Lezioni di economia politica classica e marketing al ViViT: Alessandro Morichetti vs Corrado Dottori
di Pietro StaraSiamo allegramente disposti di fronte al barricadero banchetto Aurora Vini/La Distesa quando esplode il confronto tra Alessandro Morichetti e Corrado Dottori. La partenza Morichettiana: “vini di qualità a basso prezzo rendono povere le zone viticole. E le Marche hanno questo problema. I vini di qualità dovrebbero posizionarsi a prezzi più alti, con variazioni annuali in crescita costante.” Dottori: “il concetto del rapporto tra qualità/ prezzo è una biiip biiipp…. Dobbiamo lavorare tutti per la qualità e solo dopo chiederci del prezzo. C’è gente che appena pianta la vigna si chiede a quanto potrà vendere un vino che non ha ancora fatto.”
La convergenza: “Sono d’accordo con te, ed è proprio per questo che bisogna aumentare i prezzi per rilanciare la zona.”- aggiunge Alessandro con evidenti richiami dialettali.
La divergenza: “ Ma che biiip biiipp boooop dici?” – con un acuto da perforare i timpani.
Intanto al gruppo di discussione si aggiungono Fabrizio Pagliardi (oste romano) che, brandendo un bicchiere, sgrana gli occhi in un silenzio profondamente comunicativo, un divertito Camillo Favaro e Giacomo Tincani (la Basìa) che fa finta di assaggiare i vini di Aurora, cercando di roteare la testa di 360 gradi come se nulla fosse.
E continua Dottori: “Perché ciò accada la domanda non deve cambiare rispetto al prezzo e questo non è il mio caso. Potrà succedere un anno, se prendo 99 centesimi in una guida, ma poi finisce lì.” Corrado fa riferimento alla curva di domanda perfettamente anelastica rispetto al prezzo, tentando di proporre una sorta di calcolo del coefficiente di elasticità, quando interviene nuovamente Morichetti: “Ma che biiippp, burp booopp stai dicendo? – Questo è marketing, non centra un biiiiiipp con la produzione! I tuoi vini venderebbero comunque ad un altro pubblico”. E continua raccontando della storia di Valentini che, nel profondo Abruzzo, vende da sempre le poche bottiglie a un prezzo importante per la zona.
Fiorenzo Sartore tenta di inserirsi nella discussione, prima di allontanarsi verso un bacchetto qualsiasi, portando alcuni elementi a lui cari: il rapporto triadico tra quantità prodotta/quantità richiesta e prezzo il tutto condito da alcuni esempi liguri. Corrado alza ancora la sua già squillante voce (pare che alcuni vini del Vivit abbiano ripreso a fermentare in bottiglia) inserendo un elemento etico: “Il prezzo di un prodotto deve essere rapportato ai costi di produzione. Altrimenti non sarebbe più il mio vino”. Pare, da questa affermazione, che Corrado, dopo aver scritto ‘Non è il vino dell’enologo’, stia producendo un secondo volume intitolato ‘Non è il vino di Dottori’, una sorta di negazione nichilistica di se stesso in chiave metafisica.
“E poi” – aggiunge – “non mi interessa avere un pubblico improvvisato, da tanto al prezzo. Questa è una delle ragioni per le quali il mondo sta andando a rotoli”. Alessandro cerca di terminare cordialmente la diatriba con una frase perentoria: “tanto qui abbiamo ragione nessuno”. Poi infila una serie batture sagaci, mentre Corrado tenta di tirarmi dentro alla polemica, proferendo un “intervieni tu che sei marxista”, asserzione interrotta da una grassissima risata di Alessandro Morichetti. E ci congediamo verso nuovi assaggi.
[Foto: Terroirmarche, Francesco Orini, Lido Vannucchi]
38 Commenti
suslov
circa 8 anni fa - Linkavevate bevuto gia' parecchio, direi .... No, per niente.
RispondiGiovanni Solaroli
circa 8 anni fa - LinkMa perchè, esiste un rapporto tra qualità e prezzo? È proprio vero che c'è sempre da imparare. In attesa della "formula" q/p vi saluto.
