Il Friuli Venezia Giulia non è in crisi: assaggiare questi 12 vini per credere

di Andrea Gori

Se c’è un grande malato sul mercato del vino italiano forse è proprio il Friuli Venezia Giulia classico, quello del Friulano, della Ribolla, del Sauvignon sia del Collio che dei Colli Orientali o Isonzo. Non che manchino i grandi e grandissimi vini ma di certo rispetto ai fasti di 10 o 20 anni fa, ha dovuto assistere al sorpasso a sinistra da parte dei vini del Carso con le loro macerazioni estremiste e a destra dall’Alto Adige dei vini sapidi, aromatici e rigorosi. Giunge quindi in un momento interessante questa degustazione durante Collisioni 2014, con molta stampa estera (Francia, Olanda, Germania, Austria) a commentare e discutere insieme ai produttori. Da non perdere questa serie di risposte alla constatazione di Marco Felluga sui vini del Collio e la loro perdita di appeal.

Ecco gli assaggi dei vini suddivisi per tipologia:

PINOT GRIGIO

Drius Pinot Grigio 2013: da terreni pedecollinari ghiaiosi calcarei un vino ricco, mielato ed erbaceo. Lieve nota fumè poi arancia gialla, sapida e menta leggera. 82

Toros Collio Pinot Grigio 2013: erbaceo leggero, sapido e gessoso, bocca molto fine e delicata, quasi troppo. 83

La Sclusa Pinot Grigio Cividale del Friuli 2013: nespole e prugna, mela golden, bocca esile ma croccante, finale leggero, piacevolmente equilibrato 84

FRIULANO

Ronco del Gelso Friulano Toc Bas 2012: un vino che fa legno, nervoso ma intenso di fiori, mandorle, glicine e menta, da tavola e di carattere. 85

Mario Schiopetto Collio Friulano 2013: tra i protagonisti del rinascimento italiano. Naso di mela, gesso e albicocca, bocca esile e compunta senza molta sostanza, finale che si allunga piacevole, senza scosse. Ideale sul prosciutto San Daniele. 82

Gigante Friulano Colli Orientali Vigneto Storico 2012: da un vigneto di 75 anni, biologico, piantato a mano su terrazze. Naso floreale vivace e allegro, di agrumi, talco e resina, bocca elegante, strutturata ma molto fine. Finale sornione, lunghissimo. 88

UVAGGI/BLEND

Borgo San Daniele Arbis Blanc 2012: da uve sauvignon, chardonnay e pinot bianco. Note di frutta bianca e floreale poi agrumi e corbezzolo, bocca completa, elegante e di corpo. L’alcol è importante ma è supportato da polpa e sapidità notevoli con finale appena dolce e accattivante. 85

Livio Felluga Abbazia Rosazzo 2012: naso giocato sulle note di maracuja e salvia, poi albicocca, burro e nocciola. Palato fumè con agrumi e menta nel finale giovanissimo e incalzante. 89+

Ronco dei Tassi Fosarin Collio 2012: da uve friulano, malvasia istriana e pinot bianco. Piacevole, elegante ed equilibrato, agrumato e netto, bocca tridimensionale. 87

Castello di Spessa Segrè Sauvignon Collio 2012: affumicato e balsamico, bosso e susina, glicine e tiglio, bocca con tanta acidità e spessore, finale roccioso mai domo e rilancio continuo anche per i non appassionati del vitigno in versione iper-matura. 88

Volpe Pasini Zuc di Volpe Sauvignon 2013: note di frutto bianco e resina, roccia e sale, poi menta e ribes bianco, bocca sapida e croccante un poco nervosa con acidità molto alta ma dissetante. 85

Ramandolo Vizzutti 2003: vino bianco con tannini dal profumo di miele di acacia e di castagno, sottobosco e resina. In bocca si rivela in tutta la sua bontà, un unicum gustativo come pochi che disseta allieta e si attarda nel palato con classe ed eleganza grazie alla bella acidità senza volatile. 91

 

Andrea Gori

Quarta generazione della famiglia Gori – ristoratori in Firenze dal 1901 – è il primo a occuparsi seriamente di vino. Biologo, ricercatore e genetista, inizia gli studi da sommelier nel 2004. Gli serviranno 4 anni per diventare vice campione europeo. In pubblico nega, ma crede nella supremazia della Toscana sulle altre regioni del vino, pur avendo un debole per Borgogna e Champagne. Per tutti è “il sommelier informatico”.

