La Top Ten (e qualcosa in più) dei vitigni più coltivati in Italia tra sorprese e conferme

La Top Ten (e qualcosa in più) dei vitigni più coltivati in Italia tra sorprese e conferme

di Antonio Tomacelli

Agli italiani piacciono i vitigni più che le denominazioni, ammettiamolo. A differenza dei francesi, che con 10 varietà si smazzano il grosso della produzione vinicola affidando le loro fortune alle zone di produzione, noi impazziamo per il pecorino, la cococciola e il biancone di Trepuzzi (uno dei tre è falso) arrivando ad apprezzare il vermentino piantato in Puglia e l’aglianico delle Valli Orobiche. Insomma, l’autoctono ci piace e da quando abbiamo scoperto che piace anche agli ammeregani, ci piace ancor di più.

A questo punto una domanda è d’obbligo: quali sono i vitigni più coltivati in Italia? Tu guarda la combinazione! Proprio ieri il Corriere Vinicolo ha pubblicato la classifica delle trenta tipologie d’uva più coltivate (elaborata su dati Istat) e noi, curiosi come le scimmie, ci siamo tuffati nella lettura che, dobbiamo dirlo, riserva qualche sorpresina.

Al primo posto, stabile come una roccia, c’è Sua Maestà il Sangiovese, coltivato da nord a sud senza quasi eccezioni. Al secondo ci sarebbe l’altrettanto onnipresente trebbiano ma la classifica distingue tra diverse varietà (toscano, romagnolo, abruzzese) per cui il nostro galleggia nelle posizioni di metà classifica. Il totale degli ettari coltivati è considerevole, parliamo di 56.946 ha, quindi subito sotto il sangiovese. La piazza d’onore reale è del montepulciano ma la sorpresa vera arriva dalla terza posizione di Mr. Catarratto con 34.794 ettari coltivati quasi esclusivamente in un’unica regione: la Sicilia. D’accordo, è una delle uve più coltivate e col catarratto ci si fa il Marsala ma, tutto sommato, sembrano tantini considerando anche il calo di ettari vitati negli ultimi 10 anni (-16.000).

Dopo il vitigno siculo, il primo alloctono della serie. Oddio proprio un estraneo il merlot non è, e il Veneto docet. Per per lui c’è un leggero aumento in dieci anni della superficie coltivata e siamo a circa 28,042 ettari. Il primo vero straniero in terra italica è lo chardonnay, che in dieci anni ha rinforzato le posizioni piazzandosi a 19.709 ettari di coltivazione, seguito a poca distanza dal “vitigno preferito dagli enologi”, Sua Prezzemolosità il cabernet sauvignon che si attesta in 12 posizione con “appena” 13.724 ettari. Tutto sommato pochini visto che non c’è doc italiana che possa dirsi esente dai miscugli migliorativi degli ultimi anni. Un atroce dubbio m’assale: non è che in tanti lo coltivano ma in pochi lo dichiarano? Vabbè, dubbi da Nas più che da blogger, per cui procediamo spediti verso la coda della classifica non senza notare che il prosecco (8°posto) ha più che raddoppiato in dieci anni la superficie coltivata passando dagli ottomila circa del 2010 ai 19.621 ha del 2012: un botto, praticamente, che spiega il successo internazionale della nostra bollicina più venduta.

Coda della classifica senza grandi sorprese con tanti autoctoni e un paio di estranei che rispondono al nome di pinot nero e syrah che da solo, zitto zitto, quintuplica la pur scarsa prestazione passando di colpo a 6.739 ha vitati.

Tiriamo le somme con una punta di cattiveria: il vitigno autoctono italiano, nonostante l’assalto degli internazionali, c’è e gode di ottima salute ma a me questa puzza di peperone che sento un po’ in tutti i vini non mi convince affatto…

[Fonte: Corriere Vinicolo]

 [Foto: Rauscedo]

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

12 Commenti

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gionni1979

circa 11 anni fa - Link

Tre domande mi assillano... Carmenere = ex Cabernet Franc ???? Perchè Cannonao, ,ma soprattutto cos'è il Calabrese?!?!?!?!?!

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gabriele succi

circa 11 anni fa - Link

Gionni, Carmenere=ex Cabernet Franc perchè il clone R9 della VCR fu per intere decadi venduto come C. Franc, ma in realtà fu scoperto (non più di 10 anni fa), grazie all'analisi del DNA che si trattava di Carmenére. Ti dirò di più, chi piantava altri cloni di VERO C. Franc, veniva tacciato di usare altri vitigni... :shock:

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gianmarco

circa 11 anni fa - Link

il calabrese dovrebbe essere nerello mascalese

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gianmarco

circa 11 anni fa - Link

o nero d'avola?

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antonio f.

circa 11 anni fa - Link

nero d'avola [col punto esclamativo].

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gionni1979

circa 11 anni fa - Link

Grazie Gabriele, sapevo della storia del Carmenere in Italia, ma mi sembrava assurdo accumunarli ancora nel 2013.... Gianmarco, anche secondo me potrebbe essere il nero d'Avola... Ma chiamarli con il suo nome sembrava troppo difficile!?!?!?!? Boh!!!

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antonio f.

circa 11 anni fa - Link

"calabrese" deriva proprio dalla storpiatura della denominazione dialettale "cala aulìsi" ovvero uva di Avola.

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colamais

circa 11 anni fa - Link

si chiama "calabrese" in calabria il Nero d'Avola in quanto in sicilia oggi viene denominato Nero d'Avola mentre nel passato veniva chiamato calavrisen dalla parola dialettale avola. Okey.

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marziano

circa 11 anni fa - Link

ma il pinot grigio è autoctono (scusate l'ignoranza)? comunque viva il pecorino e la passerina. alè, l'ho detto.

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Motown

circa 11 anni fa - Link

Pinot gris, originario sembra dell' Europa dell'est, ma considerato autoctono francese, specificamente della regione dell'Alsazia. O forse no. ;-)

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roby

circa 8 anni fa - Link

perché il commento? non c'è l'asterisco. Va bene così

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