RispondiNelle Nuvole
circa 8 anni fa - LinkMi sarebbe piaciuto esserci, purtroppo a questo giro non sono riuscita a vedere Corrado Dottori ed assaggiare i suoi vini. Non è che abbia proprio capito tutto, tutto di quanto discusso. Mi applicherò. Per ora, a naso, mi sembra che Corrado abbia le idee più chiare, mentre Moricchia si lascia trascinare dal suo amor patrio (patria intesa come Le Marche). E certo che tutti vorremmo alzare il prezzo perché i vini che produciamo/vendiamo lo meritano! Però non funziona proprio così, almeno non per produzioni che non siano minuscole. Anche a riguardo "il prezzo dovrebbe essere rapportato ai costi di produzione" ho molte perplessità. Sicuramente è una presa di posizione eticamente ineccepibile. Però non funziona proprio così. Il fatto è che per alzare il prezzo e vendere il vino non solo un anno ma costantemente sempre di più, bisogna prima creare "la sete" per il vino stesso, poi pensare a quanto venderlo in futuro. Per assetare il mercato c'è bisogno di qualità, identità, unicità. C'è soprattutto bisogno di farlo sapere. Riguardo ai vini di Corrado, o a quelli di Valentini, si tratta di bruscolini, di gran classe, ma sempre bruscolini. Non ci si può basare su di essi per considerazioni produttivo/mercantili generiche. Ma tanto che ve ne importa? Voi avete bevuto bene e tanto lì, e io no.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkNel caso in oggetto la produzione è minuscola e il vino in cantina non c'è per 11 mesi l'anno, circa. Di "sete", quindi, ce n'è quanta ne vuoi, e il caso non è proprio isolato. Ovviamente mi riferisco a chi può permettersi di fare un saltino, utile per lui e simbolicamente significativo. Ho anche chiesto al bravissimo Fabio Marchionni (Collestefano) cosa succederebbe se mettesse circa un euro in più sulla sua bottiglia (100.000 circa prodotte e terminate spesso a metà anno se non prima). La risposta di Fabio: "Credo ben poco". Sono casi su cui riflettere, tutto qua.
RispondiSergio
circa 8 anni fa - Linkil "saltino" sarebbe dunque nel tuo esempio 1 euro in più? è allettante, ma pericoloso. Perchè non un euro e mezzo allora? e l'anno seguente ancora un altro euro? e chi fissa il limite. il mercato? però, al netto dell'andamento climatico dell'annata, quel vino il cui prezzo fluttua di anno in anno è sempre lo stesso
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkTutto è pericoloso, stare 12 mesi senza vino invece è confortante. Il limite lo fissa il mercato, ovunque direi. Infatti ci sono zone ricche e zone più povere. Ci sarebbe però da studiare tutti insieme come le zone povere siano diventate ricche e perché, altrimenti parliamo di poco. Le annate si succedono pure lì.
RispondiLuigid
circa 8 anni fa - LinkAiuta a vendere la bottiglia molto piu' l'etichetta (con annessi e connessi) che non il vino che c'e' dentro (con annessi e connessi). Purtroppo. Chi ha piu' soldi da spendere non e' detto che ci capisca di piu' in fatto di qualita': ha solo piu' soldi da spendere.
Rispondiamedeo
circa 8 anni fa - LinkNell'articolo si fa riferimento a Valentini, un'azienda che vende le sue bottiglie a prezzi importanti. Valentini è per l'Abruzzo ciò che Gaja è per il Piemonte: storia, tradizione, insomma un punto di riferimento per tutto il mondo del vino. La famiglia Valentini fa il vino dall'800, La Distesa è nata nel 2000. Un accostamento tra Dottori (con tutto il rispetto, per carità) e Valentini mi pare dunque un po' forzato, parametri e condizioni sono necessariamente diversi. Io apprezzo la politica dei prezzi de La Distesa (come anche quella per esempio de La Staffa o La Marca di San Michele). Per crescere, anche nei prezzi, c'è tempo, ne riparleremo tra dieci anni.
