La posizione molto chiara dell’azienda Planeta riguardo il pizzo sui vigneti dell’Etna

di Antonio Tomacelli

Quello che segue è un titolo del quotidiano La Repubblica: “Pizzo sui vigneti dell’Etna, big del vino nel mirino delle cosche“. Nel catenaccio, invece, leggiamo: “Taglieggiati produttori come Planeta, Valenti e Vagliasindi. Alcuni pagavano tangenti e compensi per la guardiania. La procura accusa i dipendenti delle aziende vinicole: atteggiamento poco collaborativo. Planeta: “Abbiamo denunciato tutto due ore dopo le richieste estorsive“.

Ovvio che a questo punto una domanda te la fai: l’azienda Planeta ha pagato il pizzo o no? Per avere una risposta più chiara dei titoli dei giornali ci siamo rivolti alla famiglia che, per non sbagliare, ci ha girato il comunicato del loro avvocato. Leggiamolo:

“In nome e per conto dell’azienda vitivinicola Planeta, smentisco fermamente la notizia di cronaca oggi apparsa e relativa alla presunta evasione da parte dell’azienda Planeta, da me rappresentata, di richieste estorsive provenienti da esponenti della “mafia etnea”, e, inoltre, all’atteggiamento scarsamente collaborativo che avrebbero tenuto, durante le indagini, i dipendenti dell’azienda stessa. Al riguardo dichiaro: – l’azienda Planeta, non solo non ha mai ricevuto richieste estorsive, né tanto meno ha aderito ad alcuna richiesta di tangenti o ha pagato compensi per presunte guardianie, come incautamente riportato sulla stampa; – un paio di anni fa, all’interno dell’azienda Planeta fu ritrovata una bottiglia contenente, oltre a liquido infiammabile, un biglietto intimidatorio. Di ciò fu fatta immediata denuncia ai Carabinieri, prima da parte dei dipendenti, e poi dal rappresentante Diego Planeta, il quale oltre a fornire la massima collaborazione, fornì ai militari dell’Arma le chiavi dei cancelli dell’azienda per consentire loro continuo e libero accesso; – grazie a Dio (e alle forze dell’ordine), nessun altro triste episodio di criminalità si è mai più verificato.”
Avv. Caterina Scaccianoce

Tutto chiaro adesso? Via, circolare, non è successo quasi niente.

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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