Le fiere del vino sono troppe. Tutte le ragioni di una banalità che piace da matti

Le fiere del vino sono troppe. Tutte le ragioni di una banalità che piace da matti

di Alessandro Morichetti

Io giro per fiere del vino il meno possibile, limitandole allo strettissimo indispensabile. Potendo, preferisco altre modalità di socialità ricreativa allo stare in piedi tra i banchetti a sputare vini che mi sfasciano la bocca senza nemmeno poterli bere. Però rilevo un jingle ricorrente, così frequente da farmi tornare in mente quella tecnica di marketing nazi per cui ripetere una fregnaccia la rende verità: le fiere del vino sono troppe.

Ogni settimana, ogni week end, più di una a week end, da nord a sud. Vignaioli indipendenti e dipendenti, alternativi e rivoluzionari, piemontesi e metallari, di tutto e di più. Dalla Merano laccata alla palestra svaccata, tutto fa brodo.

Epperò le fiere sono troppe: senza che mai chi lo dice sappia argomentare: per chi sono troppe, perché sono troppe e su quali basi. Perché, fino a prova contraria, sempre più fiere sempre più piene sono la negazione esatta del teorema. Il corollario, già affrontato, è quello riguardanti le guide del vino, che sarebbero troppe: per chi e perché, visto che fioccano come funghi con tanto di millantato tasso di novità (che poi non c’è mai)?

La sensazione è che, a nascondersi tra le piaghe di un malcelato prurito quantitativo, ci sia un retaggio passatista in cui la scarsità relativa è in qualche modo garanzia di qualità. Io preferisco l’eccesso al difetto di pluralismo d’offerta e mi riservo sempre una feroce scrematura delle fonti. Non troppe guide, per me ce ne sono troppo poche, di realmente affidabili: tra marciumi, collateralismi, tariffari esposti, sporcizia intellettuale e totale disinteresse per il lettore, tantissima parte della produzione guidarola italiana è semplice carta rubata indebitamente agli alberi dei figli.

Ricapitolando. Nascono come funghi nuove fiere dai nomi più disparati, inglesi, italiani, dialettali, cinematografici, religioso-filosofici. Le promuovono i soggetti più disparati, dagli istituzionali con la scopa nel didietro ai taliban più indefessi: tutte vanno sistematicamente esaurite. Il pubblico è felice, gli organizzatori anche, i produttori uni-e-trini sembrerebbe pure (sennò chi glielo fa fare). Questi i fatti osservati.

Sulle motivazioni per cui le fiere invece che troppe finiscano per essere sistematicamente imballate di gente, invece, io non ho un’opinione chiara al riguardo. Piuttosto sarei curioso di indagare quali siano le abitudini di consumo infrasettimanali dei fieristi della domenica. Ma questa è un’altra storia, forse.

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

25 Commenti

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

secondo me si lamentano soprattutto i giornalisti del settore, o comunque gli addetti ai lavori che sono costretti ad andare alle fiere per poi relazionare o pubblicare post sulle stesse. Poi c'è quel vezzo dell' "eh, una volta c'era solo Vinitaly", con corollario "eh, una volta Vinitaly era tutto diverso", con il fastidio del pioniere che vede una torma di nuovi arrivati, magari pure più preparati di lui! A Piacenza vai però, vero?

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Francesco Annibali

circa 8 anni fa - Link

Se per fiera si intende 'evento con scopo promozionale', che è la ragione di essere di una fiera, è indubbio che siano troppe. E' che si spacciano delle bevute (non ho scritto degustazioni, che sono una cosa totalmente diversa) in compagnia (nulla di male, beninteso) per eventi promozionali.

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Francesco Annibali

circa 8 anni fa - Link

Ma il dato interessante sarebbe capire quanto questi eventi nuocciano al normale consumo di vino, che dovrebbe essere a casa, seduti, davanti a un piatto di spaghetti (e con l'aifon spento), senza fare cippicippi su Fb

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elle

circa 8 anni fa - Link

credo che le fiere abbiano successo perchè per molti produttori sono l'unica modalità di commercializzazione del proprio prodotto, pur in un'epoca di e-commerce et similia.

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Paolo

circa 8 anni fa - Link

Mi permetto osservazione collaterale, su di un punto che vale davvero il detto "ripetere una fregnaccia la rende verità". L'espressione che ha usato ".. è semplice carta rubata indebitamente agli alberi dei figli" è appunto incorretta. La produzione di carta non ruba nulla ai figli, giacché la materia prima è una coltivazione con precisi parametri agricoli (anzi, forestali) attentamente seguita, al pari della vite. Solo che invece di una cadenza annuale come l'uva e i suoi prodotti (dal vino ai distillati), la foresta di legno da carta ha un ciclo pluriennale. Nulla vien rubato alle generazioni future Per essere precisi, il c.d. disboscamento e relativo furto alle generazioni future riguarda legni e foreste con tutt'altra destinazione, in primis edilizia e mobili. Non così il bosco di alberi da carta, dove i "boschi" sono in pratica piantagioni coltivate a specie arboree :)

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Nic Marsél

circa 8 anni fa - Link

Un conto sono le fiere (Vinitaly per intenderci), un conto le fiere-mercato dove chiunque puo' accedere ed acquistare direttamente dal produttore. E perchè mai queste ultime sarebbero troppe? Non sono troppi piuttosto, chessò, i supermercati?