RispondiPietro Stara
circa 8 anni fa - LinkRicordo qui che sia per Corrado che per Alessandro il rapporto qualità/prezzo è una biiiip biiip bop burp! Valentini è stato citato solo come esempio progressivo da imitare (Morichetti) Per Corrado la questione del prezzo si sostanzia anche, ma non solo, in: calcolo della redditività della produzione, una redditività che può però assumere diversi significati. Il primo di tutto ’è la vitalità, che si definisce come la capacità di una economia di riprodurre un ammontare di beni superiore alla quantità esistente all’inizio del processo di produzione. Se poi la produzione di questi beni (output) avviene mediante l’utilizzo degli stessi come beni-capitali (input), allora la vitalità dell’economia si può misurare direttamente in termini fisici, semplicemente sottraendo dall’ammasso dei beni prodotti (che supponiamo essere uno solo: Q) l’insieme degli stessi utilizzati per la produzione (che supponiamo essere uno solo: Qk). La differenza costituisce il «prodotto netto» Qn che sarà positivo per la condizione presupposta di «vitalità» di quella economia: Qn = Q - Qk > 0 La stessa condizione di vitalità, espressa nei termini dei relativi prezzi di produzione, definisce il «prezzo (di produzione) del Netto»: Qn p = Q p - Qk pk E qui si pone la questione principale: da dove può mai scaturire questo «prezzo del Netto»? Ipotizzando una «funzione di produzione di merci a mezzo di beni-capitali e lavoro», è ovvio che, avendo già tolto dal computo del prezzo del Netto il valore dei beni-capitali impiegati, non resta come unico fattore produttivo necessario al suo sorgere che quel lavoro diretto (d’ora in poi «lavoro vivo») che è stato richiesto per produrlo. Le due grandezze sono quindi economicamente equivalenti, entrambe nel proprio ordine di rappresentazione: quello che appare sul mercato delle merci prodotte come il «prezzo del Netto», nel processo lavorativo si presenta invece come quantità di «lavoro vivo». È così possibile esprimere la equivalenza di neovalore, che è poi tutta la sostanza della «nuova interpretazione» della “trasformazione”: Qn p = L Essa mostra come il prodotto netto, espresso nei termini del proprio prezzo di produzione, risulta equivalente all’ammontare del lavoro vivo necessario a produrlo, espresso nella propria unità di misura (le ore di lavoro) Da cui plusvalore ecc. Che per Morichetti, teorico della nuova economia del marketing totale, dovrebbe sostanziarsi nella costruzione di un’eccedenza di marchio che sia in grado di trascinare un’intera zona. Le plusvalenze avrebbero così una ricaduta sia individuale che collettiva. Dottori diverge nettamente da questa ipotesi
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkCompagno Piotr, sono teorico di niente ma semplice osservatore di come le cose funzionino in altre zone. Che le plusvalenze vadano a vantaggio di chi le crea (come azienda e come zona) non mi sembra concetto da cui si possa dissentire.
RispondiPietro Stara
circa 8 anni fa - LinkNon dissento da quello che dici. Bisogna capire, invece, che tipo di vantaggio esse creano, per quanto tempo, a quali condizioni e costi (anche sociali). Per formazione mi sento più dottoriano. Anche come consumatore
Rispondipaolo rusconi
circa 8 anni fa - Link“Il prezzo di un prodotto deve essere rapportato ai costi di produzione." Frase che mi richiama alla mente i discorsi, purtroppo rimasti tali, sul prezzo sorgente di Veronelli. Ed una parola di Pennac "Limpieza" che potremmo tradurre in italiano come "onesta intelletuale" anche se è una traduzione molto riduttiva.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkQuindi conseguirebbe la disonestà di chi riesce a marginare di più. Brrrrrr.
RispondiFrancesco
circa 8 anni fa - Linkmarginate, marginate, intanto il consumo po capite di vino è arrivato a 29lt, se l'estero (in particolare Germania e USA) smettono di volerci bene, tanto bene ne vedremo delle belle. E se parliamo di commisurare il prezzo ai costi di produzione non mi viene in mente altro settore che la moda, dove questi prezzi sono così strampalati, perchè inutile girarci attorno, il prezzo di produzione di una bottiglia di vino, di un grande vino arriva al massimo a poche decine di euro.
RispondiAdriano Aiello
circa 8 anni fa - LinkCerto, mettiamolo a 40 euro il Verdicchio così quelli che comprano le cose più orribili a 4 euro al supermercato hanno un ulteriore motivo per non sconfinare da altre parti. Io questo discorso non lo capisco davvero! Se permettere uno ama il Verdicchio anche e soprattutto perché può godere spendendo 10 euro e cercando nuove realtà quando gli apripista e le cantine storiche decidono di conquistare mercato più lucrativi (giustamente eh), ma forse quelli che guadagnano 1200 al mese non sono ammessi al club del vino.
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkRistoratore di Sirmione, strafelice di avere in carta Collestefano che adora: "Costa MENO DEI PEGGIORI Lugana". C'è da essere felici per la denominazione Verdicchio di Matelica? Onestamente direi di no.
RispondiAdriano Aiello
circa 8 anni fa - LinkAle ma se a Sirmione posso bere Collestefano invece che Lugana io sono contento però. Io lo capisco anche il tuo discorso, ma alla fine non riesco a gioire se non mi posso permettere un vino che mi piace, che ti debbo dire!
