. Lo fa dal punto di vista (privilegiato?) di chi ha scelto una curiosa, confortevole via che assomiglia alla decrescita felice (non mi viene in mente un riferimento migliore).

La produttrice inoltre affronta un tema che – indovina un po’ – da queste parti sta particolarmente a cuore: la rivoluzione digitale nella comunicazione del vino fatta di blog e social media. Maria Teresa Mascarello invoca un ripensamento che a me pare niente affatto passatista, anzi, induce riflessioni pacate e piene di buon senso. Augurandomi che l’effetto sia lo stesso pure per voi, buona visione.

[Foto e filmato: Mauro Fermariello]

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

28 Commenti

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nico speranza

circa 10 anni fa - Link

alla terza generazione a Barolo. Beata! Non si vrea tutto questo in pochi anni. Le barricate sempre più alte!!!

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Montosoli

circa 10 anni fa - Link

Grande semplicita in questo video......grazie !

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Daniele

circa 10 anni fa - Link

Estrema... A me un approccio che non piace ma contenta la signorina piemontese

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Rossano Ferrazzano

circa 10 anni fa - Link

Mi riconosco in quanto dice Maria Teresa, ma sono sempre curioso di comprendere posizioni diverse, mi piacerebbe sapere in che cosa ritieni estrema questa posizione, e che cosa non ti piace di questo approccio.

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dacia

circa 10 anni fa - Link

un altro tipo di radicalità che si oppone a certa modernità rispetto a quella del movimento dei vignaioli naturali

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Nelle Nuvole

circa 10 anni fa - Link

Prima di tutto complimentoni al regista e montatore. Un'ottima presentazione, armonica, con le inquadratue e la luce giusta. Direi, "barolesca, nella sua essenzialità e profondità. A seguire, meno male che ci sono internet ed i blog, così abbiamo potuto degustare il Mascarello' pensiero. Anche in questo caso, non c'è una sbavatura, sincero fino alla crudezza. La Signora mi piace moltissimo, come i suoi vini. Anche se non mi assumerà mai :)

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Mauro

circa 10 anni fa - Link

Il montatore ringrazia! :D

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Francesca ciancio

circa 10 anni fa - Link

Che Teresa sia brava lo si sapeva già. Invece Mauro e' sempre più bravo e ciò che mi piace di lui sono la pazienza e la cura nel girare le immagini. Perché ci vuole il giusto tempo

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Stefano Cinelli Colombini

circa 10 anni fa - Link

Scusa Sartore, te la dò io una definizione della filosofia di vita della Signora molto più calzante della decrescita felice; lei è un'artigiano italiano, di quelli che fanno con amore mobili, vini, fettuccine e quant'altro in ogni angolo di questo Paese. Da sempre. E' roba che ha confini incerti con l'arte, e non sarà mai omologabile con l'industria. Sono il sale della terra, inevitabilmente piccoli, poco tecnologici e mai trendy, ma sono quelli che fanno l'unicità (per cui la ricchezza) del Belpaese. Che peccato che i modaioli dei media li vedono solo se sono cult come la Signora!

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AG

circa 10 anni fa - Link

Come la collina di Montrachet in un gelido pomeriggio di fine novembre, uno shock! Questa signora è la Verità: lucida, semplice, luminosa.

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Marilena Leta

circa 10 anni fa - Link

Brava e coerente... sopratutto semplice, perché il vino, quando è autentico, non ha fronzoli.

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CristianoRM

circa 10 anni fa - Link

Antipatica e chiusa al mondo. E' grazie a questa mentalità bigotta e miope che ora in tutto il mondo siamo conosciuti soltanto per la toscana. Poi vai in un'enoteca in nordamerica e ti chiedi perché abbiano i vini bulgari ma non una selezione appropriata sul Piemonte. Bravi bravi, avanti cosi. Poi meravigliatevi se ci sbobbano. Un piemontese emigrato.

