Krug 2002 e la teoria dei big data per spiegare una vendemmia complessa

Krug 2002 e la teoria dei big data per spiegare una vendemmia complessa

di Andrea Gori

Quando nel 2011 la nuova dirigenza, nella persona di Maggie Henríquez, salì al timone dell’azienda c’era un dato di fatto: il nome Krug era una grandissima firma, portata avanti per anni dalle sapienti mani Henri e Rémy: uno stile e una classe destinata a pochi intenditori capaci di capire la complessità sopraffina delle loro cuvée. Erano i tempi del grande segreto, e dal di fuori i krugiste rappresentavano quasi una setta per iniziati che bevevano lo Champagne Krug come rito collettivo e un po’ snob.

Se guardiamo la maison, oggi, l’inversione di tendenza è totale: è in corso lo svelamento dei registri di cantina e degli assaggi, delle composizioni delle cuvée, le età di sboccatura, le parcelle di raccolta. Apparentemente nessun segreto e niente da nascondere, e del resto un vino fatto da 183 elementi (sommando le varie annate e le provenienze dei vini che compongono le cuvée) ha una tale information overload al suo interno che siamo di fronte ad un caso enoico di big data: anche rilasciando tutti i dati allo scoperto il segreto della sua magia rimane comunque salvaguardato, perché mancano ai consumatori usuali gli algoritmi per gestirla.

Il gioco della scoperta presenta oggi un ulteriore passo avanti, con la storica comparsa in etichetta del concetto di edition numerata progressivamente, che accompagnerà ogni Grande Cuvée da ottobre in poi. Quella che avete oggi in cantina, ad esempio, potrebbe essere una 158ème o una 163ème edition, a seconda di quando l’avete comprata. Un modo per reinserire il concetto di millesimo nella Grande Cuvée? Secondo Olivier Krug l’esatto contrario: è il modo migliore per sottolineare l’apporto sostanziale del millesimo in una cuvée, il millesimo in etichetta diventa un elemento importante come gli altri, non solo la “base” della cuvée.

Non stupisce che questa innovazione nella comunicazione di Krug coincida con la presentazione del loro millesimato più atteso, il 2002, preceduto sul mercato dal 2003 due anni fa, pur essendo state sboccate all’incirca nello stesso periodo. Altro aspetto preso sempre più sul serio da Krug, dopo anni di metafore, è l’abbinamento musicale che dapprima raccoglieva sorrisini scettici, oggi è molto più concreto e serio: vedi il lavoro con l’Università di Oxford sull’impatto del vino sulla mente umana. La bevuta di Champagne deve solleticare esperti e appassionati, ma anche il semplice bevitore.

La presentazione del nuovo millesimo presso la Vigna di Leonardo a Milano, in compagnia di Antonino “Masterchef” Cannavacciuolo a firmare un buffet sontuoso e davvero pantagruelico, parte quindi dall’assaggio della Grande Cuvée attuale (basata sulla 2007, d’ora in poi 163ème edition), procede col millesimo cui si affianca (2003) e dopo il 2002 stesso si conclude con la recreation della Grande Cuvée che ha per base la vendemmia 2002, una bottiglia rara e di una bontà incredibile, che racchiude vini dal 1988 appunto fino al 2002.

Olivier Krug parte oggi dalla 2003, ricordando che allora non c’era pressione economica per fare 2003, e già col 2002 in cantina erano tranquilli. “Abbiamo deciso di farlo perché lo volevamo, primavera anticipata, disastro di gelo in tutta Europa e poi canicola eccessiva in estate con maturazione veloce. In genere non si mantiene la freschezza, e inoltre ci fu blocco della fotosintesi e sviluppo. Vendemmia obbligatoria il 22 agosto da iniziare, ma tanti altri erano indietro. Eric Lebel prese varie decisioni per diversi vigneti, la vendemmia non fu mai così diversificata. Non solo anticipata! Abbiamo voluto produrre il 2003 per correre il rischio, e far sentire che c’era freschezza anche nel 2003, bastava cercare bene“. All’assaggio oggi non ha perso nulla del suo fascino, dopo due anni dell’uscita. Anzi, pare ne stia acquisendo.

