L’etichetta del vino con la spiega. Piace o perplime?
di Fiorenzo SartoreCome la volete, l’etichetta? Descrittiva o telegrafica? Lunga o corta? Strutturata o delicata? Qualche giorno fa, condividendo sul mio angolo di Facebook l’etichetta che vedete, il dibattito è tornato, ancora una volta, attuale. Del resto proprio recentemente leggevo un commento che richiedeva, per la millesima volta, “gli ingredienti” sull’etichetta di un vino. Che fare?
I contenuti scritti su un’etichetta sono regolamentati in modo abbastanza complesso dalle leggi vigenti (del resto pare inevitabile per la legge dirigere la vita dei consociati in modi che sono sempre e solo complessi). Resta però un ambito più o meno libero nel quale il produttore di vino può inserire altri dati, come quelli che leggiamo nelle immagini.
Ora la domanda è: serve sapere tutto questo? È utile tanta spiegazione? Io propendo fortemente per la risposta affermativa. E per quanto mi riguarda rilevo che c’è un dato, in tutto quel lavoro descrittivo, che va al di là dell’aspetto strettamente tecnico: di fronte a un’etichetta del genere io colgo il desiderio, da parte di chi produce quel vino, di rammentarmi una serie di “ingredienti” che vanno oltre gli aspetti analitici legali (denominazione, annata, grado alcolico, etc).
Quella lunga descrizione mi ricorda quanto di altro, e di profondo, sta dentro una bottiglia di vino – e il desiderio di raccontarlo, che è in capo al produttore, qualifica quel produttore proprio perché ci tiene particolarmente a condividere con me quel racconto.
L’aspetto, come è chiaro, è squisitamente formale. La domanda immediatamente successiva, che attiene alla sostanza, è certamente lecita (“si vabbè ma quel vino com’è?”) – tuttavia qui si parla di forma, ora. Diamo per scontato che quella sostanza sia di buona qualità.
Nello specifico, il barbera monferrino di Rocco di Carpeneto è un campione ben rappresentativo del genere, con acidità molto vivida e la tipica durezza che rende questi vini così gastronomici. Circa quell’azienda e il suo territorio vi rimanderei a quel che scriveva Pietro in questo post. Qui, concedetemelo, per una volta si parla solo di forma.
41 Commenti
Salvy BigNose
circa 8 anni fa - LinkIo l'etichetta la vorrei come allegato. Ribadisco: Ingredienti. Tutto il resto sono storielle, cioe' storytelling, cioe' marketing, pertanto opzionale. Non mi capacito come il vino sia l'unico cibo/bevanda a non dovere riportare gli ingredienti in etichetta, eppure sono piu di una 30ina quelli ammessi dall'EU. [img]https://twitter.com/SalvyBigNose/status/686571223212503040[/img]
RispondiSalvy BigNose
circa 8 anni fa - LinkEtichetta a questo link https://twitter.com/SalvyBigNose/status/686571223212503040
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkOpzionale anche per formaggio o birra eppure ...
Rispondivinogodi
circa 8 anni fa - Link...come operatore del settore (alimentare) vorrei solo che pesi e misure nelle varie categorie fossero equiparati . Così l'auspicio che si laceri il velo di sofismi fra additivazione e coadiuvante tecnologico .... sta di fatto che l'alimento è cittadino di serie A , dal punto di vista legislativo, il vino di serie B . Che pro domo sua non se ne duole , ma il consumatore consapevole ne ha ben donde per incazzarsi...
RispondiSalvy BigNose
circa 8 anni fa - LinkGia' solo spostandosi nel mondo della birra, molti, moltissimi produttori riportano gli ingredienti. Questo perche' la birra e' una bevanda "normale", c'e' magia si ma non poi tanto mistero. Me lei se lo immagina sborsare 1000 euro per una bottiglia di qualche magico chateau per poi trovarsi la lista di una decina di ingredienti? Sarebbe come rivelare il trucco della diva. Rivelare il tallone di Achille. Chi li pagherreb epiu sti 1000 eurini? Ma non si era detto che era il Terroir a fare il vino? La gente e' disposta a sborsare certe somme per pagare la storiella del terroir, ma per pagare enzimi di macerazione + osmosi inversa + derivati dei lieviti mmmh non saprei ... per carita' non e' roba tossica... ma capisce la magia e' rovinata... e la gente paga per assistere alla magia...
