Leggendo Gli Sbafatori di Camilla Baresani, fantasia e realtà si sovrappongono terribilmente

di Jacopo Cossater

Questa ve la devo proprio raccontare, quella dell’altra sera era infatti coincidenza di cui non avevo la minima idea. Ho iniziato a leggere “Gli Sbafatori” poco dopo cena, era il 22 settembre, ad occhio e croce il giorno dopo la sua uscita nelle librerie. Ero a casa sdraiato sul divano e sulle prime pagine scorreva veloce il racconto della presentazione di non so che Dom Pérignon al Gritti, a Venezia. Avete presente? Un albergo che si affaccia direttamente sul Canal Grande, bellissimo nella sua sobria fastosità, uno di quelli per il quale il termine “luxury” che campeggia ben visibile in home page sembra quanto mai azzeccato. Una serata probabilmente imperdibile. C’era Guidobaldo Barini, 58 anni, direttore di una guida ai ristoranti e conduttore di un programma tv, “maturo e supponente critico gastronomico”, e c’era Rosa Bacigalupo, 27 anni, “giovane e maldestra foodblogger”. Il primo era solito frequentare questo tipo di eventi da sempre, la seconda era stata invitata a Venezia dall’ufficio stampa come rimpiazzo di una giornalista che si era resa indisponibile solo all’ultimo momento. Una serata dedicata “al vertice della comunità degli sbafatori, accolita cui tutti aspirano benché, per ipocrisia, sostengano di non contemplarla tra le proprie chance esistenziali. Sebbene non retribuiti per le proprie prestazioni professionali, i più abili appartenenti a questa fortunata setta riescono a vivere alla grande senza mai metter mano al portafoglio. Non pagati, non pagano: una vita da paradosso”.

Ma facciamo un passo indietro, vi dicevo infatti della coincidenza: dopo una quindicina di pagine ho preso in mano il telefono e tra le altre cose ho aperto Facebook. La prima (la prima!) fotografia che è apparsa nella mia timeline era stata scattata pochi minuti prima durante la presentazione di non so quale bottiglia di Krug, a Milano. Una serata organizzata proprio il 22 settembre dalla Maison, rigorosamente su invito e dedicata alla sola stampa presso la Fonderia Napoleonica Eugenia -location postindustriale di sicuro fascino- e accompagnata da alcuni piatti di Enrico Bartolini, conosciutissimo (praticamente famoso) chef del Devero, ristorante appena fuori Milano che si affaccia sulla vicina Brianza. Non ho resistito, preso da un’irrefrenabile curiosità ho subito cominciato a rovistare tra le foto di alcuni dei miei contatti presenti all’evento e tra gli hashtag dedicati alla serata, le similitudini tra quello che stavo leggendo e quello che stava succedendo a poche centinaia di metri dal mio divano erano troppe. Non mi sembrava vero.

Okkey, ma dove inizia la fantasia e dove finisce la realtà? A leggere il libro di Camilla Baresani è evidente quanto le due cose siano quasi del tutto sovrapponibili e quanto molto di quello che viene raccontato nel libro prenda spunto a piene mani da fatti e da contesti che l’autrice ha vissuto in prima persona. Un romanzo breve, agevolmente leggibile in poche ore, per certi versi divertente e ironico, per altri eccessivamente macchiettistico. Tutto è eccessivo, dai due protagonisti in giù. Guidobaldo detta legge, è il più potente e il più venerato dei giornalisti, quello cui tutti offrono la suite più grande e lo Champagne più costoso. Rosa è la più arrampicatrice delle blogger, quella che vive in un piccolo e sporco bilocale che non può permettersi (gli scarafaggi non potevano mancare) e che divide eventuali regali degli uffici stampa in sole due categorie: quelli che è possibile rivendere su Ebay e quelli che non hanno alcun valore commerciale. Lussi, inganni, perversioni. Così vengono presentate le vicende raccontate nel romanzo, situazioni che coinvolgono giornalisti, pr, chef e tutta la colorata platea che ruota intorno al mondo del wine&food italiano.

