Il meglio della settimana con le reazioni all’articolo di Slowine sul caporalato nelle Langhe*

di Alessandro Morichetti

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* Nel caso ve lo foste persi, è uscito questa settimana su Slowine un articolo firmato da Giancarlo Gariglio dal titolo: «Schiavi nelle vigne a 3 euro l’ora: la nostra inchiesta sul caporalato». Accidenti che titolo! Il succo del ragionamento sviluppato è che anche nelle prestigiose vigne di Barolo e Barbaresco non è infrequente rilevare forme di sfruttamento e lavoro nero, a discapito di coloro (spesso stranieri) che in quelle vigne ci lavorano.
Apriti cielo.
Tutto inizia scrivendo:

Purtroppo a pochi chilometri da casa nostra, nel basso Piemonte, ci sono forme di sfruttamento, che pensavo non potessero investire un settore agricolo di eccellenza come la viticoltura. In Langa e nel Monferrato se non ci fossero i macedoni si fermerebbe tutto. Sarebbe peggio della grandine. Un’apocalisse.

Che fa molto rima con un articolo di quattro anni fa, dopo il mio primo giro in zona («Nelle Langhe non ci sono più i giovani vignaioli. La storia di Paolo Veglio»):

Tra nomi altisonanti di cantine, cru prestigiosi, storie mitologiche dei patriarchi, vini mediamente pazzeschi e prezzi importanti per il compratore quotidiano, rischia di passare sotto traccia un problema serio. Chi lavora fisicamente le vigne di Barolo e Barbaresco? In prevalenza macedoni, poi rumeni, albanesi, magrebini, senegalesi. In cantina la musica cambia, ma di poco.

Scrive sempre Giancarlo Gariglio (articolo consigliatissimo):

Tutto è partito da una telefonata di un produttore: «Voi che sbandierate tanto la sostenibilità ambientale perché non vi interessate un po’ di quello che avviene in vigna ai lavoratori stranieri?». Dopo tre settimane di indagini, effettuate telefonando a diversi produttori di Langa e Monferrato e seguendo le briciole di pane disseminate dai loro racconti e confessioni, sono giunto a queste 3 differenti conclusioni. ()

Apriti cielo, dicevamo. L’articolo è stato ripreso da Repubblica con un testo a firma Paolo Griseri dal titolo «Le Langhe si ribellano ai caporali del Barolo: “Noi non siamo così”Un gruppo di imprenditori denuncia il fenomeno: “Basta manodopera straniera pagata 3 euro l’ora”». Chi siano poi questi imprenditori ribelli io non l’ho sinceramente capito.
Non sono mancate critiche agli articoli: per alcuni, il sensazionalismo a caccia di click non serve a nulla, lo status quo rimarrà tale e quella del lavoro in Italia e oltre è una tematica troppo complessa per essere ridotta a poche righe di malcontento. Nulla cambierà, le guide di settore terranno sempre in secondo piano il lavoro agricolo e non ci sono più le mezze stagioni.

Già sollevare la questione ha irrigidito alcuni e pestato qualche piede. Sarà interessante adesso vedere quanto Gariglio e Slow Food avranno interesse ad approfondire la questione in nome del “buono, pulito e giusto” nel vino, tanto cari a Slow Wine.

Scrive Gariglio verso i titoli di coda:

Uno dei produttori di Langa, che si serve saltuariamente di cooperative, mi ha detto testualmente questo: «Se venisse mai Report in Langa qui salterebbe tutto, perché è davvero uno schifo».

Tutto chiaro, vero?

[Foto: Slowine

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Alessandro Morichetti

Tra i fondatori di Intravino, enotecario su Doyouwine.com e ghost writer @ Les Caves de Pyrene. Nato sul mare a Civitanova Marche, vive ad Alba nelle Langhe: dai moscioli agli agnolotti, dal Verdicchio al Barbaresco passando per mortadella, Parmigiano e Lambruschi.

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