RispondiAlberto R.
circa 8 anni fa - LinkTranquillo...il sedicente vino più prezioso del mondo, annata sì annata no è ottenuto ricorrendo allo zuccheraggio del mosto, e per giunta senza farne alcun (reale) mistero...anche se fosse messo in etichetta chiaro e tondo non cambierebbe nulla.
RispondiSalvy BigNose
circa 8 anni fa - LinkOk lo zuccheraggio in Borgogna e' pratica storica, per lo piu accettata e necessaria in molte annate. Se hai bisogno di zuccherare e la tua legge te lo permette (i cugini Francesi sono piu furbi di noi ;) ) non ci vedo nessun problema. Sara' il mercato a premiarti o meno, ma il consumatore (tutti, non solo l'esperto) ha il sacrosanto diritto di sapere che cosa sta ingurgitando. Nel caso dello zucchero questo sparisce in fermentazione, ma di certo sistemi di controllo sulla merce in entrata ed uscita in cantina ci sono e si possono fare. Se poi zuccheri di notte e ti pescano ci fare un figura di m. e, di nuovo, sara' il mercato a decidere se punirti o no - sanzioni a parte. Io sono per il libero mercato e la libera scelta. Non sono certo un fanatico dei 'vini naturali' o similari. Ognuno beva quello che piu gli aggrada. Ma come consumatore ho diritto di sapere cosa mi si rifila.
RispondiMemo
circa 8 anni fa - LinkEtichetta come allegato anche da qui. Ma un bel QR code con le immagini delle vigne, delle modalità di coltivazione delle uve e sulle scelte di vinificazione è troppo difficile per un prodotto che, in ogni caso, un discreto prezzo sul mercato ce l'ha?
RispondiMontosoli
circa 8 anni fa - LinkQuella in foto e esagerata.....ma 2-3 righe basterebbero a far capire molto di piu al potenziale cliente perche' deve spendere di piu per questo Barbera Superiore.. Diciamo che un cartone di latte ha piu descrizioni di molte etichette di vini.... Poi la storia non finisce qui....se andiamo a monte .....comunicazione di marketing Aziendale...molti produttori sono ancora all eta della pietra.. Schede vini pdf....inesistenti Sito web.....vecchio E-mail aziendale....rispondono una volta alla settimana....usando @libero....@Tiscali Listino prezzi.....sconto 20-30% in base al volume...o alla moneta Vini prodotti....lotto magico....perche' tante volte un lotto e molto diverso dal altro
Rispondisergio
circa 8 anni fa - LinkAlcune di quelle frasi dell'etichetta sono...delle banalità inutili. Si potrebbe adottare un sistema d'informazioni più dettagliate sul sito aziendale dove il cliente può trovare le risposte ad eventuali domande e dubbi. Si badi, non parlo di un trattato di centinaia di pagine ma di una decina o ventina di cartelle corredate da grafici, foto ed eventuali video. Il produttore diventa, così, TRASPARENTE e si assume la responsabilità delle cose che dice. Se dice bugie rischia di essere, prima o poi, scoperto. Le informazioni riguardano la vigna ma, soprattutto, la cantina. . Questo sarebbe un vero passo in avanti. . Ed ogni produttore lo può fare da subito senza aspettare che un'associazione(o lo stato) glielo imponga.Ed è un impegno non oneroso in ternmni di tempo e denaro. . Si capisce facilmente perché un sistema simile ANCORA non è stato adottato.
Rispondisergio
circa 8 anni fa - LinkPerché non è la soluzione definitiva ma un grosso passo in avanti? Perché sia sull'etichetta, più o meno dettagliata, e sia sul sito aziendale il produttore di vini naturali "può" sempre mentire: ad esempio in un'annata con problematiche climatiche e fitosanitarie particolari. . C'è bisogno di un sistema di controllo obbiettivo della veridicità delle cose che dice.(e in etichetta e sul sito).