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkIo sono felice perché credo che così una zona viticola guardi al blasone che merita. E poi non la farei tragica, solo se ne compra una bottiglia in meno e non moriremo.
RispondiAdriano Aiello
circa 8 anni fa - LinkCerto, dico solo che mi sembra più grave trovare le magnum di Verdicchio a 2.50 all'Esselunga che ottimi vini a 8 euro e qualcosa di sensazionale a 10
RispondiDenis
circa 8 anni fa - LinkSono un fermo sostenitore della massima "la qualità si paga". Detto ciò posso essere egoista? Ci sono vini (per esempio a Dogliani) che in cantina costano 8 euro. Sono abbastanza sicuro che li si potrebbe vendere in Cina o Russia a 30, e se lo meriterebbero pure, per quanto sono buoni! Sono contento? Proprio per nulla!!! Perché io non me lo potrei più permettere. Ci sono già troppi vini che un appassionato col portafoglio da italiano medio come me non potrà mai bere... non sento il bisogno di aumentare la schiera sinceramente.
RispondiLuigid
circa 8 anni fa - LinkSe una zona è particolarmente vocata anche i costi di produzione si abbassano a parità di qualità (o la qualità si alza a parità di costi, fate vobis). Il prezzo della bottiglia non determina la qualità assoluta del prodotto a meno di non "coltivare" complessi di inferiorità. Questo spinge in avanti la tecnica e la conoscenza.
RispondiMarco
circa 8 anni fa - LinkOnestamente non capisco. Ogni produttore è un imprenditore, e dovrebbe fissare il prezzo al valore massimo che gli permetta tutti gli anni di vendere tutta la produzione. Se il giorno dopo la messa in vendita tutto il vino è esaurito, se c'è un mercato secondario importante, allora è evidente che il prezzo è troppo basso. Onestamente sono più contento che il delta vada al produttore rispetto che all'enotecario o che il vino non si riesca a trovare da nessuna parte.
RispondiSergio
circa 8 anni fa - Linkma un limite si deve mettere o no? non la chiamerei disonestà, ma un argine all'avidità eventuale è necessario, no? già che scrivo parole con l'accento sulla "a", mi pare che la parola d'ordine potrebbe essere "sobrietà", se non si stesse parlando di prodotti alcolici....
Rispondiandrea
circa 8 anni fa - LinkC' e' un altro aspetto che mi sembra non si sia considerato. Nonsono molti i vini che non risentano delle mode. Zone di produzione, uve, stili, produttori subiscono nel tempo fluttazioni nelle aspirazioni e aspettative di chi cerca emozioni nel vino. Se il tuo vino e' di moda la tentazione di aumentarne il prezzo c' e'. Ma quando la domanda non c' e piu' e i vini incominci ad averli per 12 mesi e il tuo prezzo ormai e' schizzato alle stelle, se decidi di riabbassare sei sputttanato, se decidi di tenere la posizione potrai consegnare all' imprenditore che fra cinque anni comprera' la tua azienda un nutrito numero di bottiglie con cui fare meravigliose verticali per dimostrare levoluzione dello stile aziendale....
RispondiFrancesco
circa 8 anni fa - Linkben detto, basta vedere cosa è successo a qualche aziends di Montalcino con l'annata 2010. l'anno prima costava diciamo 25+iva, poi è passato a 45+iva. in un anno. per me è la fine del discorso. capisco tanto, capisco che la tentazione c'è ma quando i riflettori si spegneranno o si sposteranno un po' più in la succede come hai detto tu.
Rispondicarolaincats
circa 8 anni fa - Link“Il prezzo di un prodotto deve essere rapportato ai costi di produzione. Altrimenti non sarebbe più il mio vino” qualcuno me la spiega? non sto scherzando, vorrei capire il senso di sta frase.
RispondiMG
circa 8 anni fa - LinkRagazzi, ogni produttore fa bene a fare il prezzo che vuole e che gli permette di vendere tutto. Per noi poveri mortali che non ce lo possiamo piu' permettere ci sara' sempre quel produttore nuovo che ha un q/p migliore ed avanti un altro. Logico che se poi tutta un'area va fuori controllo dispiace, ma amen!
RispondiAndrea's
circa 8 anni fa - LinkNon c'e' nemmeno da essere contenti per il Lugana sinceramente, prezzi alti e spesso qualita' medio bassa. Anch'io come il ristoratore comprerei oggi altro. Ma non e' sempre stato cosi'.