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Andreuccio

circa 8 anni fa - Link

Mio padre fierista domenicale, da Fornovo è tornato con 8 cartoni, e non vede l'ora di andare a piacenza. Ha bevuto, si è divertito, ha imparato. A leggere dei commenti dei produttori mi sembra di capire che più offerta di comunicare il vino e conoscere il pubblico meglio è. ma di che stiamo parlando

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Andreuccio

circa 8 anni fa - Link

scusa sbagliato campo era un commento al post, non al tuo ;)

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Rossano

circa 8 anni fa - Link

Mito. Come spesso accade la cosa meglio nascosta è quella più in vista, e basta un foglio di giornale (che tace) per nascondere la gravità dell'impatto della grande distribuzione sulle dinamiche del nostro commercio, quindi della nostra economia interna, rilievi occupazionali inclusi. Il vino non fa ovviamente eccezione, anzi.

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Nic Marsél

circa 8 anni fa - Link

Rossano, hai dimenticato di citare le banche e i macdonalds.

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arnaldo

circa 8 anni fa - Link

Sono troppe ma portano motivo di incontro, discussione,materiale pure per Voi che dovete scrivere qualcosa tutti i giorni.....conosco produttori (soprattutto i BIO) che sono ON TOUR tutto l'anno,ne finiscono una e attaccano con l'altra, sempre gli stessi nomi. E non dimenticarti ceh molti di loro (produttori piccoli ma belli) spesso le vendono pure le bottiglie, e incassano i piccioli, in contanti, in quel modo....insomma tutto fa brodo....

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carolaincats

circa 8 anni fa - Link

da produttrice e donna dietro il banchetto vi dico che si, per me sono troppe. non ce la faccio a farle tutte, ed alcune per i più disparati motivi non mi interessano. se sono in giro non sono in vigna o cantina, se non sono in vigna o cantina succedono casini, se succedono casini mo so c@@@i. e a dirla tutta, a volte è bello stare dall'altra parte e salutare amici produttori e bere un bicchiere con loro, senza menate. poi se proprio proprio manco a qualcuno, sanno che a casa io ci sono....

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Francesco

circa 8 anni fa - Link

questo fine mese 3 (con date coincidenti) in Italia una bruxelles io partecipo a 2 e mi dispiace non partecipare alla altre 2. non vedo il problema. Più fiere signigica avere più possibilità di conoscere vini e territori. Per noi produttori più possibilità di far conoscere il vino a chi poi lo consuma.

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bruno

circa 8 anni fa - Link

Purtroppo in eventi così "collettivi" i valori del territorio difficilmente riescono a venir fuori. Per far emergere questi contenuti a mio avviso sarebbero più utili eventi più tematici come potrebbero essere le doc, i vitigni, le regioni, le enogastronomie regionali. Anche se più piccoli permetterebbero a chi li visita di capire qualcosa. Spesso a parte gli addetti ai lavori chi visita le fiere non ricorda nemmeno cosa ha bevuto e nella migliore delle ipotesi non riesce assolutamente a collocarlo culturalmente in un territorio. Se poi parliamo di fiera campionaria per mettere in mostra i prodotti agli addetti di settore tipo grossisti importatori o altro è un discorso diverso

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FabioC

circa 8 anni fa - Link

Veramente nei commenti sul tema affrontati con molti produttori l'eccesso di inviti, fiere e manifestazioni varie, è vissuto da molti come un problema. Di costi, di tempo, di natura sociale con gli organizzatori... Poi sul discorso generale non commento, se in molti continuano ad organizzarle evidentemente per chi ci mette il capitale funzionano.

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Matteo

circa 8 anni fa - Link

Forse il succo dell'articolo sta in fondo: "sarei curioso di indagare quali siano le abitudini di consumo infrasettimanali dei fieristi della domenica." L'impressione è che questa esplosione di fiere in ogni dove sia più giustificata da persone che per non andare al solito centro commerciale (e magari lavarsi la coscienza passando una giornata in maniera più "alternativa") corre a queste fiere di cui però in realtà non frega nulla: bevo il vino da bravo italiano che apprezza i nostri prodotti (finchè è gratis però eh...) faccio l'alternativo che non "consuma" in maniera spasmodica all'americana, sostengo il lavoro di persone ancora legate alla terra (e così pure gli hipster sono contenti). Poi effettivamente del vino che dovrebbe essere protagonista, non gliene frega niente e infatti nella quotidianità non lo consumano.

