L’etichetta del vino ideale per una donna? Quella che racconta una storia

di Lucia La Gatta

In Italia oltre un terzo di chi lavora nel vino è donna. Lo conferma la presenza sul mercato di ben 115 mila donne titolari di cantine, pari al 30% del totale. E lo certifica anche la forte presenza delle donne nei settori del marketing e della comunicazione collegati al vino. Inoltre secondo il Beverage Information Group, le donne rappresentano l’58,1 % dei compratori a partire dal 2011.

E allora chi sta considerando di ridisegnare l’etichetta di un proprio vino non deve prescindere da alcuni suggerimenti che, Rebecca Bauer Ritz ha raccolto in suo articolo per il Midwest Wine Press, dal titolo “Le donne preferiscono vini con una storia da raccontare”. La giornalista-blogger riportando le dichiarazioni di Liz Thach insegnante di enologia presso la Sonoma State University’s School of Business and Economics in California, spiega che secondo un loro studio “mentre gli uomini sono più influenzati da giudizi autorevoli e dal prestigio di marchi, le donne sono più preoccupate dell’esperienza sociale di bere vino e dalle storie che si celano “dietro” le bottiglie. Gli uomini collezionano il vino, le donne lo condividono, gli uomini usano il vino per impressionare gli altri, mentre le donne lo usano per creare ricordi “.

Un’etichetta del vino deve raccontare la storia del suo marchio, la sua unicità. L’etichetta è il più grande mezzo di pubblicità e il primo contatto con la maggior parte delle persone che lo compreranno ed eventualmente convincere il compratore indeciso.

E allora se si desidera andare incontro alle donne, secondo la Bauer Ritz l’etichetta del vino dovrà:

— Restare impressa nella memoria per la sua grafica.

— Raccontare una storia che le donne vorranno condividere.

— Tralasciare la valutazione oggettiva del vino a favore di considerazioni più evocative.

— Invogliare alla condivisione (anche sui social network).

— Donare parte degli introiti in beneficenza.

Altri suggerimenti per etichette a prova di donna?

9 Commenti

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the fratellis

circa 11 anni fa - Link

basta con questi articoli sulle donne hanno veramente rotto sono ovunque....e comunque dire che le donne sono il 33% di x vuol dire che gli uomini sono il 67...quindi più del doppio o sbaglio?e anche 115.000 cantine pari al 30%vuol dire che ci sono 383.000 cantine....non sono un pò troppe anche per il mondo?l'Italia che è grosso produttore e frammentatissimo ne ha qualche migliaio...comprese quelle che fanno le 10 15 mila bottiglie annue...

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Armando Castagno

circa 11 anni fa - Link

Mi dispiace ma l'entusiasmo dell'incipit non lo comprendo. "Ben" il 30%?

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Cristiana Lauro

circa 11 anni fa - Link

No Armando, ha scritto ben 115 mila. Non ha affermato che il 30% sia una percentuale soddisfacente. E' diverso! :-) Centoquindicimila è un numero in evidente crescita benchè la percentuale del 30% sia rappresentativa di una minoranza. @ the fratellis a parte il fatto che hai sui coglioni gli articoli che parlano di donne, per ragioni che non voglio sindacare, cosa volevi dire dopo? Non ho capito.

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andrea

circa 11 anni fa - Link

Condivido la Ritz, ma non solo per le donne, anche per il gusto degli uomini.

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Nelle Nuvole

circa 11 anni fa - Link

Non mi piacciono queste statistiche, manco un po'. Forse funzionano nel Midwest. Infatti da quelle parti ci sono etichette che noi ci sognamo. Mentre al di là dell'Oceano si richiede di raccontare una storia, qui da noi si richiede di mettere in etichetta tutti gli ingredienti del vino, oltre all'uva. Tipo additivi-conservanti-filo spinato- acidi antipodici-zuccheri simpatici-tannini introversi aggiunti. Quanto alle considerazioni più evocative, per favore no! Personalmente boccerei in commissione d'assaggio tutte le bottiglie che riportano sulla retro-etichetta la parola "colline" accompagnata dall'aggettivo "dolci". Sarebbe bello che oltre alle categorie "uomini" e "donne" si aggiungesse quella di "bisex", così tanto per vivacizzare un po' la monotonia di certi studi molto approfonditi che lasciano il tempo che trovano. Il 30% è una minoranza importante, ma sempre una minoranza. In attesa di diventare una maggioranza silenziosa, qui da noi le donne riescono a rompere rumorosamente nella scelta di un vino. Ma non credo che questa scelta sia basata sull'attrazione fatale di un'etichetta.

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Marilena Barbera

circa 11 anni fa - Link

Io la adoro questa donna...

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Elisa Mazzavillani VM

circa 11 anni fa - Link

Ma perché noi donne dobbiamo sempre fare la parte delle superficiali e gli uomini degli espertoni collezionisti.. dove sta scritto? Ora mi piace guare le etichette fotograndole, e ne osservo i particolari, ma non è assolutamente discriminante nella scelta in enoteca, e non mi cruccio se una persona mi confessa che non gli piace il mio packaging, in quanto il gusto estetico è assolutamente personale, ma il contenuto, il vino quello sì che è fondamentale ed è sempre lui che si racconta, altro che grafica evocativa.

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Valerio

circa 5 anni fa - Link

www.unicarte.it questo secondo me è un progetto che racconta una storia e lo fa attraverso le etichette

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