13 Commenti

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Angelo D.

circa 10 anni fa - Link

L'Alto Adige ha annichilito commercialmente i friulani, e frattanto si prepara a farlo anche con vini longevi e di spessore non solo più solo con prezzo/qualità e rigore. Grande terra il Friuli, tantissimi a Grandi produttori e vini, in qualche caso però è evidente che non si è stati capaci di fare un passo indietro dopo aver tirato evidentemente tanto, ma tanto, la corda, sui prezzi ad esempio.

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daniele

circa 10 anni fa - Link

sono d'accordo con te su tutta la linea

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Michele Bean

circa 10 anni fa - Link

Non si discute sulla qualità, ma la forza commerciale e la capacità di fare sistema è parecchi passi avanti. Non è importante avere picchi alti ma medie alte. Gli AltoAltesini non hanno forse i picchi assoluti a livello dei Friulani, ma sono su un altro pianeta a livello di aziende e concretezza dei prodotti. In Friuli il limite è culturale ( e non solo loro in Italia, terra dei campanili, siamo in buona compagnia), gli AltoAtesini prima di essere produttori sono comunita', spesso comunità montana e sono abituati a lavorare insieme, per necessità ambientale. Il " jo o fas di besol" in un mondo globale è destinato a soccombere a chi sa lavorare in gruppo. O si impara o si rimane fermi al palo.

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Michele Bean

circa 10 anni fa - Link

Manca un filo conduttore comune un prodotto come il Collio Bianco, ma reso trasversale a tutta la regione, che faccia da traino e renda con poche regole certe e semplici riconoscibile un prodotto Friulano. Un po come hanno fatto: Champagne/Chablis/Barolo/ Barbaresco/ Priorat/Valpolicella/ Soave/Etna/ Cerasuolo di Vittoria/ Bordeaux/ Borgogna/ Brunello ecc... non mi pare manchino gli esempi che funzionano, basterebbe copiare bene. La moltitudine di stili, di forme, colori, pensieri, gusti e stili se è ricchezza da una parte è caos dall'altra. Fuori dai confini regionali e/o nazionali il messaggio di quello che è il Friuli arriva in modo confuso e frammentato. E di sicuro non giova a nessuno.

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andrea jermol groppi

circa 10 anni fa - Link

Concordo, i disciplinari vanno rivisti totalmente: molte uve vanno eliminate, in etichetta deve rimanere solo la dizione Collio, più la menzione geografica aggiuntiva ( i cru vanno valorizzati, esistono già, vanno solo registrati e riportati in etichetta); per esigenze di marketing, soprattutto all' estero, andrebbe richiesta la docg.

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Claudio

circa 10 anni fa - Link

Nella grande maggioranza dei casi i vini friulani mancano di una caratteristica al giorno d'oggi fondamentale: la bevibilita'.....

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andrea jermol groppi

circa 10 anni fa - Link

Mah... a me sta storia della bevibilità fa abbastanza girare le scatole. Quando un vino è poco complesso al naso, è acido come una limonata, non ha estratto secco, ha l' alcool di una birra, ha 0 secondi di persistenza...beh ma è bevibile!!!! E alcuni produttori ci stanno cascando. Ho notato diversi cambi di stile, anche in grosse realtà soprattutto nei vini dell' ultima vendemmia. Vini magrolini, con profumini, anoressici, limonatosi e corti. Eh, quest' anno siamo riusciti a tenere la Malvasia sotto i 13...mi dicono con orgoglio. Ma come puoi pretendere di essere leader se invece di imporre il tuo stile scimmiotti quello di altri, di altre regioni, di altri mondi!!! Che hanno comunicato meglio, che hanno imparato a fare anche vini buoni, ma non hanno il tuo terroir!!! I vini del Collio sono eleganti e al tempo stesso esuberanti e non devono avere il freno a mano tirato. Per me non è questa la strada. Peraltro se si pensa che la " bevibilità" sia un requisito fondamentale per stare sul mercato bisognerebbe chiedere un opinione al riguardo ai produttori regionali di quei vini tanto affascinanti al primo sorso, bevibili al secondo, imbevivili al terzo che vengono riuniti sotto l' orribile nome di orange wine. Ormai sono tutti IGT, costano cari da pura e vanno come il pane. E non sono propriamente dei campioni di " bevibilità".

