Il sale dell’Himalaya aggiunge pepe all’inchiesta sul Sauvignon contraffatto

Il sale dell’Himalaya aggiunge pepe all’inchiesta sul Sauvignon contraffatto

di Antonio Tomacelli

L’inchiesta sul Sauvignon truccato ad arte sta prendendo una piega gastrofighetta che non avremmo mai immaginato. Siamo ancora alle indagini, sia chiaro, ma l’ultimo sequestro operato dai NAS in una cantina abruzzese apre squarci enogastronomici di rara bellezza. L’enologo Ramon Persello, infatti, era il consulente della Cantina Ortona Società cooperativa agricola, presso la quale i carabinieri hanno sequestrato una serie di sostanze proibite per usi enologici, tra cui non meglio precisati aminoacidi e, udite udite, del sale rosa dell’Himalaya che veniva aggiunto al vino.

Insomma, nella ricetta del fantasioso Persello, pare ci fosse una delle icone del gastrofighettismo, quel sale senza il quale e con il quale, la ricetta rimane tale e quale. Aggiunto al sauvignon abruzzese, conferiva quella nota esotica che sprovincializza i sentori da Gran Sasso tipici di quelle zone.

Perché il sale nel vino e perché quello rosa dell’Himalaya? Ipotizzo: Persello voleva prendere due piccioni con una fava. Il primo piccione è il Grande Esperto di Vino sempre alla ricerca del santo Graal “mineralità” che, quando c’è, giustifica le peggiori nefandezze enoiche. Il secondo piccione è il gastrofighetto col nasino all’insù, quello che se il sale non proviene da qualche parte dell’universo che non sia la salina di Margherita di Savoia (in provincia di Foggia) mette mano alla pistola.

Stai a vedere che il geniale Persello è riuscito nell’impresa impossibile: la sempre auspicata e mai raggiunta convergenza tra il vino e la ristorazione, con buona pace di chi ha speso una vita per celebrare il matrimonio tra gastrocosi ed enosnob.

Come diceva mia nonna, “Un pizzico di sale dell’Himalaya e tutto si aggiusta”.

Bonus track: la sofisticazione alimentare è contagiosa a tal punto da toccare settori fino ad oggi immuni: nella foga il titolista di Udine20.it, ha trasformato il Montepulciano d’Abruzzo in Montalcino. Chissà se anche i giornalisti hanno dei NAS di settore

 

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Antonio Tomacelli

Designer, gaudente, editore, ma solo una di queste attività gli riesce davvero bene. Fonda nel 2009 con Massimo Bernardi e Stefano Caffarri il blog Dissapore e, un anno dopo, Intravino e Spigoloso. Lascia il gruppo editoriale portandosi dietro Intravino e un manipolo di eroici bevitori. Classico esempio di migrante che, nato a Torino, va a cercar fortuna al sud, in Puglia. E il bello è che la trova.

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