Le parole del vino di Fabio Rizzari dicono tutto quel che c’è da dire, e da non dire

Le parole del vino di Fabio Rizzari dicono tutto quel che c’è da dire, e da non dire

di Fiorenzo Sartore

Le reti sociali non hanno memoria dei contenuti, che scorrono veloci nelle timeline e vaporizzano presto. Allora possono servire i blog, che hanno un’architettura fatta di permalink più rintracciabili. Ma quando pure quelli sembrano troppo sedimentati, non c’è niente di meglio che un caro vecchio libro cartaceo, a raccogliere le cose migliori che stanno scritte altrove, disperse nella vasta rete. Mi piace immaginare che alla base de Le parole del vino, di Fabio Rizzari, ci sia anche un pensiero simile. Di sicuro, la lettura m’ha fatto dire, circa ad ogni pagina, “ci voleva un libro così”. Era necessario, cioè, sistemare quel materiale in una specie di manuale dello scrittore di cose di vino, affinché lo tenga sul comodino sempre disponibile – e appena arriva un attacco di trombonismo, la lettura può salvare.

La raccolta proviene da varie fonti: Vino: (coi due punti), Il bottigliere, l’Accademia degli alterati, e salva piccole perle che da sole varrebbero uno o più post. Tipo questa: “Il giudizio di gusto espone più di altri al ridicolo potenziale, e rivela più di altri la nostra fragilità. Chi accetta di correre questo rischio ha un atteggiamento più rilassato e libero, non ostile verso gli altri”. Fabio Rizzari ha momenti di notevole profondità miscelati con una maggiore quantità di distacco divertito, ama lo scherzo e il contropiede. Si inventa di continuo situazioni e paradossi: ad un certo punto parla di una collana editoriale, “i Bluff”, e se leggi distrattamente pensi esista davvero, ma appunto dura solo un attimo. Poi giri pagina e ti descrive Riccardo Lombardi, un sommo assaggiatore. Siccome non lo conosco ho un momento di crisi: “s’è inventato pure questo?” – e invece no, quello è reale.

(In quei momenti travolto dal dubbio chiudevo il libro per rileggere in copertina il nome dell’autore: esiste davvero Fabio Rizzari? Sì, io l’ho visto, quindi so che c’è, e la quarta di copertina arrivava in soccorso).

D’altra parte, come dice l’autore, “chi non scherza non è serio”. Il testo infatti scorre veloce e godibile. Contiene davvero la summa di tutto quel che serve a chi scrive di vino ma è altrettanto dedicato a quelli che leggono di cose vinose: cioè narra cosa c’è nella testa di chi usa descrittori, compila guide, rotea bicchieri. Rilevantissima la parte finale sulle parole del vino, spiegate agli umani. Se vogliamo trovarci un difetto, è pure troppo definitivo a smitizzare luoghi comuni e smontare il linguaggio iniziatico. Al punto che se uno scrive qualcosa di sensato sul tema, ormai è quasi certo che Fabio Rizzari l’abbia già scritto tempo fa.

Per esempio, per fotografare il cambio di registro nella critica, coi relativi pre-giudizi connessi, scrive: “All’epoca si guardava con sufficienza, quasi con una sfumatura di pietà, ai rossi dal colore scarico e dalla bocca scorrevole, non mallopposa. Oggi si guarda con sospetto e pregiudizio iniziale ogni rosso che abbia una grande intensità cromatica e un gusto pieno, corposo”. (Poi basta, sennò dobbiamo pagare i diritti).

“Prontuario laico di smontaggio dei luoghi comuni sul vino”, recita il claim: 128 pagine leggiadre alla modica cifra di euro 10, ottimo rapporto prezzo/qualità.

[Nell’immagine, ritratto di comodino con quel che ci sta sopra].

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Fiorenzo Sartore

Vinaio. Pressoché da sempre nell'enomondo, offline e online.

4 Commenti

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Rizzo Fabiari

circa 9 anni fa - Link

Grazie della fin troppo generosa recensione: sembra quasi che si tratti di un libro vero.

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Hierro

circa 9 anni fa - Link

Lo avevo già puntato, lo comprerò stasera ;)

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carolaincats

circa 9 anni fa - Link

prenderemo allora!

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ale

circa 9 anni fa - Link

preso! evviva che c'è e-book kindle, bravi!

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