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bruno

circa 8 anni fa - Link

Quali sono le fiere siano gratis per il pubblico ?

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David

circa 8 anni fa - Link

Nel senso che paghi 15/20 euri e bevi come se non ci fosse un domani! Penso fosse quello il senso.

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mariazzo

circa 8 anni fa - Link

Il problema non è che sono troppe, ma che sono tutte concentrate nello stesso periodo. Benvenga che ci sia un'ampia offerta e programmazione di eventi enologici. Non tutti lavorano per qualche testata enoica o scrivono per qualche blog dove magari qualche bottiglia di vino passa in redazione e si può degustare. Certo, spesso e volentieri queste manifestazioni si trasformano in caciara e sbornie colossali, ma per persone come me, è un modo di scoprire o avere la possibilità di assaggiare vini che magari non comprerei mai a scatola chiusa (per prezzo o reperibilità) solo perchè ho visto 10 stelline sulla guida tal dei tali. Spesso ci si dimentica che oltre agli addetti ai lavori, esistono anche i consumatori "normali" che prima di andare in enoteca o al supermercato e comprare la bottiglia di pinco pallo, magari vogliono sapere com'è...

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Alberto

circa 8 anni fa - Link

Io più che troppe, le trovo come le sagre... piuttosto male organizzate... Quello che io rilevo come errore è innanzitutto la mancanza di una finalità: Fiera mercato? Fiera espositiva per operatori del settore o comunque molto tecnica? Evento promozionale di uno o più territori ben individuati? Evento "didattico" con un focus ben preciso (un vitigno... la viticoltura di montagna... quella di pianura... i bianchi di... i rossi di... i rosati di... le bolle di...)? ec. etc. Spesso, parliamoci chiaro, si risolvono ad eventi in cui l'organizzatore tenta di guadagnare qualcosa, sfruttando conoscenze più o meno approfondite nel settore, in base alle quali costringono i produttori a presenziare (spesso solo con le bottiglie) alle stesse... tanto su 60'000 produttori e oltre, in Italia, hai voglia a trovare qualcuno che si senta in obbligo... Dopo di che vai ai banchetti e, tipicamente, trovi gente che neanche sa cosa ti sta versando... così dopo aver ingollato 3 o 4 bicchieri tanto per te ne vai... Non è snobbismo, io trovo, però, che ci sia un grande spreco di risorse... con gli stessi sforzi si potrebbe ottenere molto di più, a partire dagli organizzatori, passando per produttori ed operatori, finendo ad una maggiore consapevolezza del mercato... Secondo me, naturalmente... Alberto

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Maurizio Valeriani

circa 8 anni fa - Link

Un po' come chi dice che i premi siano troppi e che fa più fico limitare il numero dei vini premiati.........

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Luca

circa 8 anni fa - Link

Non sono mai troppe di per sé, se la qualità dell'organizzazione è tale per cui l'evento risulta ben riuscito (contento il pubblico, i produttori e gli organizzatori). Per il periodo, il prenatalizio risulta sempre inflazionato, ma è anche comodo per i produttori, meno impegnati in cantina... Se i problemi fossero le fiere...

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Stefano Cinelli Colombini

circa 8 anni fa - Link

Tutto è troppo nel vino n Italia, sono troppe le fiere, troppe le guide, troppi i giornali, troppi i blog e non parliamo dei produttori e dei giornalisti. E allora? Troppo, male organizzato e poco competente; siamo noi, bellezze. Siamo proprio così. E essendo così siamo diventati i primi in praticamente ogni mercato del mondo. Cina esclusa, per ora. Per cui sarebbe ora di smetterla di lamentarsi sempre, siamo così e questo evidentemente (non so perché) funziona.

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David

circa 8 anni fa - Link

Non penso d'aver mai letto in vita mia un articolo così ignorante sul vino! Cosa significa "sono troppe"?. Troppe per chi?..per te?..per me?..per i produttori? Io, che ho un lavoro, una famiglia, degli obblighi, non è che passo le mie giornate a bere vino tra nord e sud. Mi faccio le mie 3/4 fiere, incontri, "giornate", chiamale come vuoi, all'anno e basta. Poi, comprando vino solo in questi eventi o in cantina e quasi mai in Enoteca per me sono quasi necessarie. Anche per conoscere e poter bere vini sconosciuti o (perchè no) fuori dalla mia portata. O voi ve ne andate dal vostro oste di fiducia e vi fate aprire 10 bocce a sera giusto per degustarle?! Dai sù! Poi, per i produttori,NON siete costretti a presenziare a tutte le fiere eh!..se per una volta non ci becchiamo i vari Cirelli, Keber, Musto Carmelitano..e vabbè...ce ne faremo una ragione! :)

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Stefano

circa 6 anni fa - Link

Articolo generalista che non entra nel merito della questione, abbastanza presuntuoso che nulla aggiunge a ciò che già sappiamo senza peraltro argomentare alcunché.

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