Rispondiarnaldo
circa 8 anni fa - LinkMorichetti....la fai semplice e facile...vai aumenta i prezzi.....e poi ??? Li vendi tu i suoi vini ??? In quell'area l'offerta è bella ampia e poco importa se i suoi sono piu' buoni di altri.....e' come dire VOGLIO FARE VINI NEI COLLI EUGANEI e venderli a 50 euro per posizionarli su una clientela piu' alta. Si,bravo quando in quell'area la media prezzi non arriva nemmeno ai 20 euri.....Bisogna stare ben attenti ai prezzi......fai presto a sbarellare e poi la roba te la bevi tutta tu......
RispondiAlessandro Morichetti
circa 8 anni fa - LinkFacile? Per nulla. Però osservo che alcuni vini di alcune zone poco nobili sono fortemente sottostimati sul mercato, lo stesso che li brucia prima che escano. E un posizionamento che si sposta verso l'alto con gradualità e moderazione giova a tutti.
Rispondiarnaldo
circa 8 anni fa - LinkDEvi allora vedere di quante bottiglie stiamo parlando. Normalmente le bruciano quando parliamo di minuscole quantita' di bt. Che non fanno mercato.
Rispondigabriele
circa 8 anni fa - LinkIl prezzo di un vino è la quantità di denaro che il cliente è disposto a spendere per quella bottiglia ( Cit. un mio ex professore di economia). E se poi alcuni produttori sono bravi, o bravissimi, a marginare sul loro vino non può far altro che bene a tutto il movimento
RispondiSergio
circa 8 anni fa - Linkcerto, al movimento dei produttori....
Rispondisergio
circa 8 anni fa - LinkE' un aforisma che contiene molte riflessioni che mi son fatto leggendo i blog di vino. . C'è una gran confusione tra: . produttori e clienti recensioni e marketing commentatori appassionati e produttori
Rispondiwine princess
circa 8 anni fa - LinkIn tutto questo, come quasi sempre succede, gli unici, veri ed inconfondibili polli siamo noi che il vino lo paghiamo in moneta sonante tutti i giorni, ma mi consola un vecchio detto, vecchio però semplice e sempre valido, ovvero.. il troppo stroppia. Chi vivrà vedrà...
RispondiSimone Liloni
circa 8 anni fa - LinkBel dilemma. Vi dico solo una cosa: oggi in G.D.O. ho visto vini famosi e piuttosto pregiati scontati del 50%. Qualche esempio? Brunello Cecchi 2009 a 11.99, Blangè Ceretto 2014 a 7.45, Magnum di Amarone Storico Bolla 2009 19.99 (!!! stessa bottiglia in formato 0,75 in un altro supermercato vista a 36.50...), Nipozzano Chianti Rùfina 2009 Riserva a 6.45, Verdicchio Le Vaglie Stefano Antonucci 2014 6.45, Barolo 2010 Marchesi di Barolo a 12.49, Campanaro 2104 Feudi di San Gregorio 9.99... Per non parlare del LIDL dove alcuni francesi (mi vergogno a dirlo ma alcuni meritavano) costano uno sputo, un Pomerol 2006 a 5.49!!! Il discorso di Morichetti fila, è giusto valorizzare il vino ed il territorio, ma quando vedi queste cose due domande te le fai. Buona giornata a tutti.
Rispondielle
circa 8 anni fa - Linkbelle domande che ci si pone un po' in tutti i settori. cmq lasciatemi il verdicchio sotto i 10 (anzi, Pievalta all'esselunga lo pago poco più di 5 grazie allo sconto fai da te), dai, altrimenti devo alzare i miei di prezzi. prometto che parlo bene delle Marche
RispondiOrion
circa 8 anni fa - LinkCorrelare il blasone di un produttore o una zona vocata al prezzo delle bottiglie della stessa prodotti è un ragionamento alquanto miope... Il blasone te lo da la tradizione e la constanza qualitativa che devi dimostrare nei decenni. Quando hai il blasone puoi pensare di alzare i prezzi... Ma devi prima aver dimostrato tanto. Per fare un esempio, a Live Wine Molitor faceva assaggiare bottiglie di Riesling del 1995 a dir poco molto buone. Ebbene quelle bottiglie al pubblico costano meno di 20 euro, e stiamo parlando di Mosella non delle marche con tutto il rispetto, ne tantomeno dell'Irpinia (altra regione sulla quale avevi tirato fuori l'argomento prezzi).... Chiaro in mosella c'è anche Egon Muller... Ma prima di arrivare a quei prezzi son passati decenni di costanza qualitativa che hanno fatto aumentare la domanda e di conseguenza anche i prezzi essendo rimasta invariata l'offerta...
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