RispondiRinaldo
circa 8 anni fa - LinkNon è una questione di come la vuoi, ma di osservanza di norme laddove esistano, senza la quale l'etichetta è solo immagine e soldi buttati. Una volta un produttore mi disse: "Ma tu sei uno di quelli che legge ancora l'etichetta?".
Rispondimariazzo
circa 8 anni fa - Linkquello che dovrebbe essere obbligatorio su tutte le etichette è il blend del vino. Non esiste che devo andare a spulciarmi i siti dei produttori per vedere che assemblaggio ha quel determinato vino. 100% sangiovese? 50% merlot 50%cabernet? e mettetelo diamine. Sarebbe utile anche per l'acquirente avere "una data di scadenza". Così so che anche senza essere un ais-onav-sommelier quel determinato vino è bevibile anche tra 10 anni se conservato dignitosamente o che quell'altro mi diventa aceto dopo 1 anno. :) Perchè finchè parliamo di baroli e brunelli è facile, ma quando inizi a prendere in considerazione vitigni autoctoni particolari...
RispondiRinaldo
circa 8 anni fa - Link...pensa che invece quando il nome del vitigno è nella Doc, c'è divieto d'indicazione di quel vitigno in etichetta, fuori dalla Doc!? E' chiaro che c'è da rivedere qualcosa, soprattutto alla luce del mercato globalizzato, che genera il paradosso di vietare a noi, ciò che è consentito nel resto del globo.
Rispondidavide
circa 8 anni fa - LinkPerplime non si può sentire.
Rispondidavid
circa 8 anni fa - LinkIo diffido di chi mette troppe informazioni nel retrobottega, di solito sono aziende bio o "naturali" che vogliono sviare il consumatore medio facendogli credere d'avere in mano un prodotto "particolare", quasi speciale. "Proviene da uve..." ma và?...pensavo da bacche di Gonji! "Raccolte a mano.."....maddai!....non ci vanno di loro spontanea volonta in azienda..
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkGeniale : sviare il consumatore indicando gli ingredienti! Praticamente diabolico! Che poi sia tutto a termini di legge è tutto un altro discorso. Ma comincia a vedere una lunga lista di cose oltre all'uva e poi vediamo se non ci fai un pensierino. E poi secondo te si raccoglie solo a mano? Se poi ritieni la cosa priva di significato allora è diverso. Vendemmia meccanica in effetti può voler dire terreno regolare e pianeggiante (e quindi zone meno vocate ma non è detto), stress per le piante ma anche improbabile sfruttamento di manodopera, costi più contenuti e chissà quante altre cose ancora. Se per vendemmia manuale si intende gente sottopagata che raccoglie tutto quello che trova buono o cattivo, maturo o acerbo, senza fare cernite, magari lanciando i grappoli nei cassoni per far prima...
RispondiGabriele Succi
circa 8 anni fa - Link"Vendemmia meccanica in effetti può voler dire terreno regolare e pianeggiante (e quindi zone meno vocate ma non è detto)" Ma ti rendi conto di quello che hai scritto? Ma ci siete, o fate apposta? Ma veramente parlate senza mai essere venuti a vedere come lavora una vendemmiatrice eh... Quindi bordeaux e la borgogna, dove notoriamente non ci sono pendenze himalayane, non sono territori vocati? Stress per le piante? E quale? Il dramma è proprio questo, gente che scrive senza cognizione di causa... Ecco da dove vengono fuori i mostri... altro che...
RispondiNic Marsèl
circa 8 anni fa - LinkGabriele, qui che ci fai sei solo tu. Io ho scritto in italiano, lingua che tu non sembri comprendere. "Puo' voler dire ... zone meno vocate, MA NON E' DETTO!". La traduzione per quelli come te è che la menzione "vendemmia manuale" può voler dire tutto e niente, quindi inutile. Ma adesso basta. Io ho tutto il diritto di scrivere: tu per rispetto, prima di rispondere maleducatamente, dovresti cercare di capire cosa leggi.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 8 anni fa - LinkSe si vuole l'elenco dei componenti in etichetta non c'è problema, per la stragrande maggioranza dei vini in commercio basta variare la dizione obbligatoria di legge "contiene solfiti" in "componenti; uva, solfiti" ed è fatto. Anche se la legge permette l'uso di una trentina di altre sostanze, peraltro tracciabili perché in genere se le si usa lo si deve annotare in appositi registri bollati, nella pratica vengono poco o nulla usate. Questa è una polemica che può avere un senso solo per chi non ha mai lavorato in una cantina vera, e suppone mostri che non esistono.