Il libro l’ho finito il pomeriggio del giorno dopo, in tram, e una delle cose che ho pensato nei secondi immediatamente successivi riguarda alcune delle persone presenti alla cena organizzata da Krug, di gran lunga tra le più competenti e preparate in materia di Champagne che io conosca (senza stare a fare forse troppo anacronistiche distinzioni tra blog e carta stampata resto del mondo). L’altra riguarda una mia vita precedente, quando lavoravo a stretto contatto con il mondo della moda, e una giornalista tra le più importanti del settore: un personaggio che era famoso tra gli addetti proprio per la regolarità con cui metteva in vendita online le borse che riceveva in regalo dai vari uffici stampa.

Due facce della stessa medaglia, due aspetti di un mondo in cui in nome della comunicazione non è mai stato così difficile districarsi tra marchetta e informazione.

Un mondo la cui la trasparenza -sia online che offline- non è mai abbastanza, in cui il ruolo del lettore sembra essere davvero l’ultima delle preoccupazioni, per tutti.

Jacopo Cossater

Docente di marketing del vino e di giornalismo enogastronomico, è specializzato nel racconto del vino e appassionato delle sue ripercussioni sociali. Tra gli altri, ha realizzato i podcast Vino sul Divano e La Retroetichetta, collabora con l'inserto Cibo del quotidiano Domani e ha cofondato il magazine cartaceo Verticale. Qui su Intravino dal 2009.

13 Commenti

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Maurizio

circa 9 anni fa - Link

Mi sa che i veri protagonisti di questa storia non li hai colti. I riferimenti sono fortunatamente alterati, ma i personaggi non sono quelli che pensi. E, ti giuro, la realtà è molto più incredibile di quello che viene raccontato nel libro.

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sergio

circa 9 anni fa - Link

"due aspetti di un mondo in cui in nome della comunicazione non è mai stato così difficile districarsi tra marchetta e informazione. Un mondo la cui la trasparenza -sia online che offline- non è mai abbastanza, in cui il ruolo del lettore sembra essere davvero l’ultima delle preoccupazioni, per tutti". . Su questo sono concentrate le mie energie mentali degli ultimi anni. All'uomo contemporaneo è importante come il CIBO comprendere la Comunicazione nella quale siamo immersi quotidianamente. Saper riconoscere un vino costruito e capire anche quando la retorica viene usata subdolamente dalla comunicazione per persuadere, in tutti i settori, dalla politica al cibo. . PS Il mio commento non ha nessun riferimento al libro recensito, ma ai 2 enunciati finali che sono profondi.

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claudio

circa 9 anni fa - Link

Per me l'incipit e' di un'autoironia incredibile. A me non e' mai capitato di trovarmi tra le mani un libro "occhio e croce il giorno dopo la sua uscita" (no era proprio il 22) o lo bramo (mai capitato) o lo compro quando capita.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Grazie per il commento Claudio, mi ha fatto sorridere. Non ero sicurissimo della data quando ieri ho scritto questo post, però devo dire che Amazon è di una puntualità disarmante: avevo preordinato la versione digitale de Gli Sbafatori una decina di giorni fa e mi è stata consegnata sul Kindle (ho controllato adesso) alle 00.01 di martedì 22 settembre. Esatto quindi, era lo stesso giorno della sua uscita.

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suslov

circa 9 anni fa - Link

self reference error. stack overflow. abort process.

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maruska

circa 9 anni fa - Link

la Baresani sa quel che scrive, e speriamo che l'autoironia ce l'abbia anche lei, visto che di quel mondo (meglio dèmi-monde) fa molto parte anche lei, pseudo critica gastronomica. Ora la tendenza sarà sputare nel piatto in cui si è mangiato (scusate, la metafora è inevitabile)?