Krug 2003 – Krug ID 414070 (pn 46%, ch 26%, pm2 5%, sboccatura autunno 2014). Cuvée dura e sferzante ancora sugli scudi, forza e frutta incredibili, tra menta e sensazioni balsamiche, energia, mela, arancio rosso, note tostate, una cuvée in rosso e nero che si anima di contrasti e sapore ad ogni sorso. 95

Se la 2003 ha visto nascere un vino per contrasto con la natura, l’annata 2002 riporta tutti, secondo Olivier, a fare vino secondo la stagione, con buone e ottime condizioni di sviluppo e una media complessiva di alcol di 10,28, e un’acidità totale a 7,0. È stata necessaria tanta vendemmia verde (in genere non molto frequente), tutti i villaggi e i cru erano alla raccolta di livello enorme, già in quanto vin claires. A detta di Eric Lebel, chef de cave, erano quasi mini assemblaggi. Nell’abbinamento musicale la maison Krug si lascia guidare da Gregory Porter che parla di equilibrio unico, con note ascendenti di musica che trascinano le bollicine sul bicchiere: “The death of love is everywhere but not here” canta Gregory su note vocali profonde e calde, che tengono il ritmo di un vino ricco che coinvolge e risveglia i sensi. Un vino di cui Eric Lebel dice che “Ha già tutto. È partito dalla vigna, ha preso l’autostrada e sa dove andare“. Noi ci fidiamo dei proclami della maison ma preferiamo comunque assaggiare.

Krug 2002 – Krug ID 414071 (40% pn, 39% ch, 21% pm, sboccatura autunno 2014). Naso arioso e sottile, tra confetto, lime e agrumi mediterranei, zafferano e osmanto, sambuco, frutta rossa cangiante, mela, melograno, nocciole, meringa e cannella, cenni di tabacco biondo. Bocca levigata, potente, accesissima di una luce stupenda e ricca, cremosità particolare che svela una materia finissima. Espressione favolosa di pinot noir per il lato rosso, e gessosità e agrumi da chardonnay e meunier, che è sugli scudi in maniera insospettabile venendo fuori alla lunghezza. Un piacere incontenibile nel bicchiere, ma anche una freschezza e longevità rara rispetto a tanti 2002 assaggiati finora. 98+

La riprova dell’estrema grandezza del millesimo giunge all’ultimo assaggio: come ormai tradizione tocca alla Grande Cuvée, uscita sul mercato nel 2009, basata appunto sul millesimo 2002.

Grande Cuvée 158ème edition – Krug Id 108001 (76 vini da 10 annate, dal 1988 al 2002, sboccatura primavera 2008). Una cuvée che ci racconta molto della vendemmia 2002 e della maturità dell’uva di quell’annata, oggi è un vino spettacolare, ampio, complesso e finissimo, con una riserva di freschezza inusitata per la Grand Cuvée di altre annate: una bottiglia che riesce a conciliare le due anime di Krug, la grande freschezza e la potente ricchezza e cremosità, e fa presagire meraviglie per il millesimato. Ci sono lunghezza e sapidità, agrumi molto presenti, acidità e souplesse. Sul finale cede leggermente ma non in freschezza perché c’è grande corpo e speziatura, a conferma dell’impressionante maturità delle uve. 96

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

5 Commenti

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vinogodi

circa 8 anni fa - Link

... una mia convinzione personale, radicata dopo averli conosciuti ormai "quasi" tutti (in gran numero senz'altro) : i grandi chef non capiscono un cazzo di vino e stanno alla descrizione di quel che bevono come io alla descrizione, davanti ad una platea di ricamatrici, della tecnica del punto croce all'uncinetto...

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Paolo

circa 8 anni fa - Link

Deve essere proprio così: il punto croce non si fa con l'uncinetto :)

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vinogodi

circa 8 anni fa - Link

...sei tu, l'esperto in materia , io l'ho premesso...

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Andrea Gori

circa 8 anni fa - Link

ci sono eccezioni notevoli, dai! Pensa allo Zazzeri... Comunque in genere possono essere grandi chef anche senza essere esperti di vino, basta fidarsi delle persone giuste!

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Sergio

circa 8 anni fa - Link

perdonami Andrea, spero di non andare OT: hai mai dato un 100/100 ? e anche: lo Zazzeri se lo chiami "chef" è capace di mandarti a quel paese in un attimo

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