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkLa menzione degli ingredienti è opzionale ma non vietata. Se come dici c'è solo uva e solfiti, perchè nessuno lo scrive? Troppo complicato? Fuorviante? I mostri sono generati dalla mancanza di trasparenza. Fate chiarezza e i mostri svaniranno.
Rispondilandmax
circa 8 anni fa - Link"I mostri sono generati dalla mancanza di trasparenza. Fate chiarezza e i mostri svaniranno": eccellente conclusione.
RispondiSir. P
circa 8 anni fa - LinkNessuno lo scrive perché è inutile scrive l'ovvio. E visto che di leggi fatte con il culo siamo pieni, aggiungere altra burocrazia mi sembra ridicolo. I coadiuvanti, qualora usati, non sono ingredienti ma - appunto - coadiuvanti. quindi la maggior parte di quelli che gridano allo scandalo non sanno manco di cosa stanno parlando. Nella produzione dei succhi di frutta si mutizzano i mosti con dosi di so2 letali per l'uomo ma non l'ho mai visto scritto negli ingredienti... Oppure, se microfiltro/sterilizzo/cazziemazzi mi spiegate all'analisi chimica della bottiglia quali sono gli ingredienti?!? perché se mi scrivi in etichetta "lieviti selezionati" e poi faccio un analisi e di "lieviti selezionati" nel vino non ne trovo allora a che punto stiamo?!?! ci prendiamo una denuncia per avere dichiarato il falso?!? I mostri sono generati dall'ignoranza non dalla "non trasparenza" (che esiste solo nella vostra testa) Tolta l'ignoranza i mostri spariranno.
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkGrazie, ma allora perchè i produttori di formaggio (ad esempio), pur godendo della stessa deroga legislativa, preferiscono indicare l'ovvio?
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkP.S. Non mi pare si sia dovuto inventare l'autovelox per avere sulle strade i cartelli con il limite di velocità.
RispondiStefano Cinelli Colombini
circa 8 anni fa - LinkCaro Nic Marsel, io sono anche un produttore di formaggio e so che tu sbagli. Contrariamente a quello che scrivi nei formaggi è obbligatorio per legge indicare i componenti, e nel vino no. Il motivo? Perché nessun formaggio al mondo è fatto solo di latte, mentre il vino si può fare anche solo con l'uva. Se non ci sono componenti aggiuntivi non viene indicato nulla, se si aggiungono i solfiti va indicato obbligatoriamente in etichetta. Come regolarmente avviene.
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkSbaglierò. In realtà è cosa che ho imparato da un interessante opuscolo pubblicato da Millevigne (Questione di etichetta - Guida alle norme sull'etichettatura dei vini in Italia) e redatto da gente ben più qualificata di me). In seconda istanza dall'articolo 40 della seguente legge: http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2011:304:0018:0063:IT:PDF. Poi capisco che è materia complessa, scivolosa e con rischi di sanzioni per non conformità. Comunque credo che sul tuo sito aziendale tu possa pubblicare tutti i dettagli che credi sui tuoi prodotti (compresi ingredienti, coadiuvanti, valori analitici, ecc...senza rischiare con la retroetichetta. Purtroppo non tutti si chiamano Armin Kobler.
Rispondilandmax
circa 8 anni fa - Link"Tolta l'ignoranza i mostri spariranno": condivisibile. Come pensi di eliminarla?
RispondiGabriele Succi
circa 8 anni fa - LinkIl problema, ahimè, sta tutto nel fatto che ho letto e capito benissimo quello che hai scritto...
