L’intervista a Gavin Monery: come funziona una urban winery?

di Elena Di Luigi

Gavin Monery è il winemaker di London Cru, la prima urban winery del centro di Londra. Gavin ha iniziato la sua carriera nel 2000 nella sua terra di origine, il Western Australia, passando poi per cantine importanti come Cullen Wines, Moss Wood e Jean-Louis Chave. A pochi mesi dal debutto di novembre, London Cru continua a far parlare di sé, attraverso un nuovo modo di fare vino fatto di uve che viaggiano e bottiglie che restano a casa. Nella urban winery di Gavin ‘accessibilità’ è la parola che piace di più, anche al consumatore che, se vuole, può farsi il vino su misura.

Cosa ti ha portato a fare vini?
Mi sono innamorato del processo di trasformazione dell’uva e del suo elemento creativo. Osservare una vite che dorme, cresce e produce uva, e vederla trasformata in una bibita complessa che può durare per 20 anni è piuttosto speciale. C’è un che di magico in tutto questo processo che mi attrae. Essere capace di controllarlo in parte aggiungendo la tua personalità è la ciliegina sulla torta.

Quale produttore ammiri di più?
Ce ne sono così tanti! Jean-Louis Chave, Vanya Cullen, Olivier Humbrecht, Roberto Conterno… Ammiro chi genuinamente si prende cura della terra, lavora con essa e non contro. Sono persone convinte di dover rispettare il terroir, cioè seguono una filosofia e non la moda del giorno.

Cosa ti rende diverso dagli altri winemakers?
In realtà nulla. Siamo parte di un’industria che si preoccupa della qualità del prodotto, ha a cuore la terra e si inorgogliosisce nel produrre vini importanti che la gente può condividere e godere. Credo che siano in molti ad avere questi stessi valori.

La mancanza di denominazione significa libertà, è così?
Certo, avremmo la libertà di mescolare varietà diverse, provenienti da diverse regioni e di diverse annate ma non sono sicuro che questo è poi ciò che facciamo. Quello che raccogliamo dai diversi vigneti viene fermentato e invecchiato separatamente perchè voglio che ogni vino mantenga la sua identità di provenienza. Detto questo, sono anche una persona pragmatica e se un blend mi dà un risultato qualitativamente superiore alle singole parti, allora vado avanti. In ogni caso non lo facciamo per creare controversia o per fare rumore.

Avete avuto contrattempi o ostacoli nella realizzazione del progetto London Cru?
Abbiamo avuto dei ritardi, cosa che mi ha reso piuttosto nervoso, ma siamo riusciti ad avere tutto pronto alla ricezione delle uve. È il tempo che decide la maturità del frutto e questa era la nostra scadenza da rispettare. Ci siamo rimboccati le maniche e finito il tutto prima che l’uva arrivasse!

La Francia è il tuo principale fornitore, stai pensando ad altri paesi?
La Francia è il nostro maggiore fornitore ma abbiamo acquistato uve anche da un appezzamento di Barbera in Piemonte nel 2013. Ci sono così tante varietà con cui mi piacerebbe lavorare, comunque trovare viticoltori giusti richiede tempo. Dal punto di vista logistico noi possiamo importare da ogni parte della Francia, della Germania, da alcune zone dell’Austria, dal nord Italia e dalla Spagna. Se le uve vengono maneggiate con attenzione e refrigerate rapidamente, non constatiamo danneggiamenti a scapito della qualità. Siamo fortunati perchè il nostro mercato è appena fuori la porta, cioè Londra. Dobbiamo importare le uve ma non dobbiamo esportare il vino, quindi dal punto di vista dell’ambiente siamo sullo stesso livello delle cantine tradizionali.

Come selezioni le tue uve e quanto tempo passa tra raccolta e l’arrivo in cantina?
Roberson Wine (la nostra ditta partner) nel corso degli anni ha sviluppato una relazione durevole con molti produttori, aiutandoli a esportare i loro vini in GB. Quando ci è venuta l’idea di fondare la nostra cantina abbiamo sentito molti di questi nella speranza di poter comprare le uve da loro. Siamo stati molto fortunati nel sentire che il progetto aveva delle potenzialità e quindi hanno aderito. Oggi siamo alla ricerca di altri produttori perchè vogliamo espandere la nostra produzione. Facciamo visita ai nostri fornitori 3 volte nel periodo di crescita dell’uva e partecipiamo alle analisi che vengono fatte prima della raccolta. Poi utilizziamo piccole casse che vengono trasportate in camion isotermici. Dalla raccolta al camion trascorrono due ore; 36 ore per raggiungere London Cru.

Le varietà più sopravvalutate e quelle più sottovalutate?
È difficile generalizzare perchè dipende molto dal sito del vigneto e dalle persone che ci sono dietro. È possibile coltivare male una delle varietà più nobili e ottenere vini cattivi, così come varietà meno conosciute provenienti da siti fantastici possono dare vini ottimi se finiscono nelle mani giuste.

Come si diventa “winemaker for a day”?
È facile, basta chiamarci oppure andare sul nostro sito. Vogliamo che la gente partecipi nelle attività che si svolgono dietro le quinte, demistificando un pò la produzione di vino. Facciamo vedere alla gente il processo scomponendolo in singole parti per far assaggiare l’acido, i tannini, lo zucchero ecc. e così possono capire queste parti in bocca. Possiamo trascorrere giornate intere a parlare di vino ma alla fine l’assaggio è un’esperienza soggettiva, diversa per ciascuno di noi. Dopo questa fase lasciamo che ognuno faccia il proprio blend che alla fine si porta a casa. Insomma volevamo allontantanarci dalla classica lezione e dare la possibilità, a chi lo volesse, di divertirsi attraverso un’esperienza che è tattile. Se durante il percorso imparano qualcosa, benissimo, ma la cosa più importante è che si divertano.

In quali altri parti del mondo apriresti la tua prossima urban winery?
San Francisco è la casa delle urban wineries ma credo che il mercato lì sia un pò saturo. Melbourne ha il potenziale giusto dal momento che può ricevere le uve dai vigneti di grande qualità dalla regione Victoria. Berlino sarebbe fantastica, perchè è un ambiente con grande capacità creativa e non troppo distante dal sud della Francia e dal nord dell’Italia, come Londra. Anche Los Angeles potrebbe funzionare, mi piacerebbe trasportare un carico di uva direttamente da Sonoma in 8 o 10 ore. Sarebbe fantastico vedere di nuovo il sole che splende…

Cosa faresti oggi se non fossi diventato un winemaker?
Produrrei bellissimi mobili in legno.

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