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Thomas Pennazzi

circa 9 anni fa - Link

La Baresani è piacevole raccontatrice, ci credo che hai finito il libro alla svelta. Tra gente del marketing (che fa il proprio mestiere) e tipi del marketting (a cui si dedicano, esattamente come descritto dalla Camilla nazionale, professionisti e scalzacani, i secondi sempre più smaccati dei primi), chi ne viene fuori a polpette (ops, mondeghili, siamo a Milano!) è proprio l'informazione; i primi per natura non sono obiettivi, giornalisti e food-blogger in teoria dovrebbero, ma spesso hanno troppo pelo sullo stomaco (pieno). Povero lettore: dici bene! Se fosssimo puritani USA, dichiareremmo i conflitti di interesse (e le borsette/cassette ricevute), ma come italiani furbetti meglio tacere bellamente e magnare a spese di chi ci legge (bontà sua che crede ancora in quello che scriviamo). Temo che più o meno tutto il mondo dell'informazione italiana giri così. Però non stracciamoci le vesti, qualcosa si salva ancora, per chi sa cercare. L'indipendenza è una virtù d'animo prima che deontologica.

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Julia

circa 9 anni fa - Link

Non credo sia un caso che uno dei più acerrimi sostenitori del romanzo di Baresani fosse presente alla Fonderia Napoleonica proprio in qualità di Sbafatore seriale. Quando si dice che finzione e realtà...

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maestrina dalla penna rossa

circa 9 anni fa - Link

acerrimo sostenitore è un ossimoro

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Caro Jacopo, lo sai che ti leggo e ti seguo nel tuo lavoro perché mi piace la tua serietà e anche la modernità con cui lo fai. Mi serve a svecchiare certi miei atteggiamenti conservatori e bacchettoni. Però mi chiedo: ma chi li legge certi libri? Davvero abbiamo tutto questo tempo da utilizzare per leggere di nuovo una storia scritta più o meno bene che parla di una giovanetta ambiziosa che va a letto con un maturo uomo di successo e poi lo manda a quel paese quando non ne ha più bisogno? Davvero ci interessa la conferma che il mondo professionale in cui ci muoviamo è vuoto e fatuo e marchettaro? A parte che dal mio punto di vista il mondo professionale del vino e del cibo, o almeno la sua parte più importante, è troppo occupato per perdersi in questi meandri squallidi e autoreferenziali. Ma se proprio vogliamo compiacerci della insulsaggine altrui ci basta riprendere in mano, non dico Stendhal o Thackeray, ma almeno Tom Wolfe o persino Jay McInerney, o soprattutto Flaiano. Perdona la digressione, è solo che tutto quanto viene presentato nel libro è stato già raccontato molto meglio.

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Jacopo Cossater

circa 9 anni fa - Link

Hai certamente ragione NN, il fatto è che non sono riuscito a sottrarmi al prurito generato da questa (attesa?) uscita editoriale. Blame on me. Detto questo il tuo è spunto molto, molto più che interessante, assolutamente da sottoporre al barbuto direttore editoriale di Intra (faccina).

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Antonio Tomacelli

circa 9 anni fa - Link

Credo che il plot della giovinetta ambiziosa che va a letto con un maturo uomo di successo sia solo un pretesto per raccontare il mondo squallido e autoreferenziale che prospera sull'indifferenza del mondo professionale del vino. Anzi, no: prospera proprio grazie al mondo "professionale" del vino. E del cibo, ovviamente.

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Nelle Nuvole

circa 9 anni fa - Link

Ma certo Tomax, e chi dice di no! Mi sono permessa un commento, sai com'è, magari avrei trovato più divertente un plot con un giovinetto ambizioso che va a letto con una matura donna di successo... ma questo sarebbe irreale e non attinente alla realtà squallida e autoreferenziale che prospera anche grazie al mondo professionale del vino. :) :) :) E comunque la foto di Andrea Gori a corredo del post è fuorviante :) :) :) :)

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