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkLa discussione sulla supremazia della viticoltura collinare rispetto a quella di pianura è iniziata nella notte dei tempi e forse non si è ancora conclusa. Io non sto da nessuna parte : mi limito a chiedere, leggere, degustare ed imparare (divertendomi). Evidentemente più recente è il dibattito vendemmia automatizzata vs manuale. Ti assicuro che qualcuna ne ho fatta e per questo mi sono permesso il commento in questione. Dal tuo lato sei così prevenuto (o forse la tua è solo disonestà intellettuale?) che la cecità non ti ha consentito di cogliere il senso del mio intervento teso in realtà a mettere in dubbio la superiorità in assoluto della raccolta manuale rispetto a quella meccanica o più precisamente la supposta superiorità di una bottiglia recante in retroetichetta la menzione "uve raccolte manualmente".
RispondiGabriele Succi
circa 8 anni fa - LinkA posto, mi scrivi che sono maleducato, poi mi dici che sono disonesto intellettualmente.... benissimo. Francamente non so dove tu abbia fatto vendemmia manuale o meccanica, ma sinceramente non era il punto della questione; il nodo fondamentale è un altro, e cioè che oltre alle scritte obbligatorie per legge (contiene solfiti, contenuto volumico, alcol in pct, imbottigliato dal produttore o da chi per lui - e si inserisce il n. di registro provinciale) non occorre nient'altro; io ho letto e capito benissimo quello che hai scritto non solo nel commento che ho citato, ma in ogni altro che hai scritto a riguardo eh. Non è la prima volta che ci scontriamo sull'argomento. Peace & love
Rispondisergio
circa 8 anni fa - Link"Il problema, ahimè, sta tutto nel fatto che ..."ho letto e capito benissimo"... quello che hai scritto" (Gabriele Succi) . L'analisi di un testo è un'attività mentale molto più complessa e difficile ...dell'analisi sensoriale di un vino (il paragone è voluto proprio perché siamo in un blog sul vino e poi, perché la degustazione del vino è la più "complicata" delle degustazioni legate a ciò che mangiamo e beviamo) (Aggiungo, che è stata "artificiosamente" complicata, la degustazione del vino) . Stabilito, per me, che è più difficile Capire, Interpretare, Comprendere un Testo che un vino o un piatto di uno chef stellare, dico: si possono non condividere le opinioni di Nic Marsél, in parte o totalmente, (e questo vale per tutte le opinioni, si badi) ma a me sembra che Nic M abbia una passione ed una cultura del vino abbastanza alta da stare a più di qualche metro sopra la media dei bevitori-appassionati di vino. . E con questo non voglio dire che tu abbia scarse capacità di analisi testuale, ma che, non condividendo quello che dice Nic M, cerchi di screditarlo: un po' come fece Luca Modeo con Sisto e le sue distrazioni ortografiche.
RispondiGabriele Succi
circa 8 anni fa - LinkPer cominciare non cerco di screditare nessuno, non ho mai condiviso non quello che scrive nic marsel, ma bensì tutta la storia dell'inserimento degli eventuali "ingredienti" nel vino. Perchè il punto è che di "ingredienti" non ce ne sono. E' sufficiente cercare di definire la parola "ingrediente" e cioè quello che serve per ottenere il vino, che tutti sappiamo essere una cosa sola e cioè l'uva; quindi gli altri non sono ingredienti ma coadiuvanti, come è stato scritto più sopra. Il commento di Sir Panzy è stato più che lungimirante nel senso che la stragrande maggioranza di coloro che si battono per scrivere la lista degli ingredienti e/o dei coadiuvanti, pretende che siano inseriti i lieviti selezionati. Ma se poi essi, per diversi motivi (sia fisici che tecnici) non ci sono più, allora... cosa serve scriverlo? E questo è solo un esempio, ma ce ne sono molti altri...
RispondiNic Marsél
circa 8 anni fa - LinkAllora leggi questo articolo e controlla nei commenti chi è che muove le stesse critiche di Sir Panzy. Incredibile no? Sta gente che scrive senza cognizione di causa... http://gustodivino.it/home-gusto-vino/aggiunta-di-lieviti-e-contenuto-di-solfiti-obbligatori-nelle-etichette-dei-vini-bio-la-proposta-al-parlamento-europeo-della-transparency-organic-wine/massimiliano-montes/15269/
RispondiGabriele Succi
circa 8 anni fa - LinkNo no, non è incredibile, specialmente leggendo quella lista... e infatti non sono d'accordo per niente, perchè anche lì parla di "ingredienti". Ma santo cielo, gli ingredienti per produrre il vino sono solo l'uva! Volete capirlo o no? Non è come per fare le tagliatelle che ci vuol l'uovo e la farina, o per fare il ragù occorrono la cartella, la pancetta macinata, la cipolla, il sedano, la carota, il vino, il latte (secondo alcune scuole) e l'olio (o il burro)... Ma di cosa stiamo parlando? E' talmente palese che per fare il vino l'unico ingrediente che si usa è l'uva che è perfettamente inutile scriverlo. Perchè le altre cose, NON sono ingredienti, eddai...