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Ma che vini bianchi macerati hai bevuto? Per carità, come in tutte le cose anche in quel gruppo ci son cose dure da mandar giu, ma ci sono vini con complessità, persistenza, freschezza e beva che alcuni "tradizionali" se li sognano. Io trovo che in Friuli ci si sia fermati a 15/20 anni fa: legno importante, alcol esuberante e si, due sorsi iniziali stupefaenti e poi la bottiglia resta li. La bevibilità non vuol dire vinelli annacquati, ma equilibrio pur nell'esuberanza. Quanti e quali sono i vini friulani che oggi possono vatare queste due cose? E quanto costano? Il confronto con l'alto adige poi è impietoso perchè l'alto adige negli anni si è costruito un'immagine a tutto tondo di qualità, non solo nel vino, ma in molteplici aspetti.

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Montosoli

circa 10 anni fa - Link

I prodotti eccellenti ci sono ancora....ma costano...e di questo periodo, dove nelle tasche girano pochi soldi.....quei pochi che hai li spendi in vino rosso C'e poi da aggiungere che I grandi bevitori di vini bianchi ....stanno piano piano scomparendo....le nuove generazioni conoscono e bevono solo Pinot Grigio annacquato

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

I grandi bevitori di bianco ci sono ancora, ma ormai si approvigionano in Francia e Germania. Quali vini bianchi italiani possono stare sullo stesso livello di borgogna, loira, mosella, nahe, pfalz? Ma anche di zone meno conoscute come jurancon, Madiran....

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ruggero romani

circa 10 anni fa - Link

il madiran è un bianco?

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Davide

circa 10 anni fa - Link

Bisogna puntare sugli autoctoni vinificati separatamente o sull'assemblaggio storico che prevede tocai,malvasia e ribolla, sulla menzione delle sottozone in etichetta, su una classificazione gerarchica come in Alsazia (che condivide con il Friuli la molteplicità ampelografica e stilistica), ridurre le doc, magari creando una doc Friuli, ridurre le rese puntando sulla qualità, bandire l'irrigazione a meno di non declassare il prodotto, cercare la longevità e l'eleganza nei vini, senza stravolgerne la struttura. Sarebbe opportuna una regolamentazione dei bianchi macerati, che se all'altezza devono rientrare ai vertici della piramide qualitativa e prevedere una menzione. I concorsi sul miglior sauvignon o pinot grigio del mondo sono roba vecchia che a lungo termine non porterà da nessuna parte a mio parere. E necessario promuovere il territorio, la riconoscibilità dello stesso, non i vitigni internazionali. Bisogna essere lungimiranti, non pensare solo al rientro economico immediato con il prosecco o la ribolla spumantizzata, se ci si vuole confrontare con le zone vinicole qualitativamente più prestigiose.

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Il chiaro

circa 10 anni fa - Link

Hai ragione, la mia è un'approssimazione grossolana: in zona Madiran (aoc solo di rosso) vi sono aziende che hanno appezzamenti in zone vicine e che fanno bianco. Mi viene in mente Lebranche laffon che fa un bianco mostruoso. Atra zona interessante è quella a ridosso della Spagna e si chiama Iroleguy, si fanno sia bianchi che rossi davvero stupendi e che in Italia arrivano in quantità da carbonari. I prezzi sono favorevolissimi.

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