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CristianoRM

circa 10 anni fa - Link

E detto questo sono completamente d'accordo con lei sull'aspetto del produttore che oramai è diventato (in molti casi) un semplice schiavo del mercato e che improvvisa ciò che vuole farsi dare la clientela. Per carità, giustissimo. Ma il fatto di fare vendite all'estero, farsi conoscere, fare conoscere la propria ricchezza enologica non esclude certo quanto scritto sopra. Anzi, potrebbe essere proprio un modo per dire "Signor cliente, io faccio questo tipo di vino, che a lei piaccia o no. La mia è tradizione e checcé lei mi dica o mi chieda, continuerò a produrre vino in modo autentico e autonomo." Secondo me ad un compratore straniero una cosa del genere piacerebbe. Non riesco a trovare alcun vantaggio nel chiudersi in sè stessi ed aspettare che venga qualcuno a bussare alla porta. passo e chiudo

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Luka B.

circa 10 anni fa - Link

BRAVO !! condivido al 110% tutto quello che hai scritto

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Enrico

circa 10 anni fa - Link

Lei si che rappresenta la vera espressione di "Brand", che tutti i pensatori economici stanno cercando ossessivamente di raggiungere. E' l'esempio perfetto per tutti coloro che pensano che il nostro paese non DEVE andare all'estero, ma è l'estero che DEVE venire qui...se vuoi vedere il Colosseo e se vuoi bere questo vino, non hai scelta... Solo così questo paese si salva...

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LamorraDK

circa 10 anni fa - Link

Non so se hai mai bevuto barolo,non so se hai mai bevuto Mascarello,non so neanche se bevi vino..copio e incollo questa bellissima frase(Poi vai in un’enoteca in nordamerica e ti chiedi perché abbiano i vini bulgari ma non una selezione appropriata sul Piemonte).Mascarello ha solo 5 ettari,produce solo 30000 bottiglie di cui solo 20000 di barolo e tu vuoi trovarlo in nordamerica difianco al vino Bulgaro...per favore parliamo di cose serie

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CristianoRM

circa 10 anni fa - Link

Il dk sta per danimarca? Ho lavorato in un ristorante stellato a copenhagen ed avevamo penso ogni tipo di barolo esistente sul mercato. Amo il vino, amo le uve nebbiolo, amo il pinot noir borgognone. Ho lavorato nella ristorazione in cinque paesi diversi in vita mia e questa chiusura al mondo, che è da sempre stato l'ostacolo numero uno del Piemonte e dei suoi prodotti(enologici e non), sia inutile e dannosa. Se Gaja avesse ragionato così, ad oggi non avremmo quasi nessun valore sul mercato. Bisogna farsi conoscere e fare capire che patrimonio incredibile c'è da noi. Nessuno sta dicendo di cambiare ad ogni sterzata del mercato, ma semplicemente alzare la mano e dire "hey siamo qua". Ci sono dei vini francesi che costano come i nostri barolo o il doppio e ci si chiede come abbiano fatto a conquistare il mercato in nordamerica, considerato che sono imbevibili. Bene, si sono saputi vendere. La borgogna ha tecniche di vinificazione antiche ed un approccio alla produzione che sfiora il religioso. Spesso capita che i piccolo produttori di vosne romanee siano in co pleto disaccordo coi grandi importatori americani...ciononostante i vini vendono a iosa e la Borgogna resta super pregiata. Cosa ti dice questo? Ti dice che bisogna farsi un nome, una reputazione, farsi conoscere. La qualità viene premiata. Ma ora torna pure a fare il barotto a la morra. Ciao nè.

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LamorraDK

circa 10 anni fa - Link

Dk sta per Danimarca giusto,hai detto che hai lavorato in 5 paesi diversi e non venirmi a dire che non avevate una buona selezione sul Piemonte o meglio sul Barolo perché non ci credo.Si la toscana vende ma il piemonte non é secondo a nessuno.Condivido il pensiero che bisogna farsi conoscere nel mondo ma non condivido il fatto di criticare una decisione aziendale,quella di Mascarello appunto,di non volersi ingrandire,di non fare fiere e fregarsene delle tendenze e delle mode tanto lei ogni anno le bottiglie le vende tutte,anzi ne servirebbero un po di piú per coprire le richieste.La differenza tra il piemonte e la borgogna non é solo che loro si sanno vendere ma per il fatto che loro a differenza nostra sono sempre uniti sulle decisioni e rispettano le regole,no come noi che gli ettari vitati del "gran cru" cannubi lo abbiamo triplicato solo perché a fare il ricorso e colui che vende il suo barolo in tutti i supermercati del mondo a 12 € peché produce milioni di bottiglie.quindi meglio un produttore artigiano, forse antipatico e chiuso al mondo,che un industriale che per vendere di piú invece di migliorare un prodotto cerca di cambiarli il nome.Niente di personale sig.Cristiano i blog sono fatti per discutere,piacere di aver conversato con lei e ci sentiamo alla prossima

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Luka B.