Rispondisergio
circa 8 anni fa - Link1 INGREDIENTI e ADDITIVI nella legislazione degli alimenti diversi dal vino. . Attualmente, gli alimenti che non sono vino hanno l'obbligo di indicare sull'etichetta diverse informazioni al consumatore. Tra questi obblighi, quello di indicare gli ingredienti: vengono indicati in ordine decrescente di peso. Attenzione: alla fine dell'elenco, poiché sono molto leggeri, vi sono ANCHE gli ADDITIVI. Quindi, ne deduco che, in quell'ambito, gli additivi fanno parte degli ingredienti dell'alimento. Volendo essere più rigorosi e, tenendo presente la tua concezione, Gabriele S, di ingrediente, si potrebbe utilizzare, ad esempio, il termine COMPONENTI e suddividerli in 1 ingredienti e 2 additivi. Da quello che ho capito, ripeto ma correggetemi, la legislazione attuale, per gli alimenti diversi dal vino inserisce gli additivi nella categoria degli ingredienti. (E nemmeno a me piace tanto come soluzione, ma, diciamocelo, la sostanza non cambia) 2 INGREDIENTI e ADDITIVI nel vino. Il vino ha effetivamente un solo ingrediente, l'uva,(usato, ingrediente, nel senso stretto di Gabriele S) e non contiene l'obbligo di indicare gli ingredienti...attualmente. Ma...attenzione(da quel po' che ho capito: perché è tutto un po' incasinato il discorso sull'etichetta del vino sul web) 1 l'etichetta già contiene l'obbligo dei solfiti(anche se non è inserito in nessuna categoria o elenco) 2 e, si dice, che si aggiungeranno alcuni allergeni da evidenziare in etichetta 3 il dibattito sull'etichetta ..è...in fermentazione come dimostrano i tantissimi articoli in rete, tra cui inserire quello linkato da Nic Marsél e, quindi, potrebbe cambiare profondamente(l'etichetta). . Per concludere il mondo dei consumatori(o meglio una sua parte) spinge per avere maggior informazione sul vino che acquista. Vuol sapere di più di quanto adesso già può sapere. Come deve concretizzarsi ciò? Il dibattito è molto vivace e ci sono diverse posizioni, anche opposte.(Non è vero che tutto va bene così com'è, almeno non per tutti). Vorrei ancora segnalare un vino bianco che già adotta un'etichetta abbastanza dettagliata che dà anche informazioni sui processi di produzione. Non conoscendolo, non mi va di indicare il link. PS Non sono un esperto e posso aver detto delle cavolate, essendo la materia di non facile comprensione ed in fermento. Quindi, correggetemi senza indugi.
RispondiPierpaolo
circa 8 anni fa - LinkMi permetto di intervenire citando un libro a me caro per diversi motivi: “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert Pirsig ed in particolare la seguente frase: “Un’intelligenza classica vede il mondo innanzitutto in quanto forma soggiacente. Un’intelligenza romantica lo vede innanzitutto in termini di apparenza immediata.” La modalità romantica si affida soprattutto al sentimento, all'ispirazione, alla sensibilità estetica, all'intuizione, alla creatività. La modalità classica procede secondo ragione e sulla base di leggi, che sono esse stesse la forma soggiacente del pensiero e del comportamento. Si tratta, evidentemente, di due concetti limiti, ma, a mio modestissimo avviso, molto interessanti. Ora, rispetto al vino e, quindi, anche al problema della completezza informativa delle etichette, ritrovo entrambe le due posizioni, che non sono assolutamente subalterne, ma, semplicemente, complementari. Però, nel concreto le cose sono speso un po’ diverse. Scusate se estremizzerò, ma è solo un gioco retorico. Per natura, ma anche per studi e per lavoro, propendo per la prima "intelligenza", quella classica, ma amo moltissimo anche la seconda "intelligenza". Tuttavia, così come il senso visivo mi direbbero che è il sole che gira e non la terra, analogamente, i sensi olfattivi e gustativi quante certezze possono darmi? Qualcuno, fortemente romantico (continuo ad esagerare solo per maggiore chiarezza) risponderebbe che ciò che è importante è che almeno quelle sensazioni siano belle, piacevoli, quantomeno, soddisfacenti. Qualcun altro, fortemente classico, risponderebbe invece dicendo che è più importante che quelle sensazioni siano, innanzitutto, frutto di verità e non di inganno. Il filosofo Ludwig Wittgenstein (è il filosofo a cui sono più legato) affermava che non si occupava di logica (che era appunto l’oggetto dei suoi studi), ma di etica! Prescindo dalla problematica legata all'uso dei lieviti-batteri indigeni o selezionati e metto da parte anche il problema dei precursori aromatici, trascuro il problema dell’uso di nutrienti, enzimi, chiarificanti e quant'altro e, persino, dei concentratori, ma mi chiedo: possibile che non è mai capitato a nessun degustatore di provare un vino prima e dopo l’aggiunta di gomma arabica? (parlo dei degustatori perché credo invece che i produttori conoscano molto bene il fenomeno). O di provare un mosto prima e dopo l’aggiunta di trucioli? Anche di questo, mi piacerebbe che si parlasse in concreto, quando si parla di vino e dei suoi ingredienti/coadiuvanti. Quella sensazione di volume e di “sfericità” che la gomma arabica produce è frutto di una pratica del tutto legale, che però, guarda caso, è sconosciuta alla quasi totalità dei consumatori di vino. Se da una parte, esistono produttori che ribadiscono con grande orgoglio (magari con una passione che a molti può sembrare ingenua, mentre a me pare del tutto naturale) che davvero il loro vino è realizzato solo con uva e solforosa, non mi è mai capitato di sentire altri produttori rivendicare con un orgoglio simile l’uso, ad esempio, di gomma arabica o di trucioli. Come mai? Io sospetto che, sotto sotto, si vergognino a confessarlo, anche se si tratta di un uso di sostanze lecite. E questo perché - a mio modestissimo avviso e chiedo scusa sin d'ora per l'esagerazione e la generalizzazione - i principali attori (produttori, venditori, sommelier, giornalisti, ecc.) hanno dolcemente assecondato l’immaginario collettivo lasciando volutamente intendere che il vino di oggi è sempre quello di una volta, prodotto solo ed esclusivamente con uva!
RispondiDavid
circa 8 anni fa - LinkMa poi, a conti fatti, che ve ne frega di quello che c'è nel vino?..o meglio nella bottiglia di vino?..smettereste di bere se ci fosse uno spiegone con tutte le porcherie che ci mettono? Sul discorso di "ingrediente unico il vino" però non sono d'accordo scusate, se io per fare un prodotto dolciario uso un colorante lo scrivo in etichetta, mica è un ingrediente necessario a fare quel preciso prodotto, ce lo puoi anche non mettere, non aggiunge sapore, nè qualità o altro. Questi cosa sono?..http://www.sorgentedelvino.it/wp-content/uploads/2013/10/pieghevole-vini-naturali.pdf
RispondiDavid
circa 8 anni fa - LinkEd aggiungo, se c'è SOLO vino, perchè alcuni vini (e anche birre) non possono considerarsi vegane?
RispondiDavid
circa 8 anni fa - LinkE perchè alcuni vini NON sono vegani?..se c'è SOLO vino?
Rispondilandmax
circa 8 anni fa - LinkA me la distinzione terminologica tra ingredienti e additivi francamente poco interessa, mentre distoglie l'attenzione dal vero problema: chiamiamoli come si vuole, ma facciamo sapere al consumatore tutto ciò che è stato aggiunto all'uva per fare vino prima del suo imbottigliamento.
Rispondi