circa 10 anni fa - Link

Caro LamorraDK, io mi trovo perfettamente d'accordo con CristianoRM, che tra l'altro aveva scritto "Ho lavorato in un ristorante stellato a copenhagen ed avevamo penso ogni tipo di barolo esistente sul mercato" , quindi aveva già risposto alla sua domanda sulla selezione dei baroli presenti nel ristorante... Anche la sua risposta ha delle argomentazioni interessanti e con alcune di esse mi trovo d'accordo. Mi trovo in disaccordo invece su questo punto descritto da lei "ma non condivido il fatto di criticare una decisione aziendale,quella di Mascarello appunto,di non volersi ingrandire,di non fare fiere e fregarsene delle tendenze". CristianoRM non ha accennato ne al fatto di ingrandirsi, ne al fatto di seguire le tendenze. Ha solo detto che bisogna farsi conoscere anche all'estero e in tal modo fornire una valida alternativa al vino francese. Questo porterebbe il nome dell'Italia, del Piemonte e della cantina stessa più in alto, nell' élite mondiale. Che poi, il vino della signora fa già parte dell'élite modiale in termini qualitativi non si discute, ma facciamolo diventare anche commercialmente, no? Dimostriamo che non ci sono solo i francesi. Poi, che la produzione è quello che è in termini di bottiglie, vuole dire solo, che la se l'offerta è poca e la domanda tanta, il prezzo si alza... legge di mercato

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CristianoRM

circa 10 anni fa - Link

Caro la morra, ti ha risposto luka (che ringrazio :) ) togliendomi le parole di bocca..si tratta di farsi conoscere proprio per conquistare un po' di prestigio che secondo me ci meriteremmo...! Detto questo, det var et fornøjelse og vi ses næste gang!

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Francesco P

circa 10 anni fa - Link

Una serie di ragionamenti concreti e lineari, senza ipocrisia che condivido, come il termine "semplicità" utilizzato qui tra i commenti, perchè semplice è il produttore che fondamentalmente fa agricoltura, non sempre direttamente, ma quantomeno ne parla. La scintilla che provoca il fermento al contrario è il vino, quello si che può essere grande e complesso. Insomma gli stessi ragionamenti comodi che farei anche io se avessi un'azienda affermata di quello spessore :-)

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Che poi lo spessore ce l'aveva una volta, attualmente non credo entri in nessuna top ten langarola a livello di qualità. Se invec di chiamarsi Mascarello si chiamasse pinco pallo ne manicerebbe pure lei di miglia in aereo a proporre i propri vini.

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ruggero romani

circa 10 anni fa - Link

Vero! gli ultimi Barolo degni di questo nome sono quelli del duo Oudart-Colbert de Maulevrier...

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damiano

circa 10 anni fa - Link

Perfettamente in linea con le sue (e dei predecessori) idee. Ci sono volute 3 generazioni per arrivare a questo punto. Probabilmente è economicamente soddisfatta e, più importante, moralmente; i clienti apprezzano ciò che fa, non venderebbe tutta la produzione ad un ricco importatore USA lasciando a secco i suoi aficionados, non ha manie di espansione, non duplica il prezzo ogni anno perché la richiesta è doppia. Al suo posto farei lo stesso. Ma NON si può paragonare agli ilcinesi di prima generazione che pensano al dinero anzitutto. I suoi vini sono ottime e, per quel poco che la conosco, è una Persona vera. Se qualcuno vuole i suoi vini la va a trovare e si gode anche il contorno che è poi complementare e necessario alla comprensione del liquido che si degusta. Mariateresa, se leggi, continua cosi (e grazie ancora (postadato di anni) per la stanza di B ). saluti

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Stefano Cinelli Colombini

circa 10 anni fa - Link

Da ilcinese di diciottesima generazione mi permetta di dirle che Soldera, Leanza, Stella di Campalto, Campinoti, le sorelle Padovani, Diego Molinari, lo Schwarz o il Sesti sono tutti ilcinesi di prima generazione. Se qui la gente fosse schiava del dinero (foresti compresi) il taglio nel Brunello sarebbe passato, ed invece hanno votato a favore una ventina d'aziende su duecentoquaranta.

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Tommaso Farina

circa 10 anni fa - Link

Stefano, sempre a ricordare le cose brutte.

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biotipo

circa 10 anni fa - Link

Maria Teresa è una grande donna che fa grandi vini. Al contrario di ciò che scrive il chiaro, che cita improbabili top ten note solo a lui, non ha sbagliato un'annata che è una da quando ha preso in mano le redini dell'azienda. Una visita in via Roma è un'esperienza che non si dimentica, per la cortesia e l'entusiasmo con cui si viene accolti, per i vini deliziosi, tutti (la barbera, la freisa, il dolcetto) e per una chiacchierata sempre